* PENSIERIDEE *
Per gli affezionati che qui ci leggono o altrove ci ascoltano
Bananìa alla corte dell’Imperatrice di Atlantide
[Seconda parte - Capitolo 2°]
Cosa era l’Imperatrice di Atlantide
(La creazione del mostro più bello del pianeta azzurro)
A prima vista non era chiaro agli occhi dei visitatori forestieri o degli ambasciatori che cosa fosse realmente e quali poteri avesse. C’era qualcosa di anonimo, di burocratico, forse il taglio dei capelli a caschetto, forse i vestiti di un grigio inquietante da ingegnere tapino recluso per decenni nel suo cubicolo, forse la cartellina di pelle nera con i bordi in oro sempre sottobraccio, o forse lo squallore del seguito. Era gente meschina: affaristi, giuristi, procacciatori d’affari, qualche generale in pensione, un paio di ammiragli in disarmo. Solo da vicino quando l’interlocutore poteva osservare il volto, gli occhi, o i gesti delle mani o della bocca poteva comprendere la natura artificiale di quell’essere. Quando si arrivava ai problemi emergeva la differenza fra l’imperatrice e il suo staff umano. L’evidenza del potere che esercitava e della natura artificiale del leader politico era palese, clamorosa. Gli uomini e le donne del seguito apparivano timorosi e quasi a disagio quando colei che incarnava il potere prendeva la parola, o scrutava i documenti cartacei, o si avvicinava al quadro comando ove erano rappresentate le aree di crisi o dei grafici di carattere sociale o economico. Ogni gesto implicava una manifestazione di forza, enorme, spropositata, ogni parola rimarcava profondità di conoscenza e un carisma fuori dal comune. Il motivo era semplice essa era creatura artificiale, un innesto del tutto nuovo di nanomeccanismi, alterazioni del DNA, tessuti artificiali e uso di sostanze dopanti. Di umano aveva sostanzialmente solo la forma, dietro c’era il mistero di come una creatura sintetica potesse essere il centro politico di un potere espressione di un vastissimo consorzio umano e non solo. Forse questo era possibile perché già da tempo la parte più sviluppata della razza umana aveva alterato le forme della vita, o forse perché le principali imprese di borsa da tempo s’affidavano a programmi complessi elaborati da supercomputer, o forse perché fin dalla notte dei tempi gli umani avevano paura di sé stessi e si affidavano a maghi, astrologhi, e negromanti. In generale il ricorso ad un essere superiore poteva sollevare gli umani dal timore di commettere errori e follie Fisicamente in quegli abiti da burocrate, si mostrava una donna andante sulla quarantina, un po’ sciupata nel volto, una figura che vista da lontano non impressionava più di tanto. Solo un esame più attento rivelava nell’essere qualcosa che tradiva l’autostima e la vanità. Piccoli segni e gesti, qualche attenzione al volto, il trucco rosa sotto le sopracciglia e sulle unghie delle mani un doppio strato di smalto bianco. Anche se era una biomacchina rivelava in definitiva qualcosa non solo di femminile ma anche di personale; c’era in essa una percezione di se stessa che rivelava l’autostima, un’idea non vaga di essere in grado di esercitare un ruolo di potere e di dominio. Aveva in breve un ruolo e un titolo e un handicap non da poco non aveva un nome. Era un modello unico nel suo genere e per nominarla bastava il titolo e il grado; quasi che quella personalità così forte dovesse identificarsi con il suo ruolo e con il senso della sua missione. Dopotutto anche in questo non era umana, forse la cosa non era poi così importante.
Il signor Todt
(Potendo scegliere, perché non scegliere il male maggiore)
Il centro del potere atlantideo era in definitiva un vasto complesso di grandi società finanziarie controllate da poche famiglie di ricchissimi e da molti supercomputer manovrati da abili mani. Questo centro di potere che muoveva le principali decisioni politiche e sociali era sempre scosso da continue contraddizioni e da interessi particolari che spesso paralizzavano l’attività degli esecutivi o imponevano scelte impopolari o contraddittorie. Inoltre per loro natura i troppo ricchi non si legano mai ad un paese, ad una bandiera, o ad una precisa ideologia, quindi le classi dirigenti difettavano di amor patrio. Questo faceva sì che spesso alcune decisioni prese fossero in contrasto con gli interessi generali di Atlantide premiassero ora quel potente ora quel gruppo di pressione straniero, ora quella scelta politica, ora quel suggerimento della criminalità organizzata. Volle il caso che un simile sistema rafforzava enormemente una parte dei nemici di Atlantide che con astuzia si erano legati agli interessi particolari di alcuni potenti e di alcune imprese, e nella prosperità dell’impero essi stessi prosperavano e si rafforzavano economicamente e militarmente. Per porre termine al caos politico e ai suoi incerti esiti fu presa in considerazione l’ipotesi di creare un centro di potere saldo e carismatico. Un potere concreto e fisico che fosse la rappresentazione in carne e ossa e microchip e nanomeccanismi del potere atlantideo. Occorreva un sire, ma un sire era troppo per un impero così grande, quindi coloro che avevano il potere presero in considerazione qualcosa di più di un re. Tuttavia una simile figura di chiara potenza imperiale era ingombrante e anche un po’ impegnativa. A quel punto davanti alle critiche gli staff di specialisti suggerirono di ripiegare su un’imperatrice. Il consiglio piacque. I potenti di Atlantide decisero allora di darsi una padrona. Vuole il caso che presso gli umani, come è noto, le donne sono pagate meno degli uomini e per facile analogia fu universalmente considerato che il costruendo esecutivo imperiale sarebbe costato un po’ meno se a gestirlo fosse stata una creatura artificiale di sesso, ammesso l’avesse, femminile. I tapini evidentemente avevano poca dimestichezza con la storia dei precedenti imperi altrimenti forse avrebbero optato per qualcosa di diverso essendo il potere imperiale in generale costoso, spesso instabile e se guidato al femminile quasi sempre si rivela temerario nelle imprese militari e bramoso di novità e di festeggiamenti costosi e spreconi. Fu così che nel freddo paese dei goti, che si trovava del Vecchio Mondo, fu commissionato l’incarico di costruire l’essere che doveva diventare l’imperatrice. Le industrie del signor Todt ottennero l’importante commessa per la costruzione di quel modello unico; rimasero i tecnici e gli specialisti stupiti della scarsa fantasia dei committenti sulle specifiche, sulle prime pensavano ad un errore le caratteristiche fisiche indicate sembravano quelle di una direttrice di supermercato o della moglie un po’ sciupata di un vecchio finanziere a fine carriera. Tanto per strafare gli ingegneri e gli specialisti goti intesero di fare il bene della committenza inserendo nelle caratteristiche psichiche di quella creatura le caratteristiche culturali e mentali specifiche della gente della loro terra. Fra le caratteristiche più importanti c’era un certo amore per l’ordine e la pulizia, una mente ben ordinata, sobrietà, animo romantico, familiarità verso i cani e i lupi e un nobile istinto caratteristico di quella gente che aveva fatto la fortuna dei loro antichissimi guerrieri: Il furore. Ad onor del vero c’era una certa parentela fra gli atlantidei e i goti che risiedevano in quella fredda regione ove erano collocate le industrie del signor Todt. In un tempo remoto molti goti erano emigrati in Atlantide seguendo il loro istinto guerriero e per le loro virtù e le loro capacità avevano fatto carriera e si erano inseriti in quella società. Nanomeccanismi e microchip furono collegati al cervello della creatura, alcuni pezzi del corpo furono sostituiti per impianti speciali e l’intera struttura organica benché di forma umana non era tale ma integralmente artificiale. Era qualcosa di più di una grossa bambola animata costruita per compiacere qualche miliardario sfaccendato. Era un lavoro superbo, una creatura precisa, perfetta capace di rispondere a tutte le esigenze del caso, poteva stivare diverse migliaia di giga di dati grazie ai portenti installati, collegarsi alla rete universale direttamente con il cervello che era integrato con più microcomputer, capacità di modulazione della voce che in caso di pericolo poteva raggiungere livelli atti a stordire, visione notturna, impianti per il riconoscimento di sostanze nocive e radiazioni. Tutto questo dentro un essere che dopotutto era vivo e sembrava proprio una donna umana sulla quarantina. Per la parte propriamente estetica i professionisti convocati furono poco fantasiosi o forse troppo legati alla pubblicità commerciale che veniva propinata ai goti. Capelli biondi tagliati a caschetto, ormai fuorimoda da decenni, altezza superiore alla media, longilinea con un leggero eccesso di tessuti adiposi dovuti alla vita d’ufficio, membra sottili, occhi color blu intenso con una certa sfumatura grigiastra, terza misura di seno. Sugli occhi e sul seno si erano molto divisi gli esperti, piacque tuttavia rifarsi ad un antico condottiero dei popoli goti famoso per gli occhi blu e i poteri ipnotici. Per le misure del seno fu adottato un compromesso numerico fra la prima e la sesta misura, pare che fra gli esperti vi fosse confusione fra il concetto di leader politico e quello di pornostar. Sugli abiti c’era molto da questionare chi voleva tute spaziali, chi divise, chi roba da giornaletti o calendari. Alla fine optarono di presentarla ai committenti con un raffazzonato completo simil-maschile da direttrice di supermercato di quartiere. Il successo presso i clienti fu enorme, il mostro imperiale mezzo vivo e mezzo meccanico sarebbe stato proprio quella cosa lì. L’apparenza poteva essere quella, ma al momento del dunque l’essere avrebbe funzionato e creato le condizioni di stabilità politica necessarie all’impero di Atlantide. L’imperatrice venne così introdotta dentro il suo staff esecutivo, il quale era formato da un concentrato di faccendieri, avvocati, uomini di legge, finti esperti, qualche generale e una turba di parassiti sedicenti esperti delle più strane discipline. Ben presto la natura gota dei suoi processi mentali emerse, e potenziata ad arte dai meccanismi prodigiosi, produsse nell’essere la certezza di essere al centro di una congrega di pazzoidi, sciagurati, ladri impuniti e gentaglia dissoluta. Era quel materiale umano la più che probabile causa della decomposizione rapida del sistema imperiale, sistema che aveva elevato quella feccia ai ranghi più alti delle responsabilità militari e della gerarchia sociale. Quindi l’essere aspettò di aver sotto controllo gli ambienti e la situazione, poi impose con le cattive una legge che la poneva al di sopra di ogni inchiesta e di ogni sospetto e di ogni critica. Del resto una simile cosa era in linea con la sua natura e con la sua missione. Stabilì che avrebbe strangolato, fatto sparire, liquidato fisicamente ogni inetto del suo staff colto in flagrante reato, e reo di eccesso di cretinismo applicato, o peggio di palese tradimento. Nel giro di tre anni il cimitero interno del palazzo imperiale triplicò e lo staff fu rinnovato più volte, rimasero sempre il cane mezzo lupo, l’usciere sordo dimenticato a sorvegliare lo sgabuzzino della cancelleria, l’addetta a riscaldare il caffè per gli umani. Il personale venne via sostituito, strangolato, sparato, fatto sparire, sostituito, o congedato. Nessuno ebbe a lamentarsi di una tale ecatombe di ladri, profittatori, anime dannate e cretini patentati; anzi era proprio nel costume atlantideo favorire una certa mobilità sociale e ad ogni decesso illustre tutta la scala sociale si muoveva un poco perché morto un potente ne arriva un altro lasciando il posto a qualcuno che aspettava il suo turno e questo si trasmetteva a tutta la gerarchia fino all’ultimo cialtrone che viveva d’espedienti ai margini della società.
Il mondo conquistato degli atlantidi
(Dove la peggior causa ebbe il suo degno epilogo)
La guerra permeava tutta la società atlantidea, la quale era fra le più belliciste del piccolo pianeta fin dalla sua fondazione. Solo un passato impero ormai ridotto a cumuli di dimenticate rovine era stato così vincolato alle fortune della guerra e delle aggressioni come l’impero di Atlantide. Per colmo d’ironia l’antica sede di questo impero era proprio situata in quel di Banania nel punto dove sorgeva la capitale del regime cleptocratico del sedicente Belpaese. La guerra piccola, grande o grandissima era l’affare più grande degli atlantidei e solleticava il loro orgoglio e era tanta parte della loro cultura, muoveva il cinema. La radio, la rete universale, produceva opere letterarie e drammi teatrali, finti documentari e azioni sceniche accompagnate da canti e musica la cui natura morale oggi sfugge anche agli esperti più provati e accreditati. Vi erano invero delle pecore nere, dei guastafeste anche in Atlantide, gente strana che traeva un piccolo profitto dalle loro critiche e che proprio per la relativa povertà dei compensi era poco stimata dai più. Essi con mille trucchi cercavano di mostrare non tanto gli orrori della guerra perpetua, quanto intendevano protestare per i prezzi mostruosi imposti agli strati più poveri della popolazione che come sempre è quella che paga per tutti quando la guerra presenta il conto. Atlantide nella sua volontà di potenza aveva costruito basi navali ed aeree in tutto il pianeta, ma il tentativo di dominare il pianeta a partire dai mari e dal cielo aveva un prezzo altissimo. Un primo tempo gli atlantidei cercarono con il bottino enorme avuto dalla vittoria nella seconda grande spartizione del mondo di pagare le spese per il loro dominio. Poi scoprirono che all’est alcuni popoli non erano d’accordo e si forzarono a chiedere aiuto agli alleati. Poi intesero che e davvero nessuno li amava e li sopportava sul pianeta azzurro, a parte se stessi, e non sempre, e allora imposero delle tasse e degli obblighi militari ai loro vinti di un tempo. I quali tanto per far qualcosa ricostruirono le loro forze armate. Più il potere Atlantideo s’espandeva più numerosi si facevano avanti i loro nemici, più tasse e soldati e mezzi erano chiesti ad alleati e popoli vinti, più cresceva l’astio e il risentimento nei confronti del loro regime bellicista e sanguinario. Infine Atlantide ormai costretta fu forzata al sacrificio cominciò a tassare i poveri della sua terra. Questo presto non bastò più le nuove armi spaziali, nuovi mezzi per la fanteria, nuovi sistemi d’offesa e di spionaggio costavano davvero tanto. Quindi Atlantide iniziò a tagliare le spese per le infrastrutture civili, la guerra perpetua stava bruciando con le spese militari tutta l’economia la quale era ad onor del vero da diversi anni in difficoltà. Occorreva tassare i ricchi e i proprietari terrieri, ma questo era considerato immorale e turpe. Pare che i ricchi in quella terra avessero un Dio tutto loro dalle fattezze di un vitello d’oro che proibiva questa cosa ritenuta illecita ed empia. Gli atlantidei si forzarono a fare una cosa incredibile chiamando i loro nemici e chiedendo loro di essere partecipi dei loro interessi. Era qualcosa di nuovo, di pericoloso e di insidioso, ma permetteva di tenere assieme un vero e proprio impero e con esso le migliaia di interessi ed egoismi che alimentava. Quando questa politica rivelò tutta la sua natura insidiosa e pericolosa allora dalle profonde oscurità dei centri di sviluppo e ricerca dei goti fu creata la creatura artificiale denominata l’imperatrice di Atlantide. Quest’essere non umano avrebbe costituito il punto di snodo e di mediazione degli interessi economici e politici prevalenti in Atlantide. Così i grandi potentati economici avrebbero potuto sbarazzarsi di quella cosa funesta e sciocca che erano le elezioni presidenziali che tanti grattacapi avevano dato in passato ai privilegiati e ai ricchissimi. In alcuni periodi in vista delle scadenze elettorali i bilanci delle imprese erano gravati da elargizioni costose a gruppi politici, partiti, bande di delinquenti e singoli personaggi. Questo era necessario per tenersi buono chiunque prendesse il potere, o quel simulacro di sé che era ormai diventato il potere politico. Un potere sempre più debole, frammentato e ricattabile che spesso non riusciva a ricompattarsi neanche davanti a gravi pericoli o infiltrazioni, perfino fra i membri dell’esecutivo, ostili agli interessi generali di Atlantide. Intanto mentre la crisi politica andava risolvendosi nella creazione di un potere imperiale la guerra perpetua si sviluppava e nella forma del terrorismo ora indigeno ora finanziato dai servizi segreti che ormai andava trasformandosi nella guerra di tutti contro tutti. La guerra era un ottimo affare per gli industriali questo rappresentava contratti con le forze armate, per i finanzieri essa era la certezza di nuove speculazioni in borsa, per imprenditori significava acquisizione di forza lavoro a poco prezzo e nuove possibilità di saccheggiare le risorse naturali di altre nazioni, i generali e gli ammiragli erano ammessi nelle anticamere del potere, e i politici e i loro parassiti e la loro gente di servizio erano così in grado di favorire con le loro decisioni gli interessi dei grandi poteri finanziari. Ovviamente coloro che avevano il potere cercavano di far pagare le tasse ai più poveri. Rovesciare su di loro i costi economici, materiali e fisici delle guerre che arricchivano i potenti e i loro satelliti era uno dei fondamenti della politica di Atlantide. Del resto i poveri non mancavano mai ad Atlantide da ogni parte del piccolo pianeta azzurro, e perfino dai confini della galassia, arrivavano interi popoli in marcia da terre ancora più tristi e desolati in cerca di miglior futuro. La miseria del consorzio umano sul pianeta era tale da costringere una vasta umanità a scappare verso miraggi e speranze di una vita migliore, alle volte una baracca e un paio di pasti caldi al giorno erano molto per milioni di umani. Così non mancavano mai ad Atlantide milioni di umani pronti a fare i braccianti, gli operai sottopagati, i soldati mercenari, la bassa manovalanza della delinquenza, e ovviamente a far parte di quella gran massa di disoccupati e sottoccupati sempre utili per sostituire i lavoratori in sciopero o per ricattare chi è già occupato con la minaccia della sostituzione. Il sistema atlantideo premiava coloro che privi di scrupoli approvavano quel regime e quel sistema sociale ove contava solo il denaro e il potere. A onor del vero non era poi quella gran cosa quasi tutti gli imperi del pianeta azzurro si fondavano in ultima analisi sul dominio dell’uomo sull’uomo e sul dominio, in generale, degli umani sulla natura. Ovviamente su quella parte della natura che questi viventi potevano controllare e conoscere. Del resto era cosa comune sul pianeta azzurro che gli imperi umani sacrificassero sull’altare delle spese militari le risorse finanziarie che erano destinate ai bisogni primari quali pubblica carità, scuola, sanità, costruzione di case a poco prezzo, spese di carattere sociale in genere. Quindi quando dalla mattina alla sera fu annunciato il passaggio da un regime presidenziale ad uno imperiale la cosa passò quasi inosservata. La maggior parte degli atlantidei era troppo presa dal pensiero di soddisfare i bisogni primari e qualche bisogno indotto dalla pubblicità per interessarsi della cosa. Del resto la politica aveva sempre dato così poco perché mai dovevano occuparsene si chiedevano i molti. Contava per gli atlantidei ciò che era materiale, concreto, immediato e valutabile in termini economici. Come è noto la libertà non ha prezzo e non è quotata in borsa. [CONTINUA]
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