MONDO PICCINO

 

Crisi delle borse e rapporto fra Cina e Usa 

Il primo concetto da evidenziare è che la Cina controlla i tassi di interesse Usa grazie alla sua libertà di decidere se acquistare, detenere o abbandonare le obbligazioni del Tesoro Usa. Partendo da questo punto di vista risulta inadeguata l'azione politica del segretario al Tesoro Usa Henry Paulson che nel corso del suo viaggio a Pechino ha chiesto con forza alla Cina di alzare il valore dello yuan cinese per permettere l'apertura al mondo del mercato cinese.

Le risposte cinesi sono state anticipate da organizzazioni legate al governo di Pechino; esse hanno sostenuto che la stabilità finanziaria Usa era troppo dipendente dal finanziamento cinese del deficit statunitense perché gli Usa potessero dare ordini alla Cina e soprattutto hanno fatto notare che lo stato delle riserve di valuta del dollaro Usa sono dipendenti dalla buona volontà della Cina come creditore Usa. In questo modo la Cina ha richiamato l'attenzione sulla dipendenza di Washington dalla buona volontà cinese chiarendo che non si sarebbe fatta mettere da parte e non avrebbe accettato intimidazioni. L'obiettivo dichiarato della Cina è chiaro: essa non vuole nessun fenomeno indesiderabile nell'ordine finanziario globale, ma informa anche l'America che essa non ha l'egemonia sulla politica cinese e che se la questione passasse da spinte a forti pressioni Washington si dovrebbe aspettare il caos finanziario. Dal punto di vista finanziario la Cina è più forte degli Stati Uniti dato che il Tesoro non ha valute straniere con cui riscattare il suo debito. Gli Stati Uniti pagano le obbligazioni in scadenza tramite la vendita di nuove obbligazioni, una vendita che diverrebbe difficile in un mercato in caduta e abbandonato dal maggior compratore.

A questo punto occorre analizzare la realtà finanziaria cinese. Se la Cina mettesse sul mercato una percentuale significativa delle sue riserve o smettesse di acquistare nuove emissioni obbligazionarie del Tesoro, i prezzi delle obbligazioni cadrebbero e le restanti riserve cinesi varrebbero meno. Ma questo fatto va confrontato con i costi che Washington sta cercando di imporre alla Cina.

A questo punto occorrono due chiarimenti: la Cina non ha bisogno di grandi riserve di valuta straniera perché essa non deve appoggiare la propria valuta e pagare gli scambi commerciali. La Cina non permette che la sua moneta sia scambiata sul mercato valutario! Infatti non ci sono abbastanza yuan disponibili da scambiare. Gli speculatori, nello scommettere su un eventuale crescita del valore dello yuan, stanno cercando di catturare i futuri guadagni commerciando lo "yuan virtuale".

L'altro fondamentale è che la Cina non ha deficit commerciali con l'estero e non ha bisogno di riserve in altre valute con cui pagare i suoi debiti. Infatti, se la Cina avesse dei creditori, i creditori sarebbero contenti di essere pagati in yuan dal momento che tale valuta viene considerata sottovalutata.

Certo la Cina non è immune dalla crisi: nonostante abbia appoggiato il mercato obbligazionario americano le sue grandi riserve di strumenti finanziari valutati in dollari sono andate deprezzandosi dato che il dollaro perde valore rispetto ad altre valute. La gente e le banche centrali stanno riducendo le loro riserve in dollari o smettono di accrescerle.

Questo fatto non preoccuperà il gigante asiatico. La Cina è creditore degli USA da quando le aziende statunitensi hanno trasferito la loro produzione questo significa che essa ha ottenuto tecnologia e abilità commerciali. La Cina ha grandi città costiere così intasate di attività economica e commerci da far sembrare le grandi città americane come paesi di campagna. La Cina ha portato circa 300 milioni dei suoi cittadini a migliori standard di vita e si sta impegnando ora a sviluppare un grosso mercato interno che è quattro o cinque volte più grosso di quello dell'America. La Cina PUO' PERDERE IL MERCATO AMERICANO NE HA MOLTI ALTRI. Essa dovrà considerare il costo che pagherebbe nello scaricare i dollari o i buoni del Tesoro e paragonarlo a quello che gli Usa stanno cercando di imporre alla Cina. Se il secondo è maggiore del primo alla Cina converrà la vendita dei dollari.

Al contrario il consumatore americano dipende dalle importazioni del made in Cina ex USA e i profitti delle ditte americane dipendono dalla vendita dei prodotti fabbricati in Cina. Il governo americano non ha il potere di bloccare le importazioni dei suoi prodotti dalla Asia all'America. Gli USA vogliono che la Cina rivaluti lo yuan e svaluti il dollaro di un 25% almeno per aumentare le esportazioni in Cina dal momento che sarebbero più economiche per i cinesi e farebbe diminuire le esportazioni cinesi negli Usa dal momento che queste sarebbero più costose. Ciò porrebbe fine, pensano a Washington, al grosso deficit commerciale che gli Usa hanno con la Cina. La realtà è più complicata: quasi la metà delle importazioni dalla Cina sono prodotti di ditte americane trasferite all'estero. Esse producono in Cina perché il lavoro, la legislazione e i costi di sfruttamento sono molto più bassi là. Inoltre molte aziende Usa si sono semplicemente trasferite in Cina e il costo dell’abbandonare i loro nuovi stabilimenti e tornare negli Usa sarebbe molto alto. Una volta che vengono considerati tutti i costi non è chiaro quanto la Cina dovrebbe rivalutare la sua moneta in modo da cancellare i suoi vantaggi nei prezzi e rimandare le aziende americane in Usa. La Cina non rivaluterà lo yuan perché in primo luogo questo provocherebbe una svalutazione delle riserve di dollari e poi dato che la rivalutazione riguarderebbe tutte le altre valute avremmo anche un aumento dei prezzi delle merci cinesi sul mercato mondiale.

Per la Cina la migliore soluzione è vendere i dollari senza alterare il tasso di cambio che è fisso. Entrambe le monete verranno svalutate insieme e nulla cambierà nel mercato USA, in più ci saranno nuove convenienze sugli altri mercati dove espanderebbe le sue vendite diversificando le sue riserve in valuta e creerebbe nuovi surplus commerciali.

Sono gli Stati Uniti la causa del problema, essi hanno abusato nell'esercitare il loro ruolo di produttore delle riserve monetarie e soprattutto hanno consumato beni e servizi in quantità eccessive. I governati di quei paesi vogliono un ridimensionamento dei consumi del 30% e vorrebbero farlo rivalutando lo yuan e non attraverso tariffe protezioniste. Per i consumatori americani le conseguenze saranno le stesse.

 

°    A P P U N T I    °

Molto interessante la recente questione dell'apertura degli archivi della C.i.a., una decisione importante e di apprezzabile trasparenza, potete trovarne notizia su: La Cia svela i suoi segreti . Ma saranno integrali ed esaustivi???

 

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