il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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la traversa san Giovanni

 

All’altezza della chiesa di San Michele, lungo la via omonima, alla sinistra andando da San Benedetto alle absidi del duomo, una gradinata coperta da un basso arco, la traversa San Giovanni, introduce ad una piccola corte sulla quale prospettano due edifici che presentano decorazioni a tarsie policrome caratteristiche dell’architettura salernitana dei secoli dall’XI al XIII, presenti nell’atrio e nel campanile del Duomo, nel Palazzo arcivescovile, sugli archi del quadriportico di San Benedetto, a Palazzo Fruscione.

La storiografia salernitana degli ultimi decenni ha voluto riconoscere in tali edifici residui del Castel Terracena, edificato sulle mura della città, in Orto Magno, a oriente del duomo, dopo il 1076, data della conquista normanna di Salerno, e prima della stesura della Storia dei Normanni, scritta da Amato di Montecassino tra il 1080 e il 1086; in quest’opera, infatti, la costruzione del castello viene attribuita a Roberto il Guiscardo, il duca normanno che si era impossessato della città dopo un lungo assedio. In realtà, il sito della traversa San Giovanni non risponde proprio ad una delle caratteristiche di Castel Terracena elencate da Amato di Montecassino: essere sulle mura; infatti, la difesa orientale della città, salendo dal mare verso settentrione, intersecava la via oggi dei Mercanti alcuni metri prima del suo sbocco sull’attuale piazza Sedile di Portanova, dove si apriva la porta comunemente detta Elina, più correttamente di Elino, per andare ad incontrarsi con l’altra difesa proveniente dall’angolo sud-orientale dell’altopiano comunemente noto come rione Mutilati nel sito oggi del Museo archeologico. Infatti, è in questo luogo che fin dal 1922 lo studioso Carlo Carucci individuò il castello, distrutto fra il maggio 1251, data della sua ultima citazione, e il 1261, anno della morte di papa Alessandro IV che, per diritti non specificati, donò ai monaci di San Benedetto il suolo sul quale era stato edificato e sul quale essi costruiranno il loro Castelnuovo, ossia l’attuale Museo archeologico, poi abitato da Margherita di Durazzo, il soggiorno della quale sarà ancora ricordato nel 1534 con la citazione di una camera detta della regina.

 

Il sito della traversa San Giovanni si compone di due immobili collegati da una coppia di terrazzi-cavalcavia sovrapposti che, essendo intonacati, nulla dicono circa l’epoca in cui il collegamento fu realizzato. I due edifici non presentano unità di tipologia costruttiva, essendo solo l’occidentale riconducibile a quella della casa-torre; l’utilizzo delle finestrature è difforme, non in asse e non allo stesso livello, la qual cosa accentua l’impressione di posteriorità del detto collegamento; le decorazioni a tarsie, almeno a giudicare dalle poche visibili sul manufatto occidentale, presentano più elementi di similitudine che di unità stilistica che possa far pensare ad una continuità costruttiva fra le due parti. L’edificio orientale, che presenta una estensione di decorazioni maggiore, essendo completamente privo di intonaco, è un sottile fabbricato, forse mutilo verso oriente; ad esso fu addossata da settentrione una costruzione posteriore che venne solo artificiosamente a chiudere la piccola corte e che certamente non fece parte di alcun quadrilatero, che possa far pensare ad uno spazio interno ad un ambito fortificato, coevo alla posa in opera delle tarsie. La traversa non intervenne a posteriori a tagliare un ambito murato, poiché i prospetti su di essa ci dicono della sua preesistenza.

Alla traversa San Giovanni ci troviamo in presenza di una edilizia residenziale di pregio che, lungi dall’essere sminuita dalla non appartenenza alla reggia normanna, testimonia della capacità culturale ed economica di soggetti diversi dalle dinastie regnanti e dalle gerarchie ecclesiastiche di edificare con l’utilizzo di tarsie e archi intrecciati. Si tratta di manufatti che vanno significativamente ad aggiungersi ad evidenze già conosciute o emergenti in città che testimoniano di un tessuto urbano medievale di uso civile che meriterebbe maggiore attenzione e considerazione.

 

Per saperne di più. C. Carucci, La provincia di Salerno dai tempi più remoti al tramonto della fortuna normanna, 1922, pp. 292-293. La parte relativa a Castel Terracena di questo lavoro fu pubblicata anche come Il palazzo principesco normanno di Salerno, in «Archivio Storico della Provincia di Salerno», III, 1922, pp. 211-216. V. de Simone, Il sito del castello di Terracena, in «Rassegna Storica Salernitana», 32, 1999, pp. 9-21.

Inoltre. Una analisi accurata delle evidenze architettoniche della traversa San Giovanni, con rimandi ad altri autori, compie F. dell’Acqua, La riscoperta di frammenti di decorazione parietale a Castel Terracena, residenza dei principi normanni di Salerno, in «Rassegna Storica Salernitana», 31, 1999, pp. 7-30, pur nell’equivoco circa l’identificazione del sito.