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Le Tavole delle colpe di Madduwatta
Il Fascista Immaginario: Dialogo sulla morte (decimo episodio)
07 Dicembre 2010
Del Professor I. Nappini
Breve scritto teatrale sulla disgregazione del vecchio mondo umano al tempo del ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti e dell’ennesimo governo Berlusconi; è l’estate del 2003.
SERGIO: Non conosco questa canzone e questi accordi, forse è qualcosa che viene da un tempo lontano, molto; ma ciò di cui parla è la solita storia del potere che manda a farsi ammazzare dei giovani in cerca d’avventura e di gloria e spesso di un salario.
La notte entra dalla finestra e la musica e le parole sono quasi un sussurro. SI ODE IL RITORNELLO DELLA “CANZONE D’ALGERIA” DI FAUSTO AMODEI DEGLI ANNI SESSANTA. Le parole parlano della guerra della quarta Repubblica Francese contro le popolazioni algerine colonizzate e la degenerazione psicologica e morale dei soldati francesi costretti a combattere una guerra contro i principi del 1789. I due si avvicinano alla finestra cercano di vedere chi canta.
LAZZARO: Non riesco a ricordare nulla di simile. Non è De Andrè, non è Guccini. Proprio non so che cosa sia. Quello che canta sembra il fotografo, quel tipo strano che bazzica la facoltà di filosofia mi par di riconoscere la sua persona. Ecco è lui: “ha i capelli bianchi”. Ho sempre pensato di volta in volta che fosse un anarchico, un tipo strano, un provocatore o un tipo originale o forse è in verità tutte queste cose. Non capisco è qui con quella gente e sta cantando con una chitarra scassata.
SERGIO: Non conosco questa canzone, sembra uscita da un tempo remoto, lontanissimo.
LAZZARO: Sì è proprio il fotografo, sta suonando per quei tre o quattro extracomunitari, per quei due tre compagni che sono qui a fare la lotta dura, ma… finché stanno nel cortile e non entrano nel fabbricato non c’è problema. Certo che è proprio funereo ricordar le guerre del remoto passato oggi che il sedicente Occidente va a fare una nuova guerra nella terra dell’Antica Babilonia. La guerra presso gli esseri umani sembra essere una costante, l’unica certezza in un mondo umano che muta e si altera. Questa canzone mi pare parli della DECOLONIZZAZIONE, DI UNA PARTE DELLA STORIA CHE PRECEDE LA GUERRA DEL VIET-NAM. Direi che è pacifista parla di un soldato francese mandato dalla Repubblica a morire in una terra non sua per qualcosa che non sa e che non capisce, di cui non sa nulla, decisa da altri che lo usano.
SERGIO: Si fa presto qui in Italia a ragionare di cose che non si conoscono affatto, qui tutti hanno opinioni e nessuno studio vero e nessuna esperienza vera e nessuna voglia di capire, di rendersi conto. NEL BELPAESE SI PARLA DI GUERRA COME SE FOSSE UNA PARTITA DI CALCIO O IL COMMENTO DEL LUNEDÌ NELLA PAGINA DELLO SPORT SULLA SQUADRA DEL CUORE E SOLO QUANDO HA VINTO. Che ne sa la nostra gente o quei beduini là sotto di cosa è successo a quanti in queste nuove guerre hanno perso un amico, un figlio, un padre, uno zio. Nulla! Solo qui abbiamo un pacifismo imbelle e dissoluto pronto a cavalcare tutte le cause perse per pavoneggiarsi allo specchio, come se la viltà mascherata da saggezza fosse una cosa buona e giusta di cui vantarsi.
LAZZARO: Che ne sai te delle guerre nuove e dei pacifisti, sei come quelli che disprezzi non sai e commenti, non sai e critichi. Poi chissà, magari qualcuno di quelli di sotto viene dall’Algeria e sa bene che cosa sia la guerra e il terrorismo.
SERGIO: Non è così, non per me, io so. So qualcosa più degli altri. Vedi, non è facile…ma avevo un amico, un grande amico uno di quelli con cui dividi di tutto e di più; una specie di fratello maggiore. Uno di quelli con cui dividi un pezzo di vita. UN GIORNO FIRMA PER RESTARE NELL’ESERCITO, VA A FARSI LE GUERRE NEI BALCANI A SEGUITO DEGLI ESERCITI DELLA NATO. Stipendio, indennità, un paio di mostrine e poi la promozione. Poi si ammala, una cosa rapida e inspiegabile per uno che era forte e robusto. Mi ricordo che aveva un nome scientifico incomprensibile, io queste cose non le conosco pare si chiamasse ”linfonoda” o qualcosa di simile. Comunque sono convinto che era una cosa sicuramente presa laggiù che lentamente ha iniziato a distruggerlo, a spezzarlo a fargli pagare ogni errore della vita con espiazione lenta e dolorosa. Viene congedato, il corpo e la mente vanno a pezzi e mi tocca salutare il cadavere con la madre sua in lacrime, chiese di farsi seppellire con il berretto messo di fianco nella bara; soldato fino in fondo. No mio caro sovversivo della domenica mattina; so bene come funziona e nessuno può dire che non conosco i fatti. SOLO UNA COSA NON ACCETTO: “CHE SI MUOIA PER GLI ALTRI CHE SONO ESTRANEI ALLA NOSTRA CULTURA E ALLA STORIA E ALLA VITA DELLE GENTI NOSTRE”. Non può avere senso il subire gli oltraggi della morte e del dolore per una causa non propria, non ha senso chiedere la vita di ragazzi e uomini buoni e giusti per interessi e scopi di genti lontane, per il tornaconto di minoranze di apolidi, di finanzieri, di banchieri, di speculatori. NOI COME POPOLO DOBBIAMO MORIRE IN GUERRA SOLO PER NOI STESSI.
LAZZARO: Ora ragioni e dici cose giuste e vere, queste son le parole buone e non quel maschilismo militaristico cialtrone e cazzaro che rintrona da destra e per mille vie si ferma a sinistra causando danni infiniti. Tremenda è stata la disgrazia e la sciagura che si è scagliata su quelli dai buoni sentimenti e dal cuore a sinistra in quelle abiette guerre balcaniche. LA GUERRA DEL KOSSOVO DEL 1999 HA ROVINATO QUELLI CHE VOLEVANO RESTARE A SINISTRA E RESTAR PULITI DALLE GUERRE A STELLE E STRISCE E DAGLI INTERESSI DIABOLICI E SACRILEGHI CHE SON DIETRO LE NUOVE GUERRE DOVE COMANDANTI POLITICI IMPROVVISATI METTONO MINE POTENTI SUL FUTURO DI TUTTA L’UMANITÀ CHIAMANDO DIO QUALE GARANTE DEI LORO CONFLITTI E GIUDICE IMPLACABILE DEI LORO NEMICI DEL MOMENTO. Quella guerra scellerata ha aperto il vaso di Pandora e ha dato via a una serie di guerre ora arrivate nella terra dell’antica Babilonia. La solita storia di sempre che si ripete dal tempo dei faraoni egiziani: i ricchi e i re del mondo si fanno la guerra mandando i disgraziati e i poveri a morire in massa nelle loro campagne militari, nei loro assedi, nelle loro razzie di guerra, nelle battaglie campali e nei massacri. La guerra è decisa dai pochi ma sono i molti a soffrire e a morire, e così è per le ricchezze che si conquistano con le guerre o le frodi della politica che l’accompagnano. Solo un pugno d’individui trae dalle guerre il grande profitto e diventa ricca e felice e onorata dalla stragrande maggioranza dell’umanità invidiosa del loro benessere e del loro fasto. I POCHI CHE CONTROLLANO LA FINANZA, LE STRUTTURE DIRIGENZIALI DELLE MULTINAZIONALI, QUOTE AZIONARIE IMPORTANTI, I RAPPORTI FRA POLITICA E AFFARI DI FATTO ORIENTANO IL POTERE LEGITTIMO CHE È DEMOCRATICO O REPUBBLICANO ALTRO ANCORA. Così un potere reale e concreto indirizza e determina le scelte dei poteri legittimi, dei rappresentanti del popolo, di chi per legittimità, sacralità e diritto dovrebbe essere il garante delle libertà di tutti. Esiste un potere dentro il potere, e prima o poi verrà stanato, la verità dell’ingerenza dei grandi poteri finanziari e bancari emergerà.
SERGIO: E secondo te il popolo, ammesso che esiste nei termini tuoi, si dovrebbe sollevare, alzare, cambiare natura per la propria libertà, quale poi? La libertà che interessa ai molti, di cui parli, è la carta di credito gonfia al momento di far acquisti ai grandi magazzini. Ma io so che lui non è morto per questo. Aveva qualcosa dentro. UN TEMPO SI CHIAMAVA ONORE.
LAZZARO: Mi dispiace, davvero. Ma …Credimi per me sbagli e non riesci a vedere che dietro la cortina delle illusioni c’è una piramide di poteri che si nascondono, sotto di loro la politica e l’intrattenimento televisivo che contagia anche le trasmissioni dedicate alla politica, e quando serve la grande informazione parla di cose ridicole o strane così il popolo che vota alle elezioni si distrae e non pensa.
SERGIO: Tu sbagli! NON VEDI CHE LA GUERRA È LA PROSECUZIONE DELLA VITA CIVILE CON ALTRI MEZZI. Nella guerra esistono le false notizie, le alterazioni della verità, la propaganda di guerra, il plagio delle coscienze, la censura, la banalizzazione dei fatti, la criminalizzazione del nemico. Io posso vedere tutto questo e pensare che sia normale e ordinario e trovare un senso a questo stato di cose. Tu no.
LAZZARO: Forse è così ma io sento di dovermi concedere una speranza e di far la mia piccola crociata personale contro un sistema accademico che giudico ingiusto, una politica da farabutti e gaglioffi, e un sistema di produzione e consumo scellerato e forse senza futuro.
SERGIO: IL FUTURO È NELLA FORZA.
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Il professor Nappini cura il sito http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it
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