* PENSIERIDEE *
Per gli affezionati che qui ci leggono o altrove ci ascoltano
La Morte di Dio, Patria e Famiglia
[Presentazione]
Ma quando fu solo, Zarathustra parlò così al suo cuore: “E’ mai possibile! Questo santo vecchio nel suo bosco non ha ancora sentito dire che dio è morto!”. (Friedrich Nietzsche, Così parlo Zarathustra)
Gli scritti qui raccolti sono stati pubblicati sul Blog di Futuro Ieri (http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it) fra gennaio e febbraio del 2009. La decisione di rifarmi a Friedrich Nietzsche per descrivere la gravità della situazione presente non è solo un vezzo, in un certo senso è l’azione presuntuosa e tardiva da parte mia d’attribuire senso e dignità alle presenti vicende italiane. Il Belpaese attraversa un periodo immondo, empio, in questi anni tutto è, ed è stato, grave e nulla è, ed è stato, serio. Tutto è, ed è stato, tragico e tutto diventa, ed è diventato, carnevale, farsa, problema privato, chiacchiera, pettegolezzo. Viene quindi bene da parte mia una martellata filosofica, l’atto violento dell’intelligenza che riflette sui mali nostri e si sforza di attribuire senso a un dolore universale che è la somma di milioni di atti egoistici, amorali, irresponsabili, criminali e criminogeni. Dove sia stata l’Italia tragica ma anche generosa e gentile e a suo modo speranzosa che ho conosciuto nella mia infanzia non lo so. Fra il mio passato e questo presente si è schierato un muro invalicabile, ciò che è stato è morto. Morto a un punto tale da non tornare più; defunto fino al limite di essere solo un vago ricordo sfumato, lontano, che rimanda a qualcosa di magico, o comunque d’irreale, che il singolo conserva per sua domestica gloria nel chiuso della sua mente. Dio, Patria e Famiglia sono i tre protagonisti di questo massacro del passato, i soggetti del macello che è servito a creare un nulla che ci spinge avanti, come masse di pecore guidate da cani pazzi e da un pastore cieco, solo la mancanza del solito burrone di turno ha finora impedito l’irreparabile. Il passato è perduto e con esso le sue speranze, i suoi miti, i suoi valori. Niente e nessuno ha sostituito quel passato; il dio-denaro si è acconciato a far la surroga, suo malgrado si è ridotto a prendere il posto della già citata triade. Ma questo idolo d’oro amato e idolatrato dalle genti nostre non ha un fine, non dà ordine agli umani, non indica vie, si limita a una crescita di potenza, a creare capitali e a concentrare poteri, a creare imperi politici, militari e finanziari. Imperi dalle basi incerte perché sono sostenuti dall’avidità più pazza e cieca e dalla paura di perdere se stessi e la propria anima assieme al patrimonio.
IaNa per FuturoIeri
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