Funzionamento delle saline

Il funzionamento delle saline è spesso assimilato al lavoro agricolo dei campi in quanto sono presenti le stesse fasi. Preparazione del terreno, semina, operazioni stagionali e raccolta nei campi corrispondono ai lavori di assestamento del fondo, entrata delle acque marine nelle vasche evaporanti, lavori di manutenzione dei canali e, infine, raccolta nelle saline.

Le saline vengono divise in due settori: la zona evaporante e la zona salante. L'acqua marina viene fatta penetrare, spesso con l'aiuto di pompe, all'interno delle vasche di prima evaporazione dove avviene la concentrazione del sale.

Da queste vasche l'acqua passa in bacini meno estesi dove l'evaporazione consente un ulteriore aumento della percentuale del sale. Da qui, tramite paratoie, l'acqua ormai quasi satura di sale passa nel bacino salante dove il sale si deposita sul fondo.

Il liquido in superficie, ormai privo di cloruro di sodio, viene allontanato o per essere riversato in mare oppure per essere riversato in altri bacini per la produzione di altri sali. A questo liquido viene dato il nome di "acque madri".

La raccolta del sale è un processo delicato: occorre estrarre il sale senza mescolarlo col fondo della salina per non inquinarlo di argilla delle vasche. Lo spessore del sale depositato varia dai 10 ai 20 cm e, poiché è piuttosto compatto, per poterlo trasportare è necessario frantumarlo con ferri resistenti (zappe o altro).

Nella salina di Cagliari, degli 836 ha di specchi d'acqua, circa 723 ha sono destinati a superficie evaporante e 113 ha a superficie salante con un rapporto tra le due superfici di 6:1, quindi inferiore al rapporto considerato ottimale per la fascia climatica del Mediterraneo meridionale che è di 7:1.

Il funzionamento idraulico della salina di Cagliari è basato principalmente sul movimento naturale dell'acqua per caduta da una vasca alla successiva. Le conseguenti perdite di quota non consentono però una rapida movimentazione dell'acqua salata che pertanto necessita, in alcuni punti, di un sollevamento di entità comunque mai superiore a 50-70 cm.

Sono presenti due stazioni di sollevamento (idrovora del Rollone e idrovora di Palamontis) per la movimentazione interna e lo scarico delle acque, oltre alla stazione di sollevamento per la presa delle acque (idrovora del Poetto).

Salina di Cagliari

L'acqua di mare viene prelevata dall'idrovora del Poetto con due elettropompe, quindi convogliata lungo un canale nello stagno di Molentargius (percorso freccia rossa). Per spinta naturale l'acqua passa poi, in un percorso obbligato, attraverso una serie di vasche; viene sollevata dall'idrovora del Rollone verso il Margine Rosso e, per spinta naturale, l'acqua concentrata si dirige verso le vasche servitrici e quindi nelle vasche salanti (percorso freccia nera).

Nelle vasche salanti avviene la precipitazione del cloruro di sodio. L'acqua ormai priva di questo sale, ma ricca di altri sali, chiamata acqua madre, viene raccolta dai canali ed addotta alle due idrovore del Rollone e di Palamontis, che, tramite sollevamento, ne permettono lo scarico nel canale La Palma in collegamento diretto col mare.

La produzione media annua degli ultimi 30 anni di attività della salina di Cagliari è stata di circa 120.000 tonnellate di sale marino, prevalentemente utilizzato nel settore alimentare.

Dal 1984, a causa di tracimazioni di acque inquinate provenienti dagli scarichi urbani di Quartu, Quartucciu, Selargius e Monserrato, nel canale di adduzione dell'acqua di mare e nel bacino di Molentargius, ha portato all'esclusione di quest'ultimo dal ciclo produttivo.

Nonostante il perdurare dell'inquinamento e la perdita di una notevole superficie evaporante, la salina in questi anni, ha accumulato in alcune vasche salanti circa 200.000 tonnellate di sale marino.

 


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