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Waking Life, animazione sperimentale |
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Presentato al Sundance Festival e successivamente a Venezia nel 2001, Waking Life è stato un film che ha avuto commenti molto contrastanti: chi lo assurge a capolavoro post moderno chi, al contrario ad una baggianata presuntuosa. Cerchiamo di descrivere i fatti come stanno e invitare chi vorrà vederlo (credo che non sia praticamente passato nelle sale e non sarà di facile reperibilità nelle videoteche) ad andarci con i piedi di piombo. Regista di questa pellicola è Richard Linklater, ben più famoso per un’altra sua opera, Prima dell’alba, che si getta in questo film che dire sperimentale è dir poco, a partire dalla tecnica con la quale è stato realizzato. Si chiama “rotoscoping animation” e consiste nel girare il film con una fotocamera digitale e poi “ricolorarlo” con un misto di acquarello e computer graphics dando luogo a dei risultati davvero sorprendenti. Il motivo di questa scelta è ufficialmente quello di andare contro all’imperversante tendenza a quella sorta di “ricostruzione della realtà” testimoniata da film come Final Fantasy a cui fa chiaramente da contraltare con un disegno tremolante che metterà a dura prova i vostri occhi, il vostro stomaco e il sistema nervoso: ma se riuscite a superare indenni il primo impatto vi getterete in questo universo ricreato da un esercito di disegnatori (per realizzare un minuto di questo film sono state necessarie 250 ore di lavoro!) che vi divertirete a scoprire cercando gli stili e le caratterizzazioni di ciascun personaggio da parte dei singoli illustratori. E la storia? Beh, forse è proprio questo che ha fatto storcere il naso a molti critici: partendo dal classico “la vita è un sogno”, Linklater ci crea una successione visionaria di momenti che hanno per protagonista il giovane Wiley Wiggins nel tempo di vita che rimane al cervello dopo la morte: scopriamo infatti assieme al protagonista che dopo la morte fisica di un individuo, il cervello rimane attivo per un tempo che va dai 6 ai 12 minuti e questo tempo è enormemente dilatato tanto che noi potremmo ripercorrere momento per momento la nostra intera vita. Solo due particolari ci indicano che stiamo sognando: il fatto di non poter leggere le scritte (Wiley infatti non riesce mai a leggere l’ora dall’orologio digitale) e il non poter accendere o spegnere la luce. In questo tempo il protagonista incontra una serie di personaggi che gli raccontano i loro punti di vista sui più disparati argomenti sempre in tono filosofeggiante, comunque non banale, come il rapporto fra sogno e realtà, il senso della vita, la vita oltre la morte, la fede, la razionalità e il libero arbitrio, ricchi di citazioni colte e dotti riferimenti. Un film comunque notevole e coraggioso per i temi che è riuscito a mettere sul piatto e la realizzazione sicuramente “non convenzionale”: un film che sarebbe da rivedere più volte (per chi ci riesce) per poter capire a fondo tutte le implicazioni e i ragionamenti che vi sono portati avanti e per potersi gustare a fondo i disegni e le diverse interpretazioni dei personaggi. Il giudizio poi, sarà soggettivo: una bella palestra di critica per ciascuno di noi. 08/02/2003 |
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