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  Ultimo aggiornamento: 01-10-03

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"Mussolini non ha mai ammazzato nessuno..."

12-09-2003
 

Non ci sono parole per esprimere la nostra costernazione...

 

"Sì, Mussolini non ha mai ammazzato nessuno,
Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".

Da la seconda parte dell’intervista concessa da Silvio Berlusconi alla  Voce di Rimini e al settimanale brittannico The Spectator.

 

Ricordando Giacomo Matteotti, i fratelli Rosselli, Spartaco Lavagnini e  tutte le vittime del regime, ricordando i deportati, i fucilati, le vittime delle pulizie etniche  in Libia e i gassati in Etiopia, ricordando le vittime delle leggi razziali e gli internati nei campi di concentramento, riportiamo i Dati del Centro Studi della Resistenza relativi a stragi e crimini di sangue commessi sotto il regime fascista:

 

1 – Notizie complessive di reato registrate 2274

2 – Fascicoli trasmessi nel dopoguerra alle procure militari territoriali 19

3 – Fascicoli trasmessi all’autorità giudiziaria ordinaria (reati non militari) 270

4 – Fascicoli trasmessi alle procure militari territoriali nel 1965-68 (in genere contro ignoti) 1250-1300

5 – Fascicoli trasmessi alle procure militari territoriali nel 1996 695

Tra essi, contro ignoti 280

Tra essi, contro identificati 415.

Riportiamo a completamento della riflessione il seguente articolo apparso sul quotidiano La Repubblica...

La memoria calpestata



12-09-2003

TRATTARE in termini di farsa le tragedie storiche del proprio Paese è per un capo di governo una colpa da lasciar giudicare alla coscienza e all´intelligenza di ciascuno. Chi compie questo errore scredita se stesso e offende in maniera lacerante la memoria di quanti furono vittime delle dittature responsabili di quelle tragedie. Il presidente del Consiglio ha affermato, con tono leggero e obbedendo - a suo dire – agli impulsi del proprio «spirito patriottico», che, a differenza di Saddam Hussein, «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno» e «mandava la gente a fare vacanza al confino».Così dicendo, Berlusconi dà prova di un´ignoranza che si potrebbe perdonare soltanto a un giovane scolaro e di una leggerezza nell´affrontare la storia del nostro Paese degna di un cabarettista. E tuttavia questo aspetto (per cui il premier prima che l´immunità parlamentare dovrebbe invocare l´immunità culturale), non è certo il punto più grave su cui soffermarsi. Pochi giorni fa il presidente Ciampi ha solennemente rivendicato il valore della lotta contro il fascismo che aveva portato l´Italia alla rovina e il valore della Resistenza che ha segnato la rinascita della nazione riaprendo la strada alla libertà. Berlusconi, parlando del fascismo come di un regime «benigno», che mandava gli oppositori in villeggiatura, ha in pratica rovesciato il discorso del capo dello Stato. Non solo. Il Mussolini che aveva voluto il Tribunale speciale, l´Ovra, che aveva fatto assassinare Matteotti e i fratelli Rosselli, che aveva lasciato Gramsci spegnersi nel carcere, che aveva portato nelle galere operai, intellettuali, il fior fiore dell´opposizione, che varò le leggi speciali contro gli ebrei, che organizzò a Salò uno Stato al servizio degli occupanti nazisti, viene definito dal premier italiano un dittatore dall´animo generoso. Certo, il regime fascista non organizzò un sistema repressivo in alcun modo paragonabile – è chiaro - a quelli messi in atto da Stalin, da Hitler e da Saddam, che portarono a veri e propri genocidi. Ma Mussolini resterà per sempre nella storia un dittatore che ha fatto condannare e uccidere e ha distrutto le libertà politiche e civili del proprio e di altri Paesi. Dover ricordare queste cose al capo del nostro governo è umiliante per Berlusconi e per chi lo segue, ma anche per tutti noi suoi concittadini. Ma occorre domandarsi: che cosa vi è alla base, in termini storici e politici, di simili posizioni e atteggiamenti? Alla radice - e la gravità di questo fenomeno appare evidente - vi è una sorta di incompatibilità, persino psicologica, nei confronti dei fondamenti della nostra democrazia, la volontà di negarli, il sogno "rivoluzionario" di rifondare la Repubblica: non solo equiparando antifascismo e fascismo, ma - temo - liberando il retropensiero che la dittatura mussoliniana ebbe l´ineguagliabile merito storico di mettere a posto come si deve la sinistra "antipatriottica". Questo è ciò che domina come un´ossessione Silvio Berlusconi. Il quale riporta alla ribalta i rigurgiti che hanno periodicamente segnato la storia della Repubblica democratica a partire, nel secondo dopoguerra, dal neofascismo e dal qualunquismo e hanno trovato infine nuova udienza e piena legittimazione in certe correnti del revisionismo storico. A questo punto, il problema che un simile atteggiamento e una siffatta impostazione pongono non può più essere eluso, in primo luogo per le forze politiche del centrodestra. A partire proprio dal vicepresidente del Consiglio Fini. L´equivoco che deve essere sciolto - poiché nessun paese può fondarsi su ambiguità di tale portata rispetto ai propri fondamenti – è il seguente: la Repubblica presente, le riforme istituzionali e costituzionali del futuro, lo spirito proprio della nostra convivenza civile devono o no avere il loro ancoraggio nel lascito della Resistenza e della rinascita nazionale che essa ha rappresentato? in quella lotta che ci ha consentito d´inserirci nell´Europa libera e democratica, laddove la vittoria del fascismo ci avrebbe consegnato in catene all´Europa hitleriana di "notte e nebbia"? Berlusconi ci dice che Mussolini e la sua dittatura furono benigne. Ma egli dimentica - e il fatto di dimenticarlo parla da solo - che Mussolini e i suoi hanno sulle loro spalle non solo i molti delitti che direttamente commisero, ma anche la responsabilità morale e politica dell´alleanza con i nazisti, di cui erano ammiratori e complici, fino a condividere la finalità di veder trionfare in Europa e nel mondo il Reich millenario. L´alternativa è chiara: gli italiani sono chiamati a scegliere tra l´eredità dell´Italia di Cefalonia e dei resistenti delle pianure e delle montagne e quella degli uomini di Salò, tra i messaggi del presidente Ciampi e i messaggi del presidente Berlusconi. La maturità di una nazione sta non solo nel scegliere col voto a chi affidare il proprio governo, ma anche nel decidere quali debbano essere le proprie memorie, le proprie radici storiche, politiche e ideali.

MASSIMO L. SALVADORI

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Ultimo aggiornamento: 13-09-03