|
|
Enea e Venere, Tiepolo
Tiepolo padre e figlio (1757), Enea e Venere, villa Valmarana, Vicenza, Aen. 1,310ss.
Villa Valmarana
Questa villa di campagna è composta da varie costruzioni: la villa di per se stessa, la casa degli ospiti e dalla stalla. La struttura più vecchia è la villa che già esisteva nel 1669. Un dotto vicentino , Gian Maria Bertolo, ordinò la costruzione della villa a uno sconosciuto architetto. Poi, agli inizi del 18° secolo la villa fu acquistata dai conti di Valmarana che ancora oggi ne sono proprietari. I conti di Valmarana vollero erigere delle nuove costruzioni: la stalla e la casa degli ospiti con il suo portico. Il nome dell'architetto che costruì queste nuove strutture non è certo: in accordo con alcune ipotesi potrebbe essere stato Francesco Muttoni o Giogio Massari. Nel 1757 il conte Giustino di Valmarana ordinò a Gianbattista Tiepolo di affrescare l'interno della villa. Giambattista lasciò mano libera a suo figlio Giandomenico che propose un ciclo di suoi affreschi. Ciò è importante perché solo in questa villa i lavori dei due artisti possono essere comparati e particolarmente possono essere apprezzati quelli di Domenico, che è stato troppo tempo oscurato dalla luce paterna.
La villa
La prima stanza è il "Portego" ( Portico). Per i veneziani questa struttura permetteva all'esterno di comunicare con l'interno. Tiepolo immediatamente affascina i visitatori con i suoi primi affreschi: il destino di Ifigenia. Sull'altro muro, ci sono alcuni soldati in primo piano mentre sullo sfondo possiamo vedere gli alberi delle navi greche incapaci di navigare per mancanza di vento. Sopra la porta laterale ci sono le personificazioni dei quattro più lunghi fiumi del mondo. Il tema della seconda stanza è l'Iliade e particolarmente le vicende riguardanti Achille e la sua schiava Briseide. La stanza seguente mostra un sommario del capolavoro dell'Ariosto, l'Orlando Furioso. Il tema della quarta stanza è l'Eneide di Virgilio, o meglio Didone abbandonata. Una volta approdato sulle coste africane dopo una tempesta, Enea ringrazia sua madre Venere dopo che questa gli appare. L'eroe sembra un cantante che sta iniziando un'aria: infatti è rappresentato con un'armatura rialzata, la bocca aperta per metà e il petto pieno d'aria.
Didone, seduta sul suo trono, è splendida, mentre Enea introduce suo figlio Ascanio, ma cupido si nasconde sotto le sembianze del bambino.
Tiepolo padre e figlio (1757), Enea presenta Cupido nelle vesti di Ascanio a Didone - villa Valmarana, Vicenza, Aen. 1,715 ss.
Enea non sa cosa fare: restare o partire. Il momento della sua riflessione è rappresentato sul terzo muro. I simboli dei suoi doveri sono sul fondo mentre Mercurio sta arrivando.
Tiepolo padre e figlio (1757), Mercurio esorta Enea alla partenza - villa Valmarana, vicenza, Aen. 4,238-278, in part. 270 ss.
Sopra gli specchi si può ammirare la fucina del dio vulcano. L'ultima stanza è dedicata al poema di Torquato Tasso "Gerusalemme Liberata".
Foresteria Villa Valmarana
Gli affreschi che decorano la casa degli ospiti, eccetto che per quelli riguardanti la sala centrale, sono stati dipinti da Giandomenico Tiepolo. La prima stanza è dedicata al mondo cinese. Giandomenico non ha mai visitato il celeste impero, ha solo sentito qualcosa a riguardo, probabilmente ha letto i numerosi resoconti dei viaggi pubblicati durante il suo secolo. Così pensava che la Cina fosse un meraviglioso paese dove vivevano bizzarri animali e grandi insetti e crescevano impensabili vegetali. La seconda stanza mostra alcune scene della vita di ogni giorno dei cittadini veneziani. I Nobili sono i protagonisti della terza stanza, chiamata anche "Gotica" per le sue decorazioni architettoniche. La stanza centrale affrescata dal padre Gianbattista mostra l'Olimpo degli dei. La sala da pranzo, o stanza del carnevale, mostra una serva che scende dalle scale a servire un po' di cioccolata: la critica è in accordo a dire che questo affresco fu fatto da Gianbattista. La "Stanza della loggia" fu affrescata da Antonio Visentini: giardini e ville abitati da piccoli personaggi occupano lo spazio tra le colonne. L'ultima stanza è dedicata ai Putti: in essa alcuni Putti stanno giocando tra di loro.
Gli anni del Tiepolo
Per la serenissima repubblica di san Marco il 18° secolo fu un periodo di crescita culturale e artistica. Al contrario la supremazia commerciale e il peso economico che Venezia deteneva in Europa nei secoli precedenti fu perso. Essendo probabilmente consci della crisi e del lento decadimento, i nobili veneziani spendevano una gran parte delle loro risorse a far bella mostra della loro magnificenza e benevolenza attraverso l'arte. Infatti il più alto periodo della storia artistica di uno stato e di un popolo avviene spesso nella fase del suo declino. L'artista che rappresentava questo splendore era Gianbattista Tiepolo: esso fu capace di fare un sommario di secoli di pittura veneziana e la sua arte ebbe un gran successo in tutta Europa. Gianbattista Tiepolo ( Venezia 1696 - Madrid 1770 ), chiamato anche "Tiepoletto", fu apprendista alla scuola di Lazzarini a Venezia. Ma l'educazione del giovane pittore fu influenzata anche da altri pittori veneziani come Paolo Caliari e Sebastiano Ricci. In questi anni Venezia era celebrata in tutta Europa come un grande centro di cultura e produzione teatrale. Era una delle poche capitali che offriva ai suoi abitanti drammi e opere durante tutto il periodo dell'anno. Nella laguna molte compagnie permanenti potevano sopravvivere con il loro lavoro giornaliero preparando rappresentazioni. Giambattista fu incantato da questo mondo, e in particolare dal genere dell'opera e le figure dei suoi affreschi rappresentano idealmente gli attori visti sulla scena.
|
|
|