L'
Associazione " Z A S T A V A " di Brescia era nata, quasi spontaneamente,
subito dopo i bombardamenti Nato che avevano distrutto i reparti
essenziali della più grande fabbrica di autoveicoli dei Balcani:
la "ZASTAVA", appunto, situata a Kragujevac, a sud di Belgrado.
Su iniziativa di delegati delle RSU e sindacalisti FIOM-CGIL era
sorto un primo coordinamento presso la Camera
del Lavoro di Brescia. Lo stesso era avvenuto in tante città
e realtà aziendali di tutta Italia. Moltissimi lavoratori, pensionati,
semplici cittadini si erano resi conto della portata del disastro
economico e sociale che stava avvenendo in quella città: 36.000
operai e tecnici, che con l' indotto arrivavano a 60.000, passavano,
in un attimo, da una condizione di lavoratori con una vita normale,
ad una condizione di disoccupati estremamente poveri!
Ed allora tanti piccoli uomini, animati da una concezione solidaristica
della vita che non conosce confini, univano i loro sforzi e davano
avvio ad un progetto per affrontare l' emergenza: innanzitutto è
stato necessario dare un pò di sollievo dalle preoccupazioni economiche
a chi era più disagiato fra i tanti disagiati, sostenere chi aveva
una famiglia numerosa, chi aveva bimbi piccoli ( le famiglie numerose
sono ancora tante a Kragujevac
) e, soprattutto, dare un segnale di solidarietà concreta, e sappiamo
bene quanto valga dal lato psicologico il non sentirsi soli.
Molti
anche gli enti pubblici, i sindacati di categoria e le rappresentanze
sindacali di tante aziende grandi e piccole , qualche direzione
aziendale, che hanno contribuito alla realizzazione del progetto
di adozione a distanza di bambini figli di lavoratori della fabbrica
distrutta che sono stati selezionati mediante l' opera del sindacato
autonomo Zastava: in pochissimi giorni 250 bambini e bambine hanno
avuto dei genitori adottanti a Brescia, ben 1.500 in tutta Italia!
L' impegno è consistito nel versare 50.000 lire al mese (oggi 26
Euro ). L' importo può sembrare esiguo, se rapportato al valore
dei soldi in Italia; ma bisogna considerare che in Yugoslavia il
contributo che i lavoratori in mobilità ricevono( quando lo ricevono
) non arriva alle 28.000 lire mentre quelli più fortunati che ancora
risultano occupati nella Zastava percepiscono dalle 70 alle 80 mila
lire mensili. Le somme raccolte sono state portate, in varie spedizioni,
da volontari dell' Associazione a Kragujevac e consegnate direttamente
ai bambini e ai loro familiari in occasione di incontri pubblici.
Non una lira di quanto raccolto è stato utilizzato per spese di
gestione o di viaggio: questi oneri, che pure ci sono stati, sono
stati fino ad oggi sostenuti dai volontari dell' Associazione e
ancor di più, dalla Camera
del Lavoro di Brescia che si è sobbarcato l' impegno delle spese
più consistenti (trasporti, alloggio, ecc.).
Nel
gennaio 2002 l' originaria associazione si è costituita in ONLUS
ed agisce in maniera completamente autonoma dal punto di vista gestionale
ed economico mentre continua ad usufruire del patrocinio della CGIL
di Brescia per quanto riguarda il lato logistico ( uso sale
per riunioni, stampa volantini, ecc. ) La formula adottata dell'
adozione diretta a distanza è già ben conosciuta e apprezzata sia
per la semplicità di utilizzo sia, soprattutto, per le garanzie
che offre. Infatti, ogni adottante riceve, all' atto dell' adesione,
una scheda contenente la foto, il recapito e i dati essenziali del
bambino adottato. E' poi libero, se lo vuole, di stabilire un rapporto
personale con il bambino e la sua famiglia, di scrivere, telefonare,
inviare pacchi, ecc. In base al progetto originario, l'operazione
avrebbe dovuto terminare alla fine del I° anno. Ma le condizioni
economiche e sociali che abbiamo constatato nel corso dell' ultimo
viaggio, ci hanno indotto a chiedere a tutti gli attuali adottanti
di proseguire lo sforzo, rinnovando l' adesione
all' adozione . Questo appello lo rivolgiamo anche a tutti quelli
che volessero contribuire sia con una adozione completa o con somme
inferiori. Siamo inoltre alla ricerca di altre forme di intervento
che andando oltre l' emergenza, riescano a dare un respiro più ampio
e duraturo ai nostri interventi: ci riferiamo a programmi di corsi
di riqualificazione per lavoratori in mobilità finanziati dalla
Comunità Europea oppure forme di finanziamento di piccole attività
commerciali e produttive che possano servire a rimettere gradualmente
in moto una economia che adesso è costretta all' immobilismo. La
situazione infatti resta ben lontana dal ritorno ad una condizione
di vita normale: la fabbrica sta per essere smembrata in sei parti
e privatizzata; solo un reparto tornerà, forse, alla originaria
produzione di autovetture, occupando 10 -11000 addetti. Gli altri?
Dovranno adattarsi a condurre fino alla fine dei loro giorni, una
vita di stenti e di precarietà, in occasioni serie di occupazione.
La
nostra attenzione è rivolta anche alle condizione di salute di queste
famiglie: tutti siamo a conoscenza delle bombe all' uranio impoverito
e delle fabbriche chimiche colpite, che insieme hanno scaricato
sul terreno e nelle acque sostanze che producono per certo gravissime
malattie all' apparato immunitario umano. Questo, in una realtà
in cui l' assistenza sanitaria statale è ormai un ricordo del passato
e le stesse attrezzature diagnostiche e terapeutiche sono obsolete
o inservibili, ci costringe a ricercare possibilità di cura anche
in Italia oltre a intervenire sul posto, come alcuni gruppi hanno
già fatto, installando apparecchiature sanitarie che sono riusciti
a reperire nel nostro paese.
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