I cantautori impegnati
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ANTONELLO VENDITTI FRANCESCO DE GREGORI ANTONELLO VENDITTI – ROMA CAPOCCIA Quanto sei bella Roma quand’è sera Fontana dell'Acqua Paola sul Gianicolo quando la luna se specchia dentro ar fontanone e le coppiette se ne vanno via, quanto sei bella Roma quando piove. Quanto sei bella Roma quand’è er tramonto quando l’arancio rosseggia ancora sui sette colli e le finestre so’ tanti occhi, che te sembrano dì: quanto sei bella.
Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui, vedo la maestà der Colosseo vedo la santità der Cuppolone, e so’ piu’ vivo e so’ più bbono Roma capoccia der mondo infame, na carrozzella va co’ du’ stranieri un robivecchi te chiede un po’ de stracci li passeracci so’ usignoli; io ce so’ nato Roma, io t’ho scoperta stamattina. cenni biografici Antonello Venditti nasce a Roma l’8 Marzo 1949. Frequenta da giovanissimo un locale trasteverino, il "Folkstudio" di via Garibaldi, dapprima come semplice spettatore, poi proponendo un proprio repertorio. Al Folkstudio incontra Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano, con il quale muove i primi passi nel mondo della musica e con i quali forma un quartetto che venne chiamato "I Giovani del Folk".
Proprio con De Gregori condivide l’esperienza del primo album, Theorius Campus, uscito nel 1972, nel quale i due artisti hanno a disposizione una facciata ciascuno. Tra quelli di Venditti, Roma Capoccia, che gli dà subito il successo. Venditti è molto noto non solo per le sue canzoni, ma anche per aver legato i testi, la sua stessa figura ed il suo successo, a Roma ed alla sua squadra di calcio, la Roma. Imponenti i suoi concerti al Circo Massimo in occasione degli scudetti conquistati dalla squadra capitolina nel 1983: da qui nasce il primo live della sua carriera Circo Massimo che contiene Grazie Roma, una delle sue canzoni più note al grande pubblico. Leggiamo parte dell’intervista rilasciata da Venditti a Maurizio Turrioni, per il settimanale "Famiglia Cristiana". "Vedo la maestà der Colosseo... Vedo la santità der Cuppolone... E so’ più vivo. E so’ più bono... No, nun te lasso mai, Roma capoccia der mondo infame..." Nessun cantautore romano, meglio di Antonello Venditti, ha messo in musica lo sconfinato affetto per la sua città. «In fin dei conti, l’amore per Roma è la cosa più stabile della mia vita», sorride Venditti, 53 anni appena compiuti, seduto al tavolino di un piccolo bar inondato dal sole. «Non vorrei che tutto questo venisse scambiato per retorica. Il fatto è che, come dice Romolo Balzani: "Non è romano chi a Roma nasce, ma chi da romano agisce". Insomma, c’è in questa città una presunzione di lealtà, verità e giustizia che è insita nella sua stessa natura e nella sua storia millenaria. Il detto latino Civis romanus sum è valido più che mai, nel senso di un ritrovato orgoglio. Roma è un luogo dell’anima. Cose che mi porto dentro fin da ragazzo. Un senso d’appartenenza che mi ha ispirato Roma capoccia». (…)
«Sono in perfetta sintonia col Nanni Moretti di Caro diario: ogni quartiere di Roma ha un suo vissuto, un suo fascino. Mi piacciono Testaccio, l’Esquilino, la Garbatella. Perfino quelle zone dall’architettura fascista, che ora vengono rivalutate: il Foro Italico, l’Eur ... Le chiese però sono la mia vera passione, magari quelle meno note e frequentate. Ecco, se sei malinconico e hai voglia di startene un po’ da solo, Roma ti offre due grandi sollievi: una chiesa tranquilla, come rifugio per l’animo, e una fontanella d’acqua fresca, i famosi "nasoni" che spuntano a ogni angolo. Solo a Roma. […] C’è poi un aspetto che, a mio modo di vedere, rende la città davvero unica».
«Alla continua crescita, dentro Roma, della comunità multirazziale. Basta girare per i quartieri. L’inserimento degli immigrati stranieri, la tolleranza nei loro confronti, l’assorbimento di culture diverse ... La vera integrazione è quella che comincia nelle strade, nella vita di tutti i giorni, nei piccoli gesti quotidiani. In questo, la nostra città è speciale. È qualcosa che fa parte del suo dna, che affonda le radici nella sua storia. Roma è davvero di tutti». Ti proponiamo quest’altra canzone, che, scritta da E. De Angelis - Gicca Palli, è interpretata in duetto da Venditti e da De Angelis. Te la ricordi Lella quella ricca la moje de Proietti er cravattaro quello che c’ha er negozio su ar Tritone te la ricordi te l’ho fatta vede quattr’ anni fa e nun volevi crede che ’nsieme a lei ce stavo proprio io. Te lo ricordi poi ch’era sparita e che la gente e che la polizia s’era creduta ch’era annata via co’ uno co’ più sordi der marito... E te la vojo di’ che so’ stato io... so’ quattr’anni che me tengo ’sto segreto te lo vojo di’ ma nun lo fa’ sape nun lo di’ a nessuno tiettelo pe’ te..... Je piaceva anna’ ar mare quann’è inverno fa’ l’amore cor freddo che faceva però le carze nun se le tojeva A la fiumara ’ndo ce sta’ er baretto tra le reti e le barche abbandonate cor cielo grigio a facce su da tetto ’na matina ch’era l’urtimo dell’anno me dice co’ la faccia indifferente: me so’ stufata nun ne famo gnente e tireme su la lampo der vestito... E te la vojo di’ che so’ stato io... so’ quattr’anni che me tengo ’sto segreto te lo vojo di’ ma nun lo fa’ sape nun lo di’ a nessuno tiettelo pe’ te..... Tu nun ce crederai nun ciò più visto l’ho presa ar collo e nun me so’ fermato che quann’è annata a tera senza fiato... Ner cielo da ’no squarcio er sole è uscito e io la sotterravo co’ ’ste mano attento a nun sporcamme sur vestito. Me ne so’ annato senza guarda’ ’ndietro nun ciò rimorsi e mo’ ce torno pure ma nun ce penso a chi ce sta la’ sotto... io ce ritorno solo a guarda’ er mare... E te la vojo di’ che so’ stato io... so’ quattr’anni che me tengo ’sto segreto te lo vojo di’ ma nun lo fa’ sape’ nun lo di’ a nessuno tiettelo pe’ te.....
FRANCESCO DE GREGORI – SAN LORENZO Cadevano le bombe come neve, il diciannove luglio a San Lorenzo. Sconquassato il Verano, dopo il bombardamento. Tornano a galla i morti e sono più di cento. Cadevano le bombe a San Lorenzo e un uomo stava a guardare la sua mano, viste dal Vaticano sembravano scintille, l’uomo raccoglie la sua mano e i morti sono mille. E un giorno, credi, questa guerra finirà, ritornerà la pace e il burro abbonderà e andremo a pranzo la domenica, fuori porta, a Cinecittà, oggi pietà l’è morta, ma un bel giorno rinascerà e poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà. E il Papa la domenica mattina da San Pietro, uscì tutto da solo tra la gente, e in mezzo a San Lorenzo, spalancò le ali, sembrava proprio un angelo con gli occhiali. E un giorno, credi, questa guerra finirà, ritornerà la pace e il burro abbonderà e andremo a pranzo la domenica, fuori porta, a Cinecittà, oggi pietà l’è morta, ma un bel giorno rinascerà e poi qualcuno farà qualcosa, magari si sposerà.
Papa Pio XII parla alla folla dopo il bombardamento cenni biografici Francesco De Gregori nasce a Roma, il 4 Aprile 1951. Comincia, appena diciottenne, con traduzioni di canzoni di Bob Dylan, al "Folkstudio", il noto locale di via Garibaldi, gestito da Giancarlo Cesaroni. Il "Folkstudio" è un’isola felice per quanti hanno qualcosa di nuovo da proporre: cantautori, cabarettisti, pittori. La domenica pomeriggio si svolgono le esibizioni davanti ad un pubblico ristretto all’interno di uno spazio denominato "Palcoscenico Aperto". È proprio su quel palco che nasce la cosiddetta "scuola romana". Si esibiscono tra gli altri Antonello Venditti, Mimmo Locasciulli, Giovanna Marini, Edoardo De Angelis. De Gregori conosce Antonello Venditti e realizzano insieme il primo album Theorius Campus. Il successo di critica arriva nel ‘73 con il brano Alice. In seguito collabora con Fabrizio De André (album Volume 8 - 1974). Con Rimmel, del ‘75, ormai il cantante raggiunge le quattrocentomila copie vendute. Dopo altri album, nel 1982 esce Titanic, che contiene la canzone San Lorenzo. Il 1985 è l’anno della canzone A Pa’, dedicata allo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini. Inutile citare l’elenco di album pubblicati dal cantautore fino ad oggi. Resta forse il più famoso cantautore italiano vivente e, dobbiamo aggiungere, operosissimo.
Leggi il testo della canzone che De Gregori ha scritto per Pasolini, in cui si possono trovare anche riferimenti a circostanze della morte del grande scrittore e regista, avvenuta a Ostia: Ostia: monumento a Pasolini Non mi ricordo se c’era la luna E né che occhi aveva il ragazzo Ma mi ricordo quel sapore in gola E l’odore del mare come uno schiaffo A Pa’ C’era Roma così lontana E c’era Roma così vicina E c’era quella luce che ti chiama Come una stella mattutina A Pa’ A Pa’ Tutto passa, il resto va E voglio vivere come il giglio nei campi Come gli uccelli del cielo campare E voglio vivere come i gigli dei campi E sopra i gigli dei campi volare scrivere: produzione semiguidata e parafrasi 1) Leggi la canzone Lella: è la confessione di un delitto. Prova ora a scrivere tu il giallo relativo alla canzone. Se ti interessa leggere altri gialli, vai alle pagine Carlo Emilio Gadda e Danila Comastri Montanari. Prima di iniziare a scrivere il tuo giallo, ricostruisci la storia di Lella. Comincia da: Te la ricordi Lella quella ricca la moje de Proietti er cravattaro quello che c’ha er negozio su ar Tritone te la ricordi te l’ho fatta vede quattr’ anni fa e nun volevi crede che ’nsieme a lei ce stavo proprio io. Lella è ricca. È la moglie di un certo Proietti, che ha un negozio di cravatte al Tritone. Ha una relazione con il nostro protagonista ... 2) Parafrasi: intervista a Venditti Leggi l’intervista. Ora osserva una parafrasi della prima risposta e prova a farne tu una della terza. «In fin dei conti, l’amore per Roma è la cosa più stabile della mia vita», sorride Venditti, 53 anni appena compiuti, seduto al tavolino di un piccolo bar inondato dal sole. «Non vorrei che tutto questo venisse scambiato per retorica. Il fatto è che, come dice Romolo Balzani: "Non è romano chi a Roma nasce, ma chi da romano agisce". Insomma, c’è in questa città una presunzione di lealtà, verità e giustizia che è insita nella sua stessa natura e nella sua storia millenaria. Il detto latino Civis romanus sum è valido più che mai, nel senso di un ritrovato orgoglio. Roma è un luogo dell’anima. Cose che mi porto dentro fin da ragazzo. Un senso d’appartenenza che mi ha ispirato Roma capoccia». (…) Venditti sostiene che l’ amore per Roma rappresenta un punto fermo nella sua vita. Rifacendosi ad una frase di Balzani, asserisce che l’essere romano non è legato al luogo di nascita, ma al vivere in modo sincero e giusto. Questa condizione di vita è propria della storia di Roma e un romano se la porta dietro. 3) San Lorenzo e il ghetto La canzone San Lorenzo si riferisce al bombardamento, durante la Seconda Guerra Mondiale, del quartiere. Osserva l’efficacissimo l’uso di metafore e immagini: bombe come neve tornano a galla i morti un uomo stava a guardare la sua mano le bombe…sembravano scintille e il Papa… spalancò le ali sembrava proprio un angelo con gli occhiali I morti che tornano a galla sono anche quelli del cimitero del Verano, colpito dai bombardamenti. Si confondono salme di defunti e caduti sotto i bombardamenti. Da cento diventano mille. Il papa allora era Pio XII, portava gli occhiali. È lo stesso uomo che guarda la sua mano al Vaticano.
Prova a scrivere tu una canzone che può riguardare: a) ciò che accadde nel ghetto il 16 ottobre del ’43 (vedi Elsa Morante in Scrittori e Roma) b) la guerra in genere. Se vuoi fare le attività di questa pagina, puoi scaricarle sul tuo computer cliccando qui: I cantautori impegnati |