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VIAGGIO A KRAGUJEVAC 22 – 25 NOVEMBRE 2007
a cura di Riccardo Pilato

IL VIAGGIO

Mattina del 22 novembre, ore 5,30. L’ appuntamento dei partecipanti al viaggio è a casa di Amneris. Il capace garage e la taverna di casa sua si sono, già da parecchi giorni, sempre più riempiti di pacchi di dimensioni varie che noi dovremo trasportare a Kragujevac e consegnare alle famiglie.
In mezzo a questi ce ne sono cinque, speciali, preziosi e pesanti - oltre a due grandi mappamondo - che sono diretti alla Scuola “ J. Popovic “: contengono cartoleria e sono il frutto di una raccolta organizzata in poco tempo da alunni e professori della Scuola Zammarchi di Castrezzato, presso la quale, a fine maggio, abbiamo partecipato, dando il nostro apporto di esperienza sul campo, ad una interessante iniziativa promossa dalla scuola sui temi della pace e della solidarietà tra i popoli . Con questa raccolta quei ragazzi hanno voluto dare un segno importante della loro vicinanza a quanti, loro coetanei, soffrono a causa delle scelte politiche dei potenti della Terra.
Riusciamo a fatica a farci stare tutta la merce e i nostri bagagli, sacrificando spazi importanti destinati a noi e, in un viaggio così lungo, si comprende bene quanto sia importante viaggiare comodi.
Comunque, si va! Amneris, Anna Maria, Dino, Riccardo e Vincenzo partono per l’ ennesimo viaggio della solidarietà che in otto anni ha portato in Serbia ( oggi così si chiama quella che fino a qualche anno fa era la ex-Jugoslavia ) decine e decine di nostri volontari e associati. Abbiamo sempre cercato di incoraggiare la conoscenza diretta della situazione estrema in cui dal 1999 vivono i ceti popolari serbi e, se qualche notizia ancora arriva in occidente su queste vicine contrade, certamente lo si deve non agli articoli di giornale che da tempo ormai, tranne pregevoli eccezioni, hanno smesso di scrivere sulle tribolazioni di queste genti, bensì al racconto di quanti hanno partecipato a questi viaggi e che, al ritorno, ne ha parlato in famiglia, con gli amici, con i compagni di lavoro.
Il viaggio prosegue bene, scorrevole e senza intoppi fino alla….frontiera serba. Qui, come temevamo, la grande quantità di pacchi ha insospettito la guardia di frontiera, che ci ha fatto accostare in parte ed ha cominciato a passare in rassegna il carico, chiedendo cosa ci fosse in questo o quel pacco. Noi si seguitava a rispondere che si trattava di “ humanitarna pomoc “, aiuti umanitari, regali per bambini e solo quando gli abbiamo messo sotto il naso l’ elenco dei bambini che avrebbero ricevuto le adozioni, si è deciso a lasciarci andare. E allora, via di gran carriera verso la bella capitale bianca, Belgrado, e poi oltre, verso l’ antica capitale del regno di Serbia, Kragujevac.

LA VISITA

Il programma della nostra visita è, come al solito, molto intenso.
Il primo appuntamento della mattinata di venerdì è alla scuola Tecnica di Ingegneria e Trasporti, dove il preside Siniša Koijc ci aspetta per mostrarci i risultati dei lavori avviati nel seminterrato della scuola ( 450 m²), dove sorgerà una sala polivalente per arti e cultura, aperta alla città. Questo, in ordine di tempo , è l’ ultimo dei progetti in cui siamo impegnati ed è anche il più impegnativo. Effettuata la visita dei locali, siamo veramente soddisfatti di quanto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare.

Subito dopo siamo attesi alla scuola “ Popovic”, dove siamo accolti con grande festa, da tutti i ragazzi e gli insegnanti. Notiamo, nell’ entrare , che l’ assessore ha mantenuto la promessa fatta a suo tempo di creare, dove prima c’era solo terra e fango, un passaggio cementato che porta dal cancello all’ ingresso dello stabile , un prefabbricato molto vecchio, con parecchi problemi.
Hanno lavorato sodo , tutti, in questa scuola, per preparare l’ accoglienza e i risultati sono veramente eccellenti: una piccola rappresentazione teatrale, un recital di poesie dette dai bambini, e infine un balletto folkloristico in costume eseguito dai ragazzi. Veramente bravi e determinati. Noi spieghiamo il senso delle nostre attività, che del resto questa scuola conosce già in quanto già nel 2003 abbiamo consegnato un completo di cartoleria ad ognuno dei 200 alunni, poi nel 2004 abbiamo allestito una sala informatica e l’ anno successivo abbiamo attrezzato la palestra. Sono molto presi quando spieghiamo che in Italia, nella scuola primaria di un piccolo centro della provincia di Brescia, 180 ragazzi e professori si sono dati da fare per loro, perché hanno compreso il valore della solidarietà concreta. Durante la visita alla scuola ci capita di sbirciare dentro un aula da dove fan capolino delle piccole teste di bambini; sono, ci dicono i bambini della scuola materna e quella è la loro aula. Guardiamo meglio e verifichiamo che in uno spazio di non più di 20 m² stanno assiepati 16 bambini e 2 o 3 educatrici…questo è lo spazio disponibile per la scuola materna !

Per pranzo tutti da Marina, la ragazza adottata da Amneris. Una tipica famiglia operaia dei tempi attuali, resa indigente dagli eventi di questi anni, la guerra, i bombardamenti, la mancanza di un lavoro certo e ben retribuito. Problemi, tanti….il futuro, chissà. Questo per gli adulti. L’ unica certa nei suoi propositi è Marina – vuole fare l’ educatrice – e questa è la stessa determinazione che troviamo in tutti i ragazzi con cui abbiamo la possibilità di parlare. Siamo contenti, per loro, ma, dentro di noi, quante riflessioni sul nostro ricco mondo, sul nostro futuro e sui nostri figli !

Nel pomeriggio c’è in programma la seconda visita; Dusan è il nome del ragazzo adottato da Anna Maria. Anche questa è una famiglia operaia che ha attraversato le sofferenze di questi anni ma che conserva ancora la dignità e i valori di una famiglia unita. Tanto calore, tanta gratitudine, tantissima ospitalità. Ma immancabilmente, come tutte le altre volte, arriviamo a questi importanti momenti con lo stomaco già strapieno, per cui non possiamo fare onore a tutto il ben di dio che hanno preparato per noi.

L’ indomani, sabato, è una giornata emotivamente molto impegnativa, c’è l’ assemblea ma prima facciamo a tempo a fare una visita al centro culturale di aggregazione giovanile di Zdralica, fresco di inaugurazione a settembre, le cui attività partiranno non appena verranno sdoganati i computers fermi in dogana. È molto bello, in un bel posto in cima ad una collina. La signora che lo dirigerà ci illustra le varie attività possibili; <<questa struttura>> ci dice<< è l’ unica struttura pubblica ad uso sociale di questa vasta area e sarebbe oltre che bello, anche utile farla utilizzare anche ai tanti bambini della zona, vista la disponibilità di questo spazio all’ aperto>>. Giusto, diciamo noi, e seduta stante le promettiamo di inviarle con il prossimo camion un po’ di giochi e gli scivoli per piccoli che abbiamo in magazzino a Brescia.

L’ ASSEMBLEA

Finita la visita a Zdralica, torniamo in città, al palazzo della direzione Zastava, dove già, fuori dai portoni, ci aspetta una moltitudine di mamme, papà e figli. Ci infiliamo in mezzo a loro con molta ritrosia interiore, salutati dai molti che dopo tanti anni conosciamo bene, anche se li abbiamo presi piccoli e ce li troviamo adulti . Grande sala, molto composta, ed anche le televisioni - per fortuna in città l’ arrivo dei volontari della solidarietà fa ancora rumore - segno questo del grande bisogno che migliaia di famiglie hanno del nostro contributo ma soprattutto del sostegno psicologico dell’ abbraccio della solidarietà internazionale.
Centinaia di mani di lavoratori, operaie, contadine, di bambini e ragazzi stringono le nostre, le cercano, ci porgono i loro doni felici di farlo per dimostrarci tutta la loro gratitudine. Penso ai bambini, ai giovani e sono certo che conserveranno per tutta la vita un ricordo indelebile di queste assemblee, dei momenti che precedono e seguono questi momenti, dell’ ansia nell’ attesa di essere avvertiti da Rajka che sono ancora nell’ elenco, perché ogni tanto accade anche che qualcuno non veda rinnovata l’ adozione.

Voglio pensare che tra tanto male ricevuto, possa prevalere nelle giovani menti il ricordo dei sorrisi, degli abbracci spontanei che li induca nella loro vita ad anteporre i valori della tolleranza e della solidarietà a quelli della sopraffazione e dell’ egoismo.

Pranzo a casa di Kristina, adottata da Riccardo, una famiglia che ormai tutti conosciamo bene, presso la quale non sembrano esserci drammi incombenti, ma tre figlie sono pur sempre tre bocche da sfamare, con lo stipendio di un papà operaio e di una mamma precaria. Ottimo pranzo, come sempre, ci aiuta a mettere per un attimo da parte le tensioni accumulate stamane all’ assemblea.

Nel pomeriggio si va in visita prima da Stefan, il ragazzino adottato da Dino, subito dopo da Jovan, un altro scalpitante appassionato di sport, adottato da Vincenzo. In entrambe i casi abbiamo uno spaccato di famiglie rovinate da tutti gli eventi del recente passato ma soprattutto dal decreto che ha mandato a casa 4500 lavoratori in cassa integrazione. I genitori di Stefan, giovani con tre figli,originari del Kosovo, non sanno cosa fare; ci esibiscono una bolletta della luce che intima loro di pagare gli arretrati della luce, 1500 euro, relativi al periodo in cui, dopo le bombe, c’ era un po’ di tolleranza e ognuno ha fatto quel che poteva per garantire alla propria famiglia un po’ di luce e di calore. Del resto la centrale energetica della fabbrica Zastava che garantiva l’ erogazione dell’ energia alla città, era stata distrutta dalle bombe “umanitarie” e i governanti, invece di ricostruirla han ben pensato di privatizzare il servizio, con le conseguenze che si possono immaginare.
Arriviamo a casa di Jovan, che sembra la tipica casetta dei boschi. Ci vivono lui e la mamma, neo liquidata dalla Zastava, il papà se l’è svignata se anni fa, come capita spesso da queste parti quando l’ uomo non riesce più ad assolvere il ruolo di sostentatore della famiglia. E così questa donnina coraggiosa, con i soldi della liquidazione ( 5000 euro ), ha comprato un piccolo prefabbricato di 30 m² e l’ ha piazzato in un’area di sua proprietà…senza allacci, perchè hanno costi impossibili per questa povera gente. Portare la luce, siamo in periferia ma pur sempre in città, costa 1200 euro ed allora, un filo volante e via, dal vicino il “prestito” di un po’ di corrente per cucinare, per la stufetta; l’ acqua con i secchi e per i bisogni…nel campo, in una baracchetta. È straziante la condizione di questa madre serba che ha preparato per noi una gran quantità di buonissimi dolci, è disarmante la tranquillità apparente del suo piccolo aspirante calciatore, al punto che alcuni di noi, contrariamente alle regole che ognuno si auto impone, riempiono una busta con un bel po’ di euro che al momento dei saluti è andata nelle loro mani.
DA KRAGUJEVAC……………CITTÁ D’ EUROPA!!

 

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