CARMINA BURANA |
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Carmina Burana è il titolo di una raccolta di poesie cantate (Carmina:”poesie”) ritrovate in un monastero benedettino vicino a Monaco, in Germania ( Bura Sancti benedicti ), risalenti alla prima metà del XIII secolo. Sono poesie goliardiche e studentesche che venivano cantate da giovani di varie nazionalità d’Europa (soprattutto tedeschi) i quali, dopo aver lasciato gli studi religiosi, se ne andavano in giro per l’Europa. Erano i cosìddetti clerici vagantus, che diffondevano così la cultura religiosa e specialmente la musica gregoriana, fuori delle chiese e dei conventi , ma adattandovi parole scherzose e canzonatorie, spesso irriverenti, in lingua latina oppure in volgare. Lo stesso fenomeno di diffusione si era avuto con i trovatori e i trovieri dal IX al XIII secolo; ma nei Carmina Burana è presente uno spirito popolare ancora più immediato, che ebbe per questo un largo seguito. Il canto In taberna quando sumus (“Quando siamo all’osteria”) è chiaramente un inno al bere e al divertimento, reso con accenti comici e grotteschi. Le voci che cantano sono precedute da un’introduzione strumentale che segue la melodia principale: gli strumenti sono un flauto dolce, un tamburello basco e liuto.
IN TABERNA QUANDO SUMUS (dai Carmina Burana del XIII secolo) |
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In taberna quando sumus, non curamos quid sit humus, sed ad ludum properamus, cui semper insudamus. Quid agatur in taverna ubi nummus est pincerna, hoc est opus ut queratur, si quid loquar, audiatur.
Quidam ludunt, quidam bibunt, quidam indiscrete vivunt. Sed in ludo qui morantur ex his quidam denudantur, quidam ibi vestiuntur, quidam saccis induuntur. Ibi nullus timet mortem, sed pro Baccho mittunt sortem.
Primo pro nummata vini, ex hac bibunt libertini; semel bibunt pro captivis, post haec bibunt ter pro vivis, quater pro Christianis cunctis, quinquies pro fidelibus defunctis, sexies pro sororibus vanis, sapties pro militibus silvanis,
Octies pro fratribus perversis, nonies pro monachis dispersis, decies pro navigantibus, undecies pro discordatibus, duodecies pro penitentibus tredicies pro iter agentibus. Tam pro papa quam pro rege bibunt omnes sine lege
Bibit hera, bibit Herus, Bibit miles, bibit clerus, Bibit ille, bibit illa, Bibit servus cum ancilla, Bibit velox, bibit piger, Bibit albus, bibit niger, Bibit constans, bibit vagus, Bibit rudis, bibit magus ,
Bibit pauper et egrotus, Bibit exul et ignotus Bibit presul et decanus, Bibit puer, bibit canus, Bibit soror, bibit frater, Bibit anus, bibit mater, Bibit iste, bibit ille, Bibunt centum, bibunt mille.
Parum durant sex nummate Ubi ipsi immoderate Bibunt omnes sine meta. Quamvis bibant mente leta, sic nos rodunt omnes gentes Et sinc erimus egentes. Qui nos rodunt confudantur Et cum justis non scribantur |
Quando siamo all’osteria, non ci importa della morte, ma ci lanciamo nel gioco che sempre ci fa sudare. Cosa accade all’osteria dove sono i soldi a offrire da bere, questo occorre sapere, e sentite ciò che vi dirò.
Chi gioca, chi beve, chi si dà alla pazza gioia. Ma fra chi indugia a giocare c’è chi resta in mutande, chi si riveste a nuovo e chi deve coprirsi di sacchi. Qui nessuno teme la morte, ma in nome di Bacco si sfida la sorte.
Prima si beve per chi deve pagare, e poi bevono i libertini; poi si beve una volta per chi sta in galera, e tre volte per chi è vivo; quattro volte per i Cristiani, e cinque per i fedeli defunti; sei volte per le sorelle vane, e sette per i soldati nei boschi,
Otto volte per i fratelli perversi, e nove per i monaci dispersi; dieci volte per chi è in mare, e undici per chi litiga; dodici volte per i penitenti, e tredici per chi è in viaggio. E per il papa e per il re Bevon tutti senza freni.
Beve la dama, beve il signore, bevono soldati e sacerdoti, Beve questo, beve quella, beve il servo con l’ancella, beve lo svelto, beve il pigro, beve il bianco, beve il nero, beve il forte e lo svagato, beve il rozzo, beve il mago,
Bevon poveri e ammalati, beve l’esule e il forestiero, beve il presule e il decano, beve il bimbo con il vecchio, beve il fratello con la sorella, beve la nonna, beve la madre, beve questa, beve quello bevon cento, bevon mille.
Duran poco sei monete d'oro se senza freno e senza fine bevon tutti: ma in allegria! Così tutti ci disprezzano E diventeremo poveri: ma chi disprezza sia punito e il suo nome non sia fra i giusti! |