ATELIER POPULAIRE
il contesto storico
A Parigi nel maggio 1968, quarant’anni, fa la rabbia e la frustrazione per la povertà, la disoccupazione e il governo conservatore del generale Charles de Gaulle, diedero luogo ad un movimento di massa per dei radicali mutamenti sociali, senza precedenti
Allora, in Francia, aleggiava una stanchezza per la politica paternalistica e conservatrice del generale Charles de Gaulle , importantissimo protagonista della resistenza durante la seconda guerra mondiale e Presidente della Repubblica Francese.
La politica del generale Charles de Gaulle ormai cominciava a sfibrarsi dopo le vicissitudini della guerra d’Algeria.
Intanto arrivavano gli echi dei movimenti pacifisti dagli Stati Uniti, da parte di quei ragazzi che sentivano di doversi ribellarsi al consumismo e all’individualismo, e soprattutto alla guerra del Vietnam presa come simbolo di tutto il caos del mondo.
A dare corpo alle contestazioni furono gli studenti anarchici del Mouvement 22 mars che occuparono la facoltà di lettere di Nanterre guidati da Daniel Cohn-Bendit, lo stesso che anni dopo sarebbe diventato parlamentare europeo.
Nel mese di maggio, i lavoratori e gli studenti scesero nelle strade in una ondata di scioperi, manifestazioni e comizi.
Maggio francese 1968 immagine icona
Maggio francese 1968 barricate a Parigi
Maggio francese 1968 a Parigi
Maggio francese 1968 corteo a Parigi
Il 18 maggio 10 milioni di lavoratori sono in sciopero e tutte le fabbriche e le università sono state occupate.
Durante questi giorni di fermento fu costituito l'Atelier Populaire.
Gli studenti francesi cominciarono a mandare al potere la loro immaginazione.
L’Atelier Populaire
I docenti e studenti dell’ “Ecole des Beaux Arts” erano in sciopero, e un certo numero di studenti si riunì spontaneamente nel dipartimento “litografiche” per produrre il primo manifesto della rivolta, " Unione delle Usines, Universités, ".
Due giorni prima, il 16 maggio, gli studenti d'arte, i pittori al di fuori delle università e i lavoratori in sciopero decisero di occupare in modo permanente
l’”Ecole des Beaux Arts” al fine di produrre i manifesti:
"Dare sostegno concreto al grande movimento dei lavoratori in sciopero che occupano loro fabbriche in spregio del governo gollista”.
I poster di Atelier Populaire furono progettati e stampati come anonimi e furono distribuiti gratuitamente.
Essi furono visti sulle barricate, trasportati in dimostrazioni e furono affissi sulle pareti intonacate su tutta la Francia..
I loro audaci e provocatori messaggi furono molto influenti e ancora oggi echegiano nel nostro tempo.
"Il poster prodotto da Atelier Populaire sono le armi al servizio della lotta e sono una parte inseparabile di essa.
Il loro posto è in centri di conflitto, vale a dire, nelle strade e sui muri delle fabbriche.
Per utilizzarli per scopi decorativi, per visualizzare in luoghi di cultura borghesi o di prenderli in considerazione come oggetti di interesse estetico è quello di compromettere sia la loro funzione e il loro effetto.
Questo è il motivo per cui l’ ATELIER populaire sempre ha rifiutato di metterli in vendita.
Anche per tenerli come prova storica di una certa fase della lotta è un tradimento, per la lotta in sé è di tale importanza primaria che la posizione di un "fuori" osservatore è una finzione che inevitabilmente svolge nelle mani della classe dominante.
Tale è il motivo per cui queste opere non deve essere considerata come il risultato finale di una esperienza, ma come un incentivo per l'individuazione, attraverso il contatto con le masse, i nuovi livelli di azione, sia sul piano culturale e politico il piano ".
Dichiarazione dell’ ATELIER Populaire
L’ Atelier populaire della Sorbonne, e poi per le strade e sui muri del Quartiere Latino, cominciarono a circolare con insistenza idee comunicative che venivano, apparentemente, dal basso, che rifiutavano i maestri consolidati e la storia stessa della grafica che però riaffermata al momento stesso della sua messa in discussione.
Le immagini create dall’ Atelier populaire erano figlie o figliastre, anche se cercavano di non saperlo, di quell'arte della strada di cui aveva parlato Cassandre.
I manifesti e le rivistine del Maggio fecero il giro del mondo e molta scuola.
I manifesti, poveri, mal stampati su cartaccia da pochi soldi, erano preparati in serigrafia o incisi in linoleum.
Pochi i colori, perlopiù neri o rossi.
Di notte gruppi di studenti per il Quartiere Latino, e poi anche nella riva destra, nel “cuore della borghesia”, ad attaccarli in maniera “selvaggia”.
Nell’ Atelier Populaire lavorarono Pierre Bernard e Gérard Paris-Clavel che pochi mesi dopo dettero inizio alla loro avventura professionale con l’Equipe Grapus.
Era davvero l’immaginazione che andava al potere?
O non era piuttosto un prurito libertario generazionale?
Era un misto di molte cose, anche contraddittorie e confuse. Ma anche vitali e esaltanti.
Il Maggio francese sembrò essere, e certo lo fu, spartiacque tra due epoche, con i suoi meriti e i suoi limiti.
I manifesti rossi e neri ne furono l’interfaccia.
Non importa nemmeno poi molto segnalare l‘inevitabile elitarismo che serpeggiava tra le fila del movimento.
Scrive Hans M. Enzensberger che «... invece di agitare gli operai di una moderna stamperia provvista di macchine offset, gli studenti stampavano i loro manifesti con i telai a mano della École des Beaux-Arts. Gli slogan poetici erano dipinti a mano: l’uso delle macchine avrebbe consentito la loro diffusione di massa, ma mortificato la fantasia creatrice dei loro autori. Il ricorso strategicamente giusto ai mezzi più avanzati non ebbe luogo».
I periodici L’Enragé
Anche altra grafica si agitava in quei giorni.
Siné e Wolinski danno allora alle stampe un loro giornaletto clandestino, sgraziato, tipograficamente goffo, aggressivo.
L’Enragé, uscito solo per quattordici numeri, radunò in breve lo staff dei disegnatori di Hara-Kiri.
Nei pochi mesi che ebbe vita veniva distribuito a mano, dagli studenti, per le strade della riva sinistra. Il suo bersaglio principale fu il generale De Gaulle. Significativo il primo numero con la copertina listata a lutto e la scritta “augurale”: «Crève général».
Sinè (Maurice Sinet, 1928) e Georges Wolinski (1934), forse i maggiori talenti della satira francese, avevano punti di convergenza e divergenza.
Anche nei percorsi fatti in parallelo è possibile vedere come Sinè sia un umorista satirico (cattivo, cattivissimo...) di impianto ‘tradizionale’, attento nei suoi disegni alla metafora, anche linguistica.
Wolinski si muove in un ambito più propriamente fumettistico, con storie di sapore surreale, quasi dada.
Le sue vignette hanno il sapore acidulo e divertito, al di là del momento politico, di una eterna e irrisolta, ma gustosamente ilare, guerra dei sessi.
Oltre le barricate, teatro, cinema, musica ecc.
Fatto sta che maggio ’68 non si limitò alle cosiddette “barricate parigine” di operai e studenti con lanci di “pavés” contro le forze dell’ordine, ma di una rimessa in questione di tutta la società, anche nei confronti della cultura ufficiale, al grido di VLR (Vive La Révolution).
Nel dilatarsi degli avvenimenti, storica fu l’occupazione del teatro Odeon dove i dimostranti entrarono urlando: «occupiamo questo bastione della cultura dominante», di fronte a uno sbigottito Jean-Louis Barreau (mito indimenticato del teatro francese) che si difendeva con un: «non siamo affatto un teatro borghese!».
Saltò l’annuale Festival di teatro di Avignone, fiore all’occhiello della cultura francese.
Non andò meglio al Festival di Cannes.
Inizialmente parve filare liscio con il suo solito glamour.
Sordo alle barricate di Parigi, si sgretolò dopo i primi giorni dall’apertura quando Jean-Luc Godard, François Truffaut e Claude Lelouch guidarono la contestazione chiedendo nuove regole per una kermesse cinematografica considerata elitaria e fuori dalla realtà sociale del Paese.
Per la cronaca, Monica Vitti, Terence Young e Roman Polanski si ritirarono dalla giuria mentre il suo presidente, Robert Favre prese la decisione di chiudere un Festival che era stato inaugurato da Via col vento, proiettato in nuova copia di 70 mm.
Molti, sulla Croisette, pensarono che il carrozzone di Cannes non avrebbe riaperto i battenti neppure in seguito, come riporta la bibbia della critica cinematografica, Les cahiers du cinéma
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Maggior gloria non ebbe neppure il mondo della musica: sui muri dello storico Conservatoire de Musique della rue de Madrid a Parigi, si poteva leggere “Xenakis non Gounod” (Xenakis, il creatore greco di musica contemporanea, contro Gounod, il musicista classico, ndr).
Era chiaro, dunque: anche gli studenti del conservatorio volevano cambiar musica.
Ne richiedevano una (citando testualmente), “selvaggia ed effimera…”.
La contestazione si fece largo addirittura nel dorato mondo del calcio
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1968 Atelier Poulaire manifesto " Mai 68 debut d'une luttre prolongeè" variante in bianco e nero |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " Mai 68 debut d'une luttre prolongeè" variante in bianco e rosso |
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1968 Atelier Poulaire manifesto "retour a la normale" |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " nous sommes tous indesiderables " , immagine utilizzata per un altro slogan |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " nous sommes tous ijuifs et alemands " , immagine utilizzata per un altro slogan |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " no a la bureaucratie" |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " l'intox vient a domicile" |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " CRS SS " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " oui usines occupees " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " ceder un peu c'est capituler beaucoup " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " une jeunesse que l' avenir imquiète trop souvent " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " la police s' affiche aux Beaux Arts les Beaux Arts affichent dans la rue " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " examen " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " travailleurs francais immigres unis " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " presse ne pas avaler " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto "ORTFr " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " je participe tu partecipes il partecie nous mpatecipons vous patecipez il profitent " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " universite populaire ete 68r " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " nous sommes le pouvoir " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " bee bee " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " non a sa dictature " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " sois jeune et tais toi " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " la lutte continue " |
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1968 Atelier Poulaire manifesto " ORTF en lutte indèpendance " |
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1968 copertina del n1 del giornale satirico "L'enragè" |
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1968 copertina del n 2 del giornale satirico "L'enragè" |
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1968 copertina del n 3 del giorrnale satirico "L'enragè" del 10 giugno 1968 |
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1968 copertina del n 4 del giornale satirico "L'enragè" del 17 giugno 1968 |
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1968 copertina del n 6 del giornale satirico "L'enragè" del 1 luglio 1968 |
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1968 copertina del n 9 del giornale satirico "L'enragè" del 7 ottobre 1968 |
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1968 wolinki copertina del n 10 del giornale satirico "L'enragè" del 21 otobre 1968 |
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Wolinski 1968 " La Libertè guidant les CRS" |
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Wolinski 1968 " c'est normale je mantraque les gents - personne ne m'aime " |