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VIAGGIO A KRAGUJEVAC 30 Aprile - 3 Maggio 2009
redatta da Ettore Gosio

Scrivere, dopo nove anni, un resoconto del viaggio semestrale a Kragujevac che non somigli troppo ai precedenti, che porti la novità di cambiamenti significativi in corso, che ci permetta di alimentare la speranza in un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita è impresa, ahinoi!, ardua.
Verrà perdonata quindi all’occasionale estensore l’essenzialità descrittiva degli aspetti di contorno, per concentrarsi sulle esperienze dirette vissute dalla nostra delegazione.

Dopo un  viaggio confortevole con un auto confortevole su autostrade ormai tutte confortevoli da Brescia a Kragujevac, arriviamo ai cancelli della Zastava intorno alle 17 di giovedì 30 aprile. Il plurale narrante è composto da : Alfredo Castelletti, capo delegazione,veterano delle visite, Elisa Pellizzari, adottante e socia attiva nonché consorte del capo delegazione, Mirne Lusardi, al secolo Anna Mirca, in viaggio verso una parte di suo figlio Simone, Ettore Gosio, socio storico storicamente inattivo finalmente in Serbia.    Ad accoglierci, stupiti per l’arrivo anticipato, Rajka e i dirigenti del sindacato Samostalni del gruppo.
Anche il giorno del viaggio d’andata è produttivo ai fini sociali, grazie alla stoica prestazione dei quattro migranti solidali : in un paio d’ore, sorretti da un insostenibile caffè (caffè??) alla turca, si ricoverano i numerosi pacchi regalo degli adottanti, si verifica la correttezza dell’elenco degli adottati, si preparano le buste della quota semestrale di adozione.  Il giorno dell’incontro con le famiglie degli adottati, per quel che ci compete, è preparato.
Apprendiamo con sorpresa che l’indomani non ci sarà alcuna celebrazione del 1° maggio : resta un giorno di festa ma viene trascorso privatamente in famiglia e con gli amici, ove possibile in campagna. Il giorno prima, il 29, il Samostalni ha organizzato una grande manifestazione nazionale a Belgrado per rivendicare il diritto al lavoro e a salari e protezioni sociali dignitose.  E’ un segno di come nei paesi ex-socialisti la rimozione dei simboli e dei valori del lavoro, della solidarietà e dell’agire collettivo sia stata radicale e violenta : una sorta di legge del contrappasso che fa sembrare noi, gli “occidentali”, gli unici superstiti della tempesta liberista.

Il 1° maggio ci attende dunque un tour de force fatto di visite per verificare lo stato di avanzamento dei progetti di utilità sociale nei quali si è impegnata la nostra associazione : la ristrutturazione della sala ricreativa di tennis tavolo dell’Istituto di Formazione Professionale e Tecnica adiacente alla fabbrica, l’ampliamento della sala dedicata ai bambini della materna all’interno della scuola elementare “Popovic”, l’aiuto economico all’Associazione dei malati di sclerosi multipla. Nonostante il giorno di festa, ovunque ci ricevono delegazioni al completo, segno inequivocabile dell’urgenza degli aiuti e dell’orgoglio di mostrare i risultati del lavoro svolto.

Stiamo consumando di primo mattino la nostra colazione presso l’hotel prenotatoci dal Sindacato quando si presenta Radovan : è il padre dei ragazzi adottati da Alfredo,che conosce personalmente da anni.  Pur essendo già programmato per il sabato il pranzo presso la sua famiglia, non ha potuto aspettare : doveva vedere subito il suo amico Alfredo e, soprattutto, conoscere personalmente Elisa, con la quale fino ad ora si è scambiato la corrispondenza. Scoprire negli occhi di un uomo di cinquant’anni l’entusiasmo di un ragazzo mentre abbraccia gli adottanti dei suoi figli rende l’idea di cosa è il progetto Zastava : una piccola grande prova di solidarietà internazionale tra lavoratori e, spesso, il cemento di relazioni di amicizia e affetto che superano gli ostacoli di lingue e culture diverse e sono destinate a durare per sempre.

Gli impegni ci attendono, e con la nostra infaticabile Rajka e i compagni del Samostalni si parte alla volta dell’Istituto Tecnico. Si tratta di una delle innumerevoli filiazioni della grande fabbrica messe al servizio della collettività : qui per decenni si sono formati i quadri e le maestranze che hanno costituito l’ossatura della Zastava e dell’intero tessuto produttivo della città. A tutt’oggi vi studiano circa 1.800 ragazzi, anche se la struttura risente inevitabilmente della trascuratezza che ha investito la fabbrica. Gli studenti sono ovviamente assenti, ma ad accoglierci troviamo un giovane e gentilissimo preside, affiancato dai direttori dei vari corsi di specializzazione, ed il funzionario del comune responsabile del settore sport e giovani.
Ci illustrano le attività dell’istituto e quanto fatto per la realizzazione nel seminterrato della palestra per il tennis tavolo dove, oltre all’aiuto economico, la nostra associazione ha inviato per volontà di Mirne il tavolo appartenuto a Simone, vittima di un tragico incidente stradale lo scorso luglio.
Sono toccanti le parole di Mirne come toccante è scoprire con quanta delicatezza la scuola ha dedicato la sala a Simone, inaugurandola con un torneo dedicato alla sua memoria. Al centro della parete più lunga, visibili da qualunque posizione, campeggiano sotto vetro le racchette di Simone : il messaggio che trasmettono è che si può cambiare il segno del proprio dolore, trasformandolo in speranza per altri.

Al termine della visita, ci si trasferisce il più velocemente possibile alla scuola materna ed elementare “J. Popovic” dove ci aspettano piuttosto impazienti degli speciali padroni di casa : sono i bambini della scuola, i più piccoli in libertà nel prato antistante, i più grandicelli in abito tradizionale pronti ad esibirsi per noi in danze folkloristiche accompagnati dalla fisarmonica.
La struttura si trova in un luogo perfetto per una scuola, posta com’è al limitare del meraviglioso Parco della Memoria, che occupa tutta la sommità di una bassa collina all’interno della città ed è dedicato all’eccidio nazista perpetrato ai danni di studenti, operai e popolazione civile durante l’occupazione.
I bambini e le loro famiglie hanno rinunciato alla scampagnata del 1° maggio per festeggiare il nostro arrivo : in cambio portiamo loro i giochi ed il materiale scolastico che in grande quantità ci ha affidato la Coop di Urago d’Oglio (a proposito, fate un salto quando vi va al Ristorante Le Ali, di sua proprietà :  resterete sicuramente contenti!).
Grande entusiasmo di adulti e piccini, sospiro di sollievo della direttrice quando dopo l’esibizione ci sediamo intorno ad un tavolo : i 2.000 euro che consegnamo, sempre da parte della Coop, le permetteranno di avvicinarsi al completamento dei lavori iniziati.
Si tratta della realizzazione di un’aula per i bambini in età pre-scolare, mediante l’abbattimento di due tramezze, il rifacimento di infissi, impianti e pavimenti : ad oggi mancano solo questi ultimi, costo stimato 3.000 euro.  Spicca, e non solo in questo caso, la latitanza del comune, che sino ad ora non ha stanziato i fondi promessi.

La mattinata non è conclusa : ci trasferiamo nel centro città, presso la sede dell’Associazione Malati di sclerosi multipla.  L’incontro con la presidente e alcune delle
volontarie, tutte malate, è emozionante. Sotto la guida impagabile di Rajka ci inoltriamo su un altro sentiero di dolore, apprendendo manifestazioni ed effetti della malattia, soggetti colpiti (in maggior parte uomini e donne tra i 25 e i 35 anni), le cure indispensabili, prima fra tutte la fisioterapia. Negli occhi di queste donne c’è la sofferenza ma è completamente assente l’autocommiserazione o la richiesta silenziosa di compassione, tanto da non farti mai sentire il disagio del sano e del privilegiato, ma una sorta di comune determinazione nel fare qualcosa per cambiare la situazione.
Anche qui assenza delle istituzioni e del sistema sanitario, anche qui un tenace lavoro di costruzione nonostante le avversità : come ci dirà Radovan il giorno successivo, due passi avanti e uno indietro, ma si va avanti!
Quando consegnamo i contributi della nostra associazione e di quella gemella di Trieste, quegli occhi dolci e forti faticano a trattenere le lacrime.  Riceviamo in regalo manufatti prodotti dai malati e poi sono baci e abbracci veri, non di circostanza.

Nel pomeriggio si fa visita alla famiglia di Helena, la ragazza adottata da nove anni da Ettore.  C’è evidente preoccupazione nel nostro compagno : da pragmatico ha sempre sostenuto di interpretare l’adozione a distanza come uno strumento di aiuto a famiglie in difficoltà sganciato dal rapporto personale, ma ora che deve incontrare persone in carne ed ossa i dubbi su questo modo di intendere la solidarietà “militante” crescono.
Ancora una volta è Rajka a sbrogliare la matassa, facilitata dal naturale senso di accoglienza e dalla tranquilla dignità della famiglia.  Helena è una bella ragazza di 23 anni, che oggi frequenta con profitto il corso di laurea di geografia a Belgrado, attaccatissima al fratello minore Boris, di tredici anni, sguardo vispo in un corpo gracile che deve fare i conti con l’epilessia manifestatasi da un anno a questa parte ma per fortuna tenuta bene sotto controllo da costosi farmaci passati dal sistema sanitario.
La signora Snezama, dipendente Zastava, è una mamma affettuosa e orgogliosa dei suoi ragazzi.  La famiglia ha potuto far fronte alla crisi grazie al fatto di vivere in una casa con più appartamenti dove alloggiano i nonni e i fratelli del marito. Avere la possibilità di sfruttare il reciproco sostegno familiare ha consentito ad Helena di poter studiare per una futura laurea.      Dopo chiacchiere, assaggi di immancabili leccornie appositamente preparate per noi, scambi di doni giunge l’ora di rientrare in albergo : a perenne monito per la corretta gestione delle relazioni umane da parte del nostro Ettore, si scatena un nubifragio con grandine sulle nostre teste.
L’occasione di una passeggiata senza impegni ci permette di guardarci un po’ attorno in città : negozi organizzati in tre fasce di reddito, dal lusso al low cost -come da noi in fondo- parecchie birrerie e locali per giovani, poche persone in giro pur essendo serata festiva, prezzi per noi interessanti ma decisamente insostenibili per un cassintegrato a 90 euro al mese! La città e i dintorni stanno lentamente riprendendosi : vediamo qualche casa ristrutturata, nuove costruzioni, lavori sulla viabilità, e Alfredo ci dice che fino a pochi anni fa il parco veicoli circolante era sicuramente più obsoleto.
Una curiosità : quando muore un compagno lo sai di sicuro perché il suo annuncio funebre, incollato come gli altri a tutti i muri e i pali disponibili, reca come stemma la stella rossa invece della croce ortodossa.

Il sabato inizia con un annuncio di sole e un beneaugurante matrimonio proprio di fronte al nostro albergo : via vai di gente goffamente ben vestita, il suonatore di fisarmonica che ha iniziato di buon mattino e infine l’arrivo della classica banda balcanica di ottoni.
Ce la prendiamo comoda, ma alle 10.30 bisogna essere alla sede del sindacato in Zastava per gli ultimi preparativi per la consegna delle quote di adozione. Alle 11 siamo in mezzo alla gente in attesa di entrare nel palazzo principale nella cui aula magna si terrà la consegna.  
Una vera e propria cerimonia che, se potessimo, eviteremmo. Sarebbe preferibile un’occasione di incontro a distanze ravvicinate, senza l’ostacolo di discorsi ufficiali e tavoli sui quali solo chi sta al di qua può appoggiare i gomiti.
Così è comunque, e ci prestiamo inevitabilmente di buon grado.  Si tratta di un’esperienza importante sotto l’aspetto emotivo.  Hai di fronte gente forte, per natura dignitosa, che ti guarda negli occhi e ti sorride.  Sorride anche dei tuoi sensi di colpa : non hai la responsabilità dei bombardamenti, tu appartieni all’Italia buona, come dice Rajka.
Tanti pacchi dono abbiamo portato, altrettanti ne riportiamo indietro : è tutto uno scarica e carica.

L’emozione e l’ora di pranzo ti hanno messo fame? Nema problema : Radovan è a casa che prepara  la grigliata, mentre la moglie dall’alba prepara manicaretti di ogni tipo.  Vivono in una casetta dignitosa nelle colline della periferia, con un pezzetto di terra che il padrone di casa ha abilmente organizzato in orto con tanto di serra. 
Negli ultimi tempi per la famiglia di Radovan le cose vanno un po’ meglio : la prima dei tre figli si è sposata ed è autosufficiente, gli altri due ragazzi, Milos e Daniela, hanno da qualche mese trovato un impiego presso  un grande negozio di giocattoli per 130 euro mensili. Significa tirare il fiato, potersi costruire da solo un bagno in muratura, comprare una cucina nuova, due passi avanti e uno indietro…
Un pranzo luculliano, imbarazzante a causa della strana tradizione che impone ai padroni di casa di servire gli ospiti senza partecipare : a metà banchetto finalmente Radovan e consorte si siedono e l’atmosfera si riscalda. Si discute della situazione, delle guerre che hanno sconvolto i Balcani, e soprattutto della sfida che l’arrivo della Fiat rappresenterà per il sindacato e per i lavoratori.  Rajka e Delko appaiono preoccupati : i primi atti degli italiani, padroni senza capitali, sono stati all’insegna della selezione e separazione dei lavoratori, con proprio personale inviato per vivisezionare la fabbrica in vista di future profonde ristrutturazioni.  Non si fidano di un azionista di maggioranza che porta lavoro facendo semplicemente assemblare pezzi difettosi provenienti da altri siti produttivi e  ha il coraggio di criticare la qualità della verniciatura fatta a mano dopo che i bombardieri Nato hanno distrutto il reparto verniciatura.
Sanno che di fronte al sindacato si aprono scelte di fondo da operare : il rischio di ulteriore forte taglio agli organici è elevato, è necessario approntare una strategia di difesa adeguata.  Come associazione siamo inevitabilmente coinvolti in questi travagli : senza il sindacato e soprattutto se la funzione di Rajka  venisse messa in discussione dalla nuova proprietà sarebbe difficile svolgere la nostra attività.

Dopo tutti questi incontri, dopo le emozioni, dopo le accalorate discussioni di questi tre giorni giunge l’ora del rientro : si parte in una bella mattina di domenica 3 maggio.  Un’ultima sosta davanti alla nostra fabbrica per qualche foto ricordo e poi via verso casa.
Di nuovo un viaggio confortevole, ma dall’ingresso in Italia il traffico è intasato, con code e rallentamenti : e così, bloccati tra Verona e Brescia, ci viene da pensare alle strade di Serbia, libere dalle auto, e a come con il nostro benessere rischiamo di perdere, oltre alla libertà di movimento, anche l’umanità che abbiamo assaporato in questi giorni.

Un invito a tutti voi : andate a Kragujevac, non c’è stanchezza che non venga abbondantemente ripagata da ciò che proverete.

Andate a Kragujevac : la nostra gente vi aspetta.


Associazione Zastava Brescia per la solidarietà internazionale - ONLUS
c/o Camera del Lavoro Territoriale di Brescia Via Folonari, 20 - 25100 - BRESCIA