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...in giro c'è grossa crisi...

De Reditu Suo - Secondo Libro

La civiltà italiana come costruirla (I)

13/03/2010

Del Prof. I. Nappini

Mi sono messo in un grosso guaio perché è quasi da folli pensare di creare a tavolino o con dei ragionamenti una civiltà che è al contrario l’esito di processi militari, storici e culturali concretissimi e vivi.

Eppure sono in debito verso i miei venticinque lettori e devo almeno delimitare i confini concettuali di una possibile ricostruzione della civiltà italiana.

PER PRIMA COSA RITENGO CHE OCCORRA PARTIRE DAL REALE E FARE L’OPPOSTO DI QUANTO TENTATO DAI GOVERNI TARDO-OTTOCENTESCHI E DAL FASCISMO.

Non è bene idealizzare le genti del Belpaese o vedere confini imperiali o di dominio politico e culturale.

L’IPOTESI DI UN DOMINIO ITALIANO SU UNA PORZIONE SIGNIFICATIVA DEL MONDO POTRÀ AVER LUOGO SOLO CON IL COLLASSO TOTALE DELLE CIVILTÀ EGEMONI SUL PIANETA; ESATTAMENTE QUELLO CHE HO SCRITTO NELLA FAVOLA (FILOSOFICA) DI BANANÌA.

Ad oggi il Belpaese può risultare dominante solo, mi si perdoni la metafora, se tutti gli altri abbandonano il campo prima del segnale d’inizio della contesa.

Quindi non è concepibile la Roma dei nuovi Cesari ma qualcosa di più prosaico che punta a far bene entro i confini nostri e a valorizzare le domestiche risorse umane e materiali.

SE NON CI LIBERIAMO DELLA NOSTRA MINORITÀ E DELLE TROPPE COSE STORTE E CORROTTE NELLA VITA PUBBLICA E NEL QUOTIDIANO IL BELPAESE SARÀ SEMPRE VULNERABILE A QUALSIASI PREPOTENZA PROVENIENTE DA FORZE STRANIERE O DA POTENTATI FINANZIARI OSTILI.

Aggiungo che non apparteniamo alle potenze imperiali planetarie e che la prossimità con l’Europa e l’essere parte del suo sistema economico e politico finora ci ha salvato da calamità ben peggiori di quelle che oggi siamo forzati a subire.

Occorre al principio di qualsiasi discorso sulla civiltà italiana chiarire che anche se taluni partiti politici della Prima Repubblica si sono considerati vincitori della Seconda Guerra Mondiale in virtù della loro opposizione al nazi-fascismo L’ITALIA COME STATO SI È TROVATA NELLA CONDIZIONE DI PAESE VINTO; proprio il governo della Repubblica supportato dalla credibilità della Resistenza si è trovato a liquidare con i vincitori la difficile e pesante eredità di Mussolini.

Chi crede che le mie parole siano menzogne si cerchi il discorso pronunciato da Alcide De Gasperi nell’occasione della conferenza di pace tenuta a Parigi, non c’è nessuna possibilità d’equivoco fra chi erano i vincitori e chi i vinti.

SE NON BASTANO LE PAROLE DEL RAPPRESENTANTE DELL’ITALIA REPUBBLICANA INVITO A LEGGERE QUALUNQUE SERIO MANUALE DI STORIA E PRENDERE VISIONE DELLE RIPARAZIONI DI GUERRA, DELLA PERDITA DELLE COLONIE (UNA FORTUNA NELLA DISGRAZIA), DELLE DECURTAZIONI TERRITORIALI A VANTAGGIO DELLA JUGOSLAVIA TITINA, DELLE CONDIZIONI PESANTI D’ARMISTIZIO.

Se poi come aderenti a ideologie novecentesche taluni italiani ritengono di essere comunque i vincitori della Seconda Guerra Mondiale provino a mutare il giudizio che gli stranieri hanno di noi quando ci collocano senza possibilità d’equivoco fra le potenze dell’Asse o indichino al mondo intero dove è il seggio permanente ONU per L’Italia visto che le cinque grandi potenze vincitrici hanno il loro bel seggio speciale con il diritto di veto e se lo tengono ben stretto.

Quindi si parte da una condizione di minorità e di dissoluzione delle fantasie imperiali e fasciste e con decenni di sottomissione spirituale e morale alla civiltà Inglese e Statunitense.

L’Italia non è una potenza e non ha lo stesso rango nel mondo di chi esercita dei poteri imperiali, quindi le genti del Belpaese devono ritagliarsi il loro posto nel mondo umano a partire da questo dato e costruire le loro ragioni di star assieme e di convivere con gli altri.

Sempre che gli altri ci sopportino perché osservo molta aggressività e intolleranza intorno alla Penisola, e la civiltà costruenda dovrà non solo esser diversamente prospera da quelle imperiali ma anche imparare a difendersi.

 

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