Il lavoro nelle saline

L'area delle saline di Cagliari è suddivisa da un reticolo di argini di terra contenuti con tavolati di legno, lunghi circa 30 km, ed è attraversata da canali che si sviluppano per la stessa lunghezza.

Costantemente dovevano essere manutenzionate dai lavoratori delle saline che ne garantivano la perfetta tenuta idrica e la transitabilità sia pedonale che di appositi macchinari (un tempo passavano i trenini).

trenino del sale

Nella zona salante le manutenzioni si effettuavano nel periodo di stasi invernale, previo prosciugamento dei fondi in argilla che venivano anche spianati e rullati per predisporli alla successiva raccolta.

Gli argini lesionati dal vento e dall'acqua marina durante le fasi di produzione del sale, venivano riparati creando alla base fascine di arbusti provenienti dalla macchia mediterranea, che venivano rivestiti da terra scavata da una "cava di prestito".

Gli stessi argini venivano rinforzati con sponde formate da tavole e paletti di legno. Gli unici arnesi utilizzati per questo lavoro erano i badili e le braccia.

La salina era servita da una serie di canali in terra lunghi qualche decina di km: quelli alti servivano per alimentarla, quelli bassi per svuotarla. I canali dovevano essere tenuti liberi da sedimenti e dai franamenti: a questo provvedevano manualmente i lavoratori con lo "sfangamento".

Le superfici sulle quali si depositava il sale andavano spianate per predisporle alla raccolta successiva. Anche le strade attraversate dai carri e scavate dalle acque piovane, venivano ricolmate dai lavoratori.

Agli inizi del 1930 è stato avviato uno studio basato su rigorosi criteri scientifici per impostare in modo più razionale l'estrazione del sale, senza tuttavia trascurare tutte quelle conoscenze frutto di una lunga tradizione nel settore che venivano tramandate da padre in figlio.

La figura del capo salinaro, o "maestro delle saline" era una professione che richiedeva grande competenza ed esperienza tramandate di generazione in generazione.

Prima dell'industrializzazione il lavoro nelle saline si basava sulla manodopera umana con l'ausilio di qualche animale. A Cagliari venivano utilizzati gli asinelli, i "molentes" che hanno dato il nome allo stagno di "Molentargius".

Le saline marittime basavano la loro esistenza esclusivamente sull'energia solare e l'acqua di mare, pertanto i costi di produzione erano determinati dalla manodopera.

Il sale veniva raccolto da migliaia di persone dalla seconda metà di agosto e doveva essere estratto prima che le piogge autunnali potessero scioglierlo. Le caselle salanti venivano svuotate realizzando delle aperture negli argini da cui fuoriusciva l'acqua.

Svuotate le caselle veniva estratto il sale. Le caselle venivano "segnate", cioè si tracciavano con le lenze tante linee parallele, così da suddividere le caselle in tante parti uguali e proporzionali alla resa giornaliera stabilita per ciascun lavoratore, che era di 4 metri cubi di sale.

L' "attelatura" consisteva nella frantumazione con colpi di zappa della crosta di sale ancora morbida, di circa 12 cm di spessore, quindi il sale veniva ammucchiato a formare un cono per favorire lo scolo dell'acqua e trasportato in ceste caricate in spalla fino a destinazione. Questo duro lavoro fu sostituito dalle carriole in legno spinte su tavole poggiate sopra gli argini e nelle caselle.

Quando le persone non bastavano si faceva ricorso al lavoro coatto dell'hinterland. Per lungo tempo centinaia di detenuti furono costretti a lavorare nella salina, che così diveniva un sinonimo di espiazione di pena. Per raccogliere centomila tonnellate di sale occorrevano più di mille uomini.

Con la diffusione della corrente elettrica furono realizzati anche i motori elettrici che sfruttavano il principio del campo magnetico rotante. Da qui la nascita di molteplici macchine mosse da energia elettrica come elettropompe, elevatori, nastri trasportatori ecc., che abbinate all'uso di trenini Decoville aumentarono la resa generale con conseguente drastica riduzione della manodopera già dal 1950.

trenini

Nel 1960 si fece uso di raccoglitrici capaci di raccogliere anche 300 tonnellate di sale all'ora. Nel 1980 si è sperimentata la raccolta pluriennale, effettuata ogni tre o quattro anni, quando cioè la crosta era abbastanza solida da sopportare il peso di autocarri, ruspe e di escavatori con conseguente scomparsa dei trenini.

L'attività è stata sospesa nel 1985 a causa dell'inquinamento.


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