¤  MONDO PICCINO  ¤

Vecchi e nuovi continenti

NOTA INTRODUTTIVA

22/06/2011

Oggi comincio a parlarvi di World on The Edge, un libro che l'Italia continua ad ignorare a sei mesi dalla sua uscita.

IL MONDO SULL’ORLO DEL DIRUPO

Quando Esploderà la Bolla del Cibo?

Di Lester R. Brown

www.earth-policy.org/books/wote/wotepr

Per le informazioni

Per la Presentazione della Situazione del Cibo

Earth Policy Release

World on the Edge

Liberatoria per la Stampa

12 Gennaio, 2011

“La nostra recente civilizzazione del 21°secolo è nei guai. Non abbiamo bisogno di andare oltre l’economia del cibo mondiale per vedere questo.

Negli ultimi anni abbiamo creato una bolla per la produzione di cibo – basata su tendenze ambientali che non sono sostenibili, incluso il super pompaggio delle falde acquifere, l’eccessiva aratura delle terre e il sovraccarico dell’atmosfera con il carbonio”, nota Lester R. Brown, autore di World on the Edge: How to Prevent Environmental and Economic Collapse (W. W. Norton & Company).

“Se non si rovesciano tali tendenze, il declino economico è certo”, dice Brown, Presidente di Earth Policy Institute, l’organizzazione sulla ricerca ambientale di base di Washington, D.C.

“Nessuna civiltà è sopravvissuta alla distruzione progressiva dei suoi sistemi di supporto naturali. Non lo farà neppure la nostra”.

“Le documentazioni archeologiche delle prime civilizzazioni indicano che in prevalenza furono le mancanze di cibo che portarono a quei crolli. Il cibo è il legame debole pure per la nostra civiltà globale. E diversamente dalla recente bolla edilizia USA, quella del cibo è globale”.

“La questione non è se la bolla del cibo scoppierà, ma quando”, dice Brown.

Mentre la bolla edilizia USA fu creata dalla sovra estensione del credito, la bolla del cibo si basa sul sovra utilizzo delle risorse della terra e dell’acqua.

Essa è ulteriormente minacciate dalle difficoltà climatiche derivanti dalla combustione eccessiva dei carburanti fossili.

Quando la bolla edilizia USA esplose, essa spedì delle onde d’urto contro l’economia del mondo, culminando nella peggiore recessione dai tempi della Grande Depressione. Quando la bolla del cibo esploderà, i suoi prezzi andranno alle stelle nel mondo, minacciando la stabilità politica ed economica ovunque.

Per quelli che vivono sui gradini più bassi della scala economica globale, la sopravvivenza stessa potrebbe essere in gioco.

I segni di pericolo sono dappertutto.

Nell’estate del 2010, il record delle alte temperature bruciò Mosca dalla fine di Giugno fino a metà Agosto.

La Russia Occidentale fu così calda e secca ad inizio Agosto che da 300 a 400 nuovi incendi iniziarono ogni giorno.

“La temperatura media di Mosca a Luglio fu uno scarsamente credibile di 14 gradi Fahrenheit sopra la norma. Il guardare l’onda di caldo sulla scena nei notiziari serali TV per un periodo di più di 7 settimane, con le migliaia di fuochi e fumo ovunque, era come guardare un film dell’orrore. Più di 56.000 persone morirono per il caldo estremo. I 140 milioni di persone della Russia erano sotto shock, traumatizzati da quello che stava accadendo a loro e al loro paese”, dice Brown in World on the Edge.

Il caldo record diminuì il raccolto di grano della Russia da quasi 100 milioni di tonnellate a 60 milioni di tonnellate.

Questo calo del 40% e il divieto di esportare grano unito aiutarono a guidare i prezzi mondiali del frumento verso l’alto del 60% in 2 mesi, aumentando i prezzi del pane nel mondo. Gli ecologisti uniti stimano che per la crescita di ogni grado Celsius nella temperatura sopra la norma nella stagione di sviluppo, la resa del grano declina di quasi il 10%. In zone della Russia Occidentale, il raccolto di grano di primavera fu tutto distrutto dal caldo insopportabile e dall’aridità.

Mentre la temperatura della terra cresce, la probabilità di onde di calore più numerose e più intense si incrementa.

“Quanto tempo abbiamo prima che la bolla del cibo esploda?” domanda Brown.

“Nessuno lo sa. Se continueremo con i soliti affari, è più probabile che il tempo si misuri in anni e non in decenni. Ora siamo vicino al baratro, mai le crescite dei prezzi dei cibi destabilizzanti politicamente lo raggiunsero”.

Per esempio, Brown nota che se l’onda di calore del 2010 centrata su Mosca fosse stata su Chicago, essa avrebbe ridotto facilmente del 40% il raccolto di grano USA di 400 milioni di tonnellate, ovvero di 160 milioni di tonnellate.

Le riserve mondiali riportate di grano del 2011 – il rimanente di riserva quando il nuovo raccolto comincia – sarebbero cadute a un minimo di tutti i tempi di 52 giorni di consumo, ben sotto i 62 giorni riportati che fissò la tariffa per il triplicamento dei prezzi mondiali nel 2007-08.

“In breve”, dice Brown, “se la temperatura di Luglio a Chicago fosse in media di 14 gradi sopra la norma, come fu a Mosca, ci sarebbe il caos nei mercati mondiali del grano”.

I prezzi del grano andrebberofuori del grafico. Quelli del cibo crescerebbero nel mondo.

Molti paesi esportatori di grano, per tenere giù i prezzi locali del cibo, restringerebbero o vieterebbero le esportazioni, come nel 2007-08.

I paesi esportatori di petrolio cercherebbero di scambiare il petrolio con il grano.

Gli importatori di grano a basso reddito si smarrirebbero. Invece di essere dominati dalle scene di fumo e fuoco a Mosca, i TG della sera diffonderebbero in diretta lunghe rivolte del cibo nei paesi a basso reddito e importatori di grano e farebbero i resoconti della fame diffusa, dei governi caduti e degli stati falliti.

Con i governi al collasso e con la fiducia nel mercato del grano frantumata, l’economia globale potrebbe iniziare a disfarsi.

Gli aumenti delle temperature non sono la sola minaccia alla sicurezza mondiale del cibo. C’è pure l’esaurimento delle falde per il sovra pompaggio per irrigare.

In Arabia Saudita, la produzione di grano è collassata mentre l’impoverimento della falda ha ridotto il suo raccolto di grano dei 2/3 in 3 anni.

Non c’è solo questo.

Il Medio Oriente è la 1° regione geografica dove il raccolto di grano iniziò a diminuire mentre le falde si impoverivano e i pozzi da irrigazione si seccavano.

Su una scala più grande, uno studio della Banca Mondiale indica che 175 milioni di Indiani sono alimentati con grano prodotto con l’irrigazione.

Per la Cina, la figura equivalente è di 130 milioni di persone.

I paesi possono sovra pompare nel breve tempo, non nel lungo periodo.

E ci sono i segni che una combinazione di tendenza, inclusa l’impoverimento della falda e l’aratura di milioni di acri di pascoli per le nuove auto, sta per forzare la Cina a importare grandi quantità di grano, più di quanto fa per la soia.

Quando questo accadrà, la Cina si rivolgerà necessariamente agli USA, il quale è di gran lunga il più grande esportatore di grano.

Per i consumatori USA, per quelli che la sicurezza del cibo non è mai stata importante, la prospettiva di competere per il raccolto di grano USA con 1,4 miliardi di cinesi con redditi che crescono veloci sarebbe lo scenario da incubo.

“La nuova realtà”, dice Brown, “è che il mondo è solo ad un raccolto povero dal caos. Va ridefinita la sicurezza. Le prime minacce al futuro non sono in un’aggressione armata da lontano, ma al contrario nel cambio climatico, nella crescita dei popoli, nella penuria d’acqua, nella fame e negli stati al collasso. Per rovesciare tali trend, ci vuole una mobilitazione del tipo e con l’urgenza di quella USA della II guerra mondiale. La sfida è di ridurre in fretta le emissioni di carbonio, controllare le nascite e ripristinare i suoli, le falde e le foreste dell’economia e gli altri sistemi di supporto naturali. Ciò richiede non solo una ridefinizione della sicurezza ma pure una riallocazione delle risorse fiscali dai bilanci militari ai fondi per stabilizzare clima, popolazione, la conservazione dell’acqua e altre nuove minacce alla sicurezza”.

Per decenni, noi ambientalisti abbiamo parlato del salvataggio del pianeta.

Ora è la civilizzazione stessa che è in gioco.

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Dati, note a fine pagina e risorse aggiuntive possono essere trovate su www.earth-policy.org

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Reah Janise Kauffman

1350 Connecticut Ave. NW, Suite 403

Washington, DC 20036

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Tradotto il 22/06/2011 da F. Allegri

WORLD ON THE EDGE

When Will the Food Bubble Burst?

By Lester R. Brown

www.earth-policy.org/books/wote/wotepr

For Data

For Food Situation Presentation

Earth Policy Release

World on the Edge

Press Release

January 12, 2011

“Our early 21st century civilization is in trouble. We need not go beyond the world food economy to see this.

Over the last few decades we have created a food production bubble - one based on environmental trends that cannot be sustained, including overpumping aquifers, overplowing land, and overloading the atmosphere with carbon dioxide”, notes Lester R. Brown, author of World on the Edge: How to Prevent Environmental and Economic Collapse (W. W. Norton & Company).

“If we cannot reverse these trends, economic decline is inevitable”, notes Brown, President of the Earth Policy Institute, a Washington, D.C.-based environmental research organization.

“No civilization has survived the ongoing destruction of its natural support systems. Nor will ours”.

“The archeological records of earlier civilizations indicate that more often than not it was food shortages that led to their downfall. Food appears to be the weak link for our global civilization as well. And unlike the recent U.S. housing bubble, the food bubble is global”.

“The question is not whether the food bubble will burst but when”, says Brown.

While the U.S. housing bubble was created by the overextension of credit, the food bubble is based on the overuse of land and water resources.

It is further threatened by the climate stresses deriving from the excessive burning of fossil fuels.

When the U.S. housing bubble burst, it sent shockwaves through the world economy, culminating in the worst recession since the Great Depression. When the food bubble bursts, food prices will soar worldwide, threatening economic and political stability everywhere.

For those living on the lower rungs of the global economic ladder, survival itself could be at stake.

The danger signs are everywhere.

In the summer of 2010, record high temperatures scorched Moscow from late June through mid-August.

Western Russia was so hot and dry in early August that 300 to 400 new fires were starting every day.

“The average temperature in Moscow for July was a scarcely believable 14 degrees Fahrenheit above the norm. Watching the heat wave play out over the seven-week period on the TV evening news, with the thousands of fires and smoke everywhere, was like watching a horror film. Over 56,000 people died in the extreme heat. Russia’s 140 million people were in shock, traumatized by what was happening to them and their country”, says Brown in World on the Edge.

The record heat shrank Russia’s grain harvest from roughly 100 million tons to 60 million tons.

This 40-percent drop and the associated grain export ban helped drive world wheat prices up 60 percent in two months, raising bread prices worldwide. Crop ecologists estimate that for each 1 degree Celsius rise in temperature above the norm during the growing season, grain yields decline by roughly 10 percent. In parts of Western Russia, the spring wheat crop was totally destroyed by the crop-withering heat and drought.

As the earth’s temperature rises, the likelihood of more numerous, more intense heat waves increases.

“How much time do we have before the food bubble bursts?” asks Brown.

“No one knows. If we stay with business as usual, the time is more likely measured in years than in decades. We are now so close to the edge that politically destabilizing food price rises could come at any time”.

For example, Brown notes that if the 2010 heat wave centered in Moscow had instead been centered in Chicago, it could easily have reduced the U.S. grain harvest of 400 million tons by 40 percent, or 160 million tons.

World carryover stocks of grain for 2011 - the amount remaining in the bin when the new harvest begins - would have dropped to an all-time low of 52 days of consumption, well below the 62-day carryover that set the stage for the tripling of world grain prices in 2007-08.

“In short”, Brown says, “if the July temperature in Chicago were to average 14 degrees above the norm, as it did in Moscow, there would be chaos in world grain markets”.

Grain prices would quickly climb off the chart. Food prices would soar worldwide.

Many grain-exporting countries, trying to hold down domestic food prices, would restrict or even ban exports, as they did in 2007-08.

Oil-exporting countries would try to barter oil for grain.

Low-income grain importers would lose out. Instead of being dominated by scenes of smoke and fire in Moscow, the TV evening news would run live footage of food riots in low-income grain-importing countries and carry reports of spreading hunger, falling governments, and failing states.

With governments collapsing and with confidence in the world grain market shattered, the global economy could start to unravel.

Rising temperatures are not the only threat to world food security. So too is the depletion of aquifers from overpumping for irrigation.

In Saudi Arabia, grain production is collapsing as aquifer depletion has reduced its wheat harvest by two thirds in three years.

It is not alone.

The Middle East is the first geographic region where the grain harvest has started to shrink as aquifers are depleted and as irrigation wells go dry.

On a far larger scale, a World Bank study indicates that 175 million people in India are being fed with grain produced by overpumping.

For China, the equivalent figure is 130 million people.

Countries can overpump in the short run, but not over the long run.

And there are signs that a combination of trends, including aquifer depletion and the paving of millions of acres of cropland for new cars, is about to force China to import massive quantities of grain, much as it already does for soybeans.

When this happens, China will necessarily turn to the United States, which is far and away the world’s largest grain exporter.

For American consumers, for whom food security has never been a major issue, the prospect of competing for the U.S. grain harvest with 1.4 billion Chinese consumers with fast-rising incomes is a nightmare scenario.

“The new reality”, says Brown, “is that the world is only one poor harvest away from chaos. It is time to redefine security. The principal threats to our future are no longer armed aggression but instead climate change, population growth, water shortages, spreading hunger, and failing states. What we now need is a mobilization to reverse these trends on the scale and urgency of the U.S. mobilization for World War II. The challenge is to quickly reduce carbon emissions, stabilize population, and restore the economy’s soils, aquifers, forests, and other natural support systems. This requires not only a redefining of security but a corresponding reallocation of fiscal resources from military budgets to budgets for climate stabilization, population stabilization, water conservation, and other new threats to security”.

For decades, we environmentalists have talked about saving the planet.

Now it is civilization itself that is at stake.

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Data, endnotes, and additional resources can be found on www.earth-policy.org.

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