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Tanto tempo fa in una galassia lontana... |
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Ingredienti: Un testo teatrale, qualunque Un regista con delle idee Una manciata di attori giovani con la voglia di mettersi in gioco Uno spazio per la rappresentazione se possibile un po' fuori dall'ordinario Luci e musiche adeguate Procedimento: Non porre limiti a come e cosa si può rappresentare. Modalità di visione: Sedersi, osservare con attenzione e pensare. Ecco in sostanza ciò che rende uno spettacolo interessante, indipendentemente dal testo rappresentato. Nello specifico si è trattato di "Tanto tempo fa in una galassia lontana", un gioco su "Guerre Stellari" scritto e diretto da Jochen Dehn, in arrivo direttamente dal prestigioso Festival Documenta di Kassel. La rappresentazione si è tenuta nel Teatro del Tasso di Palazzo Farnese (Caprarola), riaperto al pubblico dopo quattrocento anni, nell'ambito della rassegna "Quartieri dell'arte 2002", festival del teatro dove artisti tra i più originali del panorama internazionale presentano, spesso in prima assoluta, i loro spiazzanti lavori. Il Teatro del Tasso è una grotta artificiale, con annessi vasca, satiri e stalattiti nel giardino di Palazzo Farnese. Capacità del teatro: una quarantina di posti. E adesso lo spettacolo. Sei attori si alternano nei personaggi di Obi Wan, Luke Skywalker, Han Solo, la Principessa Leyla, il cattivissimo Darth Vader e i due simpatici robot, C3PO e C1P8, più le eventuali comparse! Sei attori, sei. Spettacolo faticossissimo, per i sei intrepidi, ma ben congegnato in modo da lasciare quasi sempre allo spettatore la possibilità di capire chi interpreta chi. Particolarmente avvincenti le scene di battaglia, con schizzi sulla platea e signore che arretrano ogni volta di un passo, dopo essersi piazzate prepotentemente in prima fila, effetto sicuramente voluto dal regista; Starsky e Hutch (!!) che danno una mano, come possono, visto che presto cadono in combattimento; un linguaggio da aviazione della II guerra mondiale, che rende ancora più ironica la pantomima! Le scene: praticamente inesistenti, nel senso che non erano necessarie, vista la particolarità dello spazio adibito alla rappresentazione. Qualche grossa camera d'aria di ruota di camion che galleggia nella vasca, che poteva servire da barella, da prigione, da navicella spaziale... I costumi: metri e metri di pellicola per alimenti (i robot e Han Solo), qualche sacchetto per la spazzatura (Luke Skywalker e Darth Vader), una sorta di cerata bianca per la bravissima principessa che, all'occorrenza sapeva trasformarsi in Obi Wan con la semplice aggiunta di una striscia di cerata gialla, qualche canotto, sì, di quelli dei bambini sulle spiagge, quando necessario per le comparse. Splendido il costume di Jabba: Un immenso telo, tipo fantasma per capirsi, riempito di tagli e buchi, che davano l'idea della viscidezza e, svolazzando, delle molte mani in pasta del mostro (ah, il suddetto parlava al contrario, otipac?). Il tutto condensato in circa un'ora e mezzo di spettacolo, senza interruzioni. Qualche difetto? Certo! Forse qualche taglio di troppo alla sceneggiatura; qualche raro momento di stasi, ma fisiologico, direi; forse la presupposizione, troppo affrettata, che tutto il pubblico conoscesse la storia e che la conoscesse tanto bene da cogliere tutte, tuttissime, le battute parodianti dello spettacolo. Piccoli ritocchi, che certo spariranno nelle possibili repliche. Sì, perché uno spettacolo non è mai finito, ma vive della sua stessa rappresentazione. 23/08/2002 |
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