£ G R E P P I A I T A L I A £ ...è davvero un magna magna... |
Tra Travaglio, D'Alema e Vendola alla ricerca di un politico.
28/07/2010
di F. Allegri
Continuo le mie riflessioni sugli scritti di M. Travaglio e oggi commenterò quello del 30 marzo 2010 intitolato:"D'Alema, lo skipper".
Approfitto dell'occasione per dialogare con il professor Nappini sul tema della ricostruzione della civiltà italiana.
Ho già detto della scuola che deve inserire tra i suoi scopi l'ascesa sociale per i meritevoli.
Ho fatto un pezzo sulla chiesa dove registravo le sue difficoltà e, a mio avviso, la ricostruzione dell'Italia non può riprendere senza una chiesa forte e rigenerata.
Altre civiltà possono prescindere dalla Chiesa, forse, la nostra no!
Oggi introduco la terza variabile ovvero"il politico" e su questo tema posso partire dallo scritto di Travaglio. Il professor Nappini parla di eroi e dei, ma tale metafora non mi sembra centrata per delineare il contesto politico. E' certo: servono uomini politici per lavorare alla ricostruzione della civiltà italiana, Machiavelli avrebbe detto che ci vuole il principe e oggi?
Va puntualizzato che viviamo in un contesto politico dominato da 3 soggetti, i comitati di affari, le grandi imprese produttive e/o finanziarie, le consorterie burocratiche. Può nascere qualcosa di buono in tali campi? Ci ho pensato per qualche giorno e la mia conclusione è che il miglior frutto possibile è Berlusconi! Si, anche stamani posso ribadirlo!
Ci potrebbe essere un Fini che sicuramente rappresenta e incarna l'autonomia del politico, ma non sono sicuro che si dimostrerebbe capace di svolgere l'ordinaria amministrazione con la soddisfazione di tutti, figuriamoci un grande progetto. E' certo che Fini non ha e non avrà le forze per progetti di lungo periodo .....
Guardiamo a sinistra, quando ho parlato dei tre soggetti dominanti l'ho trascurata. Parte della sinistra è iscritta nelle consorterie burocratiche, talvolta è prigioniera altre è regina, in alcuni casi è il convitato di pietra che ci ricorda i nostri peccati, ma non può far nulla.
Qui cedo la parola a Travaglio e al suo scritto che ho citato prima.
Lo scritto costituisce un commento politico al risultato delle elezioni regionali ed inizia così: "Si dà il caso che la sola, autentica, originale vittoria sulla destra, in queste catastrofiche elezioni del non voto e del voto espresso, l’abbia conseguita Nichi Vendola in Puglia. Una impresa che sembrava non solo temeraria, ma addirittura impossibile: sconfiggere contemporaneamente i due berlusconismi italici, quello autentico della destra scesa in campo con la diretta investitura del sultano di Arcore, e quello speculare degli apparati del partito democratico che agivano con la diretta investitura di Massimo D’Alema, lo Stratega, il Machiavelli del Salento, la Mente Più Lucida della Sinistra, lo Skipper"!.
Mi pare evidente che tale commento non si può condividere anzi è paradossale. Prima di tutto si elogia e dimentica la Puglia. Vendola ha battuto 2 candidati forti del centro destra ed è un presidente di minoranza, mi pare di ricordare che ha preso il 43% dei voti (anche un 46% non cambierebbe le cose). Si può dire il contrario: IN PUGLIA PERSE LA DESTRA.
La seconda questione è più complicata: io credo che l'equazione PD = PDL sia profondamente ingiusta, il PD merita molte critiche e ha molti difetti, ma ha le sue caratteristiche e da quelle bisogna partire. Basta dire che nel PDL c'è uno che conta e che si consulta con pochi prescelti mentre nel PD contano in troppi e ognuno dice quello che vuole. Questa equazione ha avuto una relativa fortuna solo per un motivo: la gente ha perso la percezione dell'attività dell'opposizione e c'è chi vorrebbe che i politici lavorassero al nostro posto. E' l'armatevi e partite, il delegare le responsabilità che ha portato al falso assioma.
Nello scritto emerge anche un secondo assioma: Berlusconi = D'Alema. E' in ombra, ma c'è. D'Alema viene rappresentato come un vecchio della montagna, millenario e dominante. Io so che esistono tanti modi per fare un partito democratico e devo dire che ad oggi non è nato anzi con Bersani si va a zig zag, ma a sinistra non si devono cercare i personalismi; sono altre le dinamiche, i punti decisivi e i centri di potere.
A mio avviso, Travaglio ha commesso in questo scritto il suo grande errore, forse inevitabile. Perché ha scelto Vendola? Per paradosso il pugliese rappresenta il catalizzatore di tutti quelli che pongono una questione morale da sinistra! A ben vedere non siamo nel solco politico tracciato da Berlinguer, io vedo le tracce di un'idea di giustizia sociale conflittuale e tanto meridionalismo; la questione morale di Berlinguer aveva un respiro più istituzionale ed europeo, qui siamo alle rivendicazioni del sindacato dei marginali.
Non c'è la sfera politica e la considero una debolezza. Hanno mandato avanti Vendola perché non è il tempo per proporre candidati e in realtà il candidato vero non c'è. Solo se ci fossero elezioni straordinarie avremmo i veri candidati.
Perché Travaglio attacca D'Alema? Questa domanda è più difficile, bisognerebbe capire i progetti del grande giornalista. Io credo che si tratti di qualche vecchia antipatia basata sul fatto che Marco non sopporta i politici di professione e gli uomini d'apparato, anche i migliori. Il resto lo fa il sospetto dovuto a frasi imprudenti e alle frequentazioni non gradite del dirigente democratico. Se ci sono altri resti vanno cercati nella vecchia redazione dell'Unità, giornale tartassato e abbandonato più volte al suo destino.
Per me, la questione dell'acquedotto pugliese viene dopo, molto dopo e altrove: non credo che l'attuale gestione sia la situazione ideale.
Travaglio fa bene a criticare la politica legata ai soldi, agli affari alle alleanze spregiudicate e agli stili di vita non più sostenibili, ma non può fermarsi qui.
Non può attendere fideisticamente l'uomo nuovo o pensare che ci sia già e cercarlo con il lanternino.
A questo punto la situazione è chiara: non ci sono gli uomini politici per fare una nuova civiltà italiana e questi non nascono nei campi incolti o nei sistemi politici in crisi. Come produrli? Nel centro destra non sarà possibile sciogliere il nodo tra economia e politica, servirebbe un imprenditore in ascesa o un mecenate miliardario senza velleità affaristiche: UN RICCO FACOLTOSO. Non ne vedo all'orizzonte per la nazione, ci può essere per il locale! A sinistra c'è l'opzione del volontariato civile, dell'impegno diretto: fate come Nader, CI VUOLE UN UOMO D'INGEGNO. Anche qui niente all'orizzonte, ma qualcosa si può avvicinare.
Sarebbe una vecchia storia, capitale contro cervello ovvero l'unica sfida possibile in occidente, ma a noi l'hanno raccontata in pochi perché eravamo una provincia periferica e di confine del sistema.
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