Andamento Mercati Obbligazionari In
Europa Ecco un resoconto della Banca
di Italia sull'andamento negli ultimi mesi del mercato
Obbligazionario a livello Europa.
In settembre i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine
sono rimasti sostanzialmente invariati nell’area dell’euro e in
Giappone e sono calati negli Stati Uniti. Nei principali mercati
mondiali l’incertezza degli operatori sull’andamento a breve termine
dei rendimenti obbligazionari, misurata dalla volatilità implicita
del comparto, è notevolmente aumentata a seguito degli avvenimenti
delle ultime settimane che hanno completamente ridefinito il
panorama finanziario. Come indicato dai tassi di inflazione di
pareggio, le aspettative degli operatori riguardo all’inflazione a
medio‑lungo termine nell’area dell’euro (e i connessi premi per il
rischio) sono diminuite in settembre a causa dei timori sulle
prospettive economiche. Infine, i differenziali di rendimento sulle
obbligazioni societarie nell’area dell’euro si sono sensibilmente
ampliati a causa delle gravi tensioni che hanno interessato di
recente i mercati.
Alla fine di settembre i rendimenti dei titoli di Stato a dieci
anni nell’area dell’euro sono sostanzialmente
invariati rispetto alla fine di agosto, collocandosi a circa il 4,3
per cento il 30 settembre. Negli Stati Uniti per contro i rendimenti
dei titoli di Stato a lungo termine sono diminuiti di oltre 5 punti
base, scendendo al 3,8 per cento alla fine del periodo sotto
rassegna. Si è di conseguenza ridotto il differenziale fra i tassi
di interesse nominali sui titoli decennali negli Stati Uniti e
nell’area dell’euro che si è portato a -50 punti base alla fine di
settembre. In Giappone i rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni
si sono mantenuti invariati, attestandosi all’1,5 per cento alla
fine del periodo in esame. Con l’intensificarsi delle tensioni sui
mercati finanziari mondiali, l’incertezza degli operatori
sull’andamento a breve termine dei rendimenti obbligazionari,
misurata dalla volatilità implicita del comparto, è aumentata
considerevolmente su tutti i principali mercati. Dalla fine di
agosto la volatilità dei rendimenti statunitensi è stata più
pronunciata rispetto a quella dei corrispondenti rendimenti
nell’area dell’euro: nella prima metà di settembre i rendimenti dei
titoli di Stato negli Stati Uniti hanno dapprima segnato un
significativo calo e poi una ripresa. L’andamento è ascrivibile ai
tumultuosi eventi che hanno investito i mercati finanziari, fra cui
la
scomparsa del modello di broker-dealer puro e il salvataggio
dell’impresa assicurativa AIG. In un primo momento, questi eventi
hanno innescato una riallocazione dei portafogli a favore di
attività più sicure, spingendo gli investitori ad acquistare titoli
di Stato. A sua volta ciò ha fatto scendere i rendimenti.
Successivamente, i timori legati sia al piano di salvataggio
proposto dal Tesoro statunitense – che prevede un pacchetto di 700
miliardi di dollari per l’acquisto di attività illiquide collegate a
mutui e l’eventuale ricapitalizzazione di istituzioni finanziarie in
difficoltà – sia al suo impatto sul bilancio del paese potrebbero
aver moderato l’interesse degli investitori per i titoli di Stato,
facendo pertanto risalire i rendimenti. In settembre i rendimenti
dei titoli di Stato a lungo termine indicizzati statunitensi sono
rimasti sostanzialmente costanti, a indicazione che le attese di
inflazione degli operatori non si sarebbero modificate in modo
significativo nel periodo in esame. Dalla fine di agosto si è
notevolmente accresciuta
la volatilità dei rendimenti obbligazionari nominali a lungo termine
nell’area dell’euro, sempre nel contesto delle turbolenze che hanno
colpito i mercati finanziari. Nel periodo sotto rassegna
i rendimenti reali sui titoli indicizzati a dieci anni erano
aumentati di 17 punti base e un incremento persino maggiore, pari a
32 punti base, era stato segnato dai rendimenti reali a termine a
cinque anni su un orizzonte quinquennale. È probabile che questi
incrementi riflettanouna variazione dei premi per il rischio. A
settembre le aspettative degli operatori riguardo l’inflazione
dell’area nel lungo periodo e i connessi
premi per il rischio, misurati dai tassi di inflazione di pareggio
impliciti a termine, sono diminuite di circa 10 punti base. Il 30
settembre il tasso di inflazione di pareggio a termine a cinque anni
su un orizzonte quinquennale si è collocato al 2,3 per cento. Nel
periodo in esame anche i tassi di inflazione di pareggio a pronti a
cinque e a dieci anni sono diminuiti di circa 10 punti base
ciascuno. La moderazione delle aspettative di inflazione potrebbe
essere ascrivibile ai timori degli investitori riguardo al possibile
impatto negativo delle turbolenze finanziarie sull’economia reale.
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