Labouré
La storia di Caterina Laboré è straordinaria e commovente a tal punto da diventare una delle piò luminose sante del cattolicesimo. Era nota a tutti, ma nessuno sapeva il suo nome.
Caterina Labouré è stata una religiosa francese della Compagnia delle Figlie della Carità, proclamata santa nel 1947 da papa Pio XII.
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Martirologio romano
Nel Martirologio Romano, 31 dicembre, n. 10: "A Parigi in Francia, santa Caterina Labouré, vergine delle Figlie della Carità, che venerò in modo speciale la Madre di Dio Immacolata e rifulse per semplicità, carità e pazienza".
Mistica e messaggera della Medaglia Miracolosa
Lei ha beneficiato di visioni, di locuzioni, di privilegi divini e di esperienze mistiche straordinarie. Appare al suo sguardo San Vincenzo de' Paoli e lo vede per tre giorni di seguito. Vede il Cristo presente nell'Eucarestia, oltre le apparenze del pane. Lo vede pure come un Re crocifisso, spogliato di tutti i suoi ornamenti. Vede la Santissima Vergine Maria e pure poggia le sue mani sulle sue ginocchia. Durante questa apparizione sarà incaricata di far coniare una Medaglia. Questa sarà ben presto conosciuta e venerata in tutto il mondo come la "Medaglia miracolosa". Prodotta in centinaia di milioni di esemplari, contribuirà al rinnovamento del culto mariano e alla promulgazione del dogma dell'Immacolata Concezione.
Ebbene, nonostante questi privilegi si riteneva un nulla essendo una discepola della piccola via, difatti, nessuno, tranne i suoi confessori, conosceva l'identità della veggente, che continuerà per tutta la vita a prendersi cura delle malattie degli anziani, conservando l'anonimato.
Il 27 Luglio 1947, giorno della beatificazione di Caterina Labouré, mons. Guido Anichino dichiarava, leggendo il breve pontificale che illuminava quest'esistenza giudicata da certuni troppo semplice per meritare l'aureola e la gloria degli altari:
"Come un giardino recintato, dove crescono violette profumate, umili fiori quasi invisibili, ma ricchi di squisiti profumi, la Chiesa qualche volta, dietro i chiostri e i muri silenziosi dei conventi, trova le anime piò fedeli, fiori di rettitudine e santità, che raggiungono i vertici della perfezione cristiana con una vita umile, nascosta, ma laboriosa in Cristo. Tra queste anime annoveriamo, senza esitazione, la venerabile serva di Dio Caterina Labouré che, dopo aver compiuto nella Compagnia delle figlie di Carità di San Vincenzo de' Paoli i lavori piò umili, malgrado i suoi meravigliosi doni celesti, è rimasta volontariamente nascosta in Dio e dimenticata da tutti".
Per tutti coloro che, numerosi, quotidianamente si dirigono verso Rue du Bac al numero 140, nella cappella aperta, come aveva voluto lei, e vengono ai piedi dell'altare a cercare le grazie promesse e sempre dispensate in abbondanza, Caterina rimane così come è raffigurata sul mosaico della navata, inginocchiata, fanciulla fiduciosa e luminosa, nel grembo della Madre di Dio. Agli occhi dei piccoli e degli umili, coloro che veramente contano davanti a Dio, Caterina appare anzitutto la messaggera della medaglia, colei senza la quale tante protezioni e tanti miracoli non sarebbero stati possibili.
Tuttavia, glorificando la violetta nascosta dallo squisito profumo, il giardino cintato conosciuto solo da Dio, la Chiesa ha onorato, come Caterina aveva sempre sperato, non la privilegiata del 1830, ma la suora fedele alla vocazione che si era scelta, fin nelle piò piccole cose, sempre al servizio di Cristo presente nei poveri sofferenti. Non le meraviglie gratuitamente accordate, senza personale merito, ma gli anni di lavoro faticoso e nascosto, e i dolori generosamente offerti in comunione con la croce del Figlio.
E tutto ciò era giusto e buono".
Beatificazione
Il 27 Luglio 1947, giorno della beatificazione di Caterina Labouré, mons. Guido Anichino dichiarava:
"Come un giardino recintato, dove crescono violette profumate, umili fiori quasi invisibili, ma ricchi di squisiti profumi, la Chiesa qualche volta, dietro i chiostri e i muri silenziosi dei conventi, trova le anime piò fedeli, fiori di rettitudine e santità, che raggiungono i vertici della perfezione cristiana con una vita umile, nascosta, ma laboriosa in Cristo. Tra queste anime annoveriamo, senza esitazione, la venerabile serva di Dio Caterina Labouré che, dopo aver compiuto nella Compagnia delle figlie di Carità di San Vincenzo de’ Paoli i lavori piò umili, malgrado i suoi meravigliosi doni celesti, è rimasta volontariamente nascosta in Dio e dimenticata da tutti”.
Per tutti coloro che, numerosi, quotidianamente si dirigono verso Rue du Bac al numero 140, nella cappella aperta, come aveva voluto lei, e vengono ai piedi dell’altare a cercare le grazie promesse e sempre dispensate in abbondanza, Caterina rimane così come è raffigurata sul mosaico della navata, inginocchiata, fanciulla fiduciosa e luminosa, nel grembo della Madre di Dio.
Agli occhi dei piccoli e degli umili, coloro che veramente contano davanti a Dio, Caterina appare anzitutto la messaggera della medaglia, colei senza la quale tante protezioni e tanti miracoli non sarebbero stati possibili.Tuttavia, glorificando la violetta nascosta dallo squisito profumo, il giardino cintato conosciuto solo da Dio, la Chiesa ha onorato, come Caterina aveva sempre sperato, non la privilegiata del 1830, ma la suora fedele alla vocazione che si era scelta, fin nelle piò piccole cose, sempre al servizio di Cristo presente nei poveri sofferenti. Non le meraviglie gratuitamente accordate, senza personale merito, ma gli anni di lavoro faticoso e nascosto, e i dolori generosamente offerti in comunione con la croce del Figlio.
E tutto ciò era giusto e buono."
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