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La cattedrale
di Amalfi è un complesso architettonico costituito da due basiliche accostate e
comunicanti, dalla cripta inferiore, dalla scalea e dall’atrio d’ingresso, dal
campanile e dal Chiostro Paradiso. Il
nucleo primitivo di tale complesso è rappresentato senz’altro dalla basilica
settentrionale, la quale presenta un orientamento con altare ad est ed ingresso
ad ovest, nonché un impianto risalente con certezza al IX secolo, individuabile
in un’ampia navata collegata ad un’altra più stretta, divenuta in seguito vano
di collegamento con la basilica adiacente. Ad ogni modo una cattedrale
amalfitana viene indirettamente menzionata nella lettera che papa Gregorio Magno
inviò nel 596 al rettore delle Chiese della Campania, con la quale richiamava
ufficialmente Pimenio, vescovo della Civitas Amalfitana, perché non risiedeva
stabilmente nella sua sede. La Cattedrale fu edificata in una posizione
strategica sia dal punto di vista della centralità e dell’emergenza urbana sia
da quello della difendibilità, su di un pianoro rialzato di circa 20 metri sul
livello del mare, composto da una pomice vulcanica particolarmente dura e
compatta, che nel dialetto si chiama “torece”. Di quella primitiva
cattedrale paleocristiana oggi restano forse soltanto le colonne e i capitelli
classici di spoglio, ricuperati da edifici romani della zona o trasportati via
mare da località più lontane. Della parte absidale oggi sopravviverebbero tre
piccoli archi a sesto ribassato di stile bizantino del VI secolo, poggianti su
pilastri e colonne, inglobati in seguito nella cappella dei Ss. Cosma e Damiano,
trasformata nel corso del XIV secolo nella “cripta superiore o del Presepe”. Nel
IX secolo la chiesa paleocristiana fu completamente trasformata in un edificio
romanico su più navate. Tuttora nell’ambito del complesso si conservano
transenne, balaustre e portali di marmo scolpiti con elementi artistici
bizantini (intrecci marinareschi di funi) e longobardi (motivi floreali a
spirale e figure animalesche antropomorfiche) e risalenti all’ VIII – IX secolo.
Quest’antica cattedrale fu dedicata, forse sin dal principio, alla Vergine
Assunta, patrona della città; ebbe anche come sottotutelari i Ss. Cosma e
Damiano e Andrea Apostolo. La cattedrale di S. Maria (così è menzionata in una
cronaca del IX secolo) ospitò per breve tempo le spoglie di S. Trofimena, la più
antica protettrice di tutti gli Amalfitani, nonché patrona della città di
Minori. Nell’ anno 987 avvenne un fatto straordinario per la storia della Chiesa amalfitana e della sua cattedrale: il duca di Amalfi Mansone I ottenne dal
pontefice Giovanni XV l’elevazione a sede arcivescovile e metropolitana della
diocesi amalfitana. In virtù di questo notevole riconoscimento, Mansone edificò
una nuova cattedrale, fondata su tre navate, accanto a quella vecchia dell’Assunta. Dato che S. Andrea Apostolo era già da tempo diventato il protettore
dell’ intera diocesi, il nuovo tempio fu dedicato proprio a lui. Venne così a
costituirsi un complesso architettonico formato da due basiliche accostate e
comunicanti, quindi una “duplice cattedrale”, che rendeva l’ edificio sacro amalfitano più simile ad una moschea araba che ad una chiesa cristiana. Infatti
alcune coppie di colonne classiche scanalate e lisce sono venute fuori nel corso
di saggi effettuati lungo la parete divisoria tra le due cattedrali.
Lavori di ampliamento dell’ intero complesso furono effettuati nei primi anni
del XIII secolo per iniziativa dell’arcivescovo Matteo di Capua e del cardinale
amalfitano Pietro Capuano, mediante la realizzazione della Cripta e dell'Atrio
della Cattedrale. Questi interventi interessarono la realizzazione del transetto
della cattedrale di S. Andrea (in alto si notano gli archi acuti intrecciati di
stile moresco), della sottostante cripta della confessione, dell’atrio, nonché
delle bifore e monofore archiacute e della cupoletta radiale (identica a quelle
dei bagni arabi presenti nel territorio amalfitano in età sveva) collocata sulla
scala che immette dalla primitiva cattedrale nella cripta. Elementi
architettonici caratteristici di questi interventi sono soprattutto le volte a
crociera, gli archi acuti, le colonnine con i capitelli “a stampella”. A seguito
della costruzione della cattedrale mansonea, la vecchia basilica dell’Assunta
cominciò a perdere gradualmente importanza: infatti, già nel 1176 essa era
diventata una semplice navata (Nave dei Ss. Cosma e Damiano); poi sin dal 1180
davanti al suo ingresso si cominciò ad elevare il campanile. Reperti rilevanti,
databili tra il XII ed il XIII secolo, sono i vari frammenti di mosaico che un
tempo facevano parte degli amboni delle due basiliche. Un altro grande
personaggio ecclesiastico amalfitano, l’arcivescovo Filippo Augustariccio, fece
completare il campanile nel 1276, facendovi aggiungere la cella campanaria, la
quale mostra archi intrecciati composti da maioliche bicromi. I due piani
sottostanti, che presentano bifore e trifore, furono realizzati verso il 1190.
Lo stesso arcivescovo, tra il 1266 ed il 1268, aveva fatto edificare il Chiostro
Paradiso.
Durante il XIV secolo la nuova cattedrale fu abbellita di due pinnacoli gotici e
di un mosaico sulla facciata, raffigurante S. Andrea Apostolo. Nei primi anni
del secolo successivo esisteva poi una grande cupola centrale.
Una grande trasformazione dell’ intero complesso avvenne in Età Moderna.
Innanzitutto la vecchia cattedrale assunse una veste contro-riformistica; la
realizzazione in quel tempo (XVI secolo) di un crocifisso ligneo (ora nel
transetto della nuova basilica) fece attribuire all’antica cattedrale
l’appellativo di “navata del crocifisso”. A partire dal 1931 e per 60 anni
lavori di restauro hanno eliminato la veste contro-riformistica, riportando alla
luce la struttura medievale. La grande trasformazione barocca e rococò della
nuova cattedrale avvenne nel primo ventennio del XVIII secolo per volontà dell’arcivescovo Michele Bologna. Così le antiche colonne furono chiuse nei pilastri
di marmo, i matronei da cui si affacciavano donne e bambini chiusi nella bianca
muratura con fregi e decorazioni. Fu realizzato un soffitto in oro zecchino
nella navata centrale e nel transetto, racchiudente tele di Andrea d’ Aste e di
Giuseppe Castellano, rievocanti la Passione di S. Andrea. Furono completamente
distrutte le cappelle medievali e rinascimentali distribuite un tempo tra le
navate di S. Giovanni, S. Matteo, S. Caterina, la cui collocazione e i cui
elementi artistici sono ricostruibili in base ai documenti d’archivio. Al XVIII
secolo appartengono pure la facciata barocca visibile nelle stampe antiche e le
varie tele esposte in cattedrale e nella sagrestia. Inoltre nel 1728 fu
costruita l’ attuale scalea di accesso al duomo, la quale andava a sostituirne
un’ altra esistente già nel 1452; l’ accesso medievale originario avveniva
invece dal lato settentrionale, dove ancora oggi si nota un arco trilobato di
stile arabo. Verso la metà del secolo scorso la facciata barocca della
cattedrale subì gravi danni, per cui si decise di rifarla. Siccome i lavori
portarono alla luce l’ antica facciata romanica con archetti, colonnine e
mosaici (un frammento di mosaico del XII secolo è conservato nel Chiostro), fu
stabilito di realizzare una facciata simile a quella originaria. I lavori
terminarono nel 1891 e restituirono una facciata di tipo medievale abbellita dai
mosaici d’ impronta bizantina riprodotti dalla ditta Salviati di Venezia da tele
di Domenico Morelli; tali mosaici rappresentano il Cristo dell’ Apocalisse
affiancato dai simboli dei Quattro Evangelisti e i Dodici Apostoli.
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