Victor e Rolf: una proposta di moda alternativa e inaspettata
Una rivoluzione


di Federica T. Colonna

In tempi in cui le passerelle straripano di modelle anoressiche, le case di moda arrivano ad essere quotate in borsa, il pubblico applaude la nudità generale delle sfilate, le adolescenti trovano un po’ di sicurezza solo nell’omologazione, sembra legittimo chiamare quella in cui viviamo la società dell’apparire. Ma c’è anche chi fa della passerella, anziché fonte di guadagno, la scena di un teatro, la corsia preferenziale per accedere alla storia, l’arma di una nuova rivoluzione: il duo olandese Victor&Rolf sono un ibrido, a metà strada tra la moda e l’arte. I cambiamenti più clamorosi sono quelli che avvengono attraverso il passaggio obbligato della rivoluzione. Ebbene, Victor&Rolf hanno proposto una moda alternativa ed inaspettata: l’hanno desacralizzata, vestendo le modelle di un solo enorme fiocco, allegro e buffo, e facendole ridere e ballare, quando invece, su altre passerelle, si vedono manichini, soldati in marcia; hanno creato stupore, montando tra i capelli delle modelle due corna di cerbiatto, a ricordare a tutti che anche noi siamo animali, per quanto vogliamo sentirci superiori ad essi, creature perfette; hanno insultato il concetto di bello convenzionale disegnando stelle orribili sui più eleganti abiti da sera; hanno fatto indossare un casco alle modelle, oscurandone il volto, restituendo all’abito il ruolo di protagonista della sfilata, confiscatogli ormai troppo spesso dagli stilisti, a favore della bellezza resa prepotente, indiscreta e palese delle modelle, che dovrebbero essere solo indossatrici; hanno ricordato a tutti che la donna è un essere umano, non un corpo il cui unico dovere è apparire bello, bellissimo: retaggio questo maschilista in una società che crede la donna emancipata. Nelle loro sfilate, Victor&Rolf hanno lentamente –ma con rigorescardinato gli schemi, operando una rivoluzione sociale preliminare ad una, più autentica, rivoluzione artistica: quest’anno le loro modelle hanno percorso le passerelle seguite da un ingombrante sistema di fari, come a dire: questa è un’opera d’arte. Ed è davvero arte! Ai bracci dei fari è appeso un ampio tessuto che, in prossimità del corpo, diventa abito: l’abito è, in altre parole, iperesteso alle estremità. L’arte figurativa, come è noto, da Picasso in poi, è stata destrutturata, fino a divenire poi pittura concettuale, o metafisica. Dietro l’immagine c’è la filosofia: basti pensare a Magritte, che nel quadro “Ceci n’est pas une pipe” ha tradotto in arte il pensiero di Wittgenstein, il quale riteneva che né l’immagine di una sedia, né il nome sedia fossero una sedia, contrariamente all’esprimersi comune. Allo stesso modo Victor&Rolf sembra abbiano portato in passerella la dottrina aristotelica materia-forma: la materia, cioè il tessuto, è nulla senza la forma, è informe appunto, ed è il corpo che informa il tessuto: l’abito ha luogo solo dove coesistono corpo e tessuto, forma e materia. Non è un caso che il duo olandese abbia esposto i suoi modelli in uno dei più importanti musei d’arte contemporanea, il MOCA. Né è un caso che la boutique V&R di Milano sia costruita al contrario, con il parquet sul soffitto e i lampadari sul pavimento, a testimoniare il ruolo che gli stilisti ricoprono nella moda: quello di capovolgere ogni cosa. Certo si potrebbe obbiettare a Victor& Rolf di aver creato abiti inindossabili, poco pratici, ma gli abiti di chiunque altro tra gli stilisti convenzionali sono altrettanto inaccessibili in quanto a prezzi: dunque non hanno fatto altro che ribadire, anzi contestare, il divario che c’è tra la passerella e la vita. I due passi successivi sono stati quello di proporre un abito da sposa democratico, senza dubbio più indossabile e commerciale, al costo di appena 300 euro: ammirevole. E poi, dopo la pars destruens, hanno proposto come pars construens un nuovo concetto di bello: l’armonia, che poi è un’idea già presente nel modo greco, ma non come archetipo, modello astratto, ma in un oggetto concreto: il violino, che poi è la femminilità stessa, senza quei fronzoli inutili e volgari degli stilisti: questa è roba da artisti.

Federica T. Colonna