* PENSIERIDEE *

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Bananìa alla corte dell’Imperatrice di Atlantide

[Quinta ed ultima parte - Capitolo 3°]

 

Raduni popoli, crei eserciti, persuadi intere razze a seguirti, conquisti territori, imponi i trattati e poi la sfortuna in guerra ti toglie tutto: gioia, potere, e soprattutto i tuoi sogni di gloria

 

La guerra contro la Repubblica di Arihman  fu molto violenta, spiacevole, inoltre stavolta le vittime erano armate con mezzi adeguati.  Costoro avevano inoltre un buon motivo per difendersi: il loro petrolio, perla di tutti i motori, chiave di volta del potere economico, nera materia che fu, in quel remoto passato, il sangue e la vita di tutti i trasporti, di tutti i commerci, di tutte le produzioni.

Alla gioia per lo svuotamento rapido delle vecchie bombe da dismettere con gravi costi  in caso di mancato utilizzo subentrò nei finanzieri la constatazione che le vittime stavolta non si erano arrese e che l’aumento dei prezzi delle materie stava facendo crollare il sistema economico basato sulla sciagurata dissipazione di materie prime, di energia ormai non più a buon prezzo, di talenti, di creature viventi, di beni, e addirittura di mercenari e soldati.

Era tutto calcolato.  L’imperatrice aveva previsto che con quel sistema economico e finanziario e con quella banda di delinquenti e parassiti che lo spalleggiava il suo impero sarebbe morto.

Dal momento che nel corso di condizioni ordinarie di governo sarebbe stato impossibile mutare lo stato dell’economia e della gerarchia sociale ecco che si rendeva necessario sfruttare le condizioni straordinarie della guerra per arrivare allo scopo.  In fin dei conti l’imperatrice voleva preservare l’impero, il quale era la sua ragione di vita, se per la salvezza del suo regno parassiti, ebeti, idioti e dementi sarebbero trapassati nell’altra vita, tanto peggio per loro.  Se erano parte di Atlantide dovevano esser fieri del loro destino.  In caso contrario erano dei cretini e dei pazzi che avevano sbagliato cavallo sul quale montare.  Il cretinismo del resto era una brutta bestia, generazioni di notabili, generali, ammiragli, sacerdoti di rango, proprietari fondiari, finanzieri, industriali, delinquenti e criminali organizzati avevano dato per scontato che l’impero fosse al loro servizio e non il contrario.  Ora erano in trappola: o aiutare il potere ad andare fino in fondo o precipitare nel caos con esso. Mai venne in mente a sua maestà che doveva esserci qualcosa di più bello e di più giusto che poteva e doveva trascendere questa realtà di morte, egoismo, follia omicida, avidità innaturale.

L’utopia non era parte della cultura dei goti, fin dalla notte dei tempi essi si erano sempre mostrati tanto cruenti quanto materialisti; come la loro figlia spirituale.  Le cose stavano prendendo questa piega: l’impero di Atlantide minacciato e più volte colpito dai suoi nemici aveva scaricato i suoi arsenali addosso ai nemici più odiosi, tuttavia quello che si prospettava era lo scatenamento di un grande conflitto planetario con lo scopo di pervenire a una drastica purga di nemici interni e di inutili approfittatori.  La distruzione del dissenso e dell’imbecillità all’interno di Atlantide avrebbe ridotto la capacità degli imperi rivali di influenzare la politica imperiale.  Un’estensione del conflitto per impegno e gravità avrebbe permesso di distinguere fra gli alleati reali e quelli che erano tali solo per finta, e ancor peggio quelli che erano tali per loro esclusivo comodo.

 Il potere  politico grazie al conflitto si stava accentrando e la sottrazione di risorse finanziarie e di materiali a vantaggio delle forze armate stava indebolendo i poteri che fino ad allora l’avevano fatta da padroni.  Con grande stupore finanzieri, proprietari terrieri, industriali e banchieri osservarono che il potere politico così fortemente accentrato stava condizionando le loro strategie patrimoniali con leggi, vincoli fiscali e punizioni anche efferate.  Non era possibile giocare d’astuzia o inventarsi mille inganni, o trovare mascalzoni pronti a lavorarsi i politici con doni ed elargizioni di denaro.  Stavolta loro, e per la prima volta, stavano sotto il dominio di un potere forte e brutale da loro stessi voluto ed erano forzati a seguire il suo comando e il suo interesse.  Più la guerra contro i malvagi repubblicani di Arihmann proseguiva e maggiore era il potere che l’imperatrice andava consolidando.  Assomigliava questa politica a quella di un antico condottiero spirituale dei goti che negli ultimi tragici anni del suo impero, che fu distrutto durante la Seconda Grande Spartizione del Mondo, aveva iniziato a plasmare la sua gente secondo la sua volontà.  Quest’antico sire aveva iniziato a distruggere scientificamente e con metodo industriale nemici razziali, politici, devianti, dementi, traditori e in generale tutti quelli che lo contrariavano.  Inoltre aveva cercato, in un modo un po’ rozzo e con fare da allevatore di cavalli, di creare una super-razza dalle genti gote e da altre genti affini ad esse su cui esercitare il suo assoluto dominio.  In nome dei suoi dei, beninteso!

L’imperatrice pur avendo poca propensione per tali forme di spiritualità esoterica, stava operando per fare di Atlantide il grande impero; per dare ordine a popoli e genti diverse che per decenni avevano, manifestato un  sentimento di appartenenza ad Atlantide di natura mercenaria o di vile opportunismo.  Molti erano diventati atlantidei per la speranza palese di far quattrini o di cambiar in meglio il tenore di vita.  Una sorta di enorme società civile mercenaria che messa alla prova poteva dar pessime prove. In sintesi poteva tradire.  Di qui la necessità di selezionare ed eliminare o espellere prima che la situazione volgesse al peggio e il conflitto imponesse prove ben più dure e catastrofiche.  Purificate, con metodo e calma, le file della popolazione civile e delle classi dirigenti dai vili, dalla feccia, dagli opportunisti e dai drogati; sua maestà s’avviava a creare un regno spiritualmente omogeneo e culturalmente affine ai suoi disegni di dominio e di potere.  Il suo impero doveva essere stabile, certo delle sue leggi e della sua ragion d’essere, forte nei principi e nella sua natura di dominio universale.  Una cosa seria quindi, per tutti e in particolare per sua maestà.

Trovò l’imperatrice sconvolgenti le critiche dei soliti malintenzionati riguardo alle morti sospette, alle fucilazioni sommarie, all’uso indiscriminato degli squadroni della morte, alla sparizione di migliaia di persone e nuclei familiari, alle esecuzioni sommarie quotidiane.

Un impero non può ristrutturarsi senza qualche dolorosa, ma necessaria, eliminazione di massa di gente pericolosa e ostile.  Il fatto che fra i pericoli pubblici ci sia l’innocuo vicino di casa che tanta gente conosceva e stimava rafforzava la convinzione di sua maestà di dover lavorare molto  per integrare questi milioni d’ingrati nel suo impero. Per quella sublime creatura valeva il principio che un sovrano infallibile non può essere criticato dalla plebaglia, specie quando sbaglia. La guerra aveva creato quindi una magnifica condizione di ristrutturazione e ridefinizione dei poteri.  Questo conflitto volutamente iniziato per ricostruire la mappa dei poteri mondiali e atlantidei procedeva con straordinaria lentezza. Per dare vigore allo scontro l’imperatrice si risolse a chiedere di nuovo  l’aiuto degli alleati più fedeli.  Il decadente “Impero dei mari” fu il più sollecito e mandò il meglio del suo esercito convinto che la propaganda atlantidea fosse veritiera quando proclamava le sue mirabolanti vittorie.  In realtà quest’antico impero aveva tante volte chiesto l’aiuto atlantideo e ogni volta aveva ceduto un pezzo del suo potere finanziario o dei suoi domini ai suoi infidi e avidi alleati.  Del resto i sudditi di quel regno erano simili agli atlantidei.  Uguale era la disomogeneità di razza e di cultura di quelle genti, stessa fede nel Dio-Denaro e nell’uso della forza per servirlo.  Temevano Atlantide ma ancor di più la sua caduta che avrebbe fatto esplodere le differenze di cultura, di razza e di casta interne alla loro società, erano quindi alleati per la vita e per la morte.

Quindi con i loro alleati fedeli gli atlantidei sferrarono una potente offensiva contro i malvagi nemici, questi duramente battuti furono forzati a chiedere aiuto.  Fu allora che i nemici di Atlantide vista compromessa la loro influenza sui potenti della società imperiale a causa delle stragi  e in crisi  per i nuovi fatti d’arme che compromettevano i loro interessi mondiali si decisero a far arrivare agli Arihmaniani armi nuove e sofisticate in grado di contrastare la potenza militare che si era rovesciata contro di loro.  Ovviamente i beneficiati pagarono gli ordigni profumatamente.  La questione sul tavolo dei leader degli imperi dell’est era semplice: dovevano impedire la vittoria di Atlantide e mantenere una via d’accesso alle risorse petrolifere delle Terre di Caino perché  la presenza di enormi giacimenti non sfruttati garantiva la possibilità di mantenere l’ordine costituito, la produzione, i divertimenti della plebaglia  e i consumi ancora per un po’.  Almeno fino all’ultima goccia di oro nero.  Il problema era che la guerra minacciava i pozzi, le infrastrutture e la navigazione delle petroliere, se quel poco di petrolio che c’era nel pianeta azzurro non finiva estratto e venduto a beneficio di pochi miliardari si sarebbe profilato il caos economico e politico, e forse il crollo della civiltà umana, o a onor del vero il punto da dove iniziare la fondazione di una Nuova Atlantide.

Mentre  i nemici di Atlantide ponderavano i generali imperiali per superare certi intoppi dovuti a decine di potenti fortezze incastrate fra le montagne avevano fatto ricorso a bombe atomiche tattiche di nuova concezione, una vera sfida per tutti i nemici di Atlantide.  L’ammissione dell’uso di quelle armi funeste fu esplicito, il livello dello scontro si era alzato.  L’imperatrice pensava di far opera di dissuasione nei confronti dei molti nemici, ma costoro scelsero di rischiare il conflitto nucleare limitato pensando a un bluff atlantideo e iniziarono a far partecipare al conflitto gruppi di mercenari da loro prezzolati un tanto a strage dotati di armi sofisticate e di nuovi trucchi.  Gli atlantidei e i loro alleati si trovarono contro gruppi di professionisti del terrorismo e della guerra, quindi presero contromisure e armarono decine di squadroni della morte con l’ordine di punire le popolazioni ostili e annientare i nemici che usavano le tecniche della guerriglia e del terrorismo.  Il conflitto si trasformò in una guerra ai civili, costoro erano vittime facili e quasi indifese per dei tagliagole di professione quali erano i mercenari che militavano da entrambe le parti.  Questa guerra squallida fece guadagnare tempo agli Arihmaniani i quali stanchi di essere battuti dagli atlantidei e derubati dai mercanti d’armi rovesciarono suoi nemici il peggio del meglio della loro produzione missilistica.  Il bombardamento che ne scaturì fu terrificante: navi, portaerei, città furono colpite e talvolta distrutte, in quell’occasione alcuni ordigni colpirono pure dei satelliti in orbita.  La reazione atlantidea fu l’uso limitato di armi chimiche e nucleari tattiche su alcuni centri urbani nemici.  L’attacco atlantideo portò una parte degli abitanti della Terra di Caino a simpatizzare apertamente per i nemici di Atlantide. Era davvero inquietante per gli esseri umani questo massacrare le popolazioni altrui e se queste popolazioni confinavano o erano affini la cosa diventava subito pericolosa.  Chissà chi sarebbe stato travolto un domani da questa guerra.

Fu così che seguì alla violenza dei massacri chimici e convenzionali una serie di attentati e di uccisioni di rappresaglia  specie contro gente inerme e indifesa, civili  perlopiù che si trovavano all’estero per turismo o per lavoro e che finivano, in quanto atlanti dei o in quanto sudditi di paesi alleati per essere bersaglio di terroristi, partigiani e violenti.  A questa ondata di terrore l’imperatrice fece seguire una campagna di propaganda interna ad Atlantide volta a dimostrare la barbarie e la cieca violenza delle altre civiltà umane.  Le quali se ne fregavano altamente delle offese ed erano semmai rese inquiete dai rincari di beni e servizi che la guerra stava scatenando.

Non bastava più convincere  gli atlantidei della loro forza, era necessario staccarli con la paura dal resto della difforme razza umana per farne una cosa a parte, una cosa nuova e diversa.  Atlantide doveva essere e il suo passato meschino e pazzo doveva lasciar posto a qualcosa di diverso e di nuovo, di alto, nobile e se possibile solenne.  Quindi un nuovo ordine sociale e politico doveva sorgere dalla confusione e dal disordine del conflitto.  A costo di far trapassare la metà dei suoi sudditi e probabilmente  i tre quarti della razza umana la cosa le sarebbe riuscita.  La sua Nuova Atlantide avrebbe dato per secoli l’esempio di cosa era un potere centralizzato forte e unitario, sarebbe stata l’impero dei suoi desideri, o in caso di fallimento del suo impero sarebbe rimasto solo un cumulo di rovine radioattive.  Scongiurare il fallimento di un progetto così ambizioso era essenziale, per questo furono riattivati o ricostruirti grandi bunker e strutture segrete per l’evenienza di un bombardamento chimico o nucleare.  Occorreva esser sicuri di salvare almeno quella parte di atlanti dei che doveva andare a costruire la nuova Atlantide e ovviamente la massa che doveva costituire la nuova popolazione. I prescelti che dovevano creare e produrre il nuovo popolo di Atlantide.  La paura generata dal conflitto aveva fatto che quasi nessuno si domandasse perché venivano costruire quelle basi sotterranee comunicanti fra loro e da dove venissero i progetti e i mezzi, un mondo buio  dominato dalle luci artificiali, dalla roccia, da porte ermetiche e camere blindate stava nascendo.  Il nero ventre dove avrebbe preso forma la nuova gente del grande Impero stava per concretizzarsi.  Gli umani ordinari non bastavano più.  la guerra aveva reso possibile la manipolazione delle risorse ma non aveva risolto il problema che si sarebbe posto di lì a breve. Come inserire questa nuova gente così manipolata e ricostruita nell’impero?  Per l’Imperatrice la soluzione era semplice occorreva portare il conflitto a ridosso dei confini di Atlantide per subire gravi perdite di popolazione e ricostruire il popolamento non ricorrendo più al rozzo sistema di importare esseri umani o ancor peggio di aspettare il comodo dei propri sudditi in materia di natalità.  Considerava la regale maestà che occorreva crearli i sudditi, possibilmente in loco, nella quantità e nella qualità desiderata, sennò a che serve il potere se poi i dominati si prendono mille licenze di far quel che gli pare, incluso il far i bambini.

L’idea era quella di prendere a modello gli alieni di Andromeda che vivevano strettamente controllati dalla loro gerarchia interna, presso quei lontani esseri la riproduzione seguiva  gli collettivi ed era pianificata come in un formicaio, o se si preferisce un alveare.  Atlantide si sarebbe trasformata in un gigantesco formicaio anche fisicamente perché la rete di tunnel si sarebbe estesa a tutta l’isola-continente, le formiche di questo impero sarebbero stati gli umani opportunamente modificati geneticamente e mentalmente riprogrammati.  Parte della futura vita si sarebbe svolta in superficie e parte sottoterra, sempre secondo la volontà imperiale. Non rimase a sua maestà imperiale che l’attesa di un passo falso, di un gesto cretino per stroncare i nemici e scatenare una serie di bombardamenti nucleari, chimici e batteriologici.  Più il tempo passava e con maggior forza emergevano circostanze che avrebbero favorito la creazione della sua Atlantide.  I maledetti imperi dell’est non cadevano nel tranello di scatenare loro un conflitto  distruttivo  della civiltà e volevano vivere nel caos della decadenza sociale e del disordine economico.   Fu allora che sua maestà imperiale pensò d’usare il folle  regime di Bananìa per raggiungere i suoi scopi, sarebbe bastato far avere qualche ordigno nucleare ai soliti terroristi e canaglie prezzolate.  Questi avrebbero demolito due o tre città a quel punto sarebbe partita la rappresaglia con un armamenti nucleare di ampie capacità distruttive, alla strage immane sarebbero seguiti una serie di attacchi con armi di distruzione di massa.  Al termine di tutto questo massacro si poteva anche interrompere le ostilità.  Doveva trovare chi avrebbe messo letteralmente in mano ai suoi nemici le pericolose armi, questo era un grosso problema.  Ritenne di dare in affidamento alcune di queste diavolerie al regime più corrotto e osceno del mondo: la Cleptocrazia di Bananìa. Per maggior celia c’erano molti che s’ostinavano a chiamarla ancora repubblica.

Sarebbero sparite in fretta le armi, certamente trafugate.  Bastava fra passare ,con un po’ di cautela, le informazioni e i nemici si sarebbero portati via gli ordigni e la nuova fase del programma sarebbe andata a buon fine.

Così per una volta quelle genti cretine e scellerate sarebbero state utili a qualcosa.  Se non poteva usare quei viventi per fare la sua guerra li avrebbe usati per arrivare alla sua pace sfruttando le loro natura di criminali e di ladri, e anche quella di noti minorati mentali, culturali e razziali.   Perdere tre quattro ordigni nucleari, che c’era di più semplice per creare la strage più grande e il più benevolo e buono dei regni della storia dell’umanità.  Infatti bastò far sapere a chi di dovere il luogo del sito e qualche indirizzo di custodi e ufficiali infedeli e le armi sparirono.  Solo che non finirono nelle mani dei terroristi, ma della criminalità organizzata. La criminalità di stampo mafioso si prese le armi pagandole il doppio di quello che potevano dare i malvagi terroristi.  Il denaro ancora una volta si dimostrò più forte della bomba atomica.

Con quattro ordigni nucleari il crimine organizzato era sicuro che non un solo subappalto dei lavori pubblici sarebbe sfuggito agli artigli dei delinquenti, altro che far saltare un giudice  qui c’era la forza di vaporizzare tutta la capitale di Bananìa,  i politici e gli amministratori sarebbero diventati molto malleabili a causa del ricatto nucleare.

Non la prese bene l’imperatrice, una repulsione tremenda la colse e si maledì per non aver intuito l’abisso di mortale cialtroneria dei suoi alleati e il loro miserabile attaccamento ai quattrini.

Per togliersi il mal di testa ordinò il solito centinaio di esecuzioni, una decina di bombardamenti, qualche omicidio, un paio di colpi di stato, un antidolorifico, e mezza camomilla calda.

Stabilì allora di costruire, anzi di far costruire un bel gruppo terroristico affidabile e coperto dai servizi segreti con ordigni nucleari chiavi in mano, tutto all’interno di Atlantide.  Purtroppo la criminalità bananiana aveva troppi investimenti in Atlantide. Furono i delinquenti del crimine organizzato sorpresi e dispiaciuti per la cosa e con una decina di gruppi di fuoco fecero trapassare nel regno delle ombre i falsi terroristi sprovveduti.  Non si può pensare di rovinare il commercio illegale per le manie di grandezza della politica, c’è una logica nelle cose del mercato.

L’imperatrice di Atlantide si adirò molto, ma la cosa era ormai andata troppo oltre e il suo progetto aveva bisogno di uno sviluppo immediato.  [SEGUE]

 

IaNa per FuturoIeri

 

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