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Diario della crisi: 2010 - trentasettesimo mese di 72/84.
Si avvicinano i mesi "relativamente duri" della degenerazione sociale!
La crisi politica ed economica italiana dopo il terremoto giapponese e verso i referenda
16/03/2011
Di F. Allegri
Nei giorni scorsi ho fatto un pezzo dove valutavo l’impatto della guerra civile libica sulla nostra economia interna e internazionale.
Gli eventi funesti successivi mutano lo scenario.
Il terremoto giapponese cambia radicalmente lo scenario, siamo davanti ad un tragedia enorme che il disastro nucleare potrebbe rendere epocale come fu a Chernobyl.
Lo Tsunami ha ferito a morte il Giappone e la sua economia che era già malridotta.
Essa mostrava i limiti che sono simili e superiori anche a quelli dei nostri sistemi economici e urbanistici.
Il Giappone ha rincorso uno sviluppo e una crescita demografica sfrenata senza aver mai considerato l’estrema fragilità del suo territorio.
Il disastro c’è ma non copre la vastità di una distruzione che si lega anche al riscaldamento dell’Oceano Pacifico e all’urbanizzazione di vaste aree di territorio.
Torniamo in Italia!
Fino al giorno del terremoto il cerino era nelle mani del nostro fragile governaccio, ora passa al povero Giappone e non ci sono altri soggetti al quale passarlo, ma l’allerta italiano non è finito.
Da un lato la guerra incivile di Libia pare vicina all’epilogo che mi attendevo, ma dall’altro restano tutte le fragilità e le impreparazioni del nostro paese.
Avremo una primavera di crisi e allarmismo politico!
Solo la crisi inflazionistica dovuta ai rialzi del prezzo del petrolio sembra scongiurata. Anzi si può sperarlo.
La nostra politica va avanti di provvedimento in provvedimento e fra processi e scandali e la prima preoccupazione dei nostri mestieranti sono le elezioni amministrative e i referenda sballati da disinnescare specie dopo il disastro nucleare.
E’ notizia di oggi che non ci sarà il voto congiunto, io l’attendevo e continuo a credere che un eventuale accorpamento non sarebbe stato determinante per gli esiti inevitabili delle consultazioni.
Il destino dei referenda e lo stesso dei problemi della gente che soffre la crisi ovvero l’oblio e l’indifferenza.
Le opinioni dei cittadini saranno concentrati sullo scandalo Ruby e simili, Berlusconi farà da parafulmine per far saltare i referenda che non hanno e non avranno una loro forza per portare la gente alle urne.
C’è da capire se una leggina anti nucleare rinvierà il quesito proposto dall’IDV che all’improvviso diviene il tema decisivo della consultazione.
Io mi aspetto la leggina!
Sarebbe il coronamento di tanti abusi di potere che ho visto in questi mesi ed essa spiegherebbe anche perché il nostro paese è pino di raccomandati, di faccendieri politici e anche di ricattatori e arrivisti.
Non siamo fuori dalla crisi e non vedo come si possa uscirne.
Manca la cultura ad indicarci la via d’uscita e una politica con la forza di organizzare tale lavoro.
Ci resta solo la speranza e per questo voglio chiudere con due riflessioni sull’ultima traduzione che ho fatto di recente.
Si tratta dello scritto di Ralph Nader che ho intitolato abbastanza fedelmente: “La strada per la schiavitù multinazionale”. Questo fu il suo ultimo scritto prima delle elezioni di mid – term dello scorso 2 novembre.
La crisi del nostro modello politico ed economico (come quello giapponese) viene dagli USA e dalla sudditanza generalizzata alle multinazionali.
Loro hanno creato il problema e sono l’impedimento per ogni soluzione radicale.
C’è un’alleanza tra dittature e multinazionali, non è nuova, ma non è mai stata così forte.
I punti salienti dello scritto sono due.
Dal lato politico Nader parla senza distinzione a tutte le realtà politiche organizzate nel suo paese mentre a livello economico parla del declino USA e sostiene la più dura delle verità: gli USA sono un paese a basso salario e in continua caduta.
Egli fa l’esempio dell’industria automobilistica e presenta la situazione dei lavoratori di quel settore che dipendono da qualche mese da imprese tedesche o italiane.
Per ora noi abbiamo de localizzato in USA, ma non so se in futuro potremo continuare a farlo.
In ogni caso leggete anche la parte finale dello scritto, c’è un compendio di espressioni politiche tanto vere quanto inefficaci nel passare dei decenni della storia.
Io riporto solo la citazione finale di Theodore Dreiser – “Il potere di governo ha cessato di funzionare, le corporations sono il governo”.
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