Cinema
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cinecittà ROSSELLINI fellini pasolini magni moretti commedia all'italiana Roma e il cinema. Roma nel cinema. Un rapporto che può essere esaminato da diversi punti di vista, a cominciare dai luoghi stessi della produzione. È il 28 aprile 1937 quando viene inaugurata Cinecittà – la città del cinema – lungo la via Tuscolana: una grande area in cui trovano posto teatri di posa, laboratori, magazzini, sartorie, uffici tecnici. Qui si creano spazi all’aperto dove costruire monumentali scenografie – i fori e i circhi dell’antica Roma, città medievali sotto assedio, villaggi western. La fama e il successo di Cinecittà sono legati ai nomi di importanti registi e attori (sia italiani che stranieri) che vi hanno lavorato, ma in larga misura sono dovuti anche alla grande professionalità di scenografi, sceneggiatori, costumisti, creatori di effetti speciali, che rappresentano un altro aspetto significativo del "made in Italy". Negli anni Cinquanta e Sessanta, le grandi produzioni americane trovano a Cinecittà tutte le strutture necessarie a realizzare i colossal ispirati all’antica Roma: Quo vadis? di Mervyn Le Roy con Robert Taylor (1951); Ben Hur di William Wyler con Charlton Heston (1959); Cleopatra di Joseph Mankiewicz con Elizabeth Taylor (1963). È il periodo di massimo sviluppo del genere storico-mitologico: anche grazie all’uso di nuove tecnologie (come ad esempio il colore) e alla particolare cura degli elementi più spettacolari (come scenografie ed effetti speciali), esso conquista presto l’interesse di un pubblico molto vasto, sia in Italia che all’estero. Anche i registi italiani realizzano film di questo genere: tra i più significativi sono Fabiola (1949) di Alessandro Blasetti, Teodora imperatrice di Bisanzio (1953) di Riccardo Freda, Messalina (1951) di Carmine Gallone. I set famosi (foto dal sito http://www.cinecitta.it)
Nascono a Cinecittà le opere più importanti dei maggiori registi italiani del dopoguerra, come Federico Fellini e Luchino Visconti. E qui, infine, vengono realizzati alcuni film dei maestri del neorealismo, come Vittorio De Sica e Roberto Rossellini. I poster di Cinecittà 1984, 1985 (con Fellini al Teatro 5) e 1991 (dal sito http://www.cinecitta.it)
paesaggi romani Roma è, in un certo senso, anche la protagonista di una parte della cinematografia nazionale. A cominciare dal film che apre la stagione del neorealismo, Roma città aperta (1945), di Roberto Rossellini, in cui la storia dei protagonisti – splendidamente interpretati da due attori romani molto popolari, Anna Magnani e Aldo Fabrizi – diventa la storia stessa della città durante l’occupazione nazista.
Roma è una presenza viva – e non un semplice sfondo – di numerosi film di Federico Fellini. La Fontana di Trevi e i caffè di via Veneto hanno creato nell’immaginario collettivo il mito della "dolce vita" nell’omonimo film (1960). Ma l’esplorazione della città, dei suoi luoghi più rappresentativi, dei suoi tipici personaggi, del suo difficile rapporto fra passato e presente ritorna anche in film come Lo sceicco bianco (1952), Il bidone (1955), Le notti di Cabiria (1957), Satyricon (1969), Roma (1972). La dolce vita: Anita Ekberg nella Fontana di Trevi Anna Magnani in Mamma Roma La periferia più povera e degradata della città – quella delle cosiddette "borgate" – è invece al centro di alcuni film di Pier Paolo Pasolini, regista e scrittore: Accattone (1961) e Mamma Roma (1962, anche questo interpretato da Anna Magnani) esplorano quel mondo del sottoproletariato romano che ritroviamo anche nei suoi romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959). Atmosfere ed ambienti popolari del passato, legati soprattutto alla Roma del periodo immediatamente precedente l’unità d’Italia, caratterizzano la produzione di Luigi Magni, in cui la comicità si mescola ai toni drammatici e la storia passata appare ricca di insegnamenti per il presente: Nell’anno del Signore (1970) e In nome del papa re (1977), interpretati da Nino Manfredi, ne sono gli esempi più significativi.
Del panorama cinematografico più recente segnaliamo il primo episodio di Caro diario (1993, premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1994) di Nanni Moretti: intitolato In vespa e raccontato dalla voce fuori campo del regista, esso guida lo spettatore alla scoperta della Roma deserta del mese di agosto. Un particolare interessante: durante una delle sue passeggiate solitarie, Moretti scopre, nascosto tra le erbacce dell’Idroscalo di Ostia, il monumento che ricorda Pasolini.
Un americano a Roma I soliti ignoti, 1958, di M. Monicelli (da destra: Mastroianni e Gassman) La cosiddetta "commedia all’italiana" è forse il genere in cui la città, i suoi personaggi, la sua lingua trovano lo spazio più significativo, soprattutto grazie alla presenza di alcuni attori che, ciascuno a modo proprio, hanno incarnato un certo tipo di romano. Un’ampia galleria di personaggi caratteristici è interpretata da Alberto Sordi (a partire dal celebre Un americano a Roma, 1954, di Steno), Nino Manfredi, Vittorio Gassman. Elemento caratterizzante è l’uso più o meno accentuato del dialetto romanesco, legato a gruppi ed ambienti sociali diversi, attraverso i quali si rappresentano anche i cambiamenti della società italiana nel suo complesso. Roma diventa così una specie di "concentrato", di "specchio" delle evoluzioni del costume, della mentalità, dei valori. Negli anni Settanta la generazione dei giovani romani è raccontata, sempre nell’ambito della commedia, da Carlo Verdone, il primo di una serie di comici che, lanciati dalla televisione, trasferiscono al cinema personaggi e situazioni già note al grande pubblico, un elemento che indubbiamente contribuisce al successo dei suoi primi film.
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