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Mercurio appare ad Enea, Romanelli
G. Romanelli, Mercurio appare ad Enea (1635), Aen. 4, 238-278
Romanelli
Romanelli, Giovan Francesco. Pittore, nato nel 1610 a Viterbo, morto ivi l'8 novembre 1662. Allievo di Pietro da Cortona, protetto dal cardinale Barberini, fu piacevole colorista, caratterizzato dalla spigliatezza inventiva e dalla magniloquenza propria del suo tempo. Dopo la prima dipendenza dal maestro trovò una maniera personale aderendo all'ambiente romano impersonato dal Maratta. Viterbo conserva alcune delle sue migliori opere nella cattedrale, quali: il S. Lorenzo, la Madonna con S. Giuseppe e S. Bernardino. Lavorò molto per Roma dove fu apprezzato e ammirato (affreschi nella sala della contessa Matilde in Vaticano; Coronazione della Vergine nell'Oratorio dei filippini; Presentazione al Tempio in S. Maria degli Angeli; Adorazione dei pastori nella Galleria d'arte antica). Alla scuola rifiorente dell'arazzo romano diede il contributo della sua raffinatezza compositiva e coloristica (arazzi illustranti la vita di S. Francesco Borgia, nella casa professa del Gesù). Chiamato alla corte di Francia nel 1648 e nel 1659, fu colmato di onori. Per il cardinale Mazzarino decorò una galleria del suo palazzo (oggi Bibl. Nazionale) con soggetti mitologici e storici, mentre al Louvre, nelle sale dette oggi degli imperatori, lasciò larga impronta dell'arte decorativa italiana del secolo XVII.
Mercurio appare ad Enea
Questo quadro è in chiaro stile barocco, lo si nota dalle importanti cornici ricamate e decorate all’eccesso che conferiscono importanza all’intera scena. L’intera scena si svolge al centro del quadro dove si vede Mercurio che appare ad Enea, colto di sorpresa. Grande importanza hanno prospettiva e profondità realizzate soprattutto mediante l’uso di linee prospettiche e volumetria. Il difficile approccio tra Enea e Mercurio è realizzato graficamente con l’incrocio quasi forzato degli assi dei due corpi.
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