Un maestro della suspence:
Alfred Hitchcock

di Camillo Gizzi

Un maestro della suspense è senza dubbio il regista A. H. (1899-1980), che già si era fatto conoscere nel panorama del cinema inglese degli anni Venti col film Il giardino del piacere (1925). Tuttavia è solo negli Stati Uniti, dove si trasferì nel 1940, che portò a maturazione gli elementi tematici e formali della sua arte, e cominciò a godere di un riconoscimento internazionale. Egli seppe fondere i canoni spettacolari e ripetitivi del cinema hollywoodiano con una visione del mondo scettica e venata di moralismo, attraverso una poetica incentrata sulla suspense, che del resto era già presente nei film prodotti precedentemente in Inghilterra: Il club dei 39 (1935), L’agente segreto (1936), Sabotaggio, Giovane e innocente (1937), La signora scompare (1939), La taverna della Giamaica (1940). Le opere successive, che ebbero un enorme successo, tutte di genere poliziesco, sono costruite non sulla stesura di un semplice intreccio, ma di un vero e proprio intrigo, che implica nella narrazione la presenza di una componente di mistero, di oscurità, di turbamento. L’intrigo nei film di H non esclude la riflessione o il rigore logico, utilizzati dall’autore col preciso fine di sconvolgere l’ordine, l’armonia della realtà, catturando l’attenzione dello spettatore mettendo a dura prova il suo senso di logica. Ricordiamo i film Rebecca, la prima moglie (1940), 40), Sabotatori (1942), I prigionieri dell’oceano (1943), L’ombra del dubbio, Io ti salverò (1945), Notorious, l’amante perduta (1946). Elementi fondamentali del meccanismo narrativo di H. sono la rappresentazione prospettica della realtà, osservata da diversi angoli visuali e la presenza di un sottile umorismo, come appare nei film Delitto per delitto (1951), Il delitto perfetto (1954), La finestra sul cortile (1954), Caccia al ladro (1955), La congiura degli innocenti (1956), L’uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte ( 1958), Intrigo internazionale (1959). Alla fine degli anni Cinquanta H. si orientò verso una più completa rappresentazione dell’angoscia del mondo contemporaneo, in cui il dubbio e le opre affondano nell’esperienze del quotidiano. I protagonisti dei film diventano personaggi dietro cui si celano sgomento e profondi drammi psicologici, come Psyco (1960) da molti considerato il capolavoro e Marnie (1964). La paura è il tema centrale del film Gli uccelli (1963), in cui l’invasione degli uccelli che si abbatte in una piccola provincia degli Stati Uniti assume un evidente significato simbolico. Tra gli ultimi film ricordiamo Il sipario strappato (1966), Topaz (1969), Frenzy (1971), Complotto di famiglia (1975).