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Da Repubblica del 14 gennaio 2009

E' stato catturato a Mignano Montelungo, nel Casertano in una casa diroccata
Il superlatitante dei Casalesi, due giorni fa, era sfuggito scappando per le fogne

Camorra, arrestato il boss Setola
Ai carabinieri: "Avete vinto voi"

Aveva un braccio rotto ma ha cercato di darsela a gambe per i tetti
Maroni: "Un colpo durissimo alla criminalità organizzata"

 

NAPOLI- E' stato arrestato Giuseppe Setola, il boss del clan dei Casalesi, che due giorni fa era sfuggito alla cattura scappando attraverso le fogne. I carabinieri lo hanno preso a Mignano Montelungo, ai confini tra la provincia di Caserta e di Frosinone.

L'arresto. Quando lo hanno catturato, il camorrista si trovava in una casa diroccata. Stava per andare in una clinica privata lì vicino a farsi curare il braccio, rotto durante la rocambolesca fuga di lunedì scorso. Appena ha visto le forze dell'ordine, ha tentato di fuggire attraverso i tetti, ma lo hanno bloccato. "Avete vinto voi", sono state le sue parole ai carabinieri. Poi ha alzato le mani e sono scattate le manette. Il boss si è inoltre lamentato dell'arresto della moglie, Stefania Martinelli, avvenuto nel blitz di Trentola Ducenta, quando lui è riuscito invece a scappare tramite le condutture della fogna.

Superlatitante. Setola, 38 anni, era fra i trenta latitanti "di massima pericolosità". Condannato all'ergastolo in secondo grado dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli, era ricercato dal 2008: nell'aprile scorso si è perfino finto cieco per evadere dalla clinica di Pavia dove era ricoverato. E' accusato di vari reati tra cui l'omicidio di almeno tre imprenditori, associazione per delinquere di tipo mafioso e strage, accusa che si riferisce all'agguato a Castelvolturno firmato dalla camorra contro un gruppo di immigrati nel settembre scorso. Nella sparatoria morirono sei persone. In seguito alla strage il governo decise di mandare anche l'esercito sul territorio di Caserta.

Gli altri arresti. Nell'operazione di oggi pomeriggio sono stati arrestati anche i suoi compagni di latitanza, tre uomini e una donna. Tra loro c'è Paolo Gargiulo, detto '''o calimero", ritenuto dagli inquirenti uno dei due sicari che il 31 dicembre scorso spararono a Trentola Ducenta, nel Casertano, cercando di uccidere un pregiudicato. C'è anche un italo americano, Loran Heran, già sfuggito all'arresto due giorni fa. Gli inquirenti stanno valutando la posizione delle altre due persone, gli affittuari dell'appartamento dove Setola si nascondeva: Riccardo Iovine (di San Cipriano D'Aversa, ma ancora non si sa se imparentato con il numero uno dei Casalesi Antonio Iovine) e una donna di cui non si conosce il nome. Nella casa c'erano anche armi, tra cui un kalashnikov, munizioni, centomila euro e alcuni medicinali.

L'aiuto dei pentiti. Ancora non è chiaro il ruolo svolto dai pentiti nella vicenda. Durante un'intervista a Skytg24 il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha detto che "questi risultati si raggiungono anche con la collaborazione di uomini di Setola che hanno dato utili contribuiti poi decisivi per la sua cattura". Mentre Carmelo Burgio, il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, ha affermato, sempre a Sky, che "nessun pentito ci ha detto dove avremmo potuto trovarlo, c'è stata solo una nostra attività di indagine fatta con attrezzature tecniche".

Come ha spiegato il capo dell'Antimafia di Napoli, Franco Roberti, le autorità hanno lavorato intensamente in questi giorni per ricostruire i movimenti del boss. "C'è stato sicuramente qualcuno che ha informato i carabinieri - ha detto Roberti a radio Capital - ma d'altra parte noi contavamo sul fatto che fosse in difficoltà e magari fosse ferito dopo la fuga dell'altro ieri".

I beni del boss. Questa mattina c'è stata anche una maxioperazione della Dia di Napoli, della Guardia di finanza e della polizia che ha portato al sequestro dei beni del boss. Si tratta di immobili che hanno un valore che si aggira intorno ai 10 milioni di euro. Erano intestati ai familiari di Setola, tra cui la moglie. I beni erano stati acquisiti attraverso estorsioni e traffici illeciti, come risulta dalle indagini e dai riscontri dei pentiti Domenico Bidognetti - nipote di Francesco, uno dei capi storici del clan - Alfonso Diana e Gaetano Vassallo.

Le reazioni. "Grandissima soddisfazione" ha espresso il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha definito l'arresto "un colpo durissimo inferto alla camorra". "E' la risposta che gli italiani si aspettavano dopo la strage di Castelvolturno", ha detto Marco Minniti, ministro dell'Interno del governo ombra del Pd. "Finalmente l'attività investigativa svolta in questi mesi è stata premiata", ha detto il generale Franco Mottola, comandante della regione carabinieri della Campania. "Un bel risultato da apprezzare. Ora occorre rilanciare", ha osservato il senatore del Pd Giuseppe Lumia, ricordando che "ancora mancano all'appello i due grandi latitanti, Iovine e Zagaria".

 
 

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