* PENSIERIDEE *

          Per gli affezionati che qui ci leggono o altrove ci ascoltano

 

 

Bananìa alla corte dell’Imperatrice di Atlantide

 

[Seconda parte - Capitolo 3°]

 

La grande migrazione dei capitali

(Cosa potrà mai essere un killer professionista rispetto a un finanziere)

I denari seguono le condizioni per moltiplicare se stessi, anche i più potenti fra gli uomini d’affari devono seguire la suprema legge del capitale e sottomettere al supremo valore del danaro ogni scrupolo.   Quindi capitò che quando Atlantide entrò in sofferenza finanziaria, per i noti motivi, pian piano i ricchissimi del pianeta azzurro iniziarono ad investire miliardi e miliardi di profitti  più o meno leciti presso i paesi occupati, vassalli di Atlantide ma soprattutto verso i paesi ostili o nemici di Atlantide.  I presidenti di Atlantide e i loro staff di cialtroni, ciarlatani, ipocriti e delatori inizialmente non realizzarono di che portata fosse il pericolo.  Ovviamente come molti pericoli di natura finanziaria solo dopo che essi  si sono resi visibili, si rivelano come pericoli.   Il problema iniziò ad essere recepito solo quando i nemici e i rivali di Atlantide iniziarono ad acquisire una potenza economica che finanziava le loro spese militari.  Inoltre gli investimenti creavano le condizioni per rafforzare l’apparato militar-industriale.  Il sistema era cretino nella sua semplicità.  Un paese con uno Stato in grado di garantire il controllo del territorio creava condizioni fiscali favorevoli, occasioni per sfruttare la forza-lavoro al di là del bene e del male e delle sue stesse leggi, condizioni speciali, diritto d’inquinare e distruggere le risorse naturali, favori concessi alle imprese e agli speculatori.  In breve uno Stato per sue ragioni di volontà di potenza si sottometteva alle condizioni dei grandi leader della criminalità organizzata, degli organizzatori delle speculazioni finanziarie e dei più ricchi fra gli azionisti delle principali imprese del pianeta.  In cambio costoro collocavano nel paese le industrie che non c’erano, ovviamente alcuni paesi e nello specifico quelli deboli s’impoverirono o non trassero i benefici sperati.  Altri paesi, e invero quelli con dimensioni imperiali, che si trovavano ad est del Vecchio Mondo riuscirono a trarre un ottimo beneficio da questa migrazione di capitali.  Gli esperti si chiesero se per caso la cosa fosse espressione dei regimi repressivi e autoritari che controllavano quei paesi, o se al contrario forse la manifestazione della bontà di quelle popolazioni che ignoravano che cosa forsero la democrazia e la libertà.  C’era chi si spingeva a dire che questo era tutto merito della corretta applicazione della pena  di morte, estesa anche ai reati contro il patrimonio.  In realtà si sa che fu la volontà politica di apparati e gruppi di potere desiderosi di dare la scalata al potere mondiale, unita ad un cinismo ed a una ferocia inumana verso le popolazioni e gli ambienti devastati da quel processo di rapida industrializzazione, che creò le condizioni per il successo di quel modello di sviluppo.  Beninteso quello che è definito successo in realtà era la trasformazione di paesi con gravi problemi interni e senza un apparato militar-industriale atto a ricattare il resto del consorzio umano in paesi con gravissimi problemi interni con un apparato militar-industriale che aspettava solo di poter scatenare la sua furia distruttiva su chiunque capitasse a tiro.  Portare le industrie ove era più facile inquinare, distruggere, sfruttare comportava creare città, ponti, strade, ferrovie, porti e aereoporti, allestimento di grandi eventi internazionali come esposizioni, feste giganti, olimpiadi.  Un nuovo mondo veniva costruito mentre il vecchio sistema di valori  veniva travolto.  Nel cambiamento ovviamente c’era lo spazio per ricostruire, o costruire per la prima volta, i servizi segreti, i centri di ricerca e sviluppo, i centri di spionaggio elettronico, le flotte di sottomarini e le  unità di superfici, i missili intercontinentali e spaziali; questo grazie ai denari che per mille vie arrivavano alle casse pubbliche e ai centri di potere.   Quando il denaro inizia a moltiplicarsi per mille vie e strade esso si disperde almeno in parte.  Questo creava le condizioni perché una parte dei paesi poveri a est in realtà fossero ricchi.  Parte della popolazione e alcuni settori legati al complesso militar-industriale godevano dei benefici della crescita economica.  Intorno a loro le cose che un tempo erano state belle e importanti crollavano, morivano, si dissolvevano a vantaggio di questo nuovo mondo che a ben vedere era l’innesto di alcuni elementi della civiltà Atlantidea nella loro vita di tutti i giorni.  Il miraggio del potere e della ricchezza ovviamente era tale da rendere pazzo e scellerato chiunque e questo era ben vero per coloro che pensavano di diventare forti assumendo lo sviluppo industriale dei nemici.  In realtà si stavano trasformando in qualcosa che non erano mai stati prima  e che non sapevano nemmeno di essere.  Nel vuoto spaventoso derivante dall’aver lasciato il proprio passato e i propri valori alle spalle e nel non aver fatto propri, se non superficialmente, quelli atlantidei prendeva forma la volontà di dominare gli altri e il desiderio di scaricare le proprie tensioni sui popoli meno fortunati della  terra attraverso ogni sorta di aggressione, di violenza e sopruso.  Fu così quindi che nuovi imperi animati dalla volontà di potenza presero forma e anche per sollevare il prodotto interno essi misero in piedi formidabili politiche di riarmo.  Mentre una parte del mondo si trasformava interi distretti industriali ad Atlantide cadevano in rovina, le fabbriche venivano chiuse, i macchinari asportati o venduti, gli operai licenziati.  In breve interi Stati alleati o facenti parte dell’Impero di Atlantide caddero in rovina, o peggio in sofferenza economica.  Non solo i ricchi e gli speculatori avevano progressivamente trasferito i loro investimenti ma avevano interrotto anche una serie di iniziative per portare altrove i loro interessi.  Questo comportò un deterioramento della vita politica e di tutti i giorni, la violenza privata e domestica esplose e il malcontento crebbe.  Il prestigio del presidente atlantideo cominciò ad indebolirsi e il potere esecutivo venne duramente criticato da amici, ossia nessuno, falsi alleati, servi sciocchi, nemici e semplici curiosi.  Fra questi sono da menzionare un paio di satelliti artificiali degli alieni di Andromeda che registravano quel casino e quell’esplosione di contraddizioni con glaciale e siderale distacco.  Perché paradossalmente proprio i capitali spostandosi  da Atlantide per essere reinvestiti in paesi ostili agli atlantidei avevano creato un vasto sviluppo e un vasto mercato che in definitiva veicolava lo stile di vita e i consumi di massa dell’impero militarmente più forte sul pianeta.  Quindi più superficialmente atlantidei divenivano i popoli nemici di Atlantide più cresceva nelle loro minoranze al potere il desiderio di contendere all’impero il dominio planetario.

 

Atlantide alla conquista del mondo

(Governare il mondo non è impossibile, è inutile)

Atlantide era un impero di natura cosmopolita e forse qualcosa di più visto che fin dai confini della galassia erano giunti gli esseri che la popolavano.  Uomini, donne e altro ancora di ogni provenienza e specie avevano con la potenza industriale e delle armi da fuoco trasformato un’isola grande quanto un continente nel più potente e armato impero della terra.  I guai per gli atlantidei non mancavano, le differenze sociali, di lingua, di casta, di fede erano abnormi e non solo non si erano mai ridotte ma anzi col tempo si erano moltiplicate.  Per mettere assieme un popolo così difforme erano necessarie continue imprese di prestigio.  Trovare i nemici per sfidarli, creare ricchezza, stordire la gente con mille arti e non ultima la televisione-spazzatura.  Questa necessità tutta politica creò una fiorente economia incentrata sullo spettacolo e un complesso militar-industriale che forniva la potenza di fuoco atta a stroncare e incenerire i nemici di turno.  Accadde poi quel che accade di solito, ossia anche l’impero Atlantideo ebbe la sua età dell’oro e tale fu anche se durò solo una trentina d’anni.   Questa cosa capitò durante e dopo la grande guerra per la seconda spartizione del mondo.  Fu in quel periodo che i popoli e le nazioni del Vecchio Mondo autodistrussero la loro potenza e furono forzati dopo la scellerata lotta fra simili ad accettare il protettorato degli atlantidei.  Quest’ultimi intervenuti nel conflitto si spartirono le terre e i beni sia degli alleati che dei vinti in stretto accordo con i principali imperi dell’est.  Fu una cosa molto cinica e brutale dividere il Vecchio Mondo in percentuali e segmenti per stabilire a chi dovesse appartenere ora quel governo ora quella città.  La guerra era stata spaventosa e spropositata per malvagità e distruzioni ed era ragionevole che i vincitori volessero rifarsi sui vinti e far pagare le spese sostenute agli alleati.  Si sa che la guerra  è un gioco che viene giocato sempre con le regole del momento e del luogo e talvolta con ciò che s’inventano i contendenti.  Forse solo il trattato di pace ha una costante che la guerra non ha: prepara un’altra guerra, di solito contro gli alleati del giorno prima.  La seconda grande spartizione del mondo trovò Bananìa schierata a momenti ora dalla parte dei vinti (quando però ancora vincevano qualcosa), ora dei vincitori (quando quest’ultimi riuscirono a vincere sul serio).  Fu così che fu sottomessa e spogliata con banditesco fare sia perché si era trovata fra le fila dei perdenti, sia perché si era ugualmente trovata alleata dei vincitori ed era tenuta a pagare le spese e i costi della guerra comune senza però poter ricavare alcun compenso dalla sua condizione.  Attaccati ai beni e venali come solo loro sapevano essere i bananiani uscirono psicologicamente distrutti, essi erano stati sia vinti che vincitori e dalle due condizioni il popolo del Belpaese aveva  avuto il peggio del peggio.  Per colmo di sfortuna volle il caso che la natura faziosa dei bananiani esplodesse e le genti tapine si dividessero fra chi si sentiva più vincitore che vinto e chi, al contrario, si sentiva più vinto che vincitore.  La cosa era così strampalata che perfino dalla galassia di Andromeda gli alieni inviarono delle sonde e delle spie per capire gli arcani di un così strano modo di pensare.  Davvero questa cosa qui era anomala anche per i parametri del pianeta azzurro, tantopiù che entrambi gli schieramenti si professavano amici e alleati degli atlantidei, i quali guardavano basiti le corbellerie di gente così strana e pazza.  Dal momento che erano i vincitori gli atlantidei stabilirono che la penisola di Bananìa si trasformasse in una zona sotto il loro controllo ed imposero la presenza  dei loro sceneggiati televisivi, dei film, sulle leggende di Atlantide, un paio di banche d’affari esperte nella compravendita di classi dirigenti, un certo numero di boss della malavita per indirizzare la società e l’economia, tre basi navali, otto aeree, venti terrestri, un paio di bunker con missili nucleari puntati a est, l’ambasciata e un numero esagerato di spie e delatori condominiali.  In breve Bananìa divenne una base permanente dell’impero atlantideo.  La cosa era comprensibile in quanto gli atlanti dei organizzarono il mondo da loro conquistato fuori dalla loro isola  in grandi macro-regioni controllate dai loro comandi militari.  La cosa dava fastidio a tutti quanti perché queste macro-regioni, anche se solo da un punto di vista teorico, includevano anche quelle genti e quegli imperi che non erano sotto il controllo di Atlantide, c’era la volontà manifesta di usare le basi poste nei territori dei paesi vinti o alleati per minacciare in via permanente il resto del mondo da loro non ancora controllato.  Il che faceva di vinti e alleati i bersagli delle rappresaglie della gente ostile agli atlantidei.  Gli atlantidei vedevano il mondo esterno alla loro isola come una bellissima possibilità per portar via risorse, per arruolare forza-lavoro e mercenari, per scaricare a caso su gente ignara e ignorante i loro arsenali di bombe e in generale come occasione per far quattrini.  Quindi non tutti i popoli vedevano di buon occhio  questa gente aggressiva e presuntuosa, però quasi tutti  ne temevano il potere e ne bramavano la forza, desideravano in un certo senso essere atlantidei al posto loro.  C’era almeno un popolo in una penisola che non aveva di questi sentimenti.  In definitiva esso non era un popolo ma una massa informe di esseri che senza legami fra loro o amor di patria faceva finta di messere lo Stato di Bananìa più per trarre dal maligno caso qualche occasione di scocco o di truffa.  Mancava un comune senso d’appartenenza, un qualsiasi vincolo morale, culturale o storico.  Gli atlantidei con la loro esuberante volontà di dominio e conquista in definitiva avevano finito per portare il loro modello di produzione e consumo presso tutti i popoli della terra.  Volle il malaugurato caso che quel modello prevedesse una crescita e uno sviluppo infinito dei consumi  in presenza di risorse planetarie finite. E spesso queste risorse erano di difficile estrazione, reperimento e controllo.  La cosa poteva difficilmente essere tollerata dall’ecosistema del pianeta azzurro in condizioni per le quali solo gli atlantidei producevano e consumavano così tanto. Il caso volle al contrario che proprio molte nazioni si fecero impero.  Esse presero a modello Atlantide. 
Sul piccolo pianeta si scatenò quindi una lotta incessante mascherata con mille giustificazioni e menzogne per la supremazia tecnologica, industriale, per il controllo delle principali risorse planetarie, ovviamente questa cosa riguardava solo i principali imperi degli esseri umani.  Le altre specie animali presenti non facevano parte della contesa e anzi ne erano infastidite, quando non danneggiate fino all’estinzione.  Forse questo era un segno di livelli d’intelligenza inferiori, o forse no.   Come capita di solito questa situazione creava una guerra perpetua perché si davano delle condizioni d’instabilità e di competizione illimitata in assenza di regole condivise.  La pace in quanto Pace non era possibile poiché essa è anche giustizia applicata, benevolenza verso il prossimo e rispetto per la vita.  Condizioni  che non si danno quando i potenti della terra giocano a fare sul serio gli imperatori del mondo, facendo immancabilmente pagare ai loro sudditi e alle loro vittime il prezzo della loro ambizione.  [FINE]

Iacopo Nappini

 

I danni degli inceneritori e le possibili alternative

 

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