Arresto Condello
Home Su Prefetto Mori Commiss.Antimafia Giovanni Falcone Il Capitano "Ultimo" Dalla Chiesa Borsellino Arresto Provenzano Arresto Di Lauro Caselli Roberto Saviano Arresto Lo Piccolo Michele Cagnazzo Arresto Licciardi Arresto Condello Colpo ai Casalesi Arresto Setola Arresto Raccuglia

 

Home
Su

Approfondimento sulla 'ndrangheta

Da La Repubblica del 19 febbraio 2008

Arrestato dopo quasi 20 anni di latitanza era l'ultimo capo di Reggio
Sempre al centro di faide e operazioni che hanno provocato mille morti in sei anni

Condello, leader pacato e spietato
Boss con una lunga scia di sangue

di GIUSEPPE BALDESARRO

REGGIO CALABRIA - E' considerato l'ultimo capo della 'ndrangheta reggina. L'ultimo boss di vecchio stampo. L'ultimo ancora in circolazione dopo la guerra di mafia della fine degli anni novanta. Il "Supremo", lo definiscono gli uomini dei clan. Padrone indiscusso della città dello Stretto e uomo "di peso" nell'intera regione. Pasquale Condello non era un padrino come tutti gli altri. Era un leader riconosciuto e temuto. Pacato e spietato. Intelligente e feroce.
Braccato da un ventennio, lo hanno trovato a Pellaro nella periferia sud di Reggio Calabria. In un appartamento ben arredato, ma sobrio. Dove l'unica concessione che si faceva era quello dell'immancabile champagne e di qualche buona bottiglia di cognac. Abiti firmati e il borsello con il necessario per la toilette. Poi i pizzini, e le lettere ricevute dalla moglie... "mi manchi, ti voglio bene ...". Il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, lo ha definito il Bernardo Provenzano calabrese. Assassino durante la guerra di mafia e uomo d'affari subito dopo. Un "vero capo", ha detto il coordinatore della Dda reggina Salvatore Boemi.

Alle spalle una lunga scia di sangue. Mille morti ammazzati in poco più di sei anni. Condello aveva determinato la vittoria di un cartello che grazie a lui poteva contare su killer spietati. Da una parte i Condello-Imerti e una serie di altre famiglie mafiose. Dall'altra i De Stefano-Tegano.
Inizialmente il boss era legato ai De Stefano. Il "Supremo" aveva cementato l'alleanza con la cosca di Archi grazie le sue stesse nozze. Accanto a Pasquale, sull'altare avevano preso posto i "compari d'anello" (nella tradizione calabrese così si chiamano gli amici che donano l'anello nuziale alla sposa) Paolo De Stefano e Giovanni Fontana. Una saldatura arrivata a seguito del primo scontro di mafia che si trascinò fino alla fine degli anni '70. Tutto Cambia nel febbraio del 1985 con un altro matrimonio, quello dello stesso Antonino Imerti con una cugina di Pasquale Condello.
La seconda guerra di mafia iniziò con i due tentativi di assassinio di Imerti, ma Condello uscì indenne anche da questo terremoto. Poi l'autobomba che fece saltare in aria il capo degli avversari, Paolo De Stefano.
Condello in quegli anni comandava un gruppo di fuoco imponente. Al punto da spostare gli equilibri tra i due casati che si affrontarono per le strade della città a colpi di bazooka. Anni terribili, di morte. A Reggio le squadre di killer si affrontavano per strada. E per diventare un obiettivo era sufficiente un rapporto di parentela anche lontana, o una semplice conoscenza sbagliata.

Il "supremo" offriva anche un'efficiente rete di protezione e di riciclaggio, potendo contare su appoggi che erano riusciti a mettere in campo un impero stimato in 50 milioni di euro tra beni mobili e immobili, attività commerciali sia a Roma che in altre città italiane. Un capo potente, che il 27 agosto del 1989 ordina l'omicidio di Lodovico Ligato, democristiano ed ex presidente delle Ferrovie dello Stato. La pistola che sparo su suo ordine era impugnata da Peppe Lombardo, killer di fiducia di Condello, che lo inchiodò pentendosi all'inizio degli anni '90.
Per Francesco Mollace, uno dei Pm del processo Ligato, "Pasquale Condello non è stato solo la punta avanzata della guerra di mafia che ha insanguinato Reggio Calabria alla fine degli anni '80, ma è anche uno spaccato della 'ndrangheta che sta cambiando marcia". L'uomo arrestato dai carabinieri del Ros "ha il nuovo volto delle cosche che trattano con politica ed economia".

Era latitante dal 1988 dopo essere stato scarcerato dietro il pagamento di una cauzione di 100 milioni delle vecchie lire. All'epoca il boss era stato arrestato per associazione mafiosa, ma uscì dal carcere sfruttando l'istituto, allora in vigore, della scarcerazione per cauzione. Da allora aveva fatto perdere ogni traccia.
L'ultimo di padrini della vecchia generazione era ricercato dalla fine dal 18 novembre del 1990 e il 7 luglio del 1993 le sue ricerche erano state diramate anche in campo internazionale. Deve scontare quatto ergastoli e 22 anni di reclusione per omicidio, associazione mafiosa ed altro. Sentenza definitiva.

( 19 febbraio 2008 )

Da IL Giornale del 18 febbraio 2008

Reggio Calabria - Lo inseguivano da 18 anni, ma lui, "il supremo", era sempre riuscito a sfuggire. Fino a ieri sera, quando gli sforzi dei carabinieri del Ros, ulteriormente intensificati negli ultimi mesi, hanno dato il risultato tanto atteso: l'arresto del super boss della 'ndangheta Pasquale Condello.

Il super latitante della 'ndrangheta Condello, inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi d'Italia, come nella migliore tradizione dei latitanti di 'ndrangheta, non si era trasferito altrove, stava nella sua Reggio Calabria, protetto da una rete di fiancheggiatori che fino ad oggi gli aveva consentito di sfuggire a blitz ed operazioni. Ma ieri sera la protezione e' stata violata da un centinaio di carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale, e del Goc, il Gruppo operativo Calabria.

L'arresto L'operazione è scattata intorno alle 20. Al termine di lunghe ed estenuanti attività di osservazione, controllo e pedinamento, i carabinieri hanno avuto la certezza che il super latitante si nascondesse in un appartamento in un palazzo del rione Pellaro, alla periferia sud di Reggio Calabria. I carabinieri si sono avvicinati in zona a bordo di furgoni: alcuni hanno circondato due edifici, gli altri - due squadre - hanno fatto irruzione. Condello è stato trovato al secondo piano di uno degli stabili insieme al nipote, Giandomenico Condello, di 28 anni; al genero, Giovanni Barillà, di 30 e un'altra persona. I tre sono stati arrestati. Anche con i carabinieri che gli stavano mettendo le manette ai polsi, Condello si è comportato da boss. "Ha reagito da capo - ha spiegato il comandante del Ros, il gen. Giampaolo Ganzer - da vecchio capo della 'ndrangheta quale è". Il boss é rimasto freddo, distaccato e "pur avendo un'arma - ha detto Ganzer - non l'ha usata. Non ha opposto alcuna resistenza e alle persone che si trovavano con lui ha ordinato di non reagire. Un comportamento probabilmente dettato anche dal fatto che in un attimo si è trovato circondato da trenta carabinieri".

Il ritrovamento dei pizzini

Numerosissimi pizzini sono stati trovati dai carabinieri del Ros nell’appartamento dove si nascondeva Condello. Il superboss utilizzava in maniera metodica il sistema della comunicazione scritta con gli affiliati per impartire ordini e dare disposizioni. "Bernardo Provenzano - ha commentato un investigatore - in confronto era un dilettante". Già durante la fase delle indagini, i Ros dei carabinieri avevano intercettato alcuni di questi pizzini. Il boss utilizzava una terminologia che i carabinieri stanno cercando di decifrare nel dettaglio, associando ai soprannomi utilizzati da Condello nomi reali di persone, e ad alcune terminologie il vero significato inteso dal boss. Nell’appartamento nel rione Pellaro di Reggio è stata trovata anche numerosa documentazione adesso al vaglio degli investigatori.

Numero uno della 'ndrangheta Condello era a capo di una cosca attiva soprattutto soprattutto nel narcotraffico, negli stupefacenti, nelle estorsioni e nei subappalti. I suoi affari spaziavano dalle tangenti alle estorsioni, dagli appalti al controllo di un'intera filiera economica che interessava non solo la Calabria, ma anche Roma ed altre città italiane. Condello, però, non era solo il boss indiscusso della sua cosca. A lui, evidenziava la Direzione nazionale antimafia nell'ultima sua relazione, era stata consegnata "la direzione strategica delle attività illecite di maggiore rilievo a Reggio Calabria". Un ruolo che testimonia la considerazione di cui godeva "il supremo" negli ambienti criminali calabresi e che, scrivono i Ros in una relazione, "proveniva dalla sua accertata presenza nella conduzione di alcune attività economiche nella città di Reggio". Non c'é da stupirsi, quindi, se il ministro dell'Interno, Giuliano Amato ed il vice ministro, Marco Minniti, hanno ricordato che "gli investigatori lo definivano il Provenzano della Calabria e come Provenzano è finito anche lui in manette. Per la Calabria e per la lotta alle organizzazioni mafiose - hanno aggiunto - è un gran giorno".

Latitante dal 1990 (il 7 luglio 1993 le sue ricerche erano state diramate anche in campo internazionale), Pasquale Condello deve scontare quattro ergastoli (uno dei quali per l'omicidio dell'ex presidente delle Fs, Lodovico Ligato, ucciso a Reggio Calabria nel 1989) e 22 anni di reclusione per omicidio, associazione mafiosa ed altro. La notizia dell'arresto di Condello, visto anche l'imponente schieramento di forze messo in campo dal Ros, si è rapidamente diffusa nel quartiere e una folla di curiosi si è radunata nelle vicinanze della palazzina in cui si nascondeva. Nessun problema, comunque, si è verificato quando Condello, a bordo di una automobile dei carabinieri, è stato trasferito nella scuola allievi dell'Arma dove i magistrati della Dda reggina, con in testa il coordinatore Salvatore Boemi, gli hanno notificato i tanti provvedimenti restrittivi per i quali era ricercato.

18 febbraio 2008

Approfondimento sulla 'ndrangheta

 

Home Definizione Origini Sottovalutazione Mafia e Politica Mafia e Chiesa Cosa Nostra Lotta alla mafia Le altre mafie Bibliografia Sitografia Filmografia

Scuola Media Statale "Giovanni XXIII" - Pietramelara

http://smspietramelara.altervista.org

Ipertesto realizzato e curato dal Prof. Giuseppe Landolfi

Contatto: obiettivomafia@libero.it

 

Sito in costruzione