Anche i prodigi sono possibili

Natale in strada


di Maria Iannaccone

 Credete nei prodigi? Esiste un limite tra la realtà e la fantasia? Lo scoprirete leggendo il racconto. In strada faceva molto freddo, da poco aveva smesso di nevicare e Luigi batteva i denti. Il suo respiro formava nuvole nell’aria gelida e il suo corpo, ogni tanto, era percorso da brividi. L’uomo indossava una giacca logora e un cappello un po’ piccolo che a malapena gli copriva il capo. I pantaloni, corti per lui, facevano capire che non erano della sua taglia, un paio di scarpe nere con la suola consumata denunciava la quantità di tempo che lo possedeva e i chilometri percorsi a piedi. Luigi aveva: capelli lunghi, occhi neri, labbra sottili, bei lineamenti. Il suo portamento, nonostante le apparenze, era elegante. La sua casa, da quasi un anno, era costituita da un grosso cartone recuperato vicino ad un contenitore delle immondizie ed un taglio, sul davanti, fungeva da ingresso.Era la vigilia di Natale, poca gente circolava per le strade illuminate a festa, a causa del freddo e dell’ora tarda. Alcune vetrine mettevano in mostra con orgoglio la propria mercanzia, invitavano i passanti ad ammirarle e li tentavano ad entrare ed acquistare. Luigi passò innanzi ad una pasticceria, un profumo tipico dei dolci colpì le sue narici. Si fermò vicino all’ingresso, una gran tenerezza lo invase. Ricordò l’infanzia: la madre che preparava il dolce natalizio, il calore della famiglia, l’affetto dei suoi genitori e si sentì, d’improvviso, terribilmente solo e stanco. Pensò alla sua attuale dimora, al Natale, alla mancanza di un amico e una profonda nostalgia lo invase e divenne forte la tentazione di forzare la porta ed entrare, di perdersi in mezzo ai cannoli, alle torte al cioccolato, alle crostate, ai panettoni, ai torroni… La salivazione aumentò, il cuore gli batteva velocemente nel petto, due lacrimoni gli scendevano lentamente dagli occhi verso gli angoli della bocca: aveva ingaggiato una battaglia con se stesso. Una vocina gli diceva: -Entra, cosa aspetti? Quando ti capiterà di nuovo un’occasione simile? Sei povero: è Natale! Nessuno si ricorda di te e tu stai lì come uno sciocco a riflettere. Su cosa? La gente è a casa, al caldo, con la famiglia o con gli amici, a cenare e a divertirsi. Entra, non ti creare tanti scrupoli! Un’altra vocina dentro di lui gli suggeriva: -Non cedere alla tentazione. Sii forte! Non rovinare il tuo Natale. La gente non si è dimenticata di te: è solo distratta, ma non è cattiva. Abbi fede perché alla fine la tua situazione migliorerà. Luigi lottava con se stesso, quando un giovane accanto a lui chiese: -Che hai? Perché sei triste? L’uomo spaventato, asciugandosi le guance umide, si voltò verso il nuovo arrivato: -Non ho nulla: riflettevo. -Hai bisogno di denaro? Quanto ti occorre?- disse con dolcezza il giovane. -No, sto bene così - rispose l’altro, vergognandosi di quel momento di debolezza. -Suvvia, non essere orgoglioso. Non c’è nulla di male nel chiedere aiuto quando le persone si dichiarano disponibili a dartelo. La mia non è un’elemosina, è solo un prestito. -Beh… allora sono sufficienti venti euro - replicò Luigi, incoraggiato dalle parole del giovane. -Va bene, ti darò cinquanta euro ad una condizione: usali con intelligenza. Luigi, incredulo e trasognante, accettò il denaro, lo guardò, alzò la testa per chiedere al giovane il nome e ringraziarlo, ma non c’era più nessuno accanto a lui. Scrutò la strada: era deserta. Cominciò a pensare di aver sognato, ma il denaro che stringeva in mano era la dimostrazione che era sveglio e non soffriva di allucinazioni. Pensò che la vita era proprio strana, piena di sorprese: bastava poco per essere felice e mutar la propria condizione. L’anno prima, aveva un buon lavoro in una gioielleria, e un giorno il proprietario l’aveva licenziato insieme ad un altro commesso. Aveva cercato di pagare l’affitto dell’appartamento, nel quale viveva, per altri due mesi, ricorrendo ai suoi risparmi, ma alla fine non era più riuscito a far fronte a nessuna spesa e il proprietario lo aveva sfrattato. Aveva cercato un altro lavoro, ma si era dovuto accontentare di ciò che trovava saltuariamente. Era capitato anche qualche giorno in cui era rimasto digiuno. Ora avrebbe speso il denaro, ricevuto in prestito, un po’ per volta. Quella sera si sarebbe accontentato di una pizza e di una birra e il giorno dopo sarebbe andato in un piccolo ristorante a mangiare, cercando di trascorrere il Natale con lo stomaco pieno. Detto, fatto: comprò una pizza e una birra e tornò nella sua casa di cartone a gustarla. Il giorno seguente stava entrando, ad ora di pranzo, in un piccolo ristorante dove c’era diversa gente ma qualche tavolo era ancora libero. Stava varcando la soglia quando un cameriere gli andò incontro e gli sbarrò il cammino: -Non vogliamo barboni in questo ristorante: vi conosciamo bene, siete capaci solo di molestare la brava gente e di spillare denaro e poi lo investite nell’acquisto di alcolici e vi ubriacate per dimenticare la vostra miseria. Fuori di qui, brutto ubriacone! Vai dai tuoi simili a trascorrere il Natale - disse il cameriere con tono duro e disgustato cacciandolo fuori del locale. -Certo che è un poveraccio- rispose un uomo dietro di Luigi e continuando a parlare con tono ironico –Potrebbe sporcare la sedia del tuo ristorante, potrebbe disturbare con il suo aspetto la gente che sta pranzando, ma è pur sempre un essere umano… simile a te. Luigi ascoltò con riconoscenza quelle parole e girandosi si accorse che l’uomo che lo aveva difeso era lo stesso giovane della sera precedente. -Non vorrà che lo faccia entrare? E’ sporco e logoro! Il mio padrone mi licenzierebbe - replicò il cameriere stupito dalle parole del giovane. Tutt’a un tratto il cielo si oscurò, il locale si svuotò e Luigi si sentì sollevare da forti braccia, fu colto da un capogiro e perse i sensi. Quando si risvegliò, indossava indumenti puliti e nuovi ed era seduto a capotavola davanti ad una mensa apparecchiata riccamente, all’altro capo c’era il giovane di prima. -Che cosa è accaduto? Sono morto o sto dormendo e sognando? E se questo è un sogno, ti prego, non interromperlo!- disse Luigi con voce tranquilla. -No, né sei morto né stai sognando. -Allora, se le cose stanno così, chi sei? Come mai mi trovo in questa casa? – chiese Luigi prendendo coscienza dello strano prodigio. -Sono il tuo angelo custode e sto esaudendo la volontà di Dio. Da quando sei caduto in disgrazia non ti ho mai perso di vista: ti ho osservato, ho ammirato la tua capacità di sopportare con dignità le umiliazioni, le ingiustizie e i pregiudizi. Avresti potuto rubare o chiedere l’elemosina o svolgere qualche attività poco legale per ottenere un facile guadagno e invece hai svolto tutti i lavori che ti hanno dato: i più umili e faticosi. Ti hanno sfruttato, ma la tua fede non è mai vacillata. Hai aiutato spesso gli altri che erano nelle tue stesse condizioni e quando ti ho regalato il denaro lo hai speso con oculatezza. Da oggi in poi, la tua vita cambierà e questo pranzo rappresenta il primo regalo di una lunga serie– gli spiegò il giovane con tono comprensivo e rassicurante. Luigi cominciò a piangere, si sentì sereno e protetto e la speranza di un domani migliore trasformò, in pochi attimi, le sue lacrime in un sorriso ricco di gratitudine.

Maria Iannaccone