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Borsellino, Paolo (Palermo 1938-1992), magistrato italiano. Giudice istruttore, fu membro del pool antimafia, gruppo di magistrati nato per affrontare in maniera organica i procedimenti relativi alla mafia, di cui facevano parte anche Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto. Con questi, durante il maxiprocesso contro la mafia del 1986, sostenne la tesi che Cosa nostra fosse un'organizzazione unitaria, guidata da una direzione di tipo piramidale, la "cupola", responsabile di tutti i delitti commessi dall'organizzazione. In seguito procuratore aggiunto alla procura di Palermo, il 19 luglio 1992 venne ucciso con la sua scorta in un attentato mafioso.

Per capire come la mentalità mafiosa sia ancora lontana dall' essere scalfita riportiamo un articolo del Corriere della Sera del 5 Luglio 2005

Palermo, imbrattata la lapide di Borsellino

Il gesto a pochi giorni dall'anniversario
Palermo, imbrattata la lapide di Borsellino
Disegni e scritte oscene. La sorella del magistrato: la mentalità mafiosa non ancora sconfitta
PALERMO - A due settimane dal tredicesimo anniversario della strage di Via D’Amelio c’è chi si diverte a sporcarne la memoria. Sulla lapide che ricorda il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta qualcuno si è sbizzarrito così come si potrebbe fare nei bagni di una scuola.
Con della vernice nera o un grosso pennarello è stato imbrattato il cippo in marmo verde posto ai piedi di un ulivo davanti al palazzo in cui abitava la madre del magistrato e dove oggi vive la sorella. Nella strage, assieme a Borsellino, morirono gli agenti Agostino Catalano, Walter Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. I loro nomi sono incisi uno dopo l’altro proprio su quella lapide che ieri qualcuno ha imbrattato disegnando un grosso simbolo fallico e una scritta altrettanto oscena. Tutto lascia pensare all’opera di un gruppo di ragazzini.
E’ questa l’ipotesi privilegiata anche dagli inquirenti che comunque non tralasciano di indagare a tutto campo. Ma chiunque ne sia stato l’autore quello spruzzo di vernice sulla memoria di Borsellino è il segno evidente che è ancora tanta la strada da fare sul fronte del radicamento della cultura antimafia. Ed è per questo che nessuno sottovaluta o minimizza. A cominciare dalla sorella del magistrato ucciso in quella strage, Rita Borsellino, che ritiene «il gesto più grave della profanazione di una tomba, perché per la gente normale Via D’Amelio è un luogo sacro. E’ un po’ come l’albero Falcone, anzi forse ha un valore maggiore perché proprio qui sono stati uccisi mio fratello e gli uomini della scorta». E non è affatto rassicurata neanche all’idea che gli autori della profanazione possano essere «solo» dei ragazzini.
«Se la lapide è stata sporcata da un ragazzino la cosa è ancora più grave. Mi chiedo: in quale contesto si fanno crescere i nostri giovani? Con quale educazione? Purtroppo siamo ancora lontani dall’aver sconfitto la mafia e la mentalità che la supporta». Scossa ed amareggiata Rita Borsellino ha preferito non andare a vedere la lapide imbrattata. «In questi anni la coscienza civile è certamente cresciuta - afferma - ma non dobbiamo dimenticare che c’è una fascia di popolazione quasi impermeabile a gesti come questo».
Un giudizio condiviso anche dal procuratore di Palermo Piero Grasso che è altrettanto preoccupato per quel che c’è dietro a gesti del genere: «Hanno imbrattato la lapide che ricorda Borsellino e gli agenti di scorta e questo lascia intravedere quanto ancora c’è da fare con i giovani, non la maggioranza, che hanno compiuto un gesto di becero vandalismo che non fa onore a questa città». Tra i tanti messaggi di solidarietà giunti alla sorella del magistrato ucciso in via D’Amelio anche quello del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini per il quale «anche se si dovesse trattare di una stupida ragazzata è un atto da condannare con estrema fermezza».
Mentre per il presidente della commissione antimafia Roberto Centaro «è un gesto che deve farci riflettere anche se fosse solo figlio dell’idiozia pericolosissima di chi non ricorda o non vuole ricordare». Anche il segretario dei Ds Piero Fassino ha telefonato a Rita Borsellino. Il presidente dei deputati diessini Luciano Violante ritiene che «il prossimo 19 luglio, tredicesimo anniversario della strage, deve essere l’occasione per rilanciare l’impegno nella lotta alla cultura mafiosa». E la stessa Rita Borsellino considera necessario «un gesto riparatore da parte della gente, dovrebbe essere la collettività a reagire». Ieri sera in via D’amelio sono ricomparsi i lenzuoli come nei giorni successivi alle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Mentre il comune provvedeva a ripulire la lapide, a poca distanza sventolava uno striscione con la scritta: «Chi infanga la memoria vuole Palermo senza futuro».
Alfio Sciacca
05 luglio 2005

 


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