s c r i p t a m a n e n t
KHALED HOSSEINI
Mille splendidi soli
Ed. Piemme 2007
A marzo 2007, in occasione della
recensione del primo libro
dello scrittore “Il cacciatore di
Aquiloni”, sono state già date brevi
notizie della sua vita.
Khaled Hosseini vive da 27 anni in
America, ma ha mantenuto un legame
profondo con la sua terra di origine.
Lo scorso anno ha avuto il privilegio
di lavorare come inviato
degli Stati Uniti per l’UNHCR, l’Agenzia
delle Nazioni Unite per i
rifugiati, una delle più importanti
organizzazioni umanitarie.
L’UNHCR offre assistenza a più di
venti milioni di profughi afghani in
tutto il mondo.
Per Hosseini l’impegno di assistere
ed aiutare queste persone che la
guerra, la fame, i regimi oppressivi
hanno costretto a lasciare l’Afghanistan
e, quindi, ad abbandonare le
loro case, è stata una delle esperienze
più significative e gratificanti
della sua vita.
Anche con questo secondo romanzo,
lo scrittore ha affascinato e commosso
i suoi lettori. Oltre alla cronaca
storica dell’Afghanistan negli
ultimi trent’anni, l’autore parla di
due donne afghane, diverse fra loro,
ma che la paura, la guerra e la morte
costringono a condividere un comune
destino.
Mariam è una “herami”, una bastarda,
nata dalle relazione tra un uomo
potente di Herat e la sua serva. Essa
vive insieme alla madre Nana nella
“kolba”, un casolare di legno, in
cima a una collina ai margini della
società, dove tante volte sogna che
suo padre, per il quale Mariam nutre
un profondo senso di ammirazione,
il ricco Jabil Khan, venga a prenderuna
la per portarla con sé a Herat.
Jabil Khan appartiene alla tribù dei
pashtun, quella che domina l’Afghanistan,
e dove i maschi sono fermamente
convinti della superiorità
del loro antico codice d’onore. Nana
invece è infelice, non sopporta di
essere stata scacciata dalla casa del
padre di sua figlia e tutto ciò le scatena
una forte depressione e finisce
per impiccarsi. Mariam allora,
appena quindicenne, rimasta completamente
sola, viene costretta dal
padre a sposare Rashid, un uomo di
venticinque anni più grande di lei,
un conoscente, uno dei calzolai più
richiesti di Kabul.
Siamo nei primi anni ’80, all’inizio
dell’occupazione militare sovietica
del Paese. Il clima instauratosi sembra
porti più libertà e uguaglianza
alle donne, c’è speranza e splende
appunto il sole. Nel 1989 avviene la
ritirata dei sovietici, arrivano i
signori della guerra, i mujahedeen, e
con loro di nuovo l’indignazione e il
buio.
Mariam, umiliata dal marito perché
non riesce a dargli un figlio, ovviamente
maschio, viene costretta a prenderuna
completa sottomissione e a
indossare il burqa.
Laila, “bellezza della notte”, nasce a
Kabul durante la rivoluzione, vent’anni
dopo Mariam. E’ figlia di un
insegnante delle superiori e anche
per lei il padre spera nella carriera
universitaria, convinto che la società
non ha nessuna possibilità di progredire
se le sue donne sono ignoranti.
I due fratelli di Laila, in nome
dell’Islam e della patria, muoiono in
guerra, lei ha solo due anni, l’amico
Tariq, che ha perso una gamba su
una mina antiuomo, diventa il vero
fratello.
Alla morte dei genitori, avvenuta
durante un’esplosione, la vita di
Laila cambia radicalmente. Il destino
le farà incontrare Mariam ed
insieme affronteranno i pericoli
incombenti sia in casa che per le
strade di Kabul. Ne nascerà un rapporto
intenso, vero e l’amore per la
famiglia le spingerà a eroici sacrifici.
Mariam resterà nel cuore di Laila
“dove brilla con l’incontenibile
splendore di mille soli”.
Hosseini in queste pagine, con un
linguaggio semplice e scorrevole, ci
coinvolge emotivamente e ci fa
emozionare, meravigliandoci di
come la storia di ogni afghano sia
segnata dalla morte, dal lutto e da
immaginabile dolore.
Lo scrittore, con il suo punto di
vista di afghano vissuto all’estero,
riesce con grande maestria ed efficacia
a illustrare pienamente un
mondo molto diverso dal nostro ma
altrettanto comprensibile, e questo
grazie alla sua notevolissima maturità
culturale e umana.
La casa di produzione di Steven
Spielberg, Dream Works, ha acquistato
i diritti di entrambi i romanzi
per trarne dei film.