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  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Lettera aperta
Lodo Schifani

Quei Cittadini più Uguali
 

Sottoponiamo agli amici del nostro Circolo la riflessione del presidente Scalfaro.


18-06-2003

La memoria è il rispetto della verità. Questo discorso l’abbiamo fatto tante volte. Certe volte ci stanca un po’ ripeterlo. Però lasciatemi dire qualcosa a proposito del 25 aprile quando sono uscite delle voci che dirò innanzitutto inintelligenti. Ma perché, perché tu, cittadino che sei di una destra particolare, ti senti una specie di irritazione epidermica se si ricorda che ci fu una dittatura nella quale forse tu non c’eri essendo molto più giovane? Perché solo per una ereditarietà che forse non è gloriosa ci credi ancora o ci speri in qualche modo? Perché ti dà fastidio che qualcuno ricordi chi ha detto no, chi non ha ceduto? Non può accettare. Ma c'è la Storia. La Storia è venuta così. Poi la Storia può avere delle ridondanze. Ma non c'è dubbio. Quelli di noi che hanno vissuto certi periodi può darsi che raccontandoli… Abbiamo con l'età una produzione immaginifica. Ma andate a vedere il punto fondamentale e vedete se è stato inventato. Andate a vedere gli elenchi di quelli che hanno pagato nelle torture, nel carcere, nell'esilio. E poi fermatevi almeno a rispettare. Come quando passa un funerale e uno se ha il cappello se lo toglie. Se no, si ferma. Se si ha una fede si fa un segno di croce. Si ferma un momento, si chiede chi è. Non so chi sia, ma è un morto. Mi fermo, mi inchino, medito. Non molto tempo fa - e il professor Dellavalle lo ricorda con me - in una certa riunione, una persona, che era anche colta e in buonissima fede, disse: "Ma perché non istituiamo una giornata che ricorda tutto: tutte le glorie, tutti i fatti, tutto quanto e non la festeggiamo?". Si alzò il professor Dellavalle e disse con parole semplici ma spietatamente chiare. "No, no". Un no che io ho goduto, perché questa è la memoria che non si può confondere, non si può inventare, annullare, seppellire con la scusa di una memoria grande, universale dove ci sta dentro tutto e il contrario di tutto. Almeno ci preme questa memoria. E confidiamo che i giovani seguano e proseguano a portarla innanzi, a tenerla viva e a farla vivere e a viverla dentro di sé. Ci sono tre momenti, tre fatti qualificanti. La lotta di liberazione, la Repubblica, la Costituzione. Sono assolutamente inscindibili, sono consequenziali, sono una realtà sola, sono la nostra Storia viva. Il presidente della Repubblica ci ha parlato della Costituzione che la gente sente viva, operante. Ma il Parlamento ha visto presentare un emendamento dove si userebbe un trattamento particolare per le massime cariche dello Stato. Ed ancora studiosi contorsionisti hanno sostenuto che questa che è una modifica della Carta costituzionale - ammesso che le parole abbiano un significato - si può benissimo fare con una legge normale. La Costituzione conosce un istituto che si chiama immunità parlamentare. Non si parla di immunità, ma di immunità parlamentare, cioè di un istituto antico che protegge gli eletti del popolo, i quali sono tutelati perché non siano ostacolati nella loro libertà e nella loro azione politica. Perfetto. Ora si prevede un tipo di immunità parziale, temporanea, una sospensiva - non mi interessano i termini - per i vertici istituzionali. Non è una cosa diversa rispetto all'immunità parlamentare e quindi non contemplata nella Costituzione? Non c'è dubbio. E se si vuole introdurla - ma io sono totalmente contrario - bisogna farlo con la procedura prevista per riformare e modificare la Carta costituzionale. Noi abbiamo il diritto e il dovere di ribellarci a questo, perché diventa troppo comodo sentire il capo dello Stato che parla, fare dichiarazioni di adesione, anche di gratitudine, giustamente immediate. Siamo d'accordo, la pensiamo nello stesso modo. Ma poi i fatti sono l'opposto e li riesce a vedere e a sentire chi ha occhi e timpani, anche se un po' affievoliti dall'età. Ma come può sostenere uno di essere totalmente d'accordo su un certo tema e poi operare all'opposto? E infine, questo articolo 3 della Costituzione, dove è scritta qualche parola modestissima, proprio povera, bella, semplice: "Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge"? Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Che devo dire? Evidentemente alcuni non si sentono cittadini e quindi soggettivamente pensano di essere diseguali. La Lotta per la Liberazione, la Repubblica, la Costituzione. Noi che votammo, 2 giugno 1946, noi ricordiamo come molti votarono monarchia. Nessuno nega glorie e capacità. I monumenti a Vittorio Emanuele II, a Umberto I sono ancora nelle nostre piazze, nelle nostre terre. Ma non possiamo negare che noi giovani allora avevamo raccolto delle ferite. Perché a un certo momento nel 1924 era stato ammazzato un uomo importante, un capo dell'opposizione, Matteotti, e il processo aveva dimostrato una giustizia diciamo quanto meno aggiustata. E il re tacque. 1930: si dice a tutti i dipendenti statali o vi iscrivete o siete licenziati. Aggressione dello Stato al cittadino. E il re tacque. 1938: si disse (mi inchino alla memoria di Primo Levi), si disse: tu sei ebreo, tu non hai la pienezza dei diritti. E il re firmò. Non sono qui a fare il pubblico ministero, però ci sono dei fatti che non si possono mettere in dimenticanza. Anche questa è memoria, che è memoria di giustizia, quali le guerre di conquista e di imperi e altre cose. Vince la Repubblica. E noi abbiamo la festa della Repubblica, grande festa. Per sette anni non ho ritenuto, io che ho fatto il servizio militare durante il tempo di guerra e sono andato a casa quando lo Stato decretò che tutti i magistrati dovevano essere congedati per mancanza totale di amministratori della giustizia, non ho mai ritenuto che la parata militare fosse necessaria. Di qui faccio partire insieme con voi un pensiero ai nostri militari in giro per il mondo per portare pace e giustizia e sempre per azione umanitaria. Questo lo facciamo con sentimento profondo e lo diciamo ad alta voce. Ma personalmente non penso che la celebrazione della Repubblica, della Costituzione dei diritti e dei doveri possa essere concentrata in una manifestazione militare. Ci sia pure una manifestazione militare; ma l'essenza della Patria, dell'amore di Patria è un'essenza di rispetto delle leggi, di devozione dei principi, è il comportarsi da cittadini dabbene, l'essere disponibili a collaborare e a lavorare per i più deboli. È un'insieme di patrimonio enorme, dove c'è anche la parte di servizio militare che oggi è rappresentato dai militari di pace. Ci è stato detto autorevolmente, ce l'hanno annunziato anche alla televisione. Comunque ritorna questa festa della Repubblica, ritorna quindi questo legame fra resistenza, lotta di liberazione, Repubblica, Carta costituzionale. Questa Carta costituzionale chiede di essere rispettata perché segue la voce Repubblica. Questa Carta costituzionale chiede che l'eguaglianza sia sempre vera e totale fra i cittadini della stessa Patria. E questo vuol dire onorare la Repubblica. Questa Costituzione ci chiede che la libertà delle comunicazioni sia rispettata, perché è uno dei temi più delicati e dei diritti più delicati dei cittadini. E questo vuol dire in ogni modo rispettare la Repubblica. E allora siamo qui per dirci cose importanti, per ringraziare tutti quelli che hanno preparato queste sedi nuove per le iniziative, le tradizioni, i patrimoni che riteniamo indispensabili per la vita del nostro popolo. E qui solennemente noi vogliamo confermare la nostra fede nella libertà, nella democrazia, nella nostra Repubblica che è costata tante lacrime e tanto sangue. Qui vogliamo confermarlo con umiltà ma con grande impegno di coscienza, di intelletto e di cuore. Qui vogliamo rinnovare con serenità e con amore verso tutti, perché la verità non può offendere nessuno. Qui vogliamo confermare questa nostra disposizione a essere come cittadini garanti di questa Repubblica, garanti di questa democrazia, perché questa Carta costituzionale è la fonte dell'eguaglianza e della fratellanza, è la fonte della giustizia e della pace. Questa Costituzione ognuno di noi ha il dovere di difenderla, queste opere sono fatte perché anche i giovani e i giovani di domani e di dopo domani non dimentichino mai questo patrimonio di vero amor di Patria, lo portino avanti e credano fortemente nella libertà e nella pace. Questo testo (raccolto da Mirella Caveggia) è un ampio stralcio del discorso tenuto da Oscar Luigi Scalfaro il 31 Maggio in occasione della inaugurazione del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà a Torino.

Oscar Luigi Scalfaro

 

 

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