Martino della carità
(Lima, 9 dicembre 1579 – Lima, 3 novembre 1639)
Beatiticato da Papa Gregorio XVI nel 1837
Patrono delle opere di giustizia sociale del Perù Papa Pio XII nel 1945.
Canonizzato da Papa Giovanni XXIII il 6 maggio 1962.
Patrono dei barbieri e dei parrucchieri da Papa Paolo VI nel 1966.
La memoria luturgica ricorre il 3 novembre.
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Vita di Juan Martín de Porres Velázquez
Nato a Lima nel Vicereame del Perù, il 9 dicembre 1579, figlio di un bianco spagnolo cavaliere dell'Ordine di Alcántara, che risiedeva a Lima, Don Juan de Porres originario della città di Burgos, e da una donna serva panamense di origine africana che dopo essere stata liberata, ha adottato il nome Ana Velázquez. Suo padre di nobile condizione non poteva sposare una donna così povera e, per qualche tempo, non volle riconoscere il figlio mulatto nato di questa relazione. Due anni dopo nel 1581 nacque Juana che fu l'unica sorella di Martín. Dopo questa nascita il padre abbandonò la famiglia.
Juan Martín fu battezzato il 9 dicembre 1579 nella Chiesa di San Sebastián a Lima, nella stessa pila battesimale in cui sette anni più tardi lo sarebbe stata Santa Rosa de Lima.
Ana Velázquez diede un'attenta educazione cristiana ai suoi due figli. Per Martino l'infanzia non fu felice, per essere mulatto fu disprezzato dalla società. Dovette vivere fra gli stenti con la madre e la sorellina Juana.
Quando raggiunse gli otto anni il padre, vedendo la precaria situazione in cui i suoi figli stavano crescendo senza padre, né insegnanti, si decise di occuparsi della loro educazione. Li riconobbe come i suoi figli davanti alla legge, in seguito li portò con sé a Guayaquil in Ecuador, dove i due fratellini poterono vivere con maggior serenità e agiatezza.
Stette con loro per quattro anni, poi ricevuto l'incarico di governatore di Panama dal conte di Villar dovette predisporsi per recarsi in questa località. Lascio sua figlia Juana a Guayaquil e portò Martino a Lima da sua madre lasciando alla stessa il necessario per il vitto e l'educazione.
A dodici anni Martin entrò come apprendista nella bottega di barbiere di Marcello di Rivera, aggiunse, frequentando Matteo Pastor e Francesca Velez Michel suoi vicini che erano farmacisti, la sua passione per la medicina e, assistente, come dentista. In questo periodo impara così il mestiere di barbiere, chirurgo, medicina generale, a leggere e scrivere.
Nel 1586, a quindici anni, sentì la chiamata del Signore e accettò l'invito del famoso teologo frate domenicano Giovanni di Lorenzaga ed entrò nel Convento di Nostra Signora del Rosario, una casa di studio di filosofia e teologia. Martin de Porres fu accolto come "donato" una specie di servo dedicato ai lavori più umili che lo vedevano costantemente con una scopa in mano dedito alle pulizie. Alle quattro del mattino suonava la campana affinché tutti i frati si alzassero.
Nel 1591 dall'arcivescovo di Lima, Santo Toribio Alfonso de Mogrovejo nella cattedrale di Lima, ricevette la conferma.
Nel 1603 a ventiquattro anni, per la sua dedizione all'Ordine e la sua preziosa opera in Convento ha convinto i suoi superiori a fargli emettere la professione solenne come frate converso.
Dando voti di povertà, obbedienza e castità, Martin de Porres impresse alla sua vita una svolta più ascetica, passava lunghe ore dinanzi al Santissimo Sacramento, meditava la passione di Gesù, e nel 1633 ed ebbe il dono dell'estasi e fu visto sollevarsi da terra. Per diverse ore si sottoponeva in severe penitenze e anche flagellazioni notturne con cilicio. Si frustava due volte al giorno con una frusta a tre corde con la punta di ferro e leniva le ferite con l'aceto. Una volta al giorno si batteva le gambe ed i piedi con dei bastoni. Mentre si flagellava durante una processione, lo videro accompagnato da quattro bellissimi Angeli.
Mangiava pochissimo e dormiva non più di tre ore al pomeriggio.
Martin gradualmente s'impose sia per la sua saggezza, sia di guaritore, accorrevano a lui per consiglio, o per una veloce visita medica, molte persone altolocate come il governatore ed il viceré. Spesso s'impegnò a sollevare le condizioni degli indigenti, in particolare degli indios. Grazie alle sue conoscenze mediche, enorme fu il suo impegno nel momento in cui la peste colpì la città di Lima. Sembra che in quell’occasione curasse ben sessanta frati.
La sua santità si manifestò con l'amore per il prossimo e la purezza della sua vita, specialmente nella cura che dispensava ai poveri e ai malati come infermiere, ortolano ed erborista. Fra Martin coltivava le piante medicinali che utilizzava per alleviare i malati. Si esercitava nella carità giorno e notte. Curava malati. Faceva elemosina a spagnoli, indios, neri e amava tutti con singolare amore. La portineria del convento era un groviglio di umili soldati, indiani, mulatti, e neri, ai quali amava ripetere: "Non c'è gusto più grande che dare ai poveri". Coinvolse sua sorella Juana la quale aveva, oltre a una buona condizione sociale, una tenuta, per concedere rifugio ai poveri.
Martino fece costruire per i bambini poveri il collegio di Santa Cruz, un tipo d'istituzione sorta tra le prime in America e molti bambini lasciarono la strada trovandovi generosa accoglienza.
Ha sempre usato un abito bianco con un lungo mantello nero. Il Priore, in una particolare circostanza, lo costrinse a ricevere un abito nuovo e quando un confratello si complimentò per l'abito nuovo, Martin, ridendo gli rispose: "Con questo mi seppelliranno" ed effettivamente fu così. Martin seguì, facendoli propri, modelli di santità di Santo Domingo de Guzmán, San José, Santa Caterina da Siena e San Vicente Ferrer.
Morì la sera del 3 novembre 1639, attorniato dai frati in preghiera. Il giorno dopo, con la partecipazione di Feliciano de Vega, arcivescovo di Città del Messico, e delle autorità cittadine, la salma veniva tumulata nella cripta sottostante alla sala capitolare.
Era il 3 novembre 1639 quando Martino percepì che era prossimo per lasciare questa terra per volare in cielo alla presenza di Dio, chiese ai confratelli che lo attorniavano di intonare il credo, e morì. In occasione del suo funerale una folla enorme volle vederlo per l'ultima volta e molti, hanno testimoniato, che dal suo corpo espirava "una grande fragranza". Il suo corpo fu portato in processione sulle spalle di Feliciano de la Vega (arcivescovo del Messico), Pedro de Ortega Sotomayor (decano della cattedrale di Lima e poi il vescovo di Cusco), Juan de Peñafiel (ascoltatore dell'udienza reale) e Juan de Figueroa Sotomayor (consigliere del consiglio e poi sindaco di Lima), tra le altre caratteristiche degne di nota presenti al momento della sepoltura. La salma fu tumulata nella cripta sottostante alla sala capitolare.