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Un gigante tutto buono |
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Uscito nelle sale nel
1999 il gigante di ferro è uno splendido film d’animazione che riesce a
coniugare un ottima realizzazione tecnica ad una altrettanto valida
storia. Tutto parte dalla paranoia tipicamente americana della guerra
nucleare. Siamo nel 1957 e i russi avevano appena lanciato la sonda
Sputnik con tutto quello che ne conseguiva: la corsa all’esplorazione
dello spazio e vecchie e nuove paure provenienti dall’esplorazione di
luoghi fino ad allora sconosciuti dall’uomo.
Il gigante di ferro è un gigantesco robot che proviene proprio dallo spazio. Il problema è che è… smemorato: non si ricorda più chi è e qual è il suo compito anche se poi scopriremo essere una terribile macchina da guerra. Hogarth è invece un bambino di 9 anni che vive nel Maine, in una tranquilla cittadina e “trova” per caso proprio il gigante di ferro e con lui instaura una tenera amicizia ed insieme a lui capirà la pericolosità di quel robot che alla fine, dopo aver scoperto con sgomento che gli esseri che abitano quel pianeta, la Terra, sono mortali, sceglierà di non utilizzare le sue potenti armi di distruzione ma di ergersi a difensore dei deboli come l’eroe che Hogarth gli ha fatto vedere nei suoi fumetti, Superman, in un finale assolutamente commovente con il suo sacrificio. La presenza di un robot tanto ingombrante ovviamente dà il via ad una serie di indagini da parte dell’agente governativo Kent che però è abilmente tenuto a bada da Hogarth. Il film è stato tratto dal libro per ragazzi “The Iron Man”, scritto nel 1968 da Ted Hughes. L’animazione è molto ben realizzata con disegni piacevoli e dai colori brillanti che assumono diverse tonalità a seconda dell’effetto che vogliono ispirare: dal freddo blu della foresta a toni decisamente più caldi come i verdi e gli arancioni. Il gigante è realizzato invece in computer grafica: si è voluto distinguere in questo modo l’essere umano dal robot e la CG dava maggiori possibilità rispetto al disegno. Una prova riuscita quella di integrare le due diverse tecniche che verrà ripresa anche successivamente da altre produzioni (come Titan A.E.) visto che lo spettatore nemmeno si accorge di questa differenza nelle inquadrature che comprendono i due diversi tipi di disegno. Un bel film, “per grandi e piccini”, piacevole da vedere e con un messaggio antimilitarista da apprezzare soprattutto in quell’America così propensa a guerre ed armamenti eccessivi.13/12/2002 |
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