Rosa mistica


Maria mistica

Monastero Giovanni Gerecht noto come Lanspergius
Nacque a Landsberg in Baviera nel 1489. Ancora giovane andò a Colonia per frequentare l'università, dove studiò filosofia. Nel 1508 entrò nella certosa di quella città e nel 1509 esercitò la sua professione monastica, in seguito ricevette il sacerdozio.

Si dedicò alla preghiera, alla penitenza, alla solitudine nel silenzio della cella. Morì nel suo cinquantesimo anno di età, dopo una vita santa e degna di lode.

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Amore e dolore

Come la Vergine ha dato alla luce il Figlio senza l'intervento dell'uomo, così ha concentrato su di sé l'amore che gli altri figli rivolgono in maniera distinta ai due genitori. Poi, nel Figlio, Maria ama il suo Dio e Creatore: amore, questo, la cui intensità eguaglia la fede assoluta con cui lo riconosce.

La Vergine sta accanto alla croce: in un mare di dolori, il volto rigato di lacrime, l'animo che sanguina per le ferite del Figlio. I suoi occhi non possono staccarsi da quel corpo massacrato e sanguinante: "Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è in esso una parte illesa, ma ferite e lividure". La violenza omicida che si è abbattuta su Cristo lo ha sfigurato al punto da cancellare quasi la forma umana. Un lebbroso, un ammasso di piaghe e lividure sta davanti a lei: il più abbietto degli uomini. Questa la scena che penetra, nel cuore della Madre come una spada: non uno dei particolari del dramma le sfugge o le è risparmiato. Però la Madonna sta ritta sotto la croce non solo col corpo ma con fede incrollabile. Crede Maria, crede in pieno, che tutto non finisce per Cristo con la morte.

Come tanto ha amato, tanto la Vergine ha patito. Sempre infatti amore e dolore si corrispondono quando uno vede soffrire l'essere amato. Il martirio ora subìto dalla Madonna alla vista del Figlio torturato, agonizzante nasce dall'immensità del suo amore per lui. Gesù vede sua Madre ritta ai piedi della croce. Non la madre di un uomo soltanto, ma di Dio. Madre splendente del fulgore della sua verginità, madre più santa di ogni altra: e il cuore di Gesù si sente straziare. La Madonna dirige al cuore del Figlio suo dardi d'amore e di compassione che trafiggono il Signore con impeto mortale. E con le medesime frecce d'amore e di passione il Figlio ferisce da parte a parte l'animo della Madre sua. È uno scambiarsi e aumentarsi reciprocamente il tormento d'amore.

Infatti Cristo ha voluto accanto a se cooperatrice della nostra redenzione la Madre sua, per darcela poi come Madre di misericordia. Perciò la soave Madre di Cristo doveva sotto la croce generarci figli di adozione: come, secondo natura, è Madre di Cristo, così doveva diventare anche Madre nostra adottiva, Madre spirituale di noi tutti. Siamo stati incorporati in Cristo e siamo detti sue membra mistiche; così siamo anche figli di Maria, non secondo la carne, ma per adozione.

Grazie alle sofferenze che Cristo ha patito per noi, veniamo incorporati in lui mediante la fede e il battesimo; diventiamo suoi fratelli: membra molteplici sotto un solo capo, formiamo un solo corpo. Membra del corpo di Cristo, siamo perciò figli di Maria. Per sostenere i dolori di questo parto spirituale, Maria, madre nostra, sta ai piedi della croce. Dolori e generazioni entrambi spirituali: Simeone aveva predetto che una spada, non materiale ma spirituale, avrebbe trafitto la sua anima. Infatti tutti i tormenti che Cristo sopporta nel corpo, ella li sperimenta nell'anima. Veder soffrire il Figlio era per la Madre un dolore intollerabile. Eppure non poteva staccare gli occhi da lui. Là in piedi, ben viva, lo piange e soffre mille morti. Intanto Gesù vede avvicinarsi la fine e vuole adempiere verso Maria i suoi doveri filiali. Affida a Giovanni sua Madre; tuttavia, da un altro punto di vista affida Giovanni a Maria. Il Vangelo giustamente sottolinea che la Madonna "restava" ai piedi della croce. Infatti gli apostoli erano fuggiti, gli altri amici stavano discosti. Quando Gesù volge lo sguardo a destra e a sinistra, non trova nessuno che lo riconosca. Lei sola, Maria, perdura fedele, sola con lui fra tanti tormenti.

"Gesù vedendo sua madre...", così si esprime il Vangelo. "Ecco tuo figlio", accennando con lo sguardo a Giovanni, e a Giovanni, affidandogliela: "Ecco tua madre!". Raccomandandoli l'uno all'altra, Cristo unì quelle due anime vergini; nella persona di S. Giovanni, noi tutti, membra del corpo mistico di cui è il capo, egli affida alla Madre sua; davvero Maria diventa la Madre di ognuno di noi.
(Homiliae in Passione Christi, horn. XLVIII, Opera omnia, t. 3, pp. 101-103).

Totus tuus

Quante sono le gocce del mare, le stelle del cielo, le schiere degli spiriti beati; quante le foglie degli alberi e i fili d'erba dei prati, altrettante volte nell'intimo del mio cuore ti saluto, o bellissima, degnissima e gloriosissima Madre di Dio, sfolgorante Regina del cielo, mia amabilissima Signora e dolcissima Vergine Maria! Ti saluto con il Cuore del tuo Figlio diletto, con il suo amore e con l'amore di tutti quelli che ti amano; mi metto sotto la tua protezione e mi affido a te come figlio, nella fiducia che tu mi accolga e mi ottenga da Dio di essere tutto tuo (totus tuus) e tu tutta mia, tu che dopo Dio sei la mia Signora, la mia gioia, la mia corona e la dolcissima e fedelissima Madre mia.
(Pharetra divini ainoris, lib. II, Opera omnia, t. 5, p. 159).

La rosa mistica e il giglio

O castissima tra le donne, o integerrima tra le vergini, o Genitrice di Dio, tu hai partorito la letizia degli angeli, tu hai generato al mondo la misericordia, la redenzione delle anime, la fine del peccato, l'autore delle virtù, la fonte della grazia, il principio della salvezza, la distruzione della morte; tu hai portato al mondo la restaurazione della vita eterna. Tu, Vergine intatta, tu Madre inviolata, tu, prima del parto nel parto e dopo il parto, sei rimasta vergine incorrotta.

Benché tu fossi oltre modo avvenente e graziosa per la tua bellezza sopra tutte le donne, tuttavia Dio ti diede la grazia di non suscitare la concupiscenza di nessun uomo con la tua bellezza, ma piuttosto di rendere più casti i cuori di coloro che si specchiano nella limpida purezza della tua castità. Perciò Giuseppe non solo non ti desiderò umanamente, ma attraverso di te fu più casto. O matrimonio castissimo di Giuseppe e di Maria, unione di vergini amanti di Dio, giardino di gigli splendenti di candore e di rose fragranti di carità, o santissima convivenza e perfettissima dilezione, o cuori ardenti di amore divino, cuori ripieni di Spirito Santo, vi rammento questa vostra soavissima comunione e mutua dilezione con cui in tutta la vostra vita "avete gareggiato nello stimarvi a vicenda" e avete aderito con cuore immacolato al Figlio di Dio, Cristo Gesù!

Dolce Maria, dolce Giuseppe, onorati dal nome di genitori di Dio e predestinati a questo ufficio e onore prima della costituzione del mondo, con le vostre preghiere e i vostri meriti impetratemi da Dio, che in me sia distrutto alla radice ogni amore non divino, in modo che io possa amare, con tutto il mio cuore, Dio solo, in tutte e sopra tutte le cose. O verdeggianti gemme, o viole castissime, impetrate ai sensi miei, a tutto il corpo e all'anima mia una perfettissima integrità, una integerrima castità e una semplicissima purità di cuore, affinché fuori del mio Dio nulla mi attiri e nulla mi diletti. Così sia.
(Theoriae in vitam Jesu Christi, theoria ‘XXIX, Opera omnia, t. 5, pp. 182-183)