Storia: dal 1400 al 1700

Nel 1419  fu sperimentata con successo la gestione privata delle saline: il procuratore regio autorizzò un  commerciante di Quartu S.Elena, Giacomo Olivieri, a raccogliere il sale in cambio di un compenso dell'uno per cento.

L'Olivieri svolse in poche settimane il lavoro grazie all'impiego di centinaia di uomini che egli assunse dal suo villaggio. Il successo dell'iniziativa permise di aumentare e perfezionare diversi contratti di esportazione del sale all'estero. Anche altre saline dell'isola furono da allora gestite da privati, anche se controllati dall'autorità, che le concedevano in appalto o in "arrendamento".

I tentativi di privatizzazione ebbero presto fine. In Francia Luigi X aveva istituito il monopolio di tutte le saline francesi, affidandone la gestione e il commercio della preziosa risorsa   ai suoi ufficiali.

Ferdinando II, Re d'Aragona istituì il 16 febbraio 1491 il monopolio del sale, che consisteva in un completo strumento legislativo per il controllo delle saline in Sardegna.

In undici punti si fissavano i compiti del responsabile della salina e dei suoi collaboratori, erano previsti controlli per la misura e la purezza del sale e un prezzo unico per ogni quartino, unità di misura corrispondente a circa 125 litri o a 130 chilogrammi, pari a dieci soldi.

Il 25 novembre 1492 Ferdinando II divise in due categorie i cagliaritani: los mayors, ricchi signori, che avevano diritto ad una razione giornaliera di sale, e los menors, cioè il popolo, che avevano diritto a mezza razione.

Nel 1488 il sovrano obbligò i sardi a consumare esclusivamente sale sardo gravato dalle imposte. Aumentarono così i fenomeni di contrabbando e i furti del sale, le speculazioni che portarono nel luglio del 1511 al divieto per chiunque di vendere, cedere o scambiare sale.

Da Carlo V ai successori, per l'intero secolo si assistette alla chiusura di molte saline fino alla conclusione della fase spagnola delle saline sarde con la morte, nel 1700, di Carlo II.

Un cagliaritano, Giuseppe Marini chiese la concessione perpetua delle Regie saline con l'impegno di versare ogni anno un consistente canone d'affitto. La proposta del Marini fu accolta il 12 maggio 1714 con una gestione di 12 anni e un canone annuo fissato in 4500 scudi. Nel 1717 navi spagnole depredarono i depositi di sale e il Marini morì nel 1718.

Il commercio del sale aveva segnato ottimi risultati fino al 1751, e veniva acquistato da inglesi, svedesi e olandesi, malgrado tutti i problemi creati dalla mancanza di manutenzione delle saline, le alluvioni che ne distruggevano le strutture e il porto ritenuto insicuro.

Nella seconda metà del '700 il sale sardo risultò meno competitivo rispetto a quello siciliano, prodotto nelle attrezzate saline di Trapani.

Lo storico svizzero Bergier rilevò che nel mondo antico l'importanza del sale può essere paragonata a quella attuale del petrolio. Per il suo possesso si organizzavano guerre anche perché la produzione era in mano a pochi paesi che ne detenevano il totale monopolio, mentre i consumatori erano numerosi in quanto il sale era una risorsa alimentare indispensabile per condire e conservare i cibi.

Nel settecento, sotto la dominazione dei Savoia, il sale di Cagliari divenne famoso in Europa e nel nord America. Il porto di Cagliari conobbe un periodo di grande sviluppo per le centinaia di navi che lo frequentavano. Fu costruito persino un apposito molo del sale.

Quando la domanda superò l'offerta e i "comandati" non erano più sufficienti, i governanti "sabaudi" estesero ad altri villaggi l'obbligo di lavorare nelle saline.

La gestione delle saline era affidata in concessione mediante appalto pluriennale che si aggiudicavano regolarmente grosse società capitalistiche italiane e straniere interessate alla commercializzazione.

Salina di Cagliari

Parte del disegno a colori su seta delineata da Gioacchino Corte, cagliaritano.
Tratto dal volume di Luigi Piloni "L'assalto francese alla Sardegna del 1793 nell'iconografia dell'epoca",
Cagliari Editrice sarda Fossataro 1977


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