¤ MONDO PICCINO ¤ Vecchi e nuovi continenti |
Futuro a Rischio su un Pianeta più Caldo www.earth-policy.org/book_bytes/2010 Di Lester R. Brown Earth Policy Release Plan B 4.0 Book Byte 1 Dicembre, 2010 Entriamo in una nuova era, una di cambiamento climatico rapido e spesso imprevedibile. Infatti, la nuova norma del clima è mutamento. I 25 anni più caldi registrati sono venuti dopo il 1980. E i 10 anni più caldi dalla tenuta del registro globale iniziata nel 1880 sono venuti dopo il 1998. Gli effetti dell’aumento della temperatura sono pervasivi. Il caldo diminuisce le rese del raccolto, scioglie i ghiacciai montani che alimentano i fiumi, genera tempeste più distruttive, incrementa la severità delle alluvioni, intensifica la siccità, causa lampi più frequenti e distruttivi e altera ovunque gli ecosistemi. Noi alteriamo il clima della terra, mettendo in moto tendenze delle quali non sempre capiamo le conseguenze e che non possiamo anticipare. In anni recenti, le ondate di caldo che essiccano il raccolto hanno abbassato i raccolti di grano in regioni chiave per la produzione di cibo. Una con un impatto umano molto diretto fu l’onda di calore bruciante che infranse i record di temperatura in tutta Europa nel 2003. Il calore intenso, che contribuì a far cadere il raccolto di grano mondiale, nonostante il consumo sotto i 90 milioni di tonnellate, reclamò anche più di 52.000 vite. C’è stato pure un drammatico aumento nell’area di terra colpita dalla siccità nei decenni recenti. Una squadra di scienziati del National Center for Atmospheric Research riferisce che l’area del globo che prova condizioni di forte siccità si è espansa da meno del 15% negli anni settanta a quasi il 30% nel 2002. Gli scienziati attribuiscono parte del cambiamento ad una crescita della temperatura e parte alla precipitazione ridotta, con le alte temperature che divengono progressivamente più importanti nell’ultima parte del periodo. Un rapporto del 2009 pubblicato dal National Academy of Sciences USA rafforza tali risultati. Esso conclude che se il CO2 atmosferico salisse a 450-600 ppm, il mondo fronteggerebbe riduzioni irreversibili di precipitazioni nella stagione secca in varie regioni del mondo. Lo studio assomigliò alle condizioni di quelli dell’era del Dust Bowl USA degli anni trenta. Tale riscaldamento è causato da un’accumulazione di gas “serra” cattura calore e di altri inquinanti nell’atmosfera. Tra i gas serra: il CO2 conta per il 63% della recente tendenza al riscaldamento, il metano per il 18%, e il protossido di azoto per il 6%, con vari gas minori che contano per il rimanente 13 per cento. Il biossido di carbone viene in maggior parte dalla generazione di elettricità, dal calore, dai trasporti e dall’industria. Per contro, le emissioni di metano per causa umana e di azoto vengono dall’agricoltura – il metano dalle risaie e dal bestiame e l’azoto dall’uso di fertilizzante azotato. Le concentrazioni atmosferiche di CO2, la causa principale del cambiamento del clima, è salita da quasi 280 parti per milione (ppm) quando iniziò la Rivoluzione Industriale intorno al 1760 fino a 387 ppm nel 2009. La crescita annuale nel livello di CO2 atmosferico, che ora è una delle tendenze ambientali più prevedibili del mondo, risulta da emissioni su una scala che sta sommergendo la capacità della natura di assorbire carbonio. Nel 2008, circa 7,9 miliardi di tonnellate di carbonio furono emessi con la combustione di carburanti fossili e 1,5 miliardi con la deforestazione, per un totale di 9,4 miliardi. Ma poiché la natura sta assorbendo solo quasi 5 miliardi di tonnellate all’anno in oceani, suoli, e vegetazione, quasi la metà di tali emissioni resta nell’atmosfera, spingendo in su i livelli di CO2. Il metano, gas serra potente, è prodotto quando la materia organica è abbattuta in condizioni anaerobiche, inclusa la decomposizione di materiale erbaceo nelle paludi, i materiali organici nelle discariche, o il foraggio nello stomaco di una vacca. Il metano può essere rilasciato pure dallo sciogliersi del permafrost, il terreno gelato che è sotto la tundra che copre quasi 9 milioni di miglia quadrate nelle latitudini del nord. Tutti insieme, i suoli Artici contengono più carbonio di quanto ce n’è nell’atmosfera, è un guaio considerando che il permafrost si scioglie in Alaska, Nord Canada, e Siberia, creando laghi e rilasciando metano. Quando uniamo il disgelo del permafrost, il rilascio di metano e CO2, e il rialzo della temperatura, si crea una tendenza al rinforzo, che gli scienziati chiamano “vortice positivo di retroazione”. Il rischio è che il rilascio di grandi quantità di metano nell’atmosfera per il disgelo del permafrost possa semplicemente sommergere gli sforzi per stabilizzare il clima. Un altro sviluppo sconvolgente è l’effetto delle nubi marroni atmosferiche (ABCs) che consistono di particelle di fuliggine create dal bruciare carbone, carburante diesel, o legname. Queste particelle colpiscono il clima in tre modi. Primo, intercettando la luce del sole, esse scaldano l’atmosfera superiore. Secondo, poiché riflettono pure la luce del sole, hanno un effetto di oscuramento che abbassa la temperatura della superficie della terra. E terzo, se le particelle di tali nuvole marroni si depositano su neve e giaccio, esse anneriscono la superficie e accelerano lo scioglimento. Tali effetti sono molto importanti in India e Cina, dove una grande ABC sull’Altopiano Tibetano contribuisce a sciogliere i ghiacciai che riforniscono i principali fiumi dell’Asia. Il deposito della fuliggine causa il precoce scioglimento stagionale della neve montana in catene così diverse come l’Himalaya in Asia e la Sierra Nevada in California, e si crede pure che acceleri il disgelo del ghiaccio del mare Artico. In contrasto ai CO2, che possono stare nell’atmosfera per un secolo o più, le particelle di fuliggine nelle ABC sono trasportate solo per qualche settimana. Quindi se le centrali elettriche a carbone fossero chiuse o le stufe a legna fossero sostituite da fornelli solari, la fuliggine atmosferica sparirebbe rapidamente. Se continueremo con gli affari come al solito, la crescita della temperatura media della terra da 1,1 a 6,4 gradi Celsius (da 2 a 11 gradi Fahrenheit) che l’Intergovernmental Panel on Climate Change’s (IPCC’s) previde durante questo secolo sembra del tutto possibile. Per sfortuna, in questi passati da quando fu diffuso lo studio IPCC, sia le emissioni di CO2 globale che le sue concentrazioni in atmosfera hanno superato lo scenario del caso peggiore. Per ogni anno che passava il coro dell’urgenza della comunità scientifica si è intensificato. Ogni nuovo rapporto indica che stiamo correndo fuori tempo massimo. Per esempio, uno studio fondamentale del 2009 di una squadra di scienziati del Massachusetts Institute of Technolgy concluse che gli effetti del cambiamento del clima saranno 2 volte più severi di quelli previsti sei anni prima. Invece di una crescita probabile di temperatura globale di 2,4 gradi Celsius, lo prevedono ora una crescita superiore ai 5 gradi. Un altro rapporto, preparato da indipendenti come documento di base per i negoziati internazionali sul clima del Dicembre 2009 di Copenhagen, indicò che ogni sforzo andrebbe fatto per tenere l’aumento della temperatura entro 2 gradi Celsius sui livelli pre-industriali. Oltre questo, il cambiamento climatico pericoloso è considerato inevitabile. Per tenere l’aumento della temperatura nei 2 gradi, gli scienziati notano che le emissioni di CO2 andrebbero ridotte subito dal 60 al 80%, ma poiché ciò non è possibile, notano che: “Per limitare lo sforamento, l’emissioni dovrebbero essere al picco nel prossimo futuro”. Il Pew Center on Global Climate Change sponsorizzò un’analisi di circa 40 studi scientifici che collegano la crescita della temperatura con i cambiamenti negli ecosistemi. Tra i molti cambiamenti riferiti ci sono la primavera che arriva quasi 2 settimane prima in USA, le rondini dell’albero che nidificano 9 giorni prima di quanto facevano 40 anni fa, e un mutamento verso nord dell’habitat della volpe rossa che ha invaso l’area della volpe Artica. Gli Inuits sono stati sorpresi dall’arrivo dei tordi, un uccello che non avevano mai visto prima. Infatti, non c’è la parola “tordo” tra gli Inuit. D. Inkley, consigliere scientifico anziano del National Wildlife Federation, nota: “Si contrasta la prospettiva che la natura che conosciamo ora – e in molti di quei posti abbiamo investito decenni di lavoro per conservarli come rifugi e habitat per la natura – cesserà di esistere come lo conosciamo, se non cambiamo tale previsione”. Per sfortuna, l'osservazione è vera pure per gli umani. Se non potremo ridurre velocemente le emissioni di carbonio, è la civilizzazione stessa che è a rischio. # # # Tratto dal Capitolo 3: “Climate Change and the Energy Transition”, in Lester R. Brown, Plan B 4.0: Mobilizing to Save Civilization (New York: W.W. Norton & Company, 2009), Disponibile on line su www.earth-policy.org/books/pb4 Altri dati e le fonti di informazione sono su www.earth-policy.org
Sentitevi liberi di passare questa informazione pure agli amici, ai familiari e ai colleghi!
Follow EPI: Media Contact: Reah Janise Kauffman
Research Contact: Janet Larsen
Earth Policy Institute 1350 Connecticut Ave. NW, Suite 403 Washington, DC 20036 www.earth-policy.orgTRADOTTO DA F. Allegri il 18/05/2011 |
Future at Risk on a Hotter Planet www.earth-policy.org/book_bytes/2010 By Lester R. Brown Earth Policy Release Plan B 4.0 Book Byte December 1, 2010 We are entering a new era, one of rapid and often unpredictable climate change. In fact, the new climate norm is change. The 25 warmest years on record have come since 1980. And the 10 warmest years since global recordkeeping began in 1880 have come since 1998. The effects of rising temperature are pervasive. Higher temperatures diminish crop yields, melt the mountain glaciers that feed rivers, generate more-destructive storms, increase the severity of flooding, intensify drought, cause more-frequent and destructive wildfires, and alter ecosystems everywhere. We are altering the earth’s climate, setting in motion trends we do not always understand with consequences we cannot anticipate. Crop-withering heat waves have lowered grain harvests in key food-producing regions in recent years. One with a profoundly direct human impact was the searing heat wave that broke temperature records across Europe in 2003. The intense heat, which contributed to the world grain harvest falling short of consumption by 90 million tons, also claimed more than 52,000 lives. There has also been a dramatic increase in the land area affected by drought in recent decades. A team of scientists at the National Center for Atmospheric Research reports that the area of the globe experiencing very dry conditions expanded from less than 15 percent in the 1970s to roughly 30 percent by 2002. The scientists attribute part of the change to a rise in temperature and part to reduced precipitation, with high temperatures becoming progressively more important during the latter part of the period. A 2009 report published by the U.S. National Academy of Sciences reinforces these findings. It concludes that if atmospheric CO2 climbs to 450-600 ppm, the world will face irreversible dry-season rainfall reductions in several regions of the world. The study likened the conditions to those of the U.S. Dust Bowl era of the 1930s. The warming is caused by the accumulation of heat-trapping “greenhouse” gases and other pollutants in the atmosphere. Of the greenhouse gases, CO2 accounts for 63 percent of the recent warming trend, methane 18 percent, and nitrous oxide 6 percent, with several lesser gases accounting for the remaining 13 percent. Carbon dioxide comes mostly from electricity generation, heating, transportation, and industry. In contrast, human-caused methane and nitrous oxide emissions come largely from agriculture - methane from rice paddies and cattle and nitrous oxide from the use of nitrogenous fertilizer. Atmospheric concentrations of CO2, the principal driver of climate change, have climbed from nearly 280 parts per million (ppm) when the Industrial Revolution began around 1760 to 387 ppm in 2009. The annual rise in atmospheric CO2 level, now one of the world’s most predictable environmental trends, results from emissions on a scale that is overwhelming nature’s capacity to absorb carbon. In 2008, some 7.9 billion tons of carbon were emitted from the burning of fossil fuels and 1.5 billion tons were emitted from deforestation, for a total of 9.4 billion tons. But since nature has been absorbing only about 5 billion tons per year in oceans, soils, and vegetation, nearly half of those emissions stay in the atmosphere, pushing up CO2 levels. Methane, a potent greenhouse gas, is produced when organic matter is broken down under anaerobic conditions, including the decomposition of plant material in bogs, organic materials in landfills, or forage in a cow’s stomach. Methane can also be released with the thawing of permafrost, the frozen ground underlying the tundra that covers nearly 9 million square miles in the northern latitudes. All together, Arctic soils contain more carbon than currently resides in the atmosphere, which is a worry considering that permafrost is now melting in Alaska, northern Canada, and Siberia, creating lakes and releasing methane. Once they get under way, permafrost melting, the release of methane and CO2, and rising temperature create a self-reinforcing trend, what scientists call a “positive feedback loop”. The risk is that the release of a massive amount of methane into the atmosphere from melting permafrost could simply overwhelm efforts to stabilize climate. Another unsettling development is the effect of atmospheric brown clouds (ABCs) consisting of soot particles from burning coal, diesel fuel, or wood. These particles affect climate in three ways. First, by intercepting sunlight, they heat the upper atmosphere. Second, because they also reflect sunlight, they have a dimming effect, lowering the earth’s surface temperature. And third, if particles from these brown clouds are deposited on snow and ice, they darken the surface and accelerate melting. These effects are of particular concern in India and China, where a large ABC over the Tibetan Plateau is contributing to the melting of glaciers that supply the major rivers of Asia. Soot deposition causes earlier seasonal melting of mountain snow in ranges as different as the Himalayas of Asia and the Sierra Nevada of California, and it is also believed to be accelerating the melting of Arctic sea ice. In contrast to CO2, which may remain in the atmosphere for a century or more, soot particles in ABCs are typically airborne for only a matter of weeks. Thus, once coal-fired power plants are closed or wood cooking stoves are replaced with solar cookers, atmospheric soot disappears rapidly. If we continue with business as usual, the Intergovernmental Panel on Climate Change’s (IPCC’s) projected rise in the earth’s average temperature of 1.1-6.4 degrees Celsius (2-11 degrees Fahrenheit) during this century seems all too possible. Unfortunately, during the several years since the IPCC study was released, both global CO2 emissions and atmospheric CO2 concentrations have exceeded those in its worst-case scenario. With each passing year the chorus of urgency from the scientific community intensifies. Each new report indicates that we are running out of time. For instance, a landmark 2009 study by a team of scientists from the Massachusetts Institute of Technology concluded that the effects of climate change will be twice as severe as those they projected as recently as six years prior. Instead of a likely global temperature rise of 2.4 degrees Celsius, they now see a rise exceeding 5 degrees. Another report, this one prepared independently as a background document for the December 2009 international climate negotiations in Copenhagen, indicated that every effort should be made to hold the temperature rise to 2 degrees Celsius above pre-industrial levels. Beyond this, dangerous climate change is considered inevitable. To hold the temperature rise to 2 degrees, the scientists note that CO2 emissions should be reduced by 60-80 percent immediately, but since this is not possible, they note that, “To limit the extent of the overshoot, emissions should peak in the near future”. The Pew Center on Global Climate Change sponsored an analysis of some 40 scientific studies that link rising temperature with changes in ecosystems. Among the many changes reported are spring arriving nearly two weeks earlier in the United States, tree swallows nesting nine days earlier than they did 40 years ago, and a northward shift of red fox habitat that has it encroaching on the Arctic fox’s range. Inuits have been surprised by the appearance of robins, a bird they have never seen before. Indeed, there is no word in Inuit for “robin”. Douglas Inkley, National Wildlife Federation senior science advisor, notes, “We face the prospect that the world of wildlife that we now know - and many of the places we have invested decades of work in conserving as refuges and habitats for wildlife - will cease to exist as we know them, unless we change this forecast”. Unfortunately, this observation holds true for humans as well. If we cannot quickly reduce carbon emissions, it is civilization itself that is at risk. # # # Adapted from Chapter 3, “Climate Change and the Energy Transition”, in Lester R. Brown, Plan B 4.0: Mobilizing to Save Civilization (New York: W.W. Norton & Company, 2009), available online at www.earth-policy.org/books/pb4 Additional data and information sources at www.earth-policy.org
Feel free to pass this information along to friends, family members, and colleagues!
Follow EPI: Media Contact: Reah Janise Kauffman
Research Contact: Janet Larsen
Earth Policy Institute 1350 Connecticut Ave. NW, Suite 403 Washington, DC 20036 www.earth-policy.org |
› Per leggere l'archivio: 142 - 143 - 144 - 145 - 146 - 147 - 148 - 149 - 150 - 151 - 152 - 153 - 154 - 155 - 156 - 157 - 158 - 159 - 160 - 161 - 162 - 163
SOMMARIO DEGLI ULTIMI ARTICOLI:
163 - WIKILEAKS E L'ITALIA - Il nucleare iraniano visto dai poteri forti e dalla sinistra (prima parte)
162 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - IL BELPAESE E LA SCUOLA: Spiegare la guerra di ieri, oggi, domani
161 - L’Ultima Meditazione Prima che il Tacchino sia Pronto …(M. Moore riflette dopo l'incontro con W. Potter)
160 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - Il Belpaese e le sue paure: La sconfitta altrui
159 - M. Moore scrive prima dell'incontro televisivo con W. Potter e continua la sfida alle assicurazioni sanitarie
158 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - Il Fascista Immaginario: La notte (Nono dialogo)
157 - Come l’America Corporativa Ci Spinge Tutti Giù Da un Dirupo … (M. Moore contro la APCO Worldwide)
156 - Dicono che Mi Butterebbero “Giù dal Dirupo” (M. Moore contro le compagnie assicurative sanitarie)
155 - Approvate Delle Leggi Prima che i Repubblicani Comandino in Città (M. Moore subito dopo il voto di Mid - Term)
154 - Rivoluzione, politica e soldi nel terzo millennio
153 - Migliorare le Riserve di Cibo Riducendo Strategicamente la Domanda di Grano di Lester R. Brown
152 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - Il Belpaese e le sue paure: Fine dell'Impero?
151 - Ridurre l’uso urbano di acqua di Lester R. Brown
150 - Oggi è il giorno .... (l'appello per le elezioni di mid - term di Michael Moore)
149 - Una scarpa sulla testa ..... (di Michael Moore)
148 - Una guerra senza senso inizia il suo 10° anno … un discorso alla nazione del Presidente Obama (come riferito da Michael Moore)
147 - I Dems sono nati! … una campagna promozionale di Michael Moore
146 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - Il Fascista Immaginario (Quinto dialogo)
145 - 5 Modi per i Democratici per Potere Sfuggire alla Catastrofe e Sconfiggere la Madre di Tutti i Rovesciamenti di M. Moore
144 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - Il Fascista Immaginario (quarto dialogo)
143 - Le Tavole delle colpe di Madduwatta - Il Fascista Immaginario (terzo dialogo)
142 - L’erosione del fondamento della civiltà di Lester R. Brown
› Per leggere la periodica Lettera di Ralph Nader clicca QUI
19.05.11 12.39