Biografia di Albe steiner
Albe Steiner ritratto della moglie Lica
Albe Steiner (Milano 1913-1974), vive un’infanzia
e una giovinezza segnate dalla violenza nazifascista.
Ha undici anni quando viene assassinato lo zio, Giacomo Matteotti.
Alla morte del padre, interrompe gli studi dopo il diploma di
ragioneria per dedicarsi a una professione, quella di grafico,
che in Italia era appena agli inizi.
1924 Albe Steiner
Risale agli anni trenta, in un clima culturale
chiuso e ostile agli sviluppi delle nuove esperienze artistiche
europee, la sua conoscenza del costruttivismo sovietico (El Lisitzkij)
e del Bauhaus, degli astrattisti italiani (Soldati, Licini, Radice,
Fontana, Melotti, Veronesi) e dei più qualificati grafici
italiani e stranieri (Munari, Nizzoli, Schavinsky, Huber).
Nel 1938 sposa Lica, che sarà la sua inseparabile compagna di vita e di lavoro. Con lei apre a Milano lo studio LAS (Lica Albe Steiner).
Albe Steiner e la moglie Lica
Accanto ai primi lavori nel settore del design, si collocano le
sue ricerche fotografiche e pittoriche.
Collabora con lo “studio Boggeri” e partecipa alla
prima mostra grafica alla VII triennale (1940). Si avvicina al
partito comunista e, con la moglie Lica, l’amico Salvatore
Di Benedetto e Elio Vittorini, svolge attività clandestina
di informazione e propaganda.
Nei primi anni di guerra prosegue la sua affermata attività
professionale, legandosi al mondo dell’avanguardia culturale
antifascista milanese, sempre in contatto con le esperienze del
movimento moderno (gli architetti Banfi, Belgiojoso, Peressutti,
Rogers, Pagano, Giolli, Albini, De Carlo, i pittori e grafici
Mucchi, Veronesi, Max Huber, Treccani, Birolli, Guttuso, Sassu
ecc.).
Dopo l’8 settembre 1943, i fascisti uccidono il padre (ebreo
bulgaro di origine spagnola) e altri familiari della moglie Lica
riparati in Italia per sfuggire alla deportazione.
Albe Steiner partecipa alla Resistenza prima organizzando recuperi
e trasporti di armi, poi nelle file del battaglione Valdossola.
Perde il fratello Mino, anch’egli militante della Resistenza,
deportato a Mauthausen e al campo di lavoro di Ebensee , dove
morirà nel marzo del ’45.
Dopo la Liberazione, cura l’impostazione grafica del “Politecnico”
di Vittorini : “Parte integrante del discorso del ‘Politecnico’
era la grafica che, dovuta ad Albe Steiner, mirava a proporre
in modo nuovo e originale il rapporto fra testi e immagine.
L’alternanza dei ‘rossi’ e dei ‘neri’,
il richiamo a certe soluzioni delle avanguardie russe post-rivoluzionarie,
l’uso di fotografie per raccontare delle storie, l’apertura
ai fumetti, si basavano su una feconda intuizione delle possibilità
di impiego offerte dai materiali figurativi. Vittorini assecondò
la sensibilità di Steiner con il talento del giornalista
che era in lui... Di fatto, la grafica del ‘Politecnico’
fece scuola, e non vi fu giornale progressista apparso sulla sua
scia che non si misurasse con quella impostazione” (Notizia
su ‘Il Politecnico’, scheda editoriale allegata alla
ristampa, Einaudi, Torino 1975).
Realizza inoltre per Einaudi la collana “Politecnico biblioteca”,
diretta da Vittorini, che pubblica fra il 1946 e il 1949 undici
titoli, da Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed
a Ragazzo negro di Richard Wright.
Si reca con la famiglia in Messico dove collabora
(con Hannes Meyer , ex direttore del Bauhaus) alla campagna nazionale
per la costruzione di scuole e al Taller de grafica popular, officina
culturale creata da un gruppo di pittori (Leopoldo Mendez, Diego
Rivera, Alfaro Siqueiros) per la creazione di opere grafiche ispirate
alla vita politica e sociale del paese e destinate all’informazione
e all’educazione del popolo ; è anche addetto culturale
della nostra ambasciata.
Di nuovo a Milano nel 1948, riprende la libera
professione affiancata dall’insegnamento alla Scuola Rinascita
e dall’impegno politico-sociale. Quest’ultimo si è
tradotto da una parte nella realizzazione di manifesti e opuscoli,
nell’allestimento di mostre, stand e festival, nell’impostazione
grafica di gran parte della stampa della sinistra italiana (l’Unità,
Il Contemporaneo, Vie Nuove, Rinascita, Movimento operaio, Rivista
storica del socialismo, Studi storici, Tempi moderni, Problemi
del socialismo, L'Erba voglio, Mondo Operaio, Italia contemporanea)
; dall’altra nella promozione di incontri, dibattiti e strutture
organizzative per un riconoscimento della grafica e del design
sul piano tecnico, professionale e politico - sindacale.
E’ presente con ricerche e proposte progettuali della comunicazione
visiva in tutti i più vivaci settori industriali, pubblicistici
e d’informazione dell’Italia del dopoguerra, e anche
per questa via ha avuto parte decisiva nell’aprire il nostro
paese a una moderna “cultura visiva”.
In particolare, suo importante contributo a tali sviluppi sono
le mostre a tema, formula inventata da Steiner per permettere
la facile circolazione di idee politiche e culturali con una minima
spesa .
Albe steiner e Saul Bass con Max Huber
Costante è la sua partecipazione alle iniziative
dell’Aned, dalle mostre della deportazione alla realizzazione
del museo-monumento per gli ex-deportati (Carpi,1964-73) .
Collabora con enti e istituzioni culturali come
la Rai, il Piccolo Teatro, la Triennale di Milano, il Teatro popolare
italiano, Italia ’61, la Biennale di Venezia . Impagina
riviste tecniche e di settore, tra cui Edilizia moderna, Studi
teatrali, Stile Industria, Domus, Cinema nuovo, Architettura,
Interiors (USA).
Il suo maggior interesse è però rivolto all’editoria
libraria, con una chiara visione del posto che doveva occupare
il grafico nel processo di produzione del libro : un crocevia
di operazioni e di esigenze diverse, tra gli autori, gli illustratori,
i direttori editoriali e i redattori a monte, gli uffici di produzione,
i tipografi, gli zincografi e i legatori a valle.
Con il compito di dare a tante voci una forma unitaria,
ma anche di far sentire tra quelle la propria voce, convergente
con le altre allo scopo comune, e insieme espressione di un contributo
autonomo cui doveva essere riconosciuta la dignità, almeno,
di un alto artigianato ( in Albe Steiner. Comunicazione visiva,
Firenze, Alinari 1977).
Steiner muove da un’attenta analisi del rapporto fra contenuto,
destinazione e forma legge tutti i libri che cura, fissa le
norme da osservare nell’esecuzione pratica e usa le competenze
tecniche e gli strumenti grafici di cui dispone, applicando i
criteri a lui abituali della chiarezza e della semplicità,
per raggiungere quell’equilibrio della composizione che
facilita la lettura e quindi la comprensione del messaggio scritto.
Le innovazioni introdotte da Steiner non comportavano
mai un maggior lavoro per redattori o tipografi, ma sempre qualche
semplificazione o l’eliminazione di operazioni superflue.
Mirando a una maggiore chiarezza del messaggio visivo otteneva
nello stesso tempo una riduzione di costi e una pagina...che risultava
più bella (D.Insolera, cit.).
Per Einaudi cura, oltre a ‘Politecnico biblioteca’,
le collane ‘I gettoni’ -diretta da Vittorini- e ‘Collezione
di teatro’ ; progetta e realizza singoli volumi o collane
per La Nuova Italia, Editori Riuniti, Edizioni del Gallo, Sugar,
Bompiani, Compagnia Edizioni Internazionali, Vangelista.
Le collaborazioni più importanti sono quelle prestate a
Feltrinelli e Zanichelli. Consulente editoriale e art director
presso Feltrinelli dal 1955 (anno della fondazione) al 1965, cura
l’impostazione grafica delle varie collane compresa l’”Universale
Economica”, giudicata per la novità dell’impaginazione
della copertina, l’utilizzazione della fotografia alternata
con la semplice scritta, la disposizione eterodossa dei titoli...una
delle pietre miliari nella storia dell’editoria nostrana
(G.Dorfles in Albe Steiner. Comunicazione visiva, cit.). Per Zanichelli,
dal 1960 al 1974, rinnova le edizioni scolastiche, soprattutto
i volumi a carattere scientifico , riconfermando anche per questa
via la passione pedagogica e il profondo interesse sempre rivolto
al mondo della scuola.
Fino al 1958 insegna infatti al Collegio Rinascita, dal 1959 alla
morte è direttore e insegnante di progettazione grafica
della scuola del libro della Società Umanitaria: in questo
ruolo promuove nei primi anni settanta quel progetto di un istituto
superiore statale per le comunicazioni visive, che si concretizzerà
con la nascita dell’ITSOS, ospitato negli edifici dell’Umanitaria
di via Pace. Inoltre tiene corsi presso le università di
Venezia e Torino, e istituti superiori di Parma, Roma, Firenze
e Urbino.
Muore improvvisamente presso Agrigento, il 17 agosto 1974.
Sulla sua tomba a Mergozzo un blocco di granito reca la scritta
: “Albe Steiner partigiano”.
Albe Steiner e la moglie Lica in una foto di Ugo Mulas