* PENSIERIDEE *

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Società malata e in disgrazia

 

Da un quotidiano del 30/10/07 apprendiamo: “Sempre più gente sniffa cocaina Boom di nasi rifatti”. L’articolo informa che l’uso di questo stupefacente comporta gravi ripercussioni sui tessuti cutanei del naso fino a provocare la necrosi dei tessuti, per questo le liste d’attesa negli ospedali per certi interventi superano un anno e mezzo, in una clinica privata c’è da attendere solo (!) cinque mesi; la denuncia viene da una fonte autorevole assicura l’articolo. Questa notizia è stata infatti ripresa anche da altri quotidiani. Del resto è credibile che una società malata di protagonismo e accecata da bisogni indotti dalla pubblicità, irreali, strani, gonfiati e irraggiungibili, con moltitudini di esseri umani che invidiano e vorrebbero imitare modelli e stili di vita appannaggio di minoranze ristrette di ricchi e famosi si stia bruciando nasi e cervelli alla ricerca di facili paradisi chimici. Quando il paradiso artificiale è un fenomeno di massa, è il modello di vita e la società che necessitano di una revisione profonda, perché non può solo essere un problema dei singoli drogati.

Di palo in frasca, ma neanche più di tanto.

In queste ultime settimane fra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno, complice probabilmente un peggioramento complessivo delle condizioni generali e del costo della vita per milioni di italiani, è emerso di nuovo il problema della devianza criminale legata all’immigrazione con la solita mascherata dell’esibizione delle facce da sceriffo gastigatore di politici e uomini della legge. Una riflessione su come stia cambiando questa società “italiode” è opportuno. Prenderemo una pubblicità delle Poste di qualche tempo fa che aveva per oggetto il sacro del nostro tempo, ossia il dio-denaro. In quel caso quattro emigrati pubblicizzavano un sistema di invio di soldi verso i paesi d’origine, quello di colore rappresentava l’operaio con tanto di tuta da lavoro, l’emigrato dell’est i lavori d’edilizia con tanto d’abbigliamento e utensili del caso (forse era carpentiere o forse elettricista), la donna sempre dell’est-europa l’infermiera con cuffia e sala operatoria nello sfondo, un tale con il volto vagamente medio-orientale il venditore al minuto. Ognuno al suo posto, ogni categoria di emigranti viene incasellata dentro una rigida gerarchia e quella pubblicità fotografa il presente di una società non multietnica ma multirazzista. In una società italiana dove la mobilità sociale è pochissima da sempre, la cosa minaccia di essere dirompente. Inoltre è la dimostrazione che questa società non ha da offrire altro che non sia questo presente ai suoi, come a questa gente forestiera; l’impotenza di un sistema sociale ed economico che non salva nessuno pare essere proporzionale al suo razzismo straccione e isterico.

 

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23-01-08 16.50