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Il futuro di Dick raccontato da Spielberg

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Nell'anno 2054 i casi di omicidio a Washington sono ridotti a zero. Merito della precrimine, una società fondata sei anni prima che, attraverso i precog, tre esseri umani, due uomini e una donna dalle particolari capacità intellettive che sono interfacciati ad un computer, è in grado di vedere quando sarà commesso un omicidio e chi saranno vittima e omicida. Dopodiché sarà (più o meno) facile intervenire e sventare il futuro crimine.

Tutto sembra funzionare per il meglio e il servizio della precrimine sta per essere steso su tutto il territorio americano. Ma che cosa succederebbe se venisse previsto che entro 36 ore il poliziotto che guida la precrimine commetterà lui stesso un omicidio?

Tratto (molto liberamente) da un breve racconto di Philip K. Dick, Minority report è una grandiosa invenzione del genio di Spielberg che ha voluto creare in due ore e mezzo di film una sorta di compendio generale dell'avventura e della fantascienza dove i "questo l' ho già visto" si susseguono senza posa. In un primo tempo  Tom Cruise, nella veste di John Anderton, protagonista del film, ripete le rocambolesche scene di Mission Impossible, in futuristici scenari che richiamano altri famosi film (da Blade Runner in giù), rimembranze di racconti e romanzi dello stesso Dick, innovazioni tecnologiche che, nonostante l'indubbia ottima realizzazione, sanno di già visto; il film avanza senza grossi sussulti verso un secondo tempo sicuramente migliore dove l'avventura lascia spazio ad un minimo di trama investigativa con il buon Tom nelle vesti di novello Sherlock Holmes che tenta, con successo, di discolparsi e di cambiare il futuro e trasformarsi da possibile omicida in paladino della giustizia smentendo l'efficacia della precrimine e dimostrando la fallibilità dei precog. Dopo tanta azione il lieto fine ci viene in soccorso facendoci uscire dal cinema lietamente instupiditi.

Tutto sommato un discreto film anche se ben lontano da capolavori di ben altro calibro; anzi, con brutte cadute di stile come l'inserimento di pubblicità nelle scene: Nokia, Lexus, Pepsi, Bulgari... tutto il film è cosparso di messaggi pubblicitari ben poco occulti. Una scelta spiegabile soltanto con l'estremo bisogno di denaro che produzioni di questo genere portano a sperperare in maniera indicibile visto che parti sempre più consistenti del budget se ne vanno nel compenso del (non sempre meritevole) protagonista di turno.

Nonostante tutto, per i suoi precedenti meriti diamo ancora una possibilità a  Spielberg e lo aspettiamo al suo prossimo lavoro.

12/10/2002
La locandina del film
 
John Anderton in una delle sue performances
Una scena del film