CRITICA LETTERARIA: IL CINQUECENTO MINORE - TASSO

 

Luigi De Bellis

 
 
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ATMOSFERA E PERSONAGGI NELLA "GERUSALEMME LIBERATA"

di LANFRANCO CARETTI



L'atmosfera della Liberata è segnata da un continuo e minaccioso presagio di fallimento e di catastrofe e dalla tensione verso un mondo di ideali eroici e generosi. In tale atmosfera i personaggi acquistano eccezionale rilievo, né vale per essi la distinzione tra figure più congeniali allo spirito del poeta e altre estrinseche e freddamente retoriche: tutti i personaggi hanno infatti una radice autobiografica, coree il critico dimostra a proposito delle figure di Goffredo e di Sofronia, in cui il poeta ha espresso il suo sogno di equilibrio e di magnanimità e di sicuro dominio delle passioni.

Il bifrontismo spirituale del Tasso trova solo nella Liberata la sua vera forma congeniale, la sua più compiuta sanzione artistica. Gli ameni inganni e le alte disposizioni vivono infatti, nel poema, in una luce comune di vibrante trepidazione. Tanto sui personaggi che sui luoghi, innestati di scorcio e con funzione partecipante, si stende l'ombra d'una minaccia, di una segreta insidia. È la tipida suspense tassiana. Non quella romanzesca, estrosa e inventiva, dell'Ariosto, quel sublime espediente narrativo calcolato come un congegno perfetto (con le sue argute e innocenti assunzioni del sortilegio), ma una suspense, che è inerente alla coscienza stessa del poeta, proiezione letteraria del suo sgomento di fronte alla realtà. Così il piacere appare insidiato dal sentimento della labilità, e si fa tanto più acre e voluttuoso quanto più se ne avverte l'effimera durata; l'amore è contristato dalla corresponsione negata e soprattutto dai presagi funesti, e si nutre di languidi ardori o di disperata mestizia; la fama terrena è corrosa dal trascorrere del tempo, e lascia di sé solo un'eco fragile che il vento disperde; la natura finge promesse e lusinghe, ma improvvisamente impietrisce in un pauroso squallore desertico; gli eventi sono soggetti all'estro imperscrutabile e spesso crudele della fortuna, sì che la gioia è costantemente minacciata dal dolore; l'idea stessa della vita, infine, è ovunque associata a quella della morte. È insomma un continuo oscillare tra verità e apparenze, in un mondo non rappresentato nitidamente con distacco e sicurezza, ma filtrato attraverso una sensibilità ansiosa e irrequieta. Anche il «magismo», realizzato con l'innesto del meraviglioso religioso entro la storia, corrisponde del resto a questo senso costante del mistero che grava sulla vita, e la fa pensosa e dolente, penetrando nel cuore degli uomini e agitandoli oscuramente, popolando la natura di strane voci e di malefici incanti. Ma la suspense tassiana non ha solo questo registro basso, questo tono sensuale, allucinato, e talvolta anche torbido e morboso, quasi preludio ad una irreparabile catastrofe. Essa gli associa un registro acuto, energico e attivo, che mitiga quell'angoscia e spesso la redime, ricuperando, giusto al limite dove ogni energia si sfrangia e si dissolve, un sentimento ancora generoso e intenso della vita che sorregge e illumina i gesti eroici, trattiene le impazienze e fortifica lo spirito nella rinuncia, celebra il sacrificio, esalta la pietà e la gentilezza, consola i pianti segreti, purifica le passioni, illumina anche la morte d'una sublime speranza, mentre i paesaggi si liberano dagli incantesimi orridi e paurosi e la natura sorride conciliata sotto cieli rifatti finalmente sereni e benigni. Il complesso accordo di questi due registri costituisce il nodo vitale della Liberata, la condizione della sua originale riuscita poetica.
In un'opera con tanta intensità dominata dalla dissonante vita degli affetti, i personaggi hanno naturalmente un rilievo eccezionale. Essi costituiscono infatti i nodi di confluenza, di implicazione o di chiarimento, degli impulsi su cui l'opera si regge, qualificandosi non tanto per gli atti che compiono quanto per l'interno inviluppo delle passioni onde quegli atti e quelle vicende procedono. Dietro le loro figure, esteriormente derivate da tradizioni illustri (classica e romanza), si apre la nuova dimensione psicologica tassiana, il suo intrepido intimismo, ed essi ne esprimono, di volta in volta e in modi diversi, le varie dominanti. Mai nelle forme della tipizzazione oggettiva, ma riflettendone la risentita irrequitezza. Non direi, perciò, che nella Liberata ci siano personaggi veramente congeniali (Rinaldo, Tancredi, Erminia) ed altri invece freddamente astratti (Goffredo, Sofronia), perché un'opzione del genere implica un taglio netto, nell'organismo del poema, tra motivi seri e profondi e motivi estrinseci e retorici. A me sembra in verità che tutti i personaggi tassiani siano autobiografici, nel senso che il poema è permeato ovunque di sincera sostanza sentimentale;. solo che in alcuni di essi questa sostanza si esprime con ampiezza e varietà minori che in altri, ma sempre per esigenze artistiche e non per falsità intrinseca di questo o di quel personaggio. Quanto, infatti, il Tasso non può concedere talvolta in estensione riesce tuttavia a ricuperare in intensità, sì che mentre in certi personaggi veramente complessi (Trancredi, Clorinda, Erminia, Armida e soprattutto Rinaldo) l'autobiografismo tassiano si riflette con ampia ricchezza di modulazioni, in altri invece, più semplici o episodici, si concentra anche sopra un solo motivo approfondendolo con impegno energico e schietto (Argante, nell'atto costante della violenza barbarica; Sveno, lieto nell'affrontare la morte con giovanile baldanza; Solimano, accoratamente pensoso di fronte al cruento spettacolo del campo di battaglia). E soprattutto insisterei a difendere la poeticità di Goffredo e di Sofronia, tante volte messa in discussione, perché l'eroe invitto e pietoso e la vergine incorruttibile rappresentano, a loro volta, un momento insopprimibile dell'ispirazione tassiana; e precisamente quello, puro ed eroico, in cui il «bello ideale», che non è finzione retorica nel Tasso ma sentimento vivo ed autentico, si realizza nella poesia in figure perfettamente virtuose, intangibili ad ogni insidia, ad ogni seduzione. Tolte dal poema, dove vivono in un rapporto essenziale con, gli altri personaggi, queste figure possono effettivamente apparire, soprattutto alla nostra sensibilità moderna, troppo schematiche e alla fine monotone nella loro santità senza storia. Ma se si tiene presente il carattere particolare della Liberata, fondato sopra un equilibrio instabile, sempre in procinto di spezzarsi e in ogni caso animosamente ricomposto, Goffredo e Sofronia si rivelano personaggi insopprimibili proprio perché si esalta in loro il sogno d'una splendida magnanimità e d'una generosa forza morale, vittoriose sul disordine delle passioni; e la luce bianca, solo apparentemente fredda, della loro forza incontaminata, composta in una dignità ferma e sicura di gesti e di parole, collabora a rendere più intenso e più drammatico, per contrasto, l'oscuro struggimento dei desideri inappagati, il torpore inquieto delle evasioni voluttuose, il sentimento della colpa e l'angoscia della morte.

2000 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it  - Collaborazione tecnica Iolanda Baccarini - iolda@virgilio.it