MONDO PICCINO

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26/08/2008 Non c'è più tempo per politiche anti recessive

Di Futuroieri

Il 15 aprile, all'indomani delle elezione, il giornalista M. Blondet scrisse in un editoriale: " Forse è anche troppo presto; avremo tutto il tempo di deluderci ancora di più". Poi argomentò la sua idea criticando la scelta del nuovo ministro degli esteri, la nuova politica estera, la riforma federalista di tipo regionalista e soprattutto la prepotenza della casta che secondo lui resta dominante in questo paese.

Il brillante giornalista si sbagliava su un punto, quello temporale. Non c'è più tempo, la recessione è dietro l'angolo: la nostra casta politica e quella giornalistica (non parlo del Blondet dal quale ho tratto il precedente spunto) hanno mostrato chiaramente i loro limiti.

Non parlano della recessione e fanno pochissimo per contrastarla.

La Finanza mondiale continua a perdere pezzi, oggi ha fatto fallimento una piccola banca americana: è la nona nel 2008.

La vera emergenza resta però la fame nel mondo e la crisi alimentare. Un'altra problematica che la stampa ha abbandonato per concentrarsi sui giochi olimpici.

Parlando di crisi occorre sottolineare gli aumenti dei prezzi del riso e del grano, per 37 nazioni questo significa fame, sono almeno 100 milioni di persone povere.

Questo fatto è noto da mesi mentre pochi conoscono un'altra verità: lo scorso anno abbiamo avuto un raccolto record di grano, mai ne era stato prodotto così tanto. In pratica la crisi è dilagata in un periodo di abbondanza di cibo!

Come è possibile questo? George Monbiot tempo fa ha sostenuto che la fame si è diffusa perché il cibo non raggiunge le persone! Quasi la metà del cibo abbondante non arriva agli essere umani e al contrario trova altre destinazioni. In piccola parte finisce nei carburanti biologici (è significativa, 100 milioni di tonnellate).

In questi periodi orribili non si dovrebbe usare del cibo come carburante visto che il grano necessario per l'emergenza nei paesi poveri è pari alla metà di quello usato a scopo energetico.

Serve quanto meno un ridimensionamento del settore.

La gran parte del 50% dei cereali che non arriva alle bocche degli affamati (quasi 800 milioni di tonnellate) è usato per nutrire gli animali. Per combattere la fame nel mondo bisognerà mangiare meno carne, soprattutto bovina e suina anche perché la popolazione mondiale continua ad aumentare. Pesce e verdure per noi grano per gli altri. Questa ad oggi è la ricetta. Speriamo basti!

Intanto resta dietro l'angolo il grande crollo della borsa di New York. Si parla ancora del 19 settembre: alle cause che troverete in altri articoli postati nel sito si aggiunge un fattore tecnico ed economico. In quei giorni verranno pubblicati i dati dei bilanci del terzo trimestre di molte imprese. Sarà l'occasione per misurare gli effetti della crisi ma anche l'evento che scatenerà il calo delle azioni di quelle multinazionali che non guadagnano.

 

Continua la raccolta di firme per la petizione sull'uranio impoverito (vedasi la pagina principale - colonna di destra).

 

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