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La teoria mitocondriale dell’invecchiamento ritiene che come noi viviamo e produciamo ATP i nostri mitocondri producono radicali liberi che inesorabilmente attaccano i nostri mitocondri e producono mutazioni nel nostro DNA mitocondriale somatico.

In persone la cui produzione energetica era già compromessa (sia con mitocondri ereditati mutati o mutazioni nucleari o per tossine o per altri fattori) il danno risultante dal DNA mitocondriale porterà molto più facilmente alla produzione di un livello di energia inferiore al desiderabile. Questi individui mostreranno sintomi precoci che progrediranno fino ad un completo quadro patologico molto più rapidamente di quelle persone che inizialmente non avevano deficit nella loro capacità di produzione energetica. 

 

Encefalomiopatia mitocondriale

Miopatia metabolica


Malattia Di Alpers - Polidistrofia cerebrale progressiva infantile.  -  Codice di esenzione:  RF0010   -

Polidistrofia infantile progressiva.

Sintomi: attacchi, demenza, spasticità, cecità, disfunzioni epatiche e degenerazione cerebrale.

La malattia di Alpers può essere causata da disturbi della fosforillazione ossidativa, includendo la sindrome di DNA mitocondriale impoverito


Sindrome Di Barth - Cardiomiopatia Infantile Mortale.

 (una cardiopatia di cui sono stati documentati solo 15 casi in tutto il mondo di cui due nel nostro paese)

La sindrome di Barth è una malattia metabolica caratterizzata da cardiomiopatia dilatativa, più raramente di tipo ipertrofico, neutropenia, miopatia scheletrica, difetto di crescita. Tuttavia il quadro clinico può avere un'espressione variabile e si può presentare progressivamente o all'improvviso. Nella maggior parte dei casi la malattia si manifesta durante l'infanzia. La presentazione iniziale più comune è l'arresto cardiaco. La sindrome di Barth sembra molto rara, ma può colpire tutti i gruppi etnici. Successivamente alla sua caratterizzazione clinica e biochimica, il gene-malattia è stato mappato in Xq28, utilizzando il clonaggio posizionale; l'analisi mutazionale ha identificato il gene G4,5. Sono state identificate oltre 20 mutazioni. Il trattamento è essenzialmente di supporto e la presa in carico dovrebbe essere multidisciplinare, in particolare dovrebbe essere svolta sia dai cardiologi che dagli ematologi.

 


Mancanza Della Carnitina: Malattie con disturbo della demolizione degli acidi grassi   -  Codice di esenzione:  RCG070   -

Carenza della CPT (carnitin-palmitin-trasferasi)

Difetto enzimatico che porta a diverse malattie

1) Malattia infantile, che può portare a carenza di zuccheri e ad arresto cardiaco improvviso.

2) Malattia dell’età adulta, che appare come debolezza muscolare e la colorazione marrone delle urine dopo sforzo fisico o digiuno; ereditabile sia

dal padre che dalla madre (autosomale recessiva).

L’andamento delle malattie mitocondriali è molto diversificato: Alcuni pazienti hanno un peggioramento occasionale (p.es. carenza di CPT). In

alcuni pazienti i sintomi peggiorano molto lentamente (p.es. OECP più). La malattia può progredire anche molto rapidamente, specialmente se i sintomi subentrano nell’età infantile.


Mancanza Del Complesso I -  carenza di NADH deidrogenasi (NADH-CoQ riduttasi).

Sintomi: Tre forme maggiori:

1. Disordine multisistemica infantile fatale, caratteritardo da ritardo nello sviluppo, debolezza muscolare, malattia cardiaca, acidosi 

    lattica congenita, e insufficienza respiratoria.

2. Miopatia che inizia nell'infanzia o nell'età adulta manifastantesi come debolezza o intolleranza all'esercizio. comune acido lattico

   elevato.

3. Encefalomiopatia mitocondriale (includendo MELAS), che può iniziare nell'infanzia o nell'età adulta e consiste di una variabile 

   combinazione di segnali e sintomi, includendo oftalmoplegia, attacchi, demenza, atassia, perdita dell'udito, retinopatia pigmentosa,

   neuropatia sensoria, e movimenti incontrollabili. può causare la sindrome di Leigh.

Trattamento: Somministrazione di tiamina, riboflavina, biotina, carnitina, co-enzima Q10, e dieta chetogenica hanno avuto successo in

  alcuni casi, ma non nella sindrome infantile multisistemica.


Mancanza Del Complesso II - Carenza di succinato deidrogenasi.

Sintomi: Encefalomiopatia e varie manifestationi, includendo la diminuizione della crescita, sviluppo ritardato, ipotonia, letargo, insufficienza respiratoria, atassia, mioclone. Comune l'acidosi lattica. Può causare la sindrome di Leigh.


 Mancanza Del Complesso III - Carenza di Ubiquinone-citocromo c ossidoriduttasi.

Sintomi: Quattro forme maggiori:

1. Encefalomiopatia infantile fatale, acidosi lattica congenita, ipotonia, postura distrofica, attacchi, e coma. Comune ragged red fiber.

2. Encefalomiopatia ad insorgenza tardiva (dall'infanzia all'età adulta): varie combinazioni di debolezza, bassa statura, atassia, demenza,

   perdita dell'udito, neuropatia sensoria, retinopatia pigmentosa, e segni piramidali. Comune ragged red fiber. Possibile acidosi lattica.

3. Miopatia, con intolleranza all'esercizio che evolve in debolezza fissa. Comune ragged red fiber. Possibile acidosi latica.

4. Cardiomiopatia infantile istiocitoide.


Mancanza Del Complesso IV/Mancanza Del Cox -

Carenza di citochromo c ossidasi è causata da un difetto nel complesso IV della catena respiratoria.

Sintomi: Due forme maggiori:

1. Encefalomiopatia: tipicamente normale per i primi da 6 a 12 mesi di vita poi appaiono regressione dello sviluppo, atassia, acidosi lattica, atrofia ottica, oftalmoplegia, nistagmo, distonia, segni piramidali, e problemi respiratori. Frequenti attacchi. Può causare la sindrome di Leigh.

2. Miopatia: Due varianti principali:

    a) Miopatia infantile fatale: può iniziare subito dopo la nascita ed accompagnarsi con ipotonia, debolezza, acidosi lattica, ragged red 

       fiber, insufficienza respiratoria, e problemi renali.

   b) Miopatia infantile benigna: può iniziare subito dopo la nascita ed accompagnarsi con ipotonia, debolezza, acidosi lattica, ragged red

      fiber, problemi respiratori, ma (se il bambino sopravvive) seguirà un miglioramento spontaneo.


Mancanza Complessa Di V - Mancanza del Trifosfato di adenosina Synthase:Sindrome della oftalmoplegia esterna progressiva cronica. La combinazione di ptosi e limitazione dei movimenti degli occhi è riferita all'oftalmoplegia.

Sintomi: Miopatia lenta progressiva


CPEO - Sindrome Esterna Progressiva Cronica Di Oftalmoplegia: Eredità mendeliana - materna - sporadica . Codice di esenzione:  RFG110 

Sindrome oftalmoplegica esterna cronica progressiva.

Sintomi: Simili a quelli del KSS, più: miopatia visuale, retinite pigmentosa, disfunzioni del sistema nervoso centrale.

Causa: Lacuna singola del DNA mitocondriale. Mutazione puntiforme del DNA mitocondriale: A3243G (la più comune)

L'oftalmoplegia cronica è caratterizzata da una debolezza progressiva dei muscoli oculari e del muscolo elevatore della palpebra superiore e

colpisce principalmente gli adulti. Può essere totalmente e permanentemente isolata. Tuttavia, in una bassa percentuale di casi, può associarsi

una miopatia scheletrica, che coinvolge per lo più i muscoli assiali e prossimali, provocando un affaticamento anomalo e una debolezza muscolare permanente.

In questo caso la malattia viene ancora definita oftalmoplegia esterna progressiva isolata. Numerose oftalmoplegie sono associate ad altri sintomi, confermando il pattern multisistemico di questa malattia. I sintomi associati sono eterogenei: neurologici (perdita dell'udito, retinopatia, difetti cerebellari, neuropatia periferica,ecc.), endocrini ( diabete, ipogonadismo, ipoparatiroidismo, ecc.), renali (insufficienza renale, tubulopatia, ecc.), cardiaci (difetti di conduzione, miocardiopatia, ecc.). L'associazione di vari sintomi porta all'identificazione di sindromi associate ad oftalmoplegia, come la sindrome di Kearns Sayre o sindrome MNGIE. Le cause dell'oftalmoplegia cronica sono diverse. La maggior parte di questi quadri clinici è dovuta a mitocondriopatie, ma la causa della disfunzione mitocondriale è variabile (mutazioni puntiformi, delezioni del DNA mitocondriale, mutazione di geni nucleari, con effetti sul DNA mitocondriale, come la timidina fosforilasi nella MNGIE). Altre cause sono la miastenia classica, la distrofia

oculo-faringea e le sindromi miasteniche congenite. Tutte e tre le patologie determinano sintomi muscolari isolati, in assenza di difetti multisistemici. Tuttavia le malattie mitocondriali causano sia forme strettamente muscolari, sia forme generalizzate e multisistemiche


MELAS  -  Codice di esenzione:  RN0710   -

Nella sindrome di MELAS (Encefalomiopatia mitocondriale con Acidosi Lattica ed episodi di ictus ), i sintomi clinici insorgono durante l'infanzia o nell'adulto prima dei 40 anni e possono essere scatenati da un'infezione o da uno sforzo fisico. Ai sintomi si associano, in modo più o meno incostante, emiparesi, emianopsia, deficit motorio, emicrania, vomito, demenza, convulsioni, sordità, diabete, disturbi della memoria. Spesso la famiglia dimostra un'eredità materna. Dalla biopsia muscolare si notano numerose ragged red fibers (fibre rosse ``stracciate''), fibre positive al citocromo ossidasi, un deficit dei complessi I e IV della catena respiratoria. Numerosi segnali iperintensi sono presenti nella sostanza bianca e del cervello. Nel sangue si trovano livelli elevati di lattato. La mutazione più frequente è A3243G del tRNA per la Leucina del DNA mitocondriale. * autrice: Dott.ssa C. Marsac (settembre 2002


KSS - sindrome di Kearns-Sayre (spodadica)  - Codice di esenzione: RF0020  -

 Insorge prima dei 20 anni. Questo disordine è definito da PEO (solitamente come il sintomo iniziale). Comporta oftalmoplegia, ptosi, retinite pigmentosa, segni associati a miopatia, disturbi della conduzione cardiaca, iperproteinorrachia. Nei casi sporadici possono essere presenti altri sintomi come sordità, cardiomiopatia, crisi epilettiche, disturbi del transito intestinale, ipoparatiroidismo, ritardo nella crescita, diabete, insufficienza renale. Queste patologie sono associate ad ampie delezioni eteroplasmiche del DNA mitocondriale, la più frequente delle quali è lunga 4,9 kilobasi.

Il rapporto tra la percentuale degli organelli mutati/non mutati può essere molto elevato e quando raggiunge la soglia del 60% circa (ad es: nel muscolo) determina un fenotipo patologio con deficit a carico dei complessi della catena respiratoria, anomalie istochimiche, "Ragged Red Fibers''. Alcune rare sindromi di Pearson possono evolvere in una sindrome di Kearns-Sayre.

 


NARP -      Inizio: Infanzia - eredità materna    Codice di esenzione: RF0030

La sindrome Neuropatia, Atassia e Retinite Pigmentosa (NARP) è clinicamente eterogenea, ma spesso è caratterizzata dalla combinazione tra neuropatia sensoriale-motoria, atassia cerebellare e cecità notturna. La sua prevalenza è stimata in circa 1/12.000. La NARP di solito colpisce i giovani adulti. La sintomatologia clinica comprende: retinopatia precoce "sale e pepe''; retinite pigmentosa; pupille "pigre''; nistagmo; cecità; debolezza muscolare prossimale; ritardo di sviluppo; atrofia cortico-spinale; demenza; ipoacusia; convulsioni; atassia; neuropatia sensoriale; debolezza muscolare prossimale neurogena. La sindrome NARP è una malattia ad eredità materna, dovuta alla mutazione 8993T>G nel gene del mtDNA, MTATP6, che codifica per la subunità 6 dell'ATPasi. La mutazione 8993T>G comporta un cambio aminoacidico dalla leucina 156, altamente conservata, in arginina (L156R), e causa un grave deterioramento della sintesi dell'ATP mitocondriale, che riduce l'energia e produce la morte cellulare, in particolare nei tessuti che dipendono fortemente dal metabolismo della fosforilazione ossidativa, come il cervello e la retina. La mutazione è anche presente nell'8-10% dei pazienti con malattia di Leigh, che, in questo caso, viene per convenzione definita con l'acronimo MILS (sindrome di Leigh ad eredità materna = maternally-inherited Leigh syndrome). La MILS è pertanto la forma clinica più grave della sindrome

NARP e, di solito, si manifesta in generazioni successive affette, che simulano una pseudo-anticipazione. Il trattamento è solo sintomatico.

Sono stati recentemente proposti farmaci antiossidanti in base ad evidenze sperimentali in vitro.
Questa sindrome può rappresentare una forma meno severa dei MIL.


MILS - Sindrome di Leigh ereditata per via matrilineare    Codice di esenzione: RF0030


MERFF -  Epilessia mioclonica,  con le fibre ragged-rosse - Eredità materna o sporadica  -  Codice di esenzione: RF0020  -
Inizio: Solitamente prima dell'adolescenza; progressione variabile anche nell'ambito della stessa famiglia.

Causa: Mutazioni mitocondriali del punto del DNA: A8344G, T8356C
Caratteristiche di malattia: Può essere la causa di epilessia, perdita di coordinazione, demenza e debolezza del muscolo.


Sindrome di Pearson:  Eredità sporadica  -  Inizio: Infanzia    Codice di esenzione: RN1600  -

è una rara malattia sporadica della primissima infanzia caratterizzata da anemia sideroblastica, pancitopenia ed insufficienza del pancreas esocrino con malassorbimento intestinale. Nei bambini che sopravvivono oltre i primi anni si assiste ad un progressivo miglioramento della situazione ematologica e gastrointestinale, mentre insorgono i segni caratteristici della sindrome di Kearns-Sayre (KSS)


MDS  La sindrome da deplezione del DNA mitocondriale  -  Codice di esenzione:  RN0710   -

 

La sindrome MDS comprende un gruppo clinicamente eterogeneo di malattie mitocondriali, caratterizzate da una riduzione del numero delle coppie del DNA mitocondriale  nei tessuti affetti, senza mutazioni o riarrangiamenti nel mtDNA. Per questo la MDS si considera un processo primitivo.  La MDS può essere una patologia neurogena relativamente frequente nel periodo neonatale e nell'infanzia. In una casistica, l'11% dei bambini (<2 anni), che presentavano debolezza, ipotonia e ritardo dello sviluppo, avevano una deplezione di mtDNA. La MDS è eterogenea a livello fenotipico e si può manifestare in forma epato-cerebrale, miopatica, miopatica benigna ad esordio tardivo o cardiomiopatica. I bambini di solito presentano nell'infanzia ipotonia, acidosi lattica e livelli elevati di creatin-chinasi sierica. Alcuni di loro hanno anche una epatopatia grave, spesso fatale,

oppure un coinvolgimento renale, che simula la sindrome di De Toni-Fanconi. La diagnosi clinica viene confermata dalla ridotta attività della

 catena respiratoria e, soprattutto, da un basso rapporto mtDNA/nDNA (DNA nucleare) nei tessuti affetti. La MDS spesso ricorre nelle famiglie,

con una possibile trasmissione autosomica recessiva, a sostegno di un difetto genetico del nDNA. In effetti, le mutazioni nei geni della chinasi

della deossiguanosina mitocondriale, codificata nel nucleo, e della chinasi della deossitimidina sono state associate rispettivamente alle forme epato-cerebrali e miopatiche della MDS. Questi due geni codificano enzimi per la via di salvataggio mitocondriale, implicata nella sintesi del

mtDNA attraverso il rifornimento di deossiribonucelotidi. La debolezza muscolare e l'intolleranza all'esercizio possono rispondere all'integrazione

con coenzima Q

 


MNGIE -  Codice di esenzione:  RN0710   -

 Encefalopatia Mitocondriale Neuro Gastrointestinale . Questo disordine causa PEO, ptosis, debolezza degli arti e problemi 

(digestivi) gastrointestinali, compreso diarrea cronica e dolore addominale.  Un altro sintomo comune è la neuropatia periferica

Eredità mendeliana recessina

Compare in genere tra i 10 e i 40 anni ed è caratterizzata dall'associazione di: oftalmoplegia cronica progressiva, neuropatia periferica, alterazioni della sostanza bianca cerebrale e disturbi gastrointestinali (episodi ricorrenti di diarrea e/o vomito causati da una motilità intestinale anormale). I pazienti in genere sono molto magri e bassi. Lo studio morfologico dei loro muscoli ha rilevato una piccola porzione di fibre muscolari "ragged-red'',

 dimostrazione di una proliferazione di mitocondri. L'analisi biochimica della catena respiratoria dei pazienti dimostra deficienze parziali in uno o più complessi respiratori. L'analisi mediante Southern blotting del DNA del muscolo documenta diverse forme di DNA mitocondriale deleto, che rappresentano tuttavia solo una piccola frazione del DNA mitocondriale totale. Una parziale mancanza di DNA mitocondriale può coesistere con delezioni multiple. Possono essere presenti altri sintomi, ma il loro riscontro non è necessario per la diagnosi della malattia. Fra essi, la perdita dell'udito, la retinite pigmentosa, difetti cerebellari, ecc. La MNGIE è trasmessa come carattere autosomico recessivo; il gene responsabile è localizzato sul cromosoma 22q13.32 e codifica per una timidina fosforilasi. La sindrome può essere identificata sia dosando l'attività della timidina fosforilasi nei leucociti, sia mediante l'analisi del gene stesso. Il nesso fisiopatologico tra questo difetto enzimatico e i sintomi della sindrome è ancora sconosciuto. Le terapie che riducono la timidina plasmatica possono dare beneficio, tuttavia non è stato ancora messo a punto un trattamento efficace.


Mancanza di CPT I 

Sintomi: Fegato dilatato e ricorrenti episodi Reye-simili provocati da digiuno o malattie.

Causa: Autosomale recessiva.

Trattamento: Trigliceridi a media catena.


Mancanza di CPT II

Sintomi - Miopatica: Intolleranza all'esercizio, intolleranza al digiuno, dolore muscolare, rigidezza muscolare, e mioglobina nelle urine.

Sintomi - Infantile: sindrome simil-Reye, fegato dilatato, ipoglicemia, cuore ingrandito, e aritmia cardiaca.

Causa: Autosomale recessiva.

Trattamento - Non-Infantile: dieta con molti carboidrati e pochi grassi.


Acidosi lattica : l'acidosi lattica implica un metabolismo danneggiato, ma non è, in se stessa, diagnostico per una malattia mitocondriale La acidosi lattica è un dato di quasi costante riscontro nel bambino "mitocondriale", mentre nell'adulto può essere assente.

Acido in cui, nel tessuto muscolare, si trasforma l'acido piruvico, quando quest'ultimo non può entrare nei mitocondri ed essere ossidato, consentendo un corretto processo di respirazione delle cellule. Valori abnormi di acido lattico indicano un'alterazione dell'attività mitocondriale. 

La spettroscopia per risonanza magnetica fosforo-nucleare (P-NMR) è un altro metodo per testare la miopatia mitocondriale in vivo. Tale procedura è in grado di fornire informazioni sulla concentrazione di diversi fosfati, e del pH intracellulare dei muscoli, valori che possono essere successivamente utilizzati per determinare eventuali disfunzioni mitocondriali.

I sintomi precoci dell’acidosi lattica sono:

Nausea, vomito, diarrea e dolori addominali

Mancanza di respiro e/o respiro corto

Crampi, mialgia e parestesia


LCAD - Mancanza A catena lunga Della Deidrogenasi Dell'Acilico-CoA

Carenza di deidrogenasi Acyl-CoA a catena lunga.

Sintomi: Di solito causa una sindrome fatale, negli infanti, tipicizzata da impossibilità a crescere, fegato dilatato, cuore allargato, encefalopatia metabolica, ed ipotonia.


Sindrome di Leigh:  da http://www.telethon.it/       Codice di esenzione: RF0030

Un gruppo di ricerca finanziato da Telethon, diretto dal Dott. Massimo Zeviani dell’Istituto nazionale Neurologico “C. Besta” di Milano, è giunto all’identificazione del gene responsabile della sindrome di Leigh, una gravissima malattia ereditaria mendeliana o sporadica, che colpisce oltre 1 individuo su 40.000. I bambini colpiti dalla sindrome già nei primi mesi di vita manifestano gravi sintomi di tipo neurologico, come incordinazione motoria, paralisi dello sguardo, difficoltà ad alimentarsi, e presentano un grave ritardo nello sviluppo. Presto la situazione si aggrava, e i piccoli muoiono entro i primi anni di vita. Da tempo è noto che questa terribile malattia  è causata da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri, i piccoli organuli che fungono da “centrale energetica” della cellula. Per lungo tempo, sospetti dei ricercatori si sono concentrati sul gene della citocromo ossidasi (o COX), un enzima-chiave nel funzionamento dei mitocondri, che in effetti risulta difettoso in almeno il 60 per cento dei bambini affetti dalla sindrome. Sorprendentemente, però, in nessuno dei pazienti si sono mai trovate anomalie nei geni della COX. Per risolvere questo

enigma i ricercatori milanesi hanno utilizzato una tecnica recentissima che consiste nel trasferire singoli cromosomi umani in cellule di pazienti per localizzare il gene responsabile della malattia. E’ stato così possibile restringere il campo ad un pugno di geni “indiziati”, situati in una regione del cromosoma 9, e infine scoprire che uno di questi geni, chiamato SURF-1, è alterato nella maggior parte dei pazienti analizzati.
Il legame fra SURF-1 e la citocromo ossidasi è arrivato da studi effettuati sui lieviti: in questi organismi, infatti, la proteina prodotta da SURF-1 è necessaria proprio perché avvenga il corretto assemblaggio della citocromo ossidasi, e ci si attende che le stesse conclusioni verranno confermate anche nell’uomo.  Dai dati raccolti, i ricercatori stimano che le mutazioni nel gene SURF-1 possano spiegare almeno l’80 per cento dei casi di sindrome di Leigh dovuta a deficit della citocromo ossidasi. 
Già da oggi, grazie a questa scoperta, sarà possibile in molti casi diagnosticare la sindrome di Leigh in modo più preciso, basandosi sull’esame del gene SURF-1, ed effettuare l’indagine prenatale nelle coppie a rischio.
I risultati di questo successo italiano sono stati pubblicati nel numero di dicembre dell’ American Journal of Human Genetics, un’importante rivista internazionale di genetica. Agli stessi risultati è arrivato, quasi contemporaneamente il lavoro di un gruppo di ricerca canadese di prossima pubblicazione.

La sindrome di Leigh, descritta da Denis Leigh per la prima volta nel 1951, è la più comune malattia mitocondriale dell’infanzia.

Eredità mendeliana recessiva.


La malattia descritta per la prima volta dal dottor Leigh con ritardo dello sviluppo mentale e motorio (p.es. muscolo dormiente) dei neonati e dei bambini piccoli, frequenti attacchi epilettici; generalmente ereditato con ereditarietà diversificata. Ci sono anche malattie dei mitocondri, che in genere non comportano miopatia, per es. la neuropatia ottica di Leber, che causa gravi diminuzioni della vista per disturbi del nervo ottico. Attualmente si moltiplicano le indicazioni, che altre malattie neurodegenerative frequenti (con degenerazione delle cellule nervose) sono causate da difetti mitocondriali. Esemplare è l’atassia detta di Friedreich, nella quale sono colpiti il cervelletto ed il muscolo cardiaco. Non è ancora certo quale ruolo giochino i mitocondri nella demenza di Alzheimer, del morbo di Parkinson e della sclerosi laterale amiotrofica (SLA).                


LHON

La neuropatia ottica ereditaria di Leber (LHON) consiste in una disfunzione del nervo ottico dovuta a mutazioni nel DNA mitocondriale (mtDNA). L'eredità è non-mendeliana o materna; sono tuttavia numerosi i casi sporadici e isolati di LHON. La prevalenza è stimata in 1/50.000. La LHON si presenta spesso in soggetti giovani adulti, con un'età media d'esordio tra 18 e 35 anni. La perdita della vista inizia di solito in un occhio e può essere improvvisa, portando ad un'acuità inferiore a 20/400 in meno di una settimana, oppure può essere progressiva, nell'arco di 2-3 mesi. L'altro occhio può essere colpito contemporaneamente, in circa il 50% dei pazienti, oppure successivamente, con un intervallo fino a 9 mesi. L'esame del fondo dell'occhio rivela spesso pseudoedema del disco e iperemia, dilatazione arteriolare, tortuosità dei vasi e teleangiectasie peripapillari. Anche se la perdita della vista è di solito l'unico sintomo, sono state riportate associazioni della LHON con anomalie cardiache, neurologiche o scheletriche. L'atrofia ottica sembra essere legata alla disfunzione della catena respiratoria causata da mutazioni nel mtDNA. Nella LHON sono state osservate oltre 18 mutazioni nel mtDNA e almeno 4 corrispondono a "mutazioni primarie'', in quanto sono sufficienti a causare la malattia. Le principali mutazioni primarie del DNA mitocondriale coinvolgono i geni che codificano per diverse subunità dei complessi I e III della catena respiratoria mitocondriale. Altre mutazioni, conosciute come "mutazioni secondarie'', sono di solito associate a mutazioni primarie. Possono essere coinvolti nella patogenesi anche fattori epigenetici o tossici. Attualmente non esiste alcun trattamento efficace per la LHON


Malattia Di Luft : Sintomi: Ipermetabolismo, con febbre, intolleranza al calore, traspirazione proffusa, polifagia, polidipsia, ragged red fiber, e rimanendo tachicardia. Intolleranza all'esercizio con debolezza mite.


Mancanza Della Carbossilasi Del Piruvato : Sintomi: Acidosi lattica, ipoglicemia, grave ritardo, mancata crescita. Sintomi comuni: Attacchi e spasticità.


Mancanza Della Deidrogenasi Del Piruvato : Sintomi: Acidosi lattica, atassia, acidosi piruvica, degenerazione spinale e cerebrale. Meno comuni: Agenesi del corpo calloso e lesioni nel ganglio basale, cervelletto, e del tronco cerebrale. Anche: crescita ritardata, ipotonia, attacchi, e polineuropatia. Qualche volta si scopre che è la causa della Sindrome di Leigh


Central core e minicore      Codice di esenzione: RFG070  -

 sinonimi : -   Miopatie Congenite Ereditarie
              -   Miopatia Centronucleare
              -   Miopatia Desmin Storage
              -   Miopatia Nemalinica

 

Molti lettori hanno contattato la nostra redazione per chiedere informazioni circa le malattie cosiddette central core e minicore (o multicore).

Ce ne parla il professor Carlo Trevisan della Clinica neurologica II dell'Università di Padova.

La Malattia "Central Core" è una miopatia congenita rara ad esordio precoce - non sono molti i casi di insorgenza in età adulta - che si

caratterizza, all'esame istochimico del tessuto muscolare, per la presenza di aree prive di attività enzimatiche ossidative (i cosiddetti cores,

termine inglese che letteralmente significa "noccioli"), al centro delle sezioni trasverse delle fibre di tipo 1 (quelle a contrazione lenta, spesso predominanti in questa patologia). Tali aree si producono per la mancanza di mitocondri.

Sul piano clinico, il bambino, che alla nascita di solito presenta un lieve deficit del tono muscolare (ipotonia), avrà un ritardo dello sviluppo

motorio, accompagnato da un deficit di forza variabile, ma per lo più non grave. Questa debolezza tende a rimanere stazionaria nel tempo

anche se esiste la possibilità di una progressione lenta. Alla nascita possono essere presenti anche lussazione dell'anca e altre anomalie scheletriche. L'esame della CK sierica e l'elettromiografia sono generalmente normali o solo lievemente alterati.

La malattia viene di solito trasmessa con modalità autosomica dominante: il gene è stato mappato sul locus q13.1 del cromosoma 19, come quello dell'Ipertermia maligna: questo rende ragione del fatto che i pazienti affetti da questa miopatia siano a rischio di incidenti anestesiologici anche mortali.

La Malattia "Minicore (o "Multicore") è un'altra rara miopatia congenita solo in apparenza simile alla precedente. Le aree piccole e multifocali di degenerazione, caratteristiche di questa patologia, possono essere riscontrate nelle fibre muscolari di tipo 1 e 2 e si diffondono solitamente per la lunghezza di pochi sarcomeri lungo tali fibre. Esse presentano tratti caratteristici al microscopio elettronico, ma la loro presenza può anche essere aspecifica e secondaria ad altre miopatie. Di solito anche nella Malattia "Minicore" si riscontra una predominanza delle fibre di tipo 1.

I sintomi si manifestano in genere nell'infanzia, con un'ipotonia lieve e non progressiva e debolezza dei muscoli delle braccia e delle cosce. Possono essere colpiti anche i muscoli extraoculari e facciali. La CK sierica risulta normale, mentre l'elettromiografia può essere di tipo miopatico.

La modalità di trasmissione di questa patologia è diversa da quella della Malattia "Central Core": nella "Minicore", infatti, essa è soprattutto autosomica recessiva, anche se non può essere del tutto esclusa la trasmissione autosomica dominante.

Anche questi pazienti, seppur in proporzione minore rispetto alla "Central Core", possono presentare suscettibilità all'ipertermia maligna, in corso di anestesia generale.

Non esiste ancora purtroppo terapia farmacologica né per la malattia "Central Core", né per quella "Minicore". I pazienti possono trarre vantaggi da cicli di fisiokinesiterapia e da eventuali interventi ortopedici per le malformazioni ossee a volte associate.

 

Articolo tratto da DM 129 (febbraio 1998)    


 

Malattia di Alzheimer: il cinque per cento circa dei malati anziani presenta la stessa mutazione del DNA mitocondriale


Cancro: è recente la scoperta di una anomalia del DNA mitocondriale in una forma di tumore cerebrale ereditario molto aggressivo, il 

    paraganglioma


La sindrome da deplezione del DNA mitocondriale (MDS) comprende un gruppo clinicamente eterogeneo di malattie mitocondriali, caratterizzate da una riduzione del numero delle coppie del mtDNA nei tessuti affetti, senza mutazioni o riarrangiamenti nel mtDNA. Per questo la MDS si considera un processo primitivo. La deplezione del mtDNA può anche essere secondaria (come si avviene nella miosite da corpi inclusi) oppure iatrogena (come si riscontra nei pazienti trattati con analoghi nucleosidici). La MDS può essere una patologia neurogena relativamente frequente nel periodo neonatale e nell'infanzia. In una casistica, l'11% dei bambini (<2 anni), che presentavano debolezza, ipotonia e ritardo dello sviluppo, avevano una deplezione di mtDNA. La MDS è eterogenea a livello fenotipico e si può manifestare in forma epato-cerebrale, miopatica, miopatica benigna ad esordio tardivo o cardiomiopatica. I bambini di solito presentano nell'infanzia ipotonia, acidosi lattica e livelli elevati di creatin-chinasi sierica (CK). Alcuni di loro hanno anche una epatopatia grave, spesso fatale, oppure un coinvolgimento renale, che simula la sindrome di De Toni-Fanconi. La diagnosi clinica viene confermata dalla ridotta attività della catena respiratoria e, soprattutto, da un basso rapporto mtDNA/nDNA nei tessuti affetti. La MDS spesso ricorre nelle famiglie, con una possibile trasmissione autosomica recessiva, a sostegno di un difetto genetico del DNA nucleare. In effetti, le mutazioni nei geni della chinasi della deossiguanosina mitocondriale, codificata nel nucleo, e della chinasi della deossitimidina sono state associate rispettivamente alle forme epato-cerebrali e miopatiche della MDS. Questi due geni codificano enzimi per la via di salvataggio mitocondriale, implicata nella sintesi del mtDNA attraverso il rifornimento di deossiribonucelotidi (dNTPs). La debolezza muscolare e l'intolleranza all'esercizio possono rispondere all'integrazione con coenzima Q. *Autori: Dott. R. Carrozzo e S. Lucioli (Febbraio 2004).*

 

 

Principali manifestazioni cliniche delle malattie mitocondriali

 

Epilessia:

Più che di epilessia è forse più corretto parlare di "epilessie". Si tratta di un gruppo di malattie neurologiche a carattere cronico, caratterizzate da crisi convulsive o da altre manifestazioni critiche di natura motoria, sensoriale, psichica e neurovegetativa, che hanno in comune la comparsa improvvisa e la ripetizione nel tempo. Una sola crisi non indica per forza che ci si trovi di fronte ad un caso di epilessia: infatti il 5% della popolazione ha avuto un attacco che si è verificato una sola volta in tutta la vita.

Il cervello è costituito da cellule nervose chiamate neuroni. La proprietà fondamentale del tessuto nervoso è di emettere degli impulsi nervosi. Questi sono costituiti da un debolissimo passaggio di corrente elettrica che si genera nella cellula nervosa e si propaga ad altri neuroni con cui prende contatto. Ogni funzione cerebrale (il movimento, il linguaggio, la vista, ecc…) dipende da una perfetta e complicatissima regolazione della trasmissione degli impulsi nervosi. Durante una crisi epilettica vi è un'improvvisa, abnorme e sincronizzata scarica di impulsi nervosi da parte di un gruppo più o meno esteso di cellule nervose. Questo è il meccanismo comune ad ogni tipo di crisi epilettica; ciò che può cambiare sono le manifestazioni cliniche, cioè i segni visibili delle crisi. I meccanismi di base che entrano in gioco sono molto complessi ed ancora oggi non del tutto chiariti.
Le epilessie sintomatiche, nelle quali l’epilessia non è l’unico sintomo e non necessariamente il principale, bensì è parte di una sintomatologia più complessa. L’epilessia può essere secondaria a lesioni cerebrali, encefalopatie, malformazioni vascolari, tumori cerebrali, traumi postatali (casi in cui la componente genetica è minoritaria), oppure essere associata a malattie metaboliche o difetti congeniti (microcefalia, lissencefalia, eccetera) per cui le cause genetiche possono essere preponderanti. Ad esempio, le epilessie miocloniche progressive sono vere e proprie malattie genetiche ad eredità autosomica recessiva (ad eccezione della MERRF, caratterizzata da trasmissione materna mitocondriale).

 

 


oftalmoplegia

Definizione Paralisi dei muscoli oculari. Può essere:

  • totale: se interessa tutti i muscoli oculari

  • interna: quando compromette i muscoli intrinseci del globo oculare (es, lo sfintere dell'iride)

  • esterna: quando colpisce i muscoli estrinseci

Cause: Lesione di natura nervosa o muscolare.

L'oftalmoplegia esterna progressiva è una forma clinica benigna caratterizzata da oftalmoparesi, ptosi palpebrale(abbassamento della palpebra superiore, destra o sinistrae), spesso, debolezza muscolare, prevalentemente cingolare. L'esordio è nell'adolescenza o nell'età adulta, l'evoluzione è lenta e progressiva. Nel 50 per cento dei pazienti la malattia è causata da una delezione del DNA mitocondriale (casi sporadici), mentre in un terzo si tratta di una mutazione puntiforme (casi a trasmissione materna non mendeliana).
strabismo

deviazione patologica di uno o di entrambi gli occhi, i rapporti dei cui assi risultano alterati, così da produrre una duplicità dell’immagine osservata. Molto comune è lo strabismo latente (o eteroforia), che risulta evidente solo quando si esauriscono i riflessi di compensazione che l’individuo mette inconsciamente in opera. Nello strabismo vero (o eterotropia), si hanno deviazione degli assi visivi e alterazioni della visione binoculare, senza alterazioni dei movimenti oculari (strabismo concomitante); può essere unilaterale, alternante, periodico; inoltre l’asse dell’occhio colpito può divergere (extropia), convergere (esotropia), elevarsi (ipertropia) o risultare abbassato (strabismo deorsum vergens) rispetto all’altro occhio. Lo strabismo vero può dipendere da disturbi dei centri dello sguardo e dell’innervazione dei muscoli estrinseci degli occhi, da difetti degli stessi muscoli, da alterazioni del globo oculare e dei suoi mezzi diottrici. Lo strabismo paralitico si verifica in caso di paralisi di uno o più muscoli estrinseci oculari originate da lesioni nervose centrali o periferiche; è questo il tipo di strabismo che più frequentemente dà luogo a diplopia, perché nelle altre forme l’individuo si abitua solitamente a escludere dalla visione l’occhio colpito, così da percepire una sola immagine ( ambliopia). È caratterizzato da deviazione degli assi visivi con alterazione di alcuni movimenti oculari, diversi a seconda del muscolo colpito.
Atrofia ottica

riduzione in peso e volume di un organo; in genere è dovuta ad alterazioni nei processi di Biosintesi(sintesi di composti chimici effettuata da organismi viventi o comunque realizzata nell’interno di essi. La capacità di biosìntesi è un requisito fondamentale della materia vivente che garantisce la formazione e il ricambio dei componenti cellulari , nonché un regolare svolgimento degli scambi energetici)
La neuropatia del nervo ottico generalmente evolve verso l'atrofia ottica nonostante il trattamento medico pur intensivo.


facile stancabilità all'esercizio fisico

Stanchezza molto forte, sia fisica che mentale. Col caldo, la stanchezza diminuisce un poco, mentre col freddo aumenta.

Deterioramento della muscolatura, che si manifesta con debolezza e intolleranza al movimento; i muscoli mostrano spesso fibre rosse sfilacciate, piene di mitocondri anormali, che diventano rossi quando sono in presenza di un particolare colorante.


miopatia

termine con cui si indicano genericamente tutte le patologie che interessano i muscoli.
 

Sotto questo termine sono raggruppate molteplici malattie che colpiscono l'unità motoria. L'unità motoria comprende il neurone motorio, localizzato nel midollo spinale, il suo prolungamento o assone nel nervo periferico, la giuntura neuromuscolare e l'insieme delle fibre muscolari innervate dal neurone. L'unità motoria è l'unità anatomica e funzionale terminale del sistema motorio. Tutte le malattie dell'unità motoria si manifestano con un deficit motorio (paresi o debolezza muscolare; plegia o paralisi). Il deficit varia secondo la gravità e la localizzazione (generalizzata o localizzata al viso, al tronco, alle membra), secondo la malattia.
Nelle malattie dell'unità motoria, i processi lesivi danno luogo alla perdita funzionale dei neuroni motori (sclerosi laterale amiotrofica, amiotrofie spinali, poliomielite, ecc...) delle fibre nervose (neuropatie) e del muscolo (miopatie nel senso proprio della parola).
I processi lesivi sono acquisiti, nel più sovente dei casi, da un'infiammazione (miositi, polineuropatie infiammatorie) o da un'infezione (poliomielite, lebbra, miositi). Molte lesioni dell'unità motoria sono, tuttavia, la conseguenza di un deficit funzionale del metabolismo o della struttura delle cellule; dette lesioni sono genetiche o geneticamente determinate. Questi termini implicano l'assenza o la presenza di un'informazione mutilata nel codice genetico: essa non compare dai codici che regolano la vita cellulare, localizzati sui cromosomi (o geni).
Le malattie, cosiddette genetiche, sono state riconosciute, dopo parecchi decenni, dall'osservazione di una trasmissione familiare della lesione. I meccanismi cellulari all'origine della malattia sono stati compresi da poco tempo, grazie alla biologia cellulare (ingegneria genetica). È infatti dal 1986 che è stato riconosciuto, per la prima volta, un deficit di una proteina importante nel mantenimento della struttura delle fibre muscolari per la forma più grave della miopatia, la distrofia muscolare di Duchenne. D'allora, la medicina molecolare ha permesso di riconoscere numerose anomalie in altre lesioni del nervo o del muscolo. Tutte queste malattie sono complesse e necessitano un lavoro di raggruppamento clinico e una ricerca laboriosa di laboratorio. Nello spazio di una quindicina d'anni, le conoscenze sono esplose, ma il trattamento di sostituzione della funzione cellulare, mediante terapia genica, fa ancora difetto oppure è solo sperimentale. Il suo potenziale terapeutico è stato sottovalutato nella rapidità d'insediamento, tuttavia si continua negli sforzi per l'applicazione nella pratica clinica.
La gravità e il profilo evolutivo varia molto da una malattia all'altra. Ragion per cui è indispensabile conoscere una diagnosi della malattia specifica. La diagnosi necessita delle indagini che sono idealmente realizzate in un centro specializzato, ciò significa che i medici che vi lavorano hanno l'esperienza di queste malattie.


atassia

Disturbo della coordinazione del corpo in rapporto con l’equilibro, sia nel mantenimento della postura (atassìa statica), sia nella marcia (atassìa dinamica). L’atassìa può derivare da lesioni cerebellari, da disturbi della sensibilità profonda (tabe, polineuropatie, lesioni del lobo parietale), da disturbi labirintici o da lesioni cerebrali (del lobo frontale, temporale o del corpo calloso). La prova di Romberg permette di cogliere anche modeste turbe atassiche: il soggetto viene posto sull’attenti, con le punte dei piedi unite, e quindi invitato a chiudere gli occhi. Se, a occhi chiusi, oscilla, fino a tendere a cadere, la prova indica lesioni dei cordoni posteriori o malattie del labirinto dell’orecchio. Il malato con lesioni cerebellari, invece, oscilla già a occhi aperti, e l’equilibrio non viene peggiorato dalla chiusura degli occhi: in questo caso, la prova di Romberg è negativa.
 

Termine generico usato per indicare movimenti anormali, involontari, causati da disturbi funzionali di un dato distretto del sistema nervoso. Si tratta di movimenti che si aggiungono a quelli volontari normali disturbandoli; sono diversi fra loro per qualità, distribuzione e intensità: in alcuni casi si osservano semplici contrazioni di muscoli isolati, in altri i sintomi sono più complessi. Le coree, i crampi, il

morbo di Parkinson, gli spasmi, il tremore, il tic, il riso e il pianto spasmodici sono tipici esempi di discinesia. Sono discinesìe anche alcune particolari condizioni di alterata motilità di organi, con sintomi dolorosi, che colpiscono il tubo gastroenterico, la colecisti, le vie biliari e le vie urinarie. Una forma particolare è la discinesia tardiva, che si manifesta in seguito a terapie prolungate con farmaci antidepressivi.
 

discinesia

Termine generico usato per indicare movimenti anormali, involontari, causati da disturbi funzionali di un dato distretto del sistema nervoso. Si tratta di movimenti che si aggiungono a quelli volontari normali disturbandoli; sono diversi fra loro per qualità, distribuzione e intensità: in alcuni casi si osservano semplici contrazioni di muscoli isolati, in altri i sintomi sono più complessi. Le coree, i crampi, il morbo di Parkinson, gli spasmi, il tremore, il tic, il riso e il pianto spasmodici sono tipici esempi di discinesia. Sono discinesìe anche alcune particolari condizioni di alterata motilità di organi, con sintomi dolorosi, che colpiscono il tubo gastroenterico, la colecisti, le vie biliari e le vie urinarie. Una forma particolare è la discinesia tardiva, che si manifesta in seguito a terapie prolungate con farmaci antidepressivi.
 

Corea

sindrome caratterizzata da tipici movimenti involontari, improvvisi, irregolari, scattanti, presenti a riposo e nell’esecuzione di atti volontari, accentuati dalle emozioni, dalla fatica e dal freddo, assenti nel sonno (movimenti coreici). Tali movimenti, variamente associati a ipotonia muscolare e a turbe psichiche, sono il sintomo tipico di alcune malattie del sistema extrapiramidale (còrea di Sydenham e còrea di Huntington). Possono essere presenti pure in caso di lesioni di strutture extrapiramidali, dovute a encefaliti, trombosi, emorragie, tumori (còree sintomatiche). Per la còrea di Sydenham, vedi ballo di san vito. La còrea di Huntington, o còrea degenerativa, è una malattia gravissima, ereditaria, che insorge in età adulta. È dovuta ad atrofia e degenerazione dei gangli della base e della corteccia cerebrale, con sbilanciamento nell’equilibrio dei neurotrasmettitori a favore della dopamina. È caratterizzata dai movimenti coreici e da turbe psichiche, che iniziano insidiosamente con alterazioni del carattere e del comportamento, per poi evolvere in demenza, con frequente tendenza al suicidio e all’abuso di bevande alcoliche. I farmaci neurolettici sono utili contro i grandi movimenti coreici. Fondamentale è la prevenzione a livello di consulenza genetica (si sconsiglia di avere figli a un membro di una famiglia in cui si ripetono casi di còrea di Huntington). Da segnalare la còrea delle gravide: rara, insorge quasi esclusivamente nelle primipare durante il purperio, è grave, con sintomi simili al ballo di san Vito.
 


crisi convulsive

Contrazione brusca e involontaria che può interessare pochi o numerosi gruppi muscolari, a carattere irregolare, intermittente e variabile. Mioclonìe: Può interessare: uno o pochi fascicoli muscolari, senza dar luogo a movimenti; un muscolo isolato (mioclonìa elementare); i muscoli sinergici di uno o più arti, con spostamento di segmenti corporei (mioclonìe segmentarie); oppure tutto il corpo (mioclonìe massive o generalizzate, o scosse miocloniche). Le mioclonìe possono essere spontanee o provocate da stimoli vari, intermittenti o permanenti. Mioclonìe elementari si riscontrano fisiologicamente in tutti i soggetti normali durante il sonno.


mioclono

Contrazione clonica(contrarsi e rilassarsi di un muscolo caricato al limite delle capacità) di uno o più muscoli, con sede più frequente negli arti o nel tronco, rapida, talora accompagnata da tremori fibrillari, con effetto locomotore limitato o nullo, non ritmica a frequenza variabile. L'emozione , il freddo e l'eccitazione meccaniche ne aumentano l'intesità.


ictus o apoplessia

l’ictus cerebrale ischemico, vale a dire l’ostruzione di un’arteria cerebrale, un incidente che può portare a gravi invalidità permanenti.

Complesso di sintomi caratterizzati da ictus celebrale con blocchi delle funzioni celebrali più importanti, perdita di coscienza, della parola e delle funzioni sensoriali e motorie. La gravità dipende dal vaso interessato, dalla consistenza dell'ostruzione e dalla regione celebrale implicata.


NEUROPATIA

neuropatia ottica

  • Neuropatia ottica di Leber (NOEL)
    tipica dell'età adulta, comporta la perdita progressiva della vista a causa dei danni al nervo ottico, insieme a difetti nella conduzione cardiaca

 

COS'È UNA NEUROPATIA PERIFERICA?

Il sistema nervoso consiste di due componenti: il sistema nervoso centrale, costituito da encefalo e midollo spinale; e il sistema nervoso periferico, costituito da nervi che connettono il sistema nervoso centrale ai muscoli, alla pelle e agli organi interni. "Periferico" significa "lontano dal centro", proprio ad indicare la funzione che i nervi hanno di collegare il sistema nervoso centrale agli organi periferici. Il sistema nervoso periferico è la parte danneggiata in corso di neuropatia. Neuropatia è, quindi, il termine usato per descrivere disturbi conseguenti a danno dei nervi periferici. 

COME É FATTO UN NERVO?

L'unità base del sistema nervoso periferico è il "neurone" o cellula nervosa. Suo compito è inviare informazioni da una parte all'altra del corpo attraverso impulsi elettrici. Ciascun nervo è formato da un corpo cellulare e da un lungo prolungamento chiamato "assone". L'assone conduce impulsi tra il corpo cellulare e la periferia, dove entra in contatto con strutture specializzate (recettori), presenti nei muscoli, nella pelle e negli organi interni. Molti assoni sono avvolti da una membrana, chiamata "guaina mielinica", che permette agli impulsi elettrici di trasmettersi in maniera più veloce ed efficiente. Gli assoni viaggiano insieme uniti in tronchi nervosi, che spaziano per il corpo umano come "cavi" di un complesso "circuito elettrico".

TRE TIPI DI NERVI

In base al tipo di fibre che contengono, si possono identificare tre tipi di nervi: motori, sensitivi, e vegetativi o autonomici.
I nervi motori sono responsabili dei movimenti volontari. Quando, per esempio, apriamo una porta o corriamo, sono i nostri nervi motori ad essere all'opera.
I nervi sensitivi ci permettono di sentire il dolore, le vibrazioni, il tatto, di riconoscere le forme degli oggetti solo toccandoli, e di conoscere la posizione di parti del nostro corpo nello spazio.
I nervi autonomici controllano funzioni involontarie (cioè non sotto il controllo della volontà), come il respiro, il battito cardiaco, la pressione arteriosa, le funzioni digestive e sessuali. Essi lavorano sempre, in maniera autonoma, sia quando siamo svegli sia quando dormiamo.
Sebbene molte neuropatie interessino, in grado diverso, tutti tre i tipi di fibre nervose, in alcuni casi solo uno o due tipi di fibre sono interessati e si parla, pertanto, di neuropatie puramente o prevalentemente motorie, sensitive, o vegetative.

È UNA MONO- O UNA POLINEUROPATIA?

La malattia di un singolo nervo periferico si chiama mononeuropatia. Le mononeuropatie colpiscono singoli nervi in areee ben definite e spesso sono conseguenza di una lesione traumatica, di una compressione locale (con "schiacciamento" del nervo) o di processi infiammatori o ischemici. La sintomatologia è, pertanto, localizzata e limitata al territorio di innervazione del nervo leso. Esempi di mononeuropatie sono la sindrome del tunnel carpale, e la paralisi di Bell. La sindrome del tunnel carpale consegue a una compressione del nervo mediano nel suo passaggio a livello del polso. La compressione del nervo può essere secondaria a uso eccessivo del polso o a processi infiammatori; talora sono presenti condizioni sottostanti quali diabete, artrite reumatoide, acromegalia.
La paralisi di Bell è un disturbo del VII nervo cranico (nervo facciale), che contiene fibre motorie per i muscoli mimici della faccia e fibre vegetative. Nella maggior parte dei casi non si conosce la causa di questo disturbo, che si manifesta con assimetria delle labbra (ci si accorge di avere "la bocca storta") e difficoltà a chiudere l'occhio dallo stesso lato. Possono talora associarsi disturbi dell'udito (iperacusia) e del gusto. Nella maggior parte dei casi il deficit recupera spontaneamente in periodi più o meno lunghi (da uno a 5 o più mesi) a seconda che il danno abbia interessato solo la guaina mielinica (prognosi migliore) o anche l'assone (prognosi meno favorevole).
Se i disturbi colpiscono due o più nervi in aree distinte si parla di mononeurite multipla. Ciò si verifica, in genere, in corso di malattie sistemiche, come ad esempio il diabete o malattie reumatologiche.
Polineuropatia, nome generico sotto cui sono raggruppate la maggioranza delle neuropatie periferiche, si riferisce a un interessamento bilaterale e simmetrico dei nervi periferici (che interessa, cioè, in maniera simile entrambi i lati del corpo). Generalmente i disturbi iniziano alle mani e ai piedi. A seconda che siano colpiti i nervi motori, sensitivi o entrambi, si parla di neuropatia motoria, sensitiva, o mista.
Neurite è il nome usato in caso di infiammazione del nervo causata da un'infezione o da alterazioni del sistema immunitario.
Plessite è l'infiammazione di un plesso nervoso. Il plesso è una struttura dove numerosi nervi si riuniscono e interconnettono. Due importanti plessi sono il plesso brachiale, che si trova sotto il cavo ascellare, e il plesso lombosacrale, nella pelvi.
Il plesso brachiale contiene nervi diretti al braccio e alla mano. Quando è infiammato, si ha una plessite brachiale, che causa debolezza e dolore al braccio.
La plessite lombo-sacrale, invece, causa dolori e debolezza alle gambe.

QUALI SONO I SINTOMI?

Alcune neuropatie esordiscono in maniera improvvisa, altre in maniera graduale nell'arco di anni. I sintomi dipendono dal tipo di fibre nervose interessate (motorie, sensitive, vegetative) e dalla loro localizzazione, ma nella maggior parte dei casi si manifestano con debolezza, formicolìì e dolore, come elencato brevemente di seguito.

Debolezza alle braccia o alle gambe.

La debolezza muscolare, l'astenìa sono sintomi dovuti a una compromisione dei nervi motori. Se sono interessati gli arti inferiori, si possono manifestare facile affaticabilità e senso di "pesantezza" alle gambe, difficoltà nel salire le scale, nel camminare o correre. Se sono interessati gli arti superiori, si può provare fatica nel portare la borsa della spesa, nello svitare i coperchi dei barattoli, nell'aprire la porta, o nel pettinarsi.

Intorpidimento, formicolìo, dolore

Una lesione dei nervi sensitivi può causare sintomi molto diversi. Possono esserci sensazioni spontanee (parestesìe), che includono intorpidimento, formicolìì, sensazione di "spilli" o aghi o pizzicotti, prurito, bruciori, freddo, fitte dolorose e profonde, scosse elettriche. Questo disturbi spesso peggiorano di notte. Si possono, inoltre, avere sensazioni spiacevoli scatenate dallo stimolo tattile (disestesie), oppure riduzione (ipoestesia) e scomparsa (anestesia) della sensazione, che possono far sì che ci si tagli o scotti senza rendersene conto.

Assenza del senso di posizione

In presenza di questo disturbo, non si è sicuri di dove si trovino esattamente i piedi e può insorgere incoordinazione e insicurezza nel camminare. Oppure ci si può accorgere che il modo di camminare si è modificato, senza capire esattamente come o perchè. È possibile "trascinare" i piedi, oppure la marcia si allarga nel tentativo inconscio di mantenere l'equilibrio.

Sensazione di "guanti" e "calzini"

È la sensazione di stare indossando guanti, calzini o ciabatte, quando invece mani e piedi sono completamente nudi.

Sintomi di danno alle fibre autonomiche

Una lesione delle fibre autonomiche può causare senso di instabilità e/o vertigini quando si è in piedi, costipazione, diarrea, disfunzioni sessuali, e assottigliamento della pelle, con facilità a sviluppare lividi e difficoltà nella guarigione delle ferite.

 

BREVE GUIDA ALLE CAUSE DI NEUROPATIA

Si possono distinguere due grossi gruppi di neuropatie: ereditarie (causate da anomalie genetiche) e acquisite (dovute, cioè, a malattie acquisite nel corso della vita). La maggior parte delle neuropatie sono acquisite, e possono essere dovute a diverse cause. Quando la causa della neuropatia non è nota, si parla di neuropatie "idiopatiche".
Di seguito abbiamo segnalato alcune condizioni che possono essere causa di neuropatia. Per maggiori informazioni sulle singole forme, contattaci o scrivici: cercheremo di chiarire i tuoi dubbi, fornire spiegazioni e rispondere ai tuoi quesiti.

 

NEUROPATIE ACQUISITE

1) Diabete
É una delle cause più comuni di neuropatia. Si manifesta nel corso della malattia, ma talora può essere presente precocemente. Si tratta di una neuropatia prevalentemente sensitiva (parestesie, dolori), cui possono associarsi disturbi autonomici e deficit dei nervi cranici.

2) Alcool e altre sostanze tossiche
L'abuso di alcool è una causa frequente di neuropatia.. Altre sostanze tossiche che possono danneggiare i nervi sono: piombo (neuropatia motoria); aresenico, mercurio (neuropatia sensitiva); solventi organici e insetticidi.

3) Deficit nutrizionali (neuropatie carenziali)
Deficit di vitamina B12, B1 (tiamina), B6 (piridossina) e vitamina E possono causare polineuropatie con degenerazione assonale. La carenza vitaminica può essere dovuta a un inadeguato regime dietetico o a un problema di malassorbimento a livello gastrico o intestinale. Anche eccessi di vitamina B6 possono causare una neuropatia.

4) Neuropatie in corso di malattie sistemiche
Oltre al diabete, numerose condizioni sistemiche possono associarsi a neuropatia. Tra queste, l'insufficienza renale cronica, epatopatie, alterazioni endocrine (per es. ipotiroidismo). Neuropatie possono insorgere anche in pazienti che si trovano in unità di cura intensiva.

5) Neuropatie immuno-mediate
Il ruolo del sistema immunitario è proteggere l'organismo contro agenti infettivi esterni.
Talora, tuttavia, per ragioni sconosciute, il sistema immunitario attacca parti del nostro organismo causando l'insorgenza di malattie autoimmuni. Se ad essere "attaccati" sono i nervi periferici, si possono sviluppare neuropatie immuno-mediate (cioè causate da un'alterazione del sistema immunitario), che elenchiamo brevemente di seguito.

a. Sindrome di Guillain-Barrè
La Sindrome di Guillain-Barrè è una poliradicolonevrite acuta, ad esordio rapido, che può evolvere a paralisi totale e insufficienza respiratoria nell'arco di giorni dall'esordio. È spesso preceduta da infezioni o vaccinazioni che sono considerati fattori "scatenanti". La malattia è autolimitante, con recupero spontaneo nell'arco di 6-8 settimane, ma talora permangono degli esiti. È cruciale la precocità dell'intervento terapeutico, che si avvale di immunoglobuline endovena o plasmaferesi.
Una variante della Guillain-Barrè è la sindrome di Miller-Fisher, che si manifesta con "caduta" delle palpebre (ptosi palpebrale) e marcia instabile (atassica).

b. Poliradicolonevrite infiammatoria demielinizzante cronica
È considerata la variante cronica della Guillain-Barrè, e può presentarsi con attacchi ripetuti o con un andamento lentamente progressivo.

c. Neuropatie croniche con autoanticorpi verso i nervi periferici
In alcune neuropatie, si sono identificati anticorpi diretti contro specifici componenti del nervo periferico, tra cui la Glicoproteina Associata alla Mielina (MAG), i gangliosidi (GM1, GD1a, GD1b), i sulfatidi.

d. Neuropatie associate a vasculiti
Per vasculite si intende un' infiammazione dei vasi sanguigni che può interessare sia i vasi diretti ai nervi periferici sia quelli diretti ad altri organi. Se il processo infiammatorio interessa i vasi diretti ai nervi periferici può causare piccoli "infarti" dei nervi determinando una neuropatia vasculitica. Diverse malattie reumatologiche, come l'artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la panarterite nodosa, o la sindrome di Sjogren sono associate a vasculite generalizzata, che può coinvolgere anche i nervi periferici. La vasculite può causare neuropatie, mononeuriti, o mononeuriti multiple, a seconda della distribuzione e della severità delle lesioni.

e. Neuropatie associate a gammopatie monoclonali
Nelle gammopatie monoclonali, singoli cloni di linfociti B o plasmacellule nel midollo osseo o negli organi linfoidi si espandono a formare tumori, benigni o maligni, che secernono anticorpi. Ogni singolo clone di linfociti B produce un solo tipo (monoclonale) di anticorpi (o gamma-globuline), da cui il nome di gammopatia monoclonale. In alcuni casi gli anticorpi reagiscono contro componenti dei nervi periferici, in altri casi frammenti degli anticorpi si depositano nei tessuti formando "amiloide".

6) Tumori
Una neuropatia può derivare da un'infiltrazione diretta dei nervi da parte di cellule tumorali o da un effetto indiretto, a distanza, del tumore (in quest'ultimo caso si parla di "sindrome paraneoplastica"e la neuropatia è associata ad anticorpi contro una proteina detta Hu). In pazienti con tumori, una neuropatia può anche essere conseguenza di irradiazione locale o essere causata da farmaci come vincristina e cisplatino. Si parla, in questi casi, di neuropatie "iatrogene".

7) Amiloidosi
L'amiloide è una sostanza che si deposita nei nervi periferici interferendo con la loro funzione. La malattia si chiama amiloidosi, e se ne distinguono diversi tipi. Nell'amiloidosi primaria (che si associa spesso a gammopatie monoclonali o mieloma) i depositi di amiloide sono costituiti da frammenti di anticorpi monoclonali, mentre nell'amiloidosi familiare (vedi paragrafo sulle Neuropatie Ereditarie) i depositi di amiloide contengono una forma anomala di una proteina detta transtiretina.

8) Agenti infettivi
Virus o batteri possono causare neuropatie. Tra i virus che causano neuropatie ricordiamo il virus dell'Herpes Zoster, responsabile del "fuoco di S.Antonio"; il virus dell'AIDS (HIV-I), che causa diverse forme di neuropatia, tra cui neuropatie sensitive dolorose; il Citomegalovirus, associato a poliradicolonevriti rapidamente ingravescenti, soprattutto in soggetti immunodepressi; anche l'epatite B e C sono talora associate a neuropatia.
Tra le infezioni batteriche che causano neuropatie ricordiamo: la Borreliosi (o malattia di Lyme) causata da una spirocheta; la lebbra, che causa una neuropatia sensitiva; la difterite, che causa una neuropatia paralitica rapidamente ingravescente; e la Tripanosomiasi, causata da un parassita (sono, tuttavia, rare nelle nostre regioni).

9) Farmaci
Numerosi farmaci possono indurre neuropatia. Tra questi vincristina e cisplatino, usati nella terapia anti-tumorale; nitrofurantoina, utilizzata in alcune patologie renali croniche; amiodarone, usato nelle aritmie cardiache; disulfiram, usato nell'alcoolismo; e dapsone, utilizzato nella terapia della lebbra.

10) Trauma o compressione
Neuropatie localizzate possono derivare da un trauma esterno o da compressione da parte di tendini o di altri tessuti circostanti. Le più note sono la sindrome del tunnel carpale, che deriva dalla compressione del nervo mediano al polso; le radiculopatie cervicali e lombo-sacrali (quest'ultima nota come "sciatica") dovuta alla compressione delle radici dei nervi al loro punto di uscita a livello della colonna vertebrale. Altre zone di frequente compressione dei nervi sono il gomito, l'ascella e il dorso del ginocchio.

11) Idiopatiche
Il termine "idiopatico" viene usato ogniqualvolta la causa della neuropatia non possa essere identificata. A seconda delle sue manifestazioni, anche la neuropatia idiopatica può essere sensitiva, motoria, o mista.

NEUROPATIE EREDITARIE

Le neuropatie ereditarie sono causate da alterazioni genetiche che vengono trasmesse di generazione in generazione. Per molte di queste il difetto genetico è noto e sono disponibili tests diagnostici.

1) HSMN (Hereditary Sensory Motor Neuropathy) o Malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT)
Sono le neuropatie ereditarie più frequenti. Un tempo definite Malattia di Charcot-Marie-Tooth, sono state di recente riclassificate come HSMN (neuropatie ereditarie sensitivo motorie). Se ne distinguono diversi sottotipi in base alle caratteristiche cliniche e alle alterazioni genetiche sottostanti.
La HSMN tipo 1 è la più comune. È una neuropatia demielinizzante a lenta evoluzione, spesso associata ad anomalie del piede (piede cavo).
Per maggiori informazioni, puoi rivolgerti alla Associazione Italiana malattia di Charcot-Marie-Tooth (AICMT) - E-mail:
aicmt@libero.it

Neuropatia amilodotica familiare
La neuropatia amiloidotica familiare si presenta con alterazioni sensitive e del sistema nervoso vegetativo (diarrea, impotenza, etc.). È dovuta a una mutazione di una proteina detta transtiretina. La proteina anomala si deposita sotto forma di amiloide nei nervi periferici, inducendo il danno.

Neuropatie in corso di porfiria
La porfiria (malattia ereditaria da alterato metabolismo delle porfirine) si associa a neuropatia periferica, prevalentemente motoria.

DIAGNOSI

Una corretta diagnosi inizia da una raccolta dettagliata dei sintomi, delle malattie pregresse e concomitanti del paziente, da una ricerca di possibili fattori causali (esposizione a tossici, farmaci, etc.). Dopo aver attentamente visitato il paziente, il neurologo consiglia alcuni esami di laboratorio che possono aiutare a identificare la causa della neuropatia.
L'elettromiogramma (EMG) e lo studio delle velocità di conduzione delle fibre nervose sono importanti per studiare le proprietà elettriche dei nervi. Queste indagini aiutano a identificare quali nervi sono interessati e la distribuzione del danno.
La biopsia di nervo può talora fornire informazioni importanti sul tipo e sulla causa della neuropatia. Si può vedere, infatti, se il nervo presenta segni di vasculite, infiammazione o deposito di amiloide.
Una puntura lombare può essere utile per evidenziare la presenza di infezioni o infiammazioni, mentre analisi mirate del sangue e delle urine possono aiutare a identificare malattie sottostanti o difetti genetici che causano la neuropatia.

COME SI TRATTA UNA NEUROPATIA?

Gli obbiettivi del trattamento sono due:
1) eliminare la causa della malattia
2) ridurre i sintomi

1) Eliminare la causa della neuropatia
Il primo obbiettivo si raggiunge in maniera diversa a seconda della causa della neuropatia. Per esempio, un deficit vitaminico può essere corretto con somministrazione orale o parenterale della vitamina deficitaria. Eventuali infezioni vengono trattate con antibiotici o agenti anti-virali. Malattie autoimmuni spesso rispondono alla plasmaferesi, terapie immunosoppressive o immunomodulanti (corticosteroidi, immunoglobuline endovena, o chemioterapia). Nelle neuropatie paraneoplastiche (che si associano, cioè, e talora precedono la comparsa di un tumore) il trattamento è volto ad eliminare il tumore sottostante. Le neuropatie tossiche o indotte da farmaci vengono trattate rimuovendo l'agente causale. Nel diabete, un attento controllo dell'iperglicemia aiuta a rallentare la progressione della neuropatia. A seconda della causa della neuropatia, la terapia può alleviare, rallentare o guarire la neuropatia. Una volta che il danno è bloccato, il nervo può rigenerare. Il grado di recupero dipende da quanto severo era stato il danno. Minore è stato il danno, migliore è il recupero. È, pertanto, estremamente importante una diagnosi precoce, che permetta un rapido inizio della terapia.

2) Ridurre i sintomi della neuropatia
I sintomi principali delle neuropatie sono dolore e debolezza muscolare.
Il dolore può essere alleviato con farmaci analgesici. Fisioterapia e ausilii fisioterapici possono essere d'aiuto nel mantenere la forza muscolare e migliorare la "performance" motoria. 

COME PUOI AIUTARTI DA SOLO, GIÀ FIN D'ORA

In presenza di sintomi simili a quelli descritti in queste pagine, non aspettare a vedere cosa succede. È possibile, infatti, che tu sia affetto da una neuropatia cronica, che non guarirà da sola, al contrario peggiorerà col tempo e sarà poi più difficile trattare.
Alcune neuropatie peggiorano velocemente, ma nella maggior parte dei casi progrediscono lentamente nell'arco di anni. È importante, perciò, attivarsi subito, anche se i sintomi all'inizio non sono molto severi. Il danno ai nervi, modesto all'esordio, può diffondersi e diventare più grave, e persino irreversibile, se non trattato. Scegli un medico cui affidarti e, soprattutto, non essere un paziente passivo. Non accettare diagnosi che dicono che non c`è nulla da fare per i tuoi disturbi. Senti altri pareri, leggi, informati. Trova un gruppo di supporto e parla con altre persone. Moltissime persone in Italia sono affette da una forma o l'altra di neuropatia. Eppure sembra una "malattia silenziosa" perchè poche persone ne parlano.
AINP, Associazione Italiana Neuropatie Periferiche, per iscriverti  clicca qui      http://www.neuropatia.it

 

 

C'è da puntualizzare che la Malattia del Motoneurone (MND), non coincide con la SLA, in quanto quest'ultima è compresa nel più ampio gruppo delle MND, che annovera anche la Sclerosi Laterale Primaria (Primary Lateral Sclerosis, PLS), LAtrofia Muscolare Spinale Progressiva (Progressive Spinal Muscular Atrophy, PSMA), le Atrofie Muscolari Spinali segmentali, focali e distali, la Neuropatia Motoria Multifocale (Multifocal Motor Neuropathy, MMN), l'Atrofia Muscolare Bulbospinale Progressiva o Malattia di Kennedy (Progressive ulbospinal Muscular Atrophy, PBSMA),  la Sindrome di Brown-Vialetto-Van Laere (Paralisi pontobulbare con sordità sensoriale), l'Atrofia Muscolare Spinale (Spinal Muscolar Atrophy, SMA) correlata con mutazioni del gene smn e la SMA familiare progressiva a esordio tardivo, la Paraplegia Spastica Ereditaria o Malattia di Strùmpel-Lorrain (Hereditary Spastic Paraplegia, HSP), la Sindrome di Fazio-Londe(Paralisi infantile bulbare progressiva), e altre forme patologiche e eziopatogenesi  tossica, attinica o infettiva - come la Sindrome PostPolio, che si verifica

 in soggetti con pregressa poliomielite - : clinicamente, peraltro, i termini SLA e MND vengono considerati sinonimi, a indicare una patologia rapidamente progressiva caratterizzata da paralisi, ipertrofia, atrofia muscolare, fascicolazioni e crampi.

 

 

 

sordità neurale  Menomazione uditiva mitocondriale

I Potenziali evocati

I potenziali evocati rappresentano la risposta a livello cerebrale o periferico ad uno stimolo sensoriale. Normalmente tale risposta è di bassa ampiezza e si confonde con l'attività di fondo. Tuttavia, se si fa la media delle risposte ad un numero sufficiente di stimoli tutti uguali,

è possibile far emergere la risposta strettamente correlata a quel dato stimolo. Lo scopo di tale tipo di indagine è quello di verificare l'integrità

di funzionamento della particolare via sensoriale indagata.

Esistono quindi specifici esami per le varie modalità sensoriali:

  • Potenziali Evocati Visivi (PEV): consistono nel far fissare al soggetto uno schermo di computer che alterna ritmicamente un'immagine  

 e nel registrare la risposta dalle regioni occipitali con elettrodi di superficie tipo EEG. Tempo di esecuzione: circa 30 min. Nota Ben

 qualora il soggetto faccia uso di occhiali è necessario che li porti.

 

  • Potenziali Evocati Acustici (PEA o BAERS): vengono eseguiti facendo ascoltare dei toni puri da un lato e mascherando il controlaterale

 con rumore bianco e registrando con elettrodi di superficie dalla sommità del capo. Servono prevalentemente ad esplorare le vie acustiche

 nel loro decorso lungo il tronco dell'encefalo. Importanti riduzioni dell'udito ne compromettono l'attendibilità. Tempo di esecuzione:

 circa 40 min.

  • Potenziali Evocati Somatosensoriali (PESS): si ottengono stimolando con piccole scosse elettriche il tronco nervoso di un nervo

 al polso (per gli arti superiori) o alla caviglia (per gli arti inferiori) e registrando l'impulso sensitivo lungo il decorso del nervo, a livello

 vertebrale e cerebrale con elettrodi di superficie. Poiché l'esame può risultare talora un po' fastidioso ed è per contro necessario che

 il soggetto sia rilassato, viene spesso somministrata prima una bassa dose di ansiolitico. Per tale motivo si sconsiglia di porsi alla guida

 subito dopo l'esame. Tempo di esecuzione: circa 60 min. (per coppia di arti).

  • Potenziali Evocati Sacrali: sono analoghi ai PESS ma si ottengono stimolando il pene o il clitoride e servono ad esplorare le vie nervose

 a livello sacrale. Tempo di esecuzione: circa 45 min.

  • Potenziali Evocati Evento-Correlati (P300): consistono nel far riconoscere al soggetto degli stimoli acustici o visivi infrequenti che

 vengono intercalati ad altri stimoli molto più frequenti ma con caratteristiche diverse e registrando una specifica risposta di

 "riconoscimento" che si genera a livello cerebrale. Vengono utilizzati nella valutazione delle demenze. Tempo di esecuzione: circa 45 min.

  • Potenziali Evocati Motori: vengono eseguiti stimolando con un magnete, posto sulla superficie del capo o della colonna vertebrale,

 rispettivamente la corteccia cerebrale o il midollo spinale. Lo stimolo induce una risposta motoria che viene registrata ad alcuni muscoli

 degli arti superiori ed inferiori con elettrodi di superficie, consentendo di valutare la funzionalità delle vie motorie. La stimolazione non è  

 particolarmente fastidiosa ed è normalmente ben tollerata. Tempo di esecuzione: circa 60 min. Nota Bene: la stimolazione magnetica

 non può essere eseguita in pazienti con dispositivi impiantati meccanici od elettrici (es. pace-maker) né in pazienti con oggetti o

 frammenti metallici magnetizzabili nel capo (es. clips da intervento).

 


demenza

"La demenza consiste nella compromissione globale delle funzioni cosiddette corticali (o nervose) superiori, ivi compresa la memoria, la capacità di far fronte alle richieste del quotidiano e di svolgere le prestazioni percettive e motorie già acquisite in precedenza, di mantenere un comportamento sociale adeguato alle circostanze e di controllare le proprie reazioni emotive: tutto ciò in assenza di compromissione dello stato di vigilanza. La condizione è spesso irreversibile e progressiva."

Mentre nella maggior parte delle patologie neurologiche i sintomi cognitivi sono la diretta conseguenza di una lesione immediatamente osservabile (ad esempio attraverso specifici esami come la Tac o una Risonanza Magnetica), l’esordio di alcune forme di demenza è caratterizzato da deficit cognitivi che si manifestano isolatamente, cioè senza un preciso riscontro neurologico. Il punto cruciale della diagnosi, allora, consiste nel verificare se questi disturbi siano da considerarsi patologici o conseguenza del normale declino cognitivo legato all’età, al livello culturale del soggetto e alle sue condizioni generali di vita. Per fare ciò i familiari non devono accettare come unica spiegazione il fatto che la persona stia semplicemente invecchiando. In altre parole, è necessario che certi comportamenti insoliti, ovviamente se osservati con una certa frequenza, conducano alla consultazione dello specialista (vedi riquadro 4).

In queste situazioni un accurato Esame Neuropsicologico consentirà di stabilire se i fenomeni osservati siano conseguenza di una patologia neurologica in atto, il frutto di un particolare momento di vita caratterizzato da aspetti ansiosi o depressivi, oppure la normale conseguenza dell’invecchiamento cerebrale. Il processo diagnostico richiede la collaborazione dello specialista neuropsicologo e del medico neurologo e del geriatra, fondamentale laddove si tratti di un paziente in terza età. Ovviamente è buona prassi intrecciare un rapporto di collaborazione anche con il medico curante, sicuramente il clinico che meglio conosce il paziente e le sue abitudini di vita. Nel caso in cui si dovesse giungere alla diagnosi di demenza, è necessario attivare subito tutte le risorse necessarie per fronteggiare il problema.

 


cefalea

Con il termine cefalea si intende il dolore al capo presente in molte malattie febbrili, infettive e nervose, oppure presente di per sé, come sintomo isolato. Il mal di testa è probabilmente uno dei disturbi più comuni , ma spesso rappresenta un problema sia per il medico che per il paziente, perché generalmente è un sintomo provocato da innumerevoli disfunzioni. Le cause possono essere ricercate in malattie degli occhi, del naso, delle orecchie, delle strutture intracraniche che coinvolgono il cervello. Sovente l'origine della cefalea sono disturbi emotivi o lo stress, oppure malattie generali dell'organismo, accompagnate da febbre. Esiste probabilmente anche una predisposizione ereditaria nei confronti del mal di testa. ( http://www.cefalea.it )  
 


distonia

Mancanza di tonicità di qualsiasi organo o tessuto. Alterazione del tono muscolare.

Alterazione dell’equilibrio fra il tono simpatico(sezione del sistema nervoso autonomo costituita da centri situati nel tratto toraco-lombare del midollo spinale) e il tono parasimpatico[componente del sistema nervoso autonomo vegetativo che, insieme al sistema simpatico, regola le funzioni dei singoli organi e l’ omeostasi( capacità da parte dell'organismo di mantenere un equilibrio interno stabile, grazie a un insieme di processi di regolazione e controregolazione che agiscono ogniqualvolta si verifica una variazione delle condizioni esterne) dell’intero organismo], con prevalenza del primo (simpaticotonia) o del secondo (vagotonia). I disturbi funzionali che la caratterizzano dipendono dall’iperattività dei due sistemi:tachicardia, pallore, ipertensione nel primo caso; bradicardia, secchezza orale, turbe gastroenteriche, midriasi nel secondo.

ARD, Associazione italiana per la ricerca sulla distonia: http://www.distonia.it


 

cardiomiopatia

Alterato sviluppo del miocardio con ipertrofia globale, predominante a carico del ventricolo sinistro, con frequenti alterazioni del ritmo e ad evoluzione rapidamente progressiva verso l'insufficienza cardiaca.

La cardiomiopatia ipertrofica (CMI) è causalmente legata a difetti nei geni delle proteine dei sarcomeri e, meno frequentemente, nei geni del DNA mitocondriale (mtDNA). La malattia può essere asintomatica, aritmogenica o complicata da scompenso cardiaco congestizio. Mutazioni, presenti nei membri affetti di una famiglia, spiegano solo in parte i loro fenotipi e geni modificatori nucleari sono stati indicati avere un ruolo nell'espressione dell'ipertrofia. Per ora, nulla a questo riguardo, è stato osservato per l'mtDNA.
Entrambe le mutazioni, nucleare e mitocondriale, sono state identificate mediante sequenziamento automatico diretto. Una precisa valutazione dell'eteroplasmia riguardante le molecole di mtDNA mutanti nella posizione 9957 è stata ottenuta mediante la procedura ''Taqman-Real quatitative PCR''.
Due mutazioni patologiche, una nell'mtDNA e una seconda nel gene della catena pesante della beta miosina (
b MHC) sono state identificate in una numerosa famiglia italiana con CMI. I pazienti con la mutazione eteroplasmica T9957C (Phe->Leu, subunità COXIII) dell'mtDNA e la mutazione Lys450Glu della b MHC erano affetti da CMI e sviluppavano scompenso cardiaco congestizio. I pazienti con sola mutazione del gene bMHC presentavano solo HCM senza scompenso.
La sola mutazione mitocondriale non risultava associata ad alcun tipo di fenotipo clinico. Tutti i pazienti, fra quelli sottoposti a- o in attesa di trapianto cardiaco, con scompenso cardiaco congestizio in trattamento medico ottimale avevano quantità di mtDNA mutante più alte di quelli clinicamente stabili.
La co-segregazione dello scompenso cardiaco congestizio, con un difetto eteroplasmico dell'mtDNA nella nostra numerosa famiglia con CMI causalmente legata ad una mutazione nel gene
b MHC, indica che i difetti dell'mtDNA sono possibili candidati al ruolo di modificatori potenzialmente coinvolti nell'influenzare l'evoluzione della malattia verso lo scompenso cardiaco.

 


difetti della conduzione cardiaca

Alterazioni del ritmo cardiaco da compromissione della diffusione dello stimolo elettrico di eccitamento; può essere asintomatico o manifestarsi in forme diverse: bradi- o tachi-cardia, blocchi più o meno completi, aritmie.


retinopatia pigmentaria   -  codice di esenzione RFG110  -

Con il termine Retinite Pigmentosa (RP) si definisce un gruppo di malattie  caratterizzate da una degenerazione progressiva della retina che interessa entrambi gli occhi. Spesso accanto al termine Retinite Pigmentosa vengono utilizzate anche altre denominazioni dal significato analogo come: Retinosi Pigmentaria, Retinopatia Pigmentosa, Degenerazione Tapeto-Retinica, ecc.

La Retinite Pigmentosa è una malattia degenerativa che colpisce le cellule fotorecettrici  della retina (i bastoncelli ed i coni)  uccidendole lentamente. In  questo modo la capacità visiva del soggetto colpito viene progressivamente ridotta, fino a giungere in molti casi alla  cecità.

Le cause che determinano questa infermità sono ancora sconosciute e di conseguenza non esiste alcuna cura per i malati.

L’unica informazione di cui gli scienziati dispongono è che la Retinite Pigmentosa, viene trasmessa ereditariamente, di generazione in generazione, seguendo meccanismi ormai noti ai genetisti.

Nel caso di matrimonio, una persona colpita da Retinite Pigmentosa dovrebbe ricorrere ad approfonditi esami genetici per poter quantificare i rischi di trasmissione della malattia.

I principali sintomi che si presentano singolarmente o associati tra loro, in fase iniziale della malattia, e che possono indurre il medico a sospettare di trovarsi di fronte ad un caso di Retinite Pigmentosa sono essenzialmente tre:
 
Cecità crepuscolare e notturna
  Cioè la difficoltà a vedere in condizioni di scarsa illuminazione (es. muoversi e guidare di sera o di notte). E/o problemi di adattamento nel passare dagli ambienti illuminati a quelli oscuri  (es. entrare in una  sala  cinematografica buia).
Questo fenomeno è dovuto al fatto che, almeno per la maggior parte dei casi, la malattia nelle prime fasi di sviluppo, aggredisce prevalentemente i bastoncelli.
 
Abbagliamento
  In condizioni di luce intensa, tale però da non procurare abbagliamento ai normovedenti, il soggetto affetto da RP risulta abbagliato. La conseguenza che ne risulta, è quella di non percepire i contrasti e quindi vedere gli oggetti estremamente sfumati o addirittura non distinguerli
 
Restringimento e/o degrado centrale del campo visivo
In tutti i casi cui il paziente od il suo medico curante possano sospettare che le difficoltà visive siano dovute ad un caso di Retinite Pigmentosa, è importante rivolgersi all’oculista. Solo lo specialista è in grado di effettuare tutti gli esami necessari per identificare con precisione la patologia.
Per diagnosticare la malattia vengono generalmente effettuati l’esame del fondo dell’occhio e la sua fotografia, l’esame del campo visivo, l’elettroretinogramma, la fluorangiografia, l’esame del visus.
 
L’esame del fondo dell’occhio
Ha lo scopo di valutare l’apparenza morfologica della retina e di ricercare la presenza di caratteristiche macchie di pigmento sulla superficie retinica, che nella malattia hanno un aspetto caratteristico detto ad osteoblasti. Talune forme di Retinite, pur presentando gli stessi sintomi, non sono però caratterizzate dalla presenza di macchie di pigmento sul fondo dell’occhio.
L’eventuale fotografia del fundus serve ad avere una documentazione permanente ed oggettiva della situazione in modo da valutare in visite successive l’evoluzione della degenerazione retinica.
 
L’esame del campo visivo
Permette di valutare la sensibilità retinica ad uno stimolo luminoso di intensità e dimensioni standardizzate nelle varie zone della retina stessa.
Questo esame può essere sia manuale che computerizzato e permette di avere una documentazione oggettiva delle difficoltà percepite dal paziente. Anche questo accertamento consente di seguire nel tempo l’andamento della malattia.
 
L’ elettroretinogramma
Consiste nella registrazione dell’attività elettrica della retina in risposta a particolari stimoli luminosi, permettendo di valutare in modo distinto la funzionalità dei due diversi tipi di fotorecettori (coni e bastoncelli). L’elettroretinogramma è un esame molto importante per diagnosticare la Retinite Pigmentosa, poiché anche quando la malattia è ancora in fase iniziale e quindi il residuo visivo del paziente ancora buono, il tracciato che ne deriva è quasi sempre alterato o molto appiattito.
 
La fluorangiografia
Si attua con l’iniezione per via endovenosa di una sostanza fluorescente e nella successiva fotografia della retina in tempi diversi. Infatti tramite la circolazione sanguigna, la sostanza fluorescente giunge sino alla retina, rendendo visibili, colorandole, le arterie, i capillari e le vene, nonché lo stato funzionale delle loro pareti.
 
L’esame del visus
Permette di valutare l’acutezza visiva del paziente attraverso la lettura di caratteri di varia grandezza posti su di una tabella

Il decorso della malattia ha una durata estremamente variabile ma è comunque quasi sempre progressivo. Nella maggioranza dei casi i sintomi precedentemente descritti si aggravano, il campo visivo si restringe sempre più fino in molti casi a chiudersi completamente. Compaiono inoltre altri disturbi come l’abbagliamento, l’incapacità di distinguere i colori, ed una particolare forma di cataratta.

 


cataratta

Opacità del cristallino. Può essere senile (più frequente), congenita (spesso associata ad altre malformazioni o a una infezione congenita come la rosolia), traumatica, tossica (dinitrofenolo, corticoterapia protratta), da malattie metaboliche (diabete mellito, galattosemia, ipoparatiroidismo). L'opacità può interessare la capsula (c. capsulare), la lente del cristallino (c. lenticolare) o entrambe (c. capsulo-lenticolare).

 


acidosi metabolica

Può essere conseguente ad un aumento della produzione di acidi nel sangue, ma anche dalla perdita di bicarbonati a causa di una grave diarrea.

Il metabolismo corporeo produce acido (carbonico) respiratorio. L'insufficienza cardiorespiratoria tende a produrre un accumulo di acido lattico, metabolico. Perciò in emergenza è usuale trovare che il trattamento richiesto consiste nella correzione di un acidosi metabolica o respiratoria. Per questa ragione, e per semplificare, nei paragrafi seguenti si tratta principalmente dell'acidosi e della sua correzione:

Acido lattico:composto organico derivante dal metabolismo dei carboidrati. Il glucosio metabolizzato nei tessuti poveri di ossigeno e nei muscoli durante il lavoro intenso o prolungato, una volta ridotto a acido piruvico, non può essere ossidato fino ad anidride carbonica e acqua, per cui si ha la riduzione dell’acido piruvico a àcido làttico mediante una reazione catalizzata dalla latticodeidrogenasi. Quando la concentrazione di latticodeidrogenasi nel sangue aumenta (per esempio, nel corso del lavoro muscolare intenso) intervengono vari meccanismi che tendono a rimuovere l’eccesso di àcido làttico: una parte viene utilizzata nel fegato per risintetizzare glicogeno, una parte viene eliminata come tale con le urine, una parte subisce la demolizione totale ad anidride carbonica e acqua. Quest’ultimo processo avviene con consumo di ossigeno e comporta la produzione di una certa quantità di ATP e di energia.
Carboidrati:(o glicidi, o glucidi, o zuccheri), composti organici formati da carbonio e idrogeno. Sono i costituenti fondamentali di cereali, frutta, legumi, e rappresentano la componente quantitativamente più importante dell’alimentazione umana, fornendo più della metà delle calorie necessarie giornalmente (circa il 60%). I tessuti animali contengono una quantità relativamente piccola di carboidrati (circa l’1% nell’uomo). La principale funzione metabolica dei carboidrati (soprattutto del glucosio) consiste nel fungere da elemento energetico di pronto e facile impiego e di maggior rendimento. I carboidrati hanno anche funzioni plastiche (cioè di sostegno), poiché entrano nella costituzione di strutture essenziali per gli organismi viventi, quali per esempio, gli acidi nucleici, i lipidi cerebrali, le glicoproteine.

Glucosio:monosaccaride molto diffuso in natura, in forma semplice oppure in molecole complesse costituite da molte unità concatenate (come gli amidi, il glicogeno, la cellulosa). È il carboidrato più utilizzato dai tessuti dell’organismo. Il glucosio è contenuto allo stato libero in numerosi frutti. Esso è presente nel sangue in concentrazioni che variano fisiologicamente nell'arco delle 24 ore; non è pertanto possibile indicare un valore assoluto di normalità per la glicemia: per questo motivo, è più opportuno fare riferimento a diversi valori di normalità della glicemia, a digiuno o post-prandiale. Il suo potere dolcificante è circa la metà di quello del saccarosio. I disaccaridi (saccarosio, lattosio, maltosio) e i polisaccaridi (amido, glicogeno), che contengono il glucosio come componente essenziale, vengono scissi in glucosio prima di essere assorbiti nel tubo digerente; dopo essere stato assorbito il glucosio giunge, attraverso la vena porta, al fegato. Il fegato in genere trasforma anche gli altri monosaccaridi, assunti con la dieta, in glucosio; tutto il glucosio è poi ceduto dal fegato al sangue e quindi agli altri tessuti in misura rispondente alle esigenze energetiche, oppure accumulato sotto forma di glicogeno.
Acido piruvico:prodotto intermedio del metabolismo dei carboidrati e di vari aminoacidi; si forma nei muscoli per ossidazione del glucosio. Durante l’attività muscolare è poi ridotto ad acido lattico, in presenza di NAD; a riposo è utilizzato per la sintesi del glicogeno. Quanto al metabolismo degli aminoacidi, l’àcido pirùvico deriva dal catabolismo di alanina, cisteina, glicina, serina, treonina e costituisce punto di partenza per la sintesi di valina, leucina, isoleucina.
Glicogeno:polisaccaride che costituisce la principale forma di accumulo degli zuccheri nell’organismo: si trova, in diverse concentrazioni, in tutte le cellule (soprattutto nel fegato e nei muscoli). È composto esclusivamente da molecole di glucosio e, a differenza dell’amido, possiede una struttura altamente ramificata, che lo rende più solubile. Il suo significato funzionale è duplice: se da un lato funge da deposito per il glucosio, dall'altro il glicogeno interpreta anche il ruolo di riserva di glucosio, intesa come energia che l'organismo può, attraverso il processo della glicogenolisi, a ogni occorrenza prontamente mobilizzare. La mancanza di un enzima specifico della sintesi o del catabolismo del glicògeno porta a un gruppo di malattie ereditarie, caratterizzate dal deposito di anormali quantità o tipi di glicògeno nei tessuti ( glicogenosi).

ATP:sigla dell’acido adenosintrifosforico, sostanza importantissima per il metabolismo degli organismi viventi, quale accumulatore di energia; si forma durante la distruzione delle molecole di alimento e si scinde facilmente in acido adenosindifosforico (ADP) e acido fosforico, sviluppando una grande quantità di energia che serve per tutti i processi vitali. I processi ossidativi (respirazione) servono a rigenerare ATP da ADP e acido fosforico. Nelle piante verdi l’ATP si origina per via fotochimica (vedi anche energia: consumo e produzione ).

 

 


nausea e vomito


epatopatia

Termine generico per indicare una malattia del fegato.


nefropatia

Termine che sta ad indicare una condizione di compromissione della funzionalità renale.

In questo gruppo sono comprese quelle nefropatie nelle quali la disfunzione renale insorge secondariamente ad altre patologie.


pseudo-obstruzione intestinale

I disordini gastroenterici, determinati dall'alterazione del controllo della motilità viscerale nelle mitocondriopatie. I disturbi digestivi risultano subdoli, poiché possono decorrere inosservati come sensazioni di fastidiosa ripienezza postprandiale, lievi dolori addominali, episodi di vomito, diarrea e/o stipsi.


pancitopenia

Notevole riduzione del numero degli elementi cellulari del sangue circolante (eritrociti, leucociti e piastrine).
Eritrociti
(o eritrocito, o emazia, o globulo rosso), cellula circolante nel sangue, priva di nucleo, a forma di disco biconcavo, costituita per il 35% circa da emoglobina, la cui funzione principale è trasportare l’ossigeno dai polmoni ai tessuti. L’eritrocito si forma nel midollo osseo attraverso il processo dell’ eritropoiesi. Il numero normale degli eritrociti nel sangue varia da circa 3,5 a circa 5-6 milioni per mm3, con ampie variazioni nei due sessi.
Leucociti cellula nucleata che circola normalmente col sangue e che, osservata a fresco, è priva di colore proprio, distinguendosi per questo, oltre che per la presenza del nucleo, dai globuli rossi; viene detta, pertanto, anche globulo bianco. I leucociti vengono distinti in granulociti, linfociti e monociti, che si trovano nel sangue in proporzione, di norma, stabile. I leucociti hanno grande importanza per la difesa dell’organismo: granulociti e monociti-macrofagi hanno la capacità di inglobare, digerire e quindi distruggere cellule morte, germi, sostanze estranee, e vengono per questo detti fagociti; i linfociti partecipano, invece, ai meccanismi di difesa specifica contro agenti estranei all’organismo. Prodotti dal midollo osseo e dal tessuto linfoide, i leucociti sono normalmente 5000-8000 per ml di sangue; in alcune situazioni morbose il loro numero può sia aumentare(lecocitosi) sia diminuire(leucopenia). Oltre che nel sangue, i leucociti si trovano nella linfa, poiché possono muoversi attraversando i tessuti e quindi la parete dei capillari sanguiferi (diapedesi). Allo stesso modo, migrano nei tessuti anche le cellule del sistema monocitico-macrofagico, per svolgere - attraverso la fagocitosi- funzione di difesa dell'organismo.
Piastrine (o trombocito), elemento del sangue, di forma tondeggiante, privo di nucleo, derivante dai
megacariociti
del midollo osseo.

Le piastrine sono costituite da una parte centrale più rifrangente (cromomero) e da una parte più pallida (ialomero). Svolgono funzioni di grande importanza per l'emostasi e per la coagulazione del sangue: infatti si addensano e si conglutinano nei punti dove si verificano lesioni dei vasi e, dissolvendosi, liberano le sostanze che partecipano alla coagulazione del sangue. Le piastrine hanno una vita media di nove giorni, e il loro numero è normalmente di 200 000-300 000 per ml di sangue. La milza e il fegato sono gli organi principalmente deputati alla rimozione delle piastrine alterate o senescenti.


anemia sideroblastica

Con questo termine viene indicato un gruppo di anemie caratterizzate dall'aumento del numero di sideroblasti nel midollo osseo e dalla loro ricchezza in ferro. I sideroblasti sono eritroblasti che contengono granulazioni di ferro non emoglobinico, visibile dopo colorazione con blu di Prussia. L'utilizzazione del ferro nella sintesi della emoglobina è alterata, per cui si ha una anemia ipocromica.

Eritroblasti: precursore del globulo rosso, ancora provvisto di nucleo, presente nel midollo osseo. È la prima cellula della serie rossa capace di sintetizzare l’emoglobina. L’eritroblasto, dopo varie divisioni e maturazioni, espelle il nucleo e si trasforma in reticolocito.
Emoglobina:L’emoglobina è sintetizzata da cellule precursori dei globuli rossi, in particolare la sintesi delle catene globiniche avviene all’interno dei ribosomi , la sintesi dell’eme nei mitocondri . L’emoglobina svolge nell’organismo funzioni vitali, la più importante delle quali consiste nel trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti periferici. A livello polmonare, l’emoglobina contenuta nel sangue venoso si lega all’ossigeno in virtù della differente pressione parziale di ossigeno tra l’interno e l’esterno degli alveoli polmonari. L’assunzione di ossigeno da parte dell’emoglobina avviene con caratteristiche particolari.

L’eme è in grado di legare l’ossigeno reversibilmente; è responsabile inoltre del colore rosso


diabete melitto:  all'1,5 per cento dei casi viene attribuita a una mitocondriopatia.

Il diabete è una malattia metabolica cronica, in cui l’organismo, non essendo in grado di produrre o utilizzare completamente l’insulina, causa un difetto del metabolismo dei carboidrati e, in misura minore, delle proteine e dei grassi, per cui i reni, per liberare l’organismo dall’eccesso di zuccheri (glicemia)cominciano a eliminarli attraverso l’urina. L’aumento della glicemia provoca danni in tutte le strutture dell’organismo, aggravando il rischio di complicanze, quali disturbi circolatori, insufficienza renale,ictus,

e problemi neurologici.

Vi sono due principali tipi di diabete: il tipo I, o diabete mellito insulino-dipendente in cui la produzione di insulina cessa completamente e il diabete di tipo II, in cui l’organismo non produce una quantità sufficiente di insulina o non è in grado di utilizzarla.

Il diabete mellito di tipo I è detto anche diabete giovanile poiché colpisce i bambini e i giovani e solitamente si manifesta entro i 20 anni, quando le cellule insulari pancreatiche vengono distrutte, compromettendo la produzione di insulina. Esso costituisce il 10-15% dei casi di diabete mellito.

Il diabete mellito di tipo II, o non insulino-dipendente, detto anche diabete senile ha uno sviluppo più lento e colpisce in genere le persone anziane sovrappeso ma può manifestarsi anche in soggetti di peso normale.

La sintomatologia del diabete mellito, pur manifestandosi con caratteristiche ben determinate, presenta una grande varietà di espressioni legate sia al grado di gravità della malattia sia a condizioni oggettive quali l’età del paziente, la concomitanza di altre malattie, ecc. Viene diagnosticato attraverso l'individuazione di presenza di glucosio nell’urina e livelli anomali di glucosio nel sangue. La diagnosi è risolta dopo restituzione alla normalità di tali parametri per trattamento insulinico.

L’insorgere del diabete può manifestarsi in modo molto poco avvertibile. Una maggiore affaticabilità, la comparsa di prurito specialmente in regione anale e vulvare, un aumento della quantità delle urine, una sete non giustificata, frequenti infezioni della pelle e lenta cicatrizzazione delle ferite, dovrebbero consigliare un esame delle urine, alla ricerca dell’eventuale presenza di glucosio. A uno stadio più avanzato, segni che devono far sospettare il diabete mellito sono: dimagramento, disturbi digestivi, nausea, nevralgie, turbe della vista, crescente affaticabilità, aumento dell’urina prodotta rispetto all’acqua ingerita. Molto importanti sono i segni che denunciano un’alterata circolazione specialmente agli arti inferiori (chiazze livide sulla cute, dolori, alterazioni della sensibilità, ecc.) e la possibilità di una gangrena. A livello dell’apparato genitale importanti sono i segni di impotenza sessuale nel maschio e di alterazioni del ciclo mestruale nella donna. I danni al sistema nervoso si manifestano con intorpidimento intellettuale e depressione.

Nel diabete giovanile, la sintomatologia insorge in modo brusco e si sviluppa più rapidamente che nell’adulto.

Il diabete mellito colpisce all'incirca l'1-2% della popolazione. Può provocare danni a cuore, occhi, reni e arti, e costituire un fattore di rischio nel caso di una eventuale gravidanza. Un adeguato e tempestivo trattamento può, tuttavia, ridurre notevolmente queste complicanze.

Glicemia: L'esame determina il valore della concentrazione di glucosio presente nel sangue. Il glucosio deriva principalmente dalla alimentazione, oltre che dalla glicogenolisi epatica e dalla gliconeogenesi da parte del fegato di precursorsi non glicidici.

A cosa serve: Serve ad individuare il rischio di ammalarsi di diabete,

la malattia legata proprio all’incremento della glicemia, cioè del glucosio che circola nel sangue. 

Un aumento dei valori (iperglicemia) può essere sintomo di diabete mellito, pancreatite, insufficienza renale o potrebbe essere dovuto a terapie a base di cortisonici o farmaci neurologici, analgesici, antipiretici, antineoplastici. È aumentato inoltre nei tumori cerebrali, sindromi convulsive, epatopatie croniche.

Una sua diminuzione (ipoglicemia) potrebbe essere dovuta a farmaci, alcool, digiuno, Sindrome di Zollinger-Ellison, tumori maligni di grosse dimensioni, glicosuria renale.

L'esame:Si effettua mediante prelievo del sangue a digiuno da almeno 12 ore.

è molto importante che questo test venga fatto a riposo (oltre che a digiuno), in quanto uno stato di stress può alterarne il risultato (falso positivo).

Risultati: Generalmente si considerano spie di un possibile cambiamento nel normale equilibrio della glicemia valori inferiori a 70 e superiori a 110 milligrammi per decilitro di sangue. Ma questo dato, da solo, può tuttavia rendere opportuno eseguire controlli aggiuntivi. Infatti, in caso di valori leggermente aumentati (120-140 mg/dl), è consigliabile eseguire una curva di carico del glucosio(OGTT), cioè il controllo della glicemia dopo che sono stati somministrati quantitativi fissi di glucosio in vena, per valutare la risposta dell'organismo alla sollecitazione, in modo da evidenziare le persone che presentano un'alterata tolleranza al Glucosio. Viene inoltre eseguito nelle donne gravide al terzo mese, che presentano una glicemia a digiuno maggiore di 90-95 mg/dl. Infatti, diversi fattori, dallo stress psicofisico, al sovrappeso, possono influenzare i valori dello zucchero in circolo.

Per questo motivo, spesso il medico suggerisce questo test oppure la valutazione della glicemia durante l'arco di tutta la giornata, per stabilire se il pancreas, l'organo che produce l'insulina (ormone che ha il compito di "tamponare" il glucosio) risponde in modo adeguato agli stimoli.


Disfunzioni pancreas

Organo ghiandolare in parte esocrino, in parte endocrino. La funzione esocrina consiste nella produzione di enzimi digestivi da immettere nel tubo digerente. La parte endocrina produce insulina e glucagone, riversati poi nel circolo sanguigno.

Insulina: ormone proteico secreto dalle cellule beta delle isole di Langerhans del pancreas, che ha funzione anabolica nel metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi.

Glucagone:ormone polipeptidico prodotto dalle cellule alfa delle isole di Langerhans del pancreas. Regola il metabolismo glicidico con azione iperglicemizzante, in antagonismo con l’ insulina. Il principale stimolo alla sua secrezione in circolo è costituito dall’ ipoglicemia: in tale situazione il glucagone agisce attivando vie metaboliche che fanno aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue.


 

Ipotiroidismo

Poiché la produzione di energia mitocondriale rappresenta la vasta maggioranza di produzione di energia totale, la funzione mitocondriale è una funzione necessaria ed essenziale della regolazione del tasso metabolico basale. Cioè l'ormone tiroideo diminuito o la disfunzione mitocondriale può abbassare il tasso metabolico basale ed indurre i sintomi di ipotiroidismo (mani e piedi freddi, sensibilità a tempo freddo, depressione psicologica, difficoltà conoscitive, pelle asciutta, cuoio capelluto scaly, capelli fragili, problemi mestruali, costipazione, produzione diminuita di HCl dello stomaco, ecc.). l'insufficienza mitocondriale Non-tiroide-relativa ha potuto rappresentare facilmente l'alta incidenza dei sintomi ipotiroidei in individui con i livelli altrimenti-normali dell'ormone tiroideo. Forse una quantità significativa di ipotiroidismo infraclinico è insufficienza realmente mitocondriale.

Senza riguardo a che cosa è denominata, la produzione di energia mitocondriale diminuita riduce la capienza della cellula alla funzione. Secondo le popolazioni delle cellule influenzate, questo può fare diminuire la temperatura corporea, abbassa la funzione immune, altera lo sviluppo, fa diminuire la riparazione del DNA, altera l'udienza, indebolisce la sintesi dei muscoli, dello steroide di diminuzione e del neurotrasmettitore ed abbassa i potenziali elettrici del sistema nervoso. Questi sono tutti i fattori che sono associati con entrambi i malattie ed ipotiroidismo mitocondriali.

Perdita Del Peso

L'equilibrio fra il consumo di energia (calorie consumate) ed il dispendio energetico (calorie bruciate) è un fattore significativo che influenza il peso corporeo e la composizione. L'adeguatezza della funzione mitocondriale è essenziale ad effettuare un alto tasso metabolico basale e una massa magra del corpo.

La produzione di energia mitocondriale dipende dai combustibili del grasso e del carboidrato. Carboidrati ( cioè. , gli zuccheri) sono il combustibile primario a causa della relativa disponibilità rapida. Grassi ( cioè. , i trigliceridi) sono il combustibile (di sostegno) secondario a causa della relativa idoneità ad immagazzinaggio ed è densità su calorica. Il grammo per il grammo, grasso contiene più di due volte l'energia del carboidrato.

Il grasso è mobilitato quando il carboidrato è insufficiente per soddisfare le esigenze del corpo. I trigliceridi sono eliminati da immagazzinaggio e sono trasportati attraverso la circolazione sanguigna alle cellule in cui sono analizzati negli acidi grassi e nel glicerolo. Gli acidi grassi allora sono trasportati nei mitocondri da carnitina, in cui sono tagliati nelle piccole parti tramite un'beta-ossidazione denominata trattata. Queste parti (acetato) sono inserite nel ciclo dell'acido citrico per generare il trifosfato di adenosina e nel NADH per rifornire la catena di combustibile di trasporto dell'elettrone.

L'ottimizzazione della funzione mitocondriale per migliorare la produzione di energia può dipendere dall'utilizzazione sia del carboidrato che dal grasso-bruciare le vie. Sappiamo che dipende dalle sostanze nutrienti critiche che sostengono la funzione mitocondriale. Nell'ultima edizione, abbiamo descritto i ruoli che 1) i giochi ALC e (della carnitina) in acido grasso trasportano nei mitocondri, 2) coenzima Q giochiamo nella catena di trasporto dell'elettrone, 3) giochi acidi lipoic nel ciclo dell'acido citrico, 4) NADH e gioco FADH2 nella coppia del ciclo dell'acido citrico alla catena di trasporto dell'elettrone e 5) le vitamine B-complesse giocano come coenzimi in molti di questi processi. Ma ci sono inoltre requisiti di biochemical/nutritional della produzione dell'ormone tiroideo che deve essere considerata pure. Le mancanze di queste sostanze nutrienti possono direttamente alterare la produzione dell'ormone tiroideo ed interferire quindi indirettamente con la funzione mitocondriale.

 


Maturazione dello spermatozoo

Il gene nucleare POLG codifica la subunità catalitica della DNA polimerasi gamma mitocondriale. Nell'uomo tale gene presenta nel primo esone una ripetizione trinucleotidica (CAG)5-13. L'allele più frequente in popolazioni etniche diverse ha dieci triplette (frequenza =0.88) ed è assente nel 1% degli individui. Le alterazioni della POLG possono contribuire all'accumulo di anomalie nel DNA mitocondriale con conseguenze sul metabolismo energetico.
Poiché i disordini della funzionalità mitocondriale possono essere associati ad infertilità maschile, abbiamo verificato se il genotipo POLG correlava con alcune caratteristiche morfofunzionali del liquido seminale quali la conta nemaspermica, la motilità e la morfologia.
Sono stati arruolati 141 maschi di cui 128 avevano una qualità del liquido seminale alterata rispetto ai valori di riferimento dell'OMS (Alterata Qualità Spermatozoi= AQS) e 13 erano normali (N). La regione contenente la ripetizione CAG della POLG è stata analizzata mediante amplificazione di DNA genomico estratto da seme o da sangue periferico. E' stata valutata la presenza dell'allele comune (10 triplette CAG) in omozigosi (10/10=WT), in eterozigosi con alleli rari (10/R=H) o la sua assenza (R). L'allele comune era presente in tutti i soggetti normali (11/13 WT, 2/13 H). La frequenza dei genotipi POLG nei soggetti AQS era la seguente: 90/128 WT (70,3%), 33/128 H (25,78%) e 5/128 R (3,9 %). I cinque soggetti R presentavano alterazioni di almeno 2 parametri morfofunzionali. La morfologia alterata è l'unico parametro che correla in maniera significativa con l'assenza dell'allele comune (p<0,001).
Le anomalie della morfologia sono il risultato di alterazioni del processo di maturazione dello spermatozoo che richiede un adeguato apporto energetico. I risultati preliminari di questo studio suggeriscono che le varianti degli alleli POLG interferiscono con la normale spermatogenesi alterando la funzione spermatica.


 

Parkinson

Morbo di Parkinson e alterazioni della catena respiratoria mitocondriale. Negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sul possibile ruolo esercitato da fattori tossici esogeni o endogeni in alcune delle principali affezioni degenerative del sistema nervoso centrale. L’ipotesi eziopatogenica, che individua nei radicali liberi (ossidi e perossidi) i probabili responsabili del danno cellulare nel morbo di Parkinson, ha trovato nuovo vigore con la scoperta dell’azione lesiva del metabolita attivo della MPTP, MPP+ sui neuroni della Substantia Nigra, attraverso un blocco funzionale nella catena respiratoria mitocondriale. Nello studio, cui daremo inizio nel corso del 1999, noi useremo come substrato le piastrine, organelli ricchi di mitocondri e di facile prelievo anche durante fasi diverse della malattia parkinsoniana. I nostri dati preliminari hanno verificato la capacità delle piastrine di incorporare e metabolizzare L-Dopa. Nel modello piastrinico, quindi, verificheremo il possibile danno mitocondriale esercitato da cataboliti tossici della L-Dopa e della perossidazione lipidica. Al fine di identificare un possibile fattore tipo MPP+ verranno allestite colture cellulari, che saranno cimentate con omogenato proveniente da piastrine di pazienti con morbo di Parkinson che abbiano mostrato alterazioni della catena respiratoria mitocondriale.

 

SCOPERTO UN NUOVO GENE PER LA MALATTIA DI PARKINSON   (http://www.telethon.it/comunicazione/)

Presso i laboratori dell’Istituto CSS Mendel di Roma, diretto dal Prof. Bruno Dallapiccola, il gruppo di ricerca coordinato dalla dott. Enza Maria Valente ha scoperto un nuovo gene responsabile di una forma di malattia di Parkinson ad esordio giovanile e trasmissione recessiva (PARK6). La scoperta, frutto di un progetto finanziato da Telethon e condotto in collaborazione con ricercatori inglesi e tedeschi, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista “Science” .
Il gene responsabile della malattia (denominato PINK1) è localizzato sul cromosoma 1 e codifica per una proteina dei mitocondri, le centrali energetiche della cellula responsabili di alcune reazioni metaboliche fondamentali nel mantenimento dell’integrità cellulare (vedere scheda sulla malattia più avanti).
L’identificazione di questo gene rappresenta una tappa molto importante della ricerca sulle cause della malattia di Parkinson: infatti, la dimostrazione di un legame tra una proteina mitocondriale e la malattia punta l’attenzione su un possibile meccanismo che porta alla neurodegenerazione.
PINK1 potrebbe, in effetti, svolgere un ruolo rilevante nel mantenere una corretta funzione mitocondriale e nel proteggere i neuroni da condizioni di stress, come ad esempio lo stress ossidativo. Mutazioni in questo gene rendono, quindi, i neuroni dopaminergici (quelli colpiti dal Parkinson) più vulnerabili a condizioni di stress, con conseguente neurodegenerazione e sviluppo della malattia.
L’identificazione del gene è stata possibile grazie allo studio di due famiglie italiane in cura presso l’Università Cattolica di Roma dalla dott. Anna Rita Bentivoglio, nell’ambito di un progetto sullo studio dei parkinsonismi genetici coordinato dal prof. Alberto Albanese. Una terza famiglia con mutazioni nel gene PINK1 è stata identificata in Spagna. Nonostante l’età d’esordio più giovanile (30-50 anni), il quadro clinico dei pazienti con mutazioni in questo nuovo gene è molto simile a quello della malattia di Parkinson tipica.
Questa scoperta ha delle importanti ricadute per la comprensione dei meccanismi che provocano la malattia di Parkinson, con la possibilità di individuare nuovi approcci terapeutici e neuroprotettivi mirati, ad esempio, a ridurre lo stress ossidativo e a ripristinare la corretta funzionalità mitocondriale.
Dal 1997 Telethon finanzia la ricerca sul Parkinson con un investimento complessivo di circa 750 mila euro per sette progetti, di cui due in corso. I progetti di Telethon su questa malattia sono concentrati sullo studio dei meccanismi che sono alla base della malattia, sul possibile sviluppo di terapie basate sull’uso di cellule staminali e sulle sue origini genetiche, come nel caso del progetto della Dottoressa Valente

 


 

SLA

Valutazione del metabolismo energetico in piastrine e colture di fibroblasti di soggetti affetti da sclerosi laterale amiotrofica familiare (SLA) e sporadica. Studi recenti attribuiscono assumere ai mitocondri un ruolo importante nel complicato processo degenerativo del motoneurone, non solo nelle forme familiari dell’ALS con mutazioni puntiformi sul gene delle SOD1, ma anche nelle altre forme familiari e in quelle sporadiche. Risulta inoltre evidente dalla letteratura uno stretto rapporto tra alterazioni dell’attività degli enzimi detossificanti da radicali liberi (come la SOD1) e il metabolismo energetico mitocondriale. Con lo studio che progettiamo di iniziare nel 1999 ci ripromettiamo di usare metodiche di coltura cellulare, tecniche istochimiche e biochimiche, per a) verificare mediante lo studio del metabolismo piastrinico un eventuale alterazione del metabolismo energetico mitocondriale in pazienti affetti da ALS sia familiare che sporadica; b) studiare l’effetto diretto del siero e del liquido cerebrospinale sul metabolismo energetico (prima e dopo esposizione ad agenti farmacologici o tossici) su piastrine e su colture di fibroblasti ricavati da pazienti con ALS; c) studiare l’eventuale effetto diretto di piastrine (o di un loro componente) ottenute da pazienti con ALS su colture di fibroblasti pure ricavati da pazienti con ALS.

altre informazioni

 

 

 

 

 

                   Mappa delle patologie del mtDNA.
               Le sindromi piu' frequenti sono mostrate insieme alle 

               mutazioni corrispondenti.

               umeri e lettere si riferiscono alla posizione e al tipo di 

               mutazione.

               Vedi anche mitomap.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                            

 

                    Esempio di "effetto soglia" in una linea cellulare. Gli organelli 

                "pieni" rappresentano mitocondri  contenenti mtDNA 

                normale, quelli "vuoti" rappresentano mitocondri  

                contenenti  mtDNA patologico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 05-08-07