12 marzo 2012. Riceviamo da Carmelo Currò:
NON
SOLO POMPEI
Denuncio da anni la sparizione di materiale artistico e culturale da
strutture pubbliche della provincia di Salerno. Mi sono imbattuto per
caso in quanto era accaduto, ossia in reati consumati in data più o meno
imprecisabile, quando un giorno dalla Sovrintendenza salernitana un
funzionario mi chiese telefonicamente se io ricordassi le pale d’altare
che si trovavano nella chiesa di S.Salvatore in Drapperia, nel pieno del
centro storico e delle vie della movida. Infatti, anni prima io avevo
condotto una ricerca (pubblicata due volte) sulla storia dell’antico
edificio sacro. Le pale, all’epoca della telefonata, risultavano
sparite; non si sa quando non si sa da dove non si sa per colpa di chi.
La responsabilità del furto (chiamiamo il fatto per nome) era
palleggiata fra le diverse istituzioni. Nessuno ne sapeva niente; ed io
stesso non sono riuscito più a conoscere altri particolari. La
Sovrintendenza stessa, rispondendo alla fine sulla stampa a un mio
articolo, si diceva meravigliata che io sollevassi la questione dopo
qualche anno dalla scoperta del misfatto, costringendomi a rispondere
che certo io non sospettavo neppure come da depositi che ufficialmente
doveva essere protetti e sorvegliati potesse sparire qualche cosa che
appartiene a tutta la comunità.
Secondo tempo: Archivio parrocchiale di Perito, in provincia di Salerno.
Dovevo scrivere un libro sul piccolo centro cilentano ma non trovai
nessuno tra gli antichi registri che pure un tempo erano conservati
senza che vi fossero stati danni a causa di incendi o terremoti. Per
raccogliere qualche notizia necessaria al mio lavoro, mi reco allora
all’Archivio di Stato di Salerno. Chiedo la cartella che contiene i
regesti notarili che pure sono censiti, e puntualmente elencati
nell’indice dei documenti conservati in sede. Immaginarsi la mia
meraviglia quando la cartella mi viene portata ma completamente vuota.
Ossia: esiste una cartella con tanto di titolo sul dorso ma degli
antichi documenti che dovevano essere conservati al suo interno, nessuna
traccia.
Nessuna traccia anche per i preziosissimi volumi dell’Archivio
parrocchiale di Ricigliano, da me utilizzati per scrivere il libro “Il
ritorno di Ulisse”, sulla storia del piccolo contro distrutto dal
terremoto del 1980, e da me fatti ammirare a Rai 1 e Rai 3 per la loro
importanza storica. Fortunatamente avevo già ricopiato tutti gli appunti
essenziali; ma i libri vennero dati in prestito molti anni fa ad uno
“studioso” locale di cui il parroco del tempo mi ha fatto nome e
cognome. Purtroppo lo “studioso” è morto e i libri, fino alla mia ultima
visita a Ricigliano, non avevano fatto rientro in parrocchia.
Nessuna traccia per i volumi di alcune parrocchie di Cava dei Tirreni
che devono essere anch’essi scomparsi negli accoglienti scaffali di
autoproclamati storici e studiosi i quali non hanno restituito un
materiale che appartiene esclusivamente alla comunità.
E
questi sono soltanto alcuni casi di cui ho personalmente certezza,
avendoli constatati di persona. Ma che dire di altri di cui si parla
sottovoce?
Io
ho proposto in televisione e in articoli di controllare chi abbia preso
“in prestito” questo materiale; e se non è possibile (come mi hanno
risposto all’Archivio di Stato di Salerno poiché all’epoca dello
“smarrimento” non esisteva la registrazione telematica di chi consultava
o qualcosa del genere), basterebbe controllare chi si è interessato alle
carte, scoprendo le persone che hanno pubblicato saggi o articoli su
determinati paesi o famiglie. E’ possibile, per esempio, che sedicenti
nobili ed estensori di alberi genealogici più o meno veritieri, abbiano
fatto sparire carte compromettenti, in cui i loro antenati non figurano
mai come nobili ma come semplici braccianti?
Ma
è possibile, prima di tutto, che nonostante la mia denuncia inviata al
Ministero dei beni culturali e al mio allarme lanciato più volte,
nessuno abbia offerto una vera risposta e abbia dato notizia sullo stato
delle indagini? Se è vero che le pale d’altare di S.Salvatore de
Drapperia sono scomparse da un deposito del Museo diocesano, come mai il
suo responsabile ossia il canonico Carucci è stato lasciato in carica
fino alla sua morte? e come mai un suo sostituto e amico è stato ancora
lasciato nello stesso incarico? e quali provvedimenti sono stati decisi
negli Archivi da cui sono scomparsi i documenti?
Fino a questo momento, nonostante questa nuova protesta sia stata
inviata a tutte le autorità competenti, nessuna risposta.
Dal museo greco di Olimpia si è scoperto che sono spariti 62 antichi
reperti e il giorno 17 febbraio il ministro della cultura ha rassegnato
le sue dimissioni. Prima di individuare i ladri, credo che i
responsabili abbiano la responsabilità morale di un evento, e che se ne
debbano assumere (o far assumere) le conseguenze.
Carmelo
Currò Troiano |