Bonifiche

La bonifica idraulica ha una storia molto lunga che ha origini etrusche e romane.

Gli alti costi e le complesse operazioni tecniche che le bonifiche richiedevano hanno fatto si che fossero possibili solo in condizioni di stabilità politica e sociale, di sicurezza e di espansione economica.

Queste condizioni dopo l'antichità si sono rese disponibili solo saltuariamente e in modi molto diversi da regione a regione.

Dopo l'unità d'Italia, l'idea prevalente era che lo Stato dovesse rimanere estraneo alle vicende dell'economia, lasciate all'iniziativa privata anche se vi era la convinzione che la base necessaria per lo sviluppo dovesse fondarsi sulla crescita e l'ammodernamento dell'economia agraria.

Gli investimenti nelle bonifiche avrebbero favorito lo sviluppo e, considerate opere di pubblica utilità, destinate a debellare la malaria, lo Stato perciò le favorì incrementando l' iniziativa privata.

Grandi gruppi finanziari nazionali e internazionali investirono ingenti capitali nelle bonifiche dell'Italia padana e nord-orientale. In Italia centrale le bonifiche di Maremma, Val di Chiana, Transimeno, Agro Romano, Maccarese e Fucino ebbero un grande impulso. Nel sud, le ex Confidenze napoletane, la piana del Sele, le bonifiche pugliesi poterono contare sull'intervento pubblico.

Alla fine dell'800 le grandi bonifiche non rendevano più e i privati potevano investire altrove e meglio i propri capitali. Ma braccianti e contadini premevano sulle aree bonificate rivendicando terre e latifondi semideserti. Le tensioni sociali insostenibili delle campagne potevano essere sedate solo con la prosecuzione delle bonifiche.

Nel 1919 fu costituita L'Opera Nazionale Combattenti che si impegnò nelle bonifiche destinate ai contadini smobilitati. Nel 1928 Mussolini formulò un piano per le bonifiche pubbliche e miste che trasferì al Ministero dell'Agricoltura.

Lo scopo primario delle bonifiche non era più quello igienico, ma la colonizzazione di suoli incolti e improduttivi per la lotta alla disoccupazione nelle campagne. In questo modo puntava ad ottenere stabilità sociale, l'incremento della produzione agricola e l'autosufficienza alimentare.

La grande realizzazione della bonifica pontina (che ha dato origine a città come Littoria, Latina e Sabaudia) resta la maggiore esperienza di pianificazione territoriale in Italia. Le bonifiche andarono perdendo d'importanza fino agli anni '60, quando cessarono in molte zone.

Grazie ai proventi dell'attività saliniera, diverse zone della Sardegna vennero bonificate. E' il caso della vasta zona costiera a occidente di Cagliari, fino ai resti dell'antica città alto-medioevale di Santa Igia, che divennero saline dopo la bonifica Contivecchi del 1927.

Se fino a ieri si tendeva a bonificare le zone umide per recuperarle all'agricoltura e debellare la malaria, oggi si tende a salvaguardare queste aree, riconoscendo la loro importanza ecologica al punto che molte sono incluse in trattati di protezione internazionale.

Salina di Cagliari

Saline di Cagliari, zona "La Palma"


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