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LA GRANDE CRISI DEL CIBO DEL 2011* Di Lester R. Brown www earth-policy.org Earth Policy Release Plan B Update 14 Gennaio, 2011 Mentre inizia il nuovo anno, il prezzo del grano è al suo massimo di sempre nel Regno Unito. Le rivolte del cibo si diffondono in Algeria. La Russia importa grano per nutrire il suo bestiame prima del pascolo di primavera. L’India lotta con un tasso d’inflazione da cibo del 18% annuo ed esplodono le proteste. La Cina cerca all’estero enormi quantità potenziali di grano e granturco. Il Messico compra i futures sul granturco per evitare aumenti inimmaginabili per la tortilla. E il 5 Gennaio l’organizzazione U.N. Food and Agricultural annunciò che il suo indice del prezzo del grano a dicembre aveva superato il più alto di sempre. Ma mentre negli anni passati, era stato il clima che aveva causato un picco nei prezzi delle merci, ora sono le tendenze in entrambi i lati dell’equazione della domanda/offerta del cibo che guidano verso l’alto i prezzi. Dal lato della domanda, i colpevoli sono la crescita della popolazione, della ricchezza e l’uso del grano come carburante per auto. Dal lato dell’offerta: l’erosione del suolo, l’impoverimento delle fonti, la perdita di terre per usi non agrari, la deviazione dell’acqua da irrigazione verso le città, il calo della resa del raccolto nelle agricolture avanzate, – per l’effetto serra – le ondate di calore che seccano il grano e la fusione dei ghiacciai montani e polari. Questi trend climatici uniti sembrano destinati a fissare un dazio sempre più alto in futuro. C’è almeno una notizia buona ma debole sul lato della domande: La crescita della popolazione mondiale, che arrivò al 2% annuo intorno al 1970, è calata sotto il 1,2% all’anno nel 2010. Ma poiché la popolazione mondiale è quasi raddoppiata dal 1970, noi stiamo ancora aggiungendo 80 milioni di persone ogni anno. Stanotte ci saranno 219.000 bocche addizionali da nutrire al tavolo della cena e molte di loro saranno accolte con i piatti vuoti. Altre 219.000 si uniranno a noi domani notte. Ad un certo punto, questa crescita senza fine inizia a tassare sia le abilità degli agricoltori che i limiti delle terre della terra e le risorse idriche. Oltre la crescita della popolazione, ci sono ora quasi 3 miliardi di persone che salgono sulla catena del cibo mangiando quantità più grandi di bestiame nutrito con grano e prodotti di pollame. La crescita nel consumo di carne, latte e uova in paesi che sviluppano molto velocemente non ha precedenti. Il consumo totale di carne in Cina oggi è già quasi il doppio di quello negli Stati Uniti. La terza causa dell’aumento della domanda è l’uso dei grani per produrre carburante per auto. Negli Stati Uniti, che raccolsero 416 milioni di tonnellate di grano nel 2009, 119 milioni di tonnellate andarono nelle distillerie di etanolo per produrre carburante per auto. Quello è abbastanza per nutrire 350 milioni di persone per un anno. Il grande investimento USA nelle distillerie di etanolo regola il livello di competizione diretta fra auto e persone per la produzione di grano mondiale. In Europa, dove gran parte della flotta auto viaggia con carburante diesel c’è una domanda crescente di olio vegetale, principalmente dai semi di colza e dall’olio di palma. Tale domanda di raccolti che producono olio non riduce solo la terra disponibile per i raccolti di cibo in Europa, guida anche la cancellazione della foresta pluviale in Indonesia e in Malaysia a favore delle piantagioni di palma. L’effetto combinato di queste 3 domande crescenti è sbalorditivo: il raddoppio nella crescita annuale del consumo mondiale di grano da una media di 21 milioni di tonnellate all’anno dal 1990 al 2005 ai 41 annui dal 2005 al 2010. Gran parte di questo alto salto è attribuibile all’orgia di investimento nelle distillerie di etanolo negli Stati Uniti dal 2006 al 2008. Nuovi problemi sono emersi sul lato della fornitura mentre uno vecchio come l’erosione del suolo si è intensificato e mentre la crescita della domanda annua di grano è raddoppiata. Si stima che 1/3 del terreno agrario del mondo stia perdendo lo strato fertile più velocemente di quanto esso si forma attraverso i processi naturali – e così perde la sua produttività innata. 2 vaste aree desertiche si formano, una tra il nord est della Cina, la Mongolia occidentale e l’Asia centrale, l’altra in Africa centrale. Ognuna di queste fa sembrare piccola l’area desertica USA degli anni trenta. I satelliti mostrano un flusso stabile di tempeste di sabbia in uscita da tali regioni, ognuna spazza milioni di tonnellate di preziosa terra fertile. Nella Cina del Nord, quasi 24.000 villaggi rurali sono stati abbandonati o parzialmente spopolati mentre i pascoli sono stati distrutti dallo sfruttamento e mentre le terre fertili sono state inondate dalla migrazione delle dune di sabbia. In paesi con una grave erosione del suolo, come Mongolia e Lesotho, i raccolti del grano sono diminuiti mentre l’erosione abbassa le rese ed eventualmente porta all’abbandono del terreno. Il risultato diffonde la fame e la crescita dalla dipendenza dalle importazioni. Haiti e la Corea del Nord, due paesi con suoli erosi severamente, sono cronicamente dipendenti dagli aiuti di cibo dall’estero. Intanto l’impoverimento delle falde diminuisce velocemente l’ammontare dell’area irrigata in molte zone del mondo; tale fenomeno assai recente è dovuto all’uso su larga scala di pompe meccaniche che sfruttano l’acqua sotterranea. Oggi, la metà della gente del mondo vive in paesi dove l’acqua da tavola diminuisce mentre il sovra pompaggio impoverisce le falde. Se una falda è impoverita, il pompaggio è di fatto ridotto al tasso di ricarico a meno che non sia una falda fossile (non reintegrabile), allora il pompaggio finisce del tutto. Ma presto o tardi, la perdita dell’acqua da tavola si traduce in aumento dei prezzi del cibo. L’area irrigata è diminuita in Medio Oriente, particolarmente in Arabia Saudita, Siria, Iraq e possibilmente in Yemen. In Arabia Saudita, che era del tutto dipendente da una falda fossile ora impoverita per la sua autosufficienza granaria, la produzione è in caduta libera. Dal 2007 al 2010 la produzione di grano saudita è caduta di più dei 2/3. Entro il 2012, probabilmente la produzione di grano finirà del tutto, lasciando il paese del tutto dipendente dal grano importato. Il Medio Oriente Arabo è la prima regione geografica dove lo spreco delle scorte d’acqua sta diminuendo il raccolto di grano. Ma i veri grandi deficit di acqua sono in India dove i numeri della Banca Mondiale indicano che 175 milioni di persone sono state alimentate con grano prodotto con il sovra pompaggio. In Cina il sovra pompaggio da cibo a quasi 130 milioni di persone. Negli Stati Uniti, l’altro principale produttore di grano del mondo, l’area irrigata è diminuita in stati agricoli chiave come California e Texas. L’ultimo decennio ha testimoniato l’apparizione di un'altra costrizione ancora per la crescita della produttività agricola globale: la diminuzione del lavoro arretrato per le tecnologie non sfruttate. In alcuni paesi avanzati a livello agricolo, gli agricoltori usano tutte le tecnologie disponibili per aumentare la resa. In Giappone, il primo paese a vedere una crescita sostenuta nella resa di grano per acro, le rese per il riso sono appiattite da 14 anni. Le rese del riso in Corea del Sud e Cina ora sono in avvicinamento a quelle del Giappone. Assumendo che gli agricoltori dei 2 paesi incontrino le stesse costrizioni di quelli in Giappone, più di 1/3 del raccolto di riso mondiale sarà presto prodotto in paesi con poco potenziale per altri aumenti della resa del riso. Una situazione simile sta emergendo con le rese del grano in Europa. In Francia, Germania, e nel Regno Unito le rese del grano non aumentano più da tempo. Questi 3 paesi insieme sommano quasi 1/8 del raccolto mondiale di grano. Un’altra tendenza che riduce la crescita del raccolto di grano mondiale è la conversione di terra agricola a usi non agricoli. L’ampliamento suburbano, la costruzione industriale e la pavimentazione della terra per fare strade, autostrade e tanti parcheggi reclamano terre agricole nella Central Valley della California, nel bacino del Nilo in Egitto e in paesi densamente popolati che si industrializzano rapidamente come Cina e India. Nel 2011, si prevede che la vendita di auto in Cina sia di 20.000.000 – un record assoluto. L’esperienza USA dice che per 5 milioni di auto aggiunte alla flotta di un paese, quasi un milione di acri va pavimentato per far comodo a loro. E la terra agricola è spesso la perdente. Le città che crescono veloci competono anche con gli agricoltori per l’acqua d’irrigazione. In zone dove tutta l’acqua è stata trovata, come la gran parte dei paesi in Medio Oriente, la Cina del Nord, gli Stati Uniti del Sud Ovest e gran parte dell’India, il deviare l’acqua verso le città significa meno acqua d’irrigazione disponibile per la produzione di cibo. La California ha perduto forse un milione di acri di terra irrigata in anni recenti mentre i contadini hanno venduto alte quantità di acqua ai milioni di assetati di Los Angeles e San Diego. L’aumento della temperatura rende anche più difficile l’espansione del raccolto di grano mondiale a un ritmo sufficiente a sostenere il passo da record della domanda. I gruppi ecologisti hanno la loro esperienza: Per ogni aumento di 1 grado Celsius nella temperatura sopra l’ottimo durante la stagione della crescita, noi ci possiamo aspettare un 10% di declino nelle rese del grano. Questo effetto temperatura sulle rese fu del tutto visibile nella Russia occidentale durante l’estate del 2010 mentre il raccolto fu decimato quando le temperature si alzarono molto sopra la norma. Un altro trend nuovo che minaccia la sicurezza del cibo è lo scioglimento dei ghiacciai montani. Questo è di particolare importanza sull’Himalaya e sull’altopiano tibetano dove il ghiaccio sciolto dai ghiacciai aiuta non solo a sostenere i grandi fiumi dell’Asia durante la stagione secca, l’Indo, il Gange, il Mekong, loYangtze e il Fiume Giallo ma anche i sistemi di irrigazione che dipendono da questi fiumi. Senza questo ghiaccio sciolto il raccolto di grano cadrebbe precipitosamente e i prezzi aumenterebbero di conseguenza. E infine, a tempo più lungo, le distese di ghiaccio sciolto in Groenlandia e Antartico Occidentale, combinatecon l’espansione termica degli oceani minacciano di far crescere il livello del mare fino a 6 piedi durante questo secolo. Pure una crescita di solo 3 piedi inonderebbe metà della terra del riso in Bangladesh. Ciò metterebbe sotto acqua pure gran parte del delta del Mekong che produce la metà del riso del Vietnam, l’esportatore numero 2 nel mondo. In tutto ci sono altri 19 delta fluviali che producono riso in Asia e che ridurrebbero di molto i raccolti a causa del livello alto del mare. L’attuale impulso ai prezzi del grano e della soia nel mondo, e ai prezzi del cibo in generale, non è un fenomeno temporaneo. Non possiamo più aspettare che le cose tornino alla normalità perché in un mondo con un sistema di cambiamento climatico rapido non c’è un normale al quale ritornare. I tumulti di queste ultime e poche settimane sono solo l’inizio. Non è più un conflitto tra super potenze armate pesantemente, ma piuttosto è lo spreco delle scorte di cibo e l’aumento dei suoi prezzi – e il tumulto politico che questo scatena – che minaccia il nostro futuro globale. Se i governi non definiranno velocemente la sicurezza e non sposteranno le spese dal militare agli investimenti per il clima, l’efficienza idrica, la conservazione del suolo e la stabilizzazione della popolazione, il mondo, probabilmente, lotterà in futuro sia con più instabilità climatica che con la volatilità del prezzo del cibo. Se l’affare continuerà come al solito, i prezzi del cibo tenderanno verso l’alto. *NOTA: questo articolo apparse sulla rivista Foreign Policy Giovedì 10 Gennaio, 2011. # # # Lester Brown è Presidente dell’Earth Policy Institute e autore di World on the Edge: How to Prevent an Environmental and Economic Collapse (New York: W.W. Norton & Company, 2011). I dati, le note e le fonti addizionali possono essere trovati su www.earth-policy.org. Sentitevi liberi di passare questa informazione agli amici, ai familiari e ai colleghi! Follow EPI: Media Contact: Reah Janise Kauffman Research Contact: Janet Larsen Earth Policy Institute 1350 Connecticut Ave. NW, Suite 403 Washington, DC 20036Tradotto da F. Allegri il 30 giugno 2011 |
THE GREAT FOOD CRISIS OF 2011* By Lester R. Brown www.earth-policy.org Earth Policy Release Plan B Update January 14, 2011 As the new year begins, the price of wheat is setting an all-time high in the United Kingdom. Food riots are spreading across Algeria. Russia is importing grain to sustain its cattle herds until spring grazing begins. India is wrestling with an 18-percent annual food inflation rate, sparking protests. China is looking abroad for potentially massive quantities of wheat and corn. The Mexican government is buying corn futures to avoid unmanageable tortilla price rises. And on January 5, the U.N. Food and Agricultural organization announced that its food price index for December hit an all-time high. But whereas in years past, it’s been weather that has caused a spike in commodities prices, now it’s trends on both sides of the food supply/demand equation that are driving up prices. On the demand side, the culprits are population growth, rising affluence, and the use of grain to fuel cars. On the supply side: soil erosion, aquifer depletion, the loss of cropland to nonfarm uses, the diversion of irrigation water to cities, the plateauing of crop yields in agriculturally advanced countries, and - due to climate change - crop-withering heat waves and melting mountain glaciers and ice sheets. These climate-related trends seem destined to take a far greater toll in the future. There’s at least a glimmer of good news on the demand side: World population growth, which peaked at 2 percent per year around 1970, dropped below 1.2 percent per year in 2010. But because the world population has nearly doubled since 1970, we are still adding 80 million people each year. Tonight, there will be 219,000 additional mouths to feed at the dinner table, and many of them will be greeted with empty plates. Another 219,000 will join us tomorrow night. At some point, this relentless growth begins to tax both the skills of farmers and the limits of the earth’s land and water resources. Beyond population growth, there are now some 3 billion people moving up the food chain, eating greater quantities of grain-intensive livestock and poultry products. The rise in meat, milk, and egg consumption in fast-growing developing countries has no precedent. Total meat consumption in China today is already nearly double that in the United States. The third major source of demand growth is the use of crops to produce fuel for cars. In the United States, which harvested 416 million tons of grain in 2009, 119 million tons went to ethanol distilleries to produce fuel for cars. That’s enough to feed 350 million people for a year. The massive U.S. investment in ethanol distilleries sets the stage for direct competition between cars and people for the world grain harvest. In Europe, where much of the auto fleet runs on diesel fuel, there is growing demand for plant-based diesel oil, principally from rapeseed and palm oil. This demand for oil-bearing crops is not only reducing the land available to produce food crops in Europe, it is also driving the clearing of rainforests in Indonesia and Malaysia for palm oil plantations. The combined effect of these three growing demands is stunning: a doubling in the annual growth in world grain consumption from an average of 21 million tons per year in 1990-2005 to 41 million tons per year in 2005-2010. Most of this huge jump is attributable to the orgy of investment in ethanol distilleries in the United States in 2006-2008. While the annual demand growth for grain was doubling, new constraints were emerging on the supply side, even as longstanding ones such as soil erosion intensified. An estimated one third of the world’s cropland is losing topsoil faster than new soil is forming through natural processes - and thus is losing its inherent productivity. Two huge dust bowls are forming, one across northwest China, western Mongolia, and central Asia; the other in central Africa. Each of these dwarfs the U.S. dust bowl of the 1930s. Satellite images show a steady flow of dust storms leaving these regions, each one typically carrying millions of tons of precious topsoil. In North China, some 24,000 rural villages have been abandoned or partly depopulated as grasslands have been destroyed by overgrazing and as croplands have been inundated by migrating sand dunes. In countries with severe soil erosion, such as Mongolia and Lesotho, grain harvests are shrinking as erosion lowers yields and eventually leads to cropland abandonment. The result is spreading hunger and growing dependence on imports. Haiti and North Korea, two countries with severely eroded soils, are chronically dependent on food aid from abroad. Meanwhile aquifer depletion is fast shrinking the amount of irrigated area in many parts of the world; this relatively recent phenomenon is driven by the large-scale use of mechanical pumps to exploit underground water. Today, half the world’s people live in countries where water tables are falling as overpumping depletes aquifers. Once an aquifer is depleted, pumping is necessarily reduced to the rate of recharge unless it is a fossil (non replenishable) aquifer, in which case pumping ends altogether. But sooner or later, falling water tables translate into rising food prices. Irrigated area is shrinking in the Middle East, notably in Saudi Arabia, Syria, Iraq, and possibly Yemen. In Saudi Arabia, which was totally dependent on a now-depleted fossil aquifer for its wheat self-sufficiency, production is in a freefall. From 2007 to 2010, Saudi wheat production fell by more than two thirds. By 2012, wheat production will likely end entirely, leaving the country totally dependent on imported grain. The Arab Middle East is the first geographic region where spreading water shortages are shrinking the grain harvest. But the really big water deficits are in India, where the World Bank numbers indicate that 175 million people are being fed with grain that is produced by overpumping. In China, overpumping provides food for some 130 million people. In the United States, the world’s other leading grain producer, irrigated area is shrinking in key agricultural states such as California and Texas. The last decade has witnessed the emergence of yet another constraint on growth in global agricultural productivity: the shrinking backlog of untapped technologies. In some agriculturally advanced countries, farmers are using all available technologies to raise yields. In Japan, the first country to see a sustained rise in grain yield per acre, rice yields have been flat now for 14 years. Rice yields in South Korea and China are now approaching those in Japan. Assuming that farmers in these two countries will face the same constraints as those in Japan, more than a third of the world rice harvest will soon be produced in countries with little potential for further raising rice yields. A similar situation is emerging with wheat yields in Europe. In France, Germany, and the United Kingdom, wheat yields are no longer rising at all. These three countries together account for roughly one-eighth of the world wheat harvest. Another trend slowing the growth in the world grain harvest is the conversion of cropland to nonfarm uses. Suburban sprawl, industrial construction, and the paving of land for roads, highways, and parking lots are claiming cropland in the Central Valley of California, the Nile River basin in Egypt, and in densely populated countries that are rapidly industrializing, such as China and India. In 2011, new car sales in China are projected to reach 20 million - a record for any country. The U.S. rule of thumb is that for every 5 million cars added to a country’s fleet, roughly 1 million acres must be paved to accommodate them. And cropland is often the loser. Fast-growing cities are also competing with farmers for irrigation water. In areas where all water is being spoken for, such as most countries in the Middle East, northern China, the south western United States, and most of India, diverting water to cities means less irrigation water available for food production. California has lost perhaps a million acres of irrigated land in recent years as farmers have sold huge amounts of water to the thirsty millions in Los Angeles and San Diego. The rising temperature is also making it more difficult to expand the world grain harvest fast enough to keep up with the record pace of demand. Crop ecologists have their own rule of thumb: For each 1 degree Celsius rise in temperature above the optimum during the growing season, we can expect a 10 percent decline in grain yields. This temperature effect on yields was all too visible in western Russia during the summer of 2010 as the harvest was decimated when temperatures soared far above the norm. Another emerging trend that threatens food security is the melting of mountain glaciers. This is of particular concern in the Himalayas and on the Tibetan plateau, where the ice melt from glaciers helps sustain not only the major rivers of Asia during the dry season, such as the Indus, Ganges, Mekong, Yangtze, and Yellow rivers, but also the irrigation systems dependent on these rivers. Without this ice melt, the grain harvest would drop precipitously and prices would rise accordingly. And finally, over the longer term, melting ice sheets in Greenland and West Antarctica, combined with thermal expansion of the oceans, threaten to raise the sea level by up to six feet during this century. Even a three-foot rise would inundate half of the riceland in Bangladesh. It would also put under water much of the Mekong Delta that produces half the rice in Vietnam, the world’s number two rice exporter. Altogether there are some 19 other rice-growing river deltas in Asia where harvests would be substantially reduced by a rising sea level. The current surge in world grain and soybean prices, and in food prices more broadly, is not a temporary phenomenon. We can no longer expect that things will soon return to normal, because in a world with a rapidly changing climate system there is no norm to return to. The unrest of these past few weeks is just the beginning. It is no longer conflict between heavily armed superpowers, but rather spreading food shortages and rising food prices - and the political turmoil this would lead to - that threatens our global future. Unless governments quickly redefine security and shift expenditures from military uses to investing in climate change mitigation, water efficiency, soil conservation, and population stabilization, the world will in all likelihood be facing a future with both more climate instability and food price volatility. If business as usual continues, food prices will only trend upward. *NOTE: This piece originally appeared in Foreign Policy on Tuesday, January 10, 2011. # # # Lester Brown is President of the Earth Policy Institute and author of World on the Edge: How to Prevent an Environmental and Economic Collapse (New York: W.W. Norton & Company, 2011). Data, endnotes, and additional resources can be found on www.earth-policy.org. Feel free to pass this information along to friends, family members, and colleagues! Follow EPI: Media Contact: Reah Janise Kauffman Research Contact: Janet Larsen Earth Policy Institute 1350 Connecticut Ave. NW, Suite 403 Washington, DC 20036 |
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